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Centro Studi Holos | Associazione Culturale Centofiori |
Il II FORUM NAZIONALE DI MUSICOTERAPIA E COUNSELING si pone la finalità di approfondire la conoscenza della situazione nazionale in materia di professioni non regolamentate e di indicare una strada verso una formazione qualificata che riesca a coniugare la Musicoterapia con altre discipline fondamentali nella conduzione di una relazione di aiuto. | |
INTERVENTI
D |
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Rosaria Cascio |
Presidente Associazione Culturale Centofiori |
Angela Di Pasquale | Psicologa, Psicodrammatista |
Pietro Franzone |
Musicoterapeuta e Master in P.N.L. Umanistica Integrata |
Santi Laganà |
Vice Pres. del Centro HOLOS, condirettore delle Scuole di Formazione, Presidente S.I.Co. Sud ed Isole |
Alessandro Prisciandaro |
Pedagogista Clinico e Counselor della Gestalt, VicePresidente S.I.Co. Sud ed Isole |
Presentazione dei relatori : |
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LAGANA’ : non sono uno psicoterapeuta,
sono un pedagogista ed un counselor della Gestalt. La nostra scuola, Holos, è l’unica
nel centro ovest Italia che attualmente forma pedagogisti, medici e psicologi
che hanno deciso di non essere psicoterapeuti ma di essere counselor e per
prendere l’approccio gestaltico viene da noi. Perché abbiamo scelto come
Centro Holos di rincontrarci con l’Associazione Centofiori ? perché il dott.
Prisciandaro, che ci rappresenta formalmente a Palermo e provincia come centro
Holos, è anche socio dell’Ass. Centofiori e quindi occasionalmente ci siamo
incontrati. L’incontro fra queste due professionisti avviene perché il
counseling della Gestalt è un approccio teorico specifico che implica una visione
artistica dell’aiutare. Dice uno dei nostri maestri della seconda generazione,
M.V. Miller : il counselor terapeuta della gestalt non è un grande scienziato,
ma è più simile ad un artista che dice : io vedo ciò che tu sai fare ti
insegno ad usarlo meglio di quanto fai. Il counseling è fondamentalmente
questo. Noi non abbiamo niente da dire ai nostri utenti che vengono da noi che
loro già non sanno. Per noi il sintomo, il malessere è un appello alla
relazione. Nessuno può dire all'utente che viene da noi che cosa ha perché
nessuno lo sa meglio di lui. Noi lo possiamo soltanto aiutare a capire meglio. PRISCIANDARO
: io mi sono formato con un
quadriennio in counseling della Gestalt a Siracusa con Santi Laganà e Tiziana
Pricoco. Insieme ai miei colleghi con i quali abbiamo fondato l’Ass.
Centofiori ci siamo mossi con l’idea di promuovere a Palermo, la nostra città, un’iniziativa nuova. Noi tutti ci impegniamo nel sociale, sia in termini
professionali che politici, come volontariato o attività rivolta alla persona,
ma quello che adesso portiamo avanti è un salto di qualità, un qualcosa di
nuovo. Io ho fatto un percorso formativo e mi sono diplomato al Conservatorio ma
non avevo mai colto il nesso che poteva avere l’attività artistica con la relazione di aiuto. Chi ha fatto il Conservatorio lo sa come si studia
dentro : tu devi diventare il violino, lo strumento e in questo percorso
scompari. Tu sei voce, non sei persona; tu sei qualcosa di altro e devi cercare
di essere perfettamente uguale e quindi competente rispetto ad un percorso già
fatto da un altro artista, di un altro compositore. Riuscire a pensarsi come
cosa diversa, cioè come utilizzare quello che io avevo appreso nella relazione
di aiuto è la novità che noi abbiamo inserito all’interno di questa
proposta. Una novità che è nata dopo avere fatto un percorso differente, dopo
avere fatto un percorso che mi ha visto per quattro anni all’interno di una
logica nuova : io posso avere l’opportunità di entrare dentro una relazione
con un’altra persona; la musica deve essere essa uno strumento, io divento
soggetto in questo percorso. Questa è stata la cosa che mi a entusiasmato. Ho
incontrato Pietro Franzone e su questo nostro incontro si è costruito un
progetto formativo che si è sostanziato dal suo percorso il PNL e dal nostro in
Gestalt ed è stato di nuovo avvalorato da un riconoscimento pubblico. Lo Stato,
il C.N.E.L., che all’interno del riordino professionale che all’interno del
riconoscimento di questa figura del counselor dà un riconoscimento statale. L’insieme
di queste due abilità, unite da questo unico comun denominato cui accennava
Santi e cioè l’aspetto artistico, l’aspetto nuovo, la creatività che
riesco a mettere nella relazione dà questi due grossissimi risultati : la
possibilità di costruirti una professionalità riconosciuta spendibile su un
siamo di mercato perché anche questo c’è, ma la possibilità di fare un
percorso che ti dia gli strumenti psicologici e musicali per renderti forte nel
tuo incontro con l’atro. FRANZONE : mi sono formato alla scuola quadriennale di Assisi in musicoterapia e contestualmente ho seguito un percorso teorico in P.N.L., programmazione neuro linguistica, umanistica integrata con i trainers Mauro Scardovelli e Carolina Bozzo. Il connubio P.N.L. e musicoterapia mi ha permesso di di affrontare al meglio la relazione che si instaura con la persona in difficoltà, che manifesta il proprio disagio, in generale, psico - senso - motorio. Questa relazione si può bene inserire in quello che qui è stato chiamato Counseling. Relazione di aiuto o consulenza, quindi. Ogni musicoterapeuta ha un modello teorico di riferimento. Il percorso specifico di Musicoterapia e Counseling che oggi proponiamo, è già iniziato lo scorso anno con alcuni allievi che sono qui presenti. Attualmente la figura del musicoterapeuta non ha un riconoscimento in Italia. All’estero sì, in Inghilterra, in Germania. In Italia si sta facendo tanto e stanno facendo tanto associazioni come la Confiam e la F.I.M. a cui personalmente sono associato, per il riconoscimento della professione. Durante i colloqui avuti con persone interessate al Corso, la domanda più frequente è stata: ..."al termine dei tre anni avrò un titolo riconosciuto spendibile nel mercato del lavoro?"...Oggi,con il solo attestato di musicoterapeuta, no! Alcune risposte ai quesiti posti in questi anni sono date nella proposta formativa che offriamo attraverso il Diploma in Conseling. INTERVENTI
DAL PUBBLICO: PUBBLICO
: Sono
la mamma di un ragazzo disabile. Io ho curato questo ragazzo fuori. Mio figli o
ha fatto un percorso di musicoterapia per sette anni in Germania e poi con Tomatis
in Francia ed ora siamo qua. Noi siamo stati in Germania dove mio figlio,
che era in una condizione vegetativa, dopo nove anni di musicoterapia ha
iniziato a parlare. Era seguito da una équipe formata dal musicoterapeuta, dal
logopedista, dallo psicomotricista, dal fisiatra, dal neuroèpsicologo, per fare
in modo che quando si fa un progetto su questo ragazzino si fa in modo che sia
tutto armonico. Questa équipe non seguiva soltanto mio figlio, ma anche me ed
io ho fatto pure musicoterapia. Mio figli è andato avanti perché era seguito d
tutte queste persone. La musicoterapia lo rilassava ma poi aveva bisogno, dopo
la musicoterapia, per potere continuare, di altre figure. Io parlo di persone
gravi. CASCIO
: questa domanda ci dà subito la possibilità di una risposta organizzativa.
Quello che noi presentiamo è un corso di formazione; quello che noi siamo non
è un’équipe di intervento, non ci presentiamo come équipe di intervento.
Facciamo, ognuno di noi, anche un intervento nel nostro specifico : lui nella
musicoterapia e loro col counseling. Però non siamo un centro di riabilitazione
ma una scuola formativa. PRISCIANDARO
: per chi vuole iscriversi al Corso c’è l’opportunità di seguire un
percorso formativo. Quello che propone la signora è un ambito di intervento.
Chi costruisce questa professionalità può lavorare nell’area del disagio
anche in équipe. PUBBLICO
: La professionalità è importante per l’ammalato stesso se no si
guarisce una cosa ma se ne rovina un’altra. Questo lo dico per
esperienza perché ho speso milioni. PUBBLICO
: io sono un ragazzo che ha seguito il primo anno del corso in musicoterapia e
quest’anno continuerò in quest’altro corso. Quello che noi abbiamo già
imparato è che come musicoterapeuti non lavoreremo da soli, ma in équipe perché
siamo dei tecnici. Vogliamo lavorare sulla comunicazione, abbiamo acquisito
delle tecniche, affrontiamo il paziente in un certo modo ma non da oli. PUBBLICO
: Esistono due filoni nella
Musicoterapia. Uno riabilitativo che si occupa di questi aspetti ed uno
preventivo. dott.sa
MALATINO (psicoterapeuta
rogersiana) : la signora ha posto un problema di strutture e di servizi. Qui
stasera si propone una formazione specifica in counselor musicoterapeuta. Il
punto è questo : nell’organizzazione di un servizio che si faccia carico di
determinate problematiche correlate all’area handicap, è assolutamente
necessario che ci siano delle figure complementari. PUBBLICO
: Io questo percorso l’ ho sperimentato nel 1984. DI
PASQUALE Il
musicoterapeuta è un esperto in relazione di aiuto e quindi in counseling e
lavora all’interno di équipe di operatori che si occupano di disagio grave.
La testimonianza della signora è una valorizzazione della professione che ci
accingiamo a formare. In altri paesi si è sperimentato questa integrazione. CASCIO
: Il counseling ha già seguito la strada del riconoscimento professionale ed ha
centrato questo obbiettivo. La musicoterapia viene insegnata da diversi anni in
Italia. Chi si è formato ha iniziato ad erogare formazione nelle diverse
realtà in cui vivono e lavorano. Noi siamo collegati ad una rete nazionale di
scuole attraverso le federazioni. Le discipline che poi si hanno uno specifico
intervento nel territorio e nel sociale hanno le caratteristiche che si
rinnovano. Il Corso che noi proponiamo è, nazionalmente parlando, un passo
molto in avanti. Siamo gli unici in Italia ad abbinare queste due competenze
della musicoterapia e del counseling. PUBBLICO
: io sono laureata in psicologia. So cos’è la musicoterapia nelle linee molto
generali, ma vorrei conoscerla meglio. Lei diceva prima che è lavorare con la
musica, con le emozioni Ma in che modo ? E poi vorrei capire in che modo si
inserisce il counseling nel lavoro del musicoterapeuta. FRANZONE : non c’è una definizione univoca e che vada bene per tutti sulla musicoterapia. L’unica risorsa che ha la musicoterapia è la musica. La terapia la prende da vari modelli teorici di riferimento ai quali si rifà. Io sono musicista con queste competenze musicali e mi voglio dedicare alla relazione di aiuto. Inizio un percorso in musicoterapia ma devo sapere qual è il mio riferimento teorico. Alcune scuole si rifanno alla teoria dei gruppi di Bion, oppure alla psicoanalisi o ancora alla gruppoanalisi. Noi proponiamo la musicoterapia con il counseling. Colgo l'occasione per fare alcune precisazioni. La Musicoterapia non è una forma di psicoterapia, non si aggiunge alle già numerose scuole di pensiero in merito, può lambire questa area specifica invece di chi ha frequentato un percorso di studi ben delineato. La musicoterapia non appartiene all'area della psicologia del profondo. Queste precisazioni vanno fatte per sgombrare il campo da qualsiasi spiacevole equivoco che potrebbe nascere nella scelta formativa. Quindi, e concludo, rispetto a quello che è stato detto , anche dagli amici che mi hanno preceduto, la Musicoterapia può ben coniugarsi con il Counseling tenendo presente l'ambito di intervento con la persona. LAGANA'
La psicologia della forma della
gestalt è una delle cose che ha caratterizzato la psicologia e la psicoterapia
della gestalt ma sicuramente psicologia e psicoterapia della gestalt attingono
altre da altre cose : filosofia fenomenologica per esempio. Se non c’è Buber
che ci insegna che la cosa impostante è quello che accade “tra” di noi non
ci sarebbe la psicoterapia della gestalt; l’esistenzialismo, Heidegger con il
suo “esserci” e “conesserci” o Jaspers; la fisica con la teoria del
campo; la psicologia della forma ha favorito l’intuizione di Fritz Pearls,
medico e psicoanalitiche si accorse che nei bambini a 7-8 mesi accade che
mettono i denti quindi tolgono il ciuccio, iniziano a discriminare ed a
svezzare. Questa intuizione totalmente fisiologica porta Pearls a dire che se i
bambini a 7 mesi iniziano a rinunciare all’introiezione qualcosa nell’introiezione
fino a 7 anni del padre Freud non mi suona più. Fu buttato fuori dalla Società
psicoanalitica europea, non poté più fare il medico psichiatra in Europa ed in
Sud America. La gestalt attinge dal cuore della cultura europea. PRISCIANDARO
: nella mia esperienza musicale ho avuto un grosso problema per una lacerazione
sottolinguale. Ma il problema non era tecnico o fisico ma altro. Io tentato di
modificare la tecnica ma il vero problema era che io intendevo la musica come
strumento togliendo la persona. L’esperienza che ho fatto con la musicoterapia
per me era problematico, poiché io avevo rifiutato in blocco tutto ciò che
avevo imparato al Conservatorio. Poi ho voluto risperimentarmi nel canto perché
a me piace cantare, mi piace utilizzare la voce. Con il percorso che ho fatto
con Pietro Franzone ho ritrovato un rapporto tra me stesso e la mia voce. I
rapporto prima era : strumento - produzione. Se cambio lo strumento si verifica
la produzione, ma io non c’ero. In questa specie di grande lotta si è rotto
lo strumento. Riprendere contatto con sé e far partire con sé la voce e non
dallo strumento, ripartire da me per riascoltarmi e non la voce mi a fatto
ricontattare la mia voce riuscendo a riprendere degli armonici che avevo perso.
Si stava muovendo al mio interno un substrato psicologico che aveva bisogno di
venire fuori , di esprimersi, di trovare spazio, di prendere coscienza, di dire
“io sono qua, con tutta la mia forza e capacità”. L’esperienza si è
conclusa in una maniera molto bella. Io sono stato immerso all’interno di
sensazioni sonore. Chi mi stava accanto in quell’istante non stava
pronunciando un suono come in un coro in cui tutti abbiamo uno spazio in cui
potersi esprimere ma stava esprimendo sé stesso attraverso il suo momento
sonoro. Io ero compresso non in un blocco di suoni in cui io ero uno dei tasti,
era un blocco di emozioni. Quella esperienza si è conclusa dandomi e dando ai
partecipanti un profondo benessere che abbiano espresso. Mi mancava un momento
in cui io potessi lavorare sopra al mio blocco. Avevo bisogno di un counselor.
Ecco il connubio counseling - musicoterapia.
PUBBLICO
: Il musicoterapeuta deve avere competenze musicali ? Deve avere studiato musica
? FRANZONE
: E’ auspicabile. Si parla di competenze musicali in termini di conoscenza.
La conoscenza. La conoscenza varia da musica prodotta nei box con gli amici
senza avere mai fatto un percorso formativo a quella prodotta dopo anni di
frequenza in Conservatorio.
Durante questi anni di musicoterapia ho incontrato persone che come me
hanno un personalissimo rapporto
con la musica. Però coloro che vengono da studi di conservatorio strutturati in
un certo modo, avevano più difficoltà a destrutturarsi. Il lavoro che si fa in
musicoterapia è destrutturante anche del proprio sé perché nel momento in cui
siamo impegnati in una relazione di aiuto dobbiamo essere allenati a tutto quello che
può accadere, a tutte le novità che possono venire fuori nella relazione.
Saper stare nelle proprie emozioni. Il lavoro destrutturante è più facile in
una persona che ha competenze musicali che non in una persona che è fortemente
legato alla rigidità della formazione in Conservatorio. Esistono pure altri
corsi in musicoterapia che vogliono il diploma di quinto anno dello strumento.
Noi abbiamo fatto la scelta della competenza musicale. PUBBLICO
: Si può parlare egualmente di musicoterapia sia nella produzione che nell’ascolto
musicale ? Poi è pur sempre una forma di terapia quindi credo che i setting
debba essere importante. Come deve essere impostato ? FRANZONE
: La musicoterapia si è sempre distinta in due ambiti : musicoterapia attiva e
musicoterapia recettiva. Attiva significa che tu imposti la seduta ed il setting
con strumenti musicali che sono mediatori della comunicazione tra te ed il
cliente, adulto o bambino che sia. Questo è
un setting particolare con vari strumenti musicali e varie opportunità
di sonorità perché gli strumenti hanno timbri diversi e quindi si
tratta prevalentemente di uno strumentario a percussioni perché è più facile
la produzione sonora. Questa è la musicoterapia attiva. La recettiva è
praticata con l’ascolto musicale. Nella formazione che io propongo parlo
sempre di entrambe perché non può esserci una ricetta sempre pronta sia con l’una
che con l’altra ma c’è sempre una ricetta integrante di queste due
musioterapie. PUBBLICO
: C’è una differenza tra musicoterapeuta e musicoterapista ? Analizzando i
termine musicoterapia, cos’è la terapia ? La musicoterapia deve essere
applicata da sola o intervengono altre terapie medicali e che differenza c’è
tra terapia e cura ? LAGANA’
: Questa domanda non riguarda solo la musicoterapia ma è di carattere giuridico
sulle professioni non regolamentate. FRANZONE
: Per adesso, i Italia, ci sono molti “musicoterapisteuti”... LAGANA’
: L’Italia è la terra dei monopoli e per questo fin dal 1989 la Comunità
europea ha emanato direttive sull’abolizione degli ordini. L’Italia, però,
ha continuato a fare ordini fino al 1994 in totale violazione delle norme
europee. L’ Italia, insieme al Portogallo ed alla Grecia, è l’unica nazione
in Europa ad avere per leggi pregresse gli ordini professionali. La CE ha già
aperto la procedura di infrazione nei confronti della Repubblica Italiana perché
non si decide al riordino delle professioni ordinamentate e associate. Questo
significa che in Italia, dopo quello degli assistenti sociali, non ce ne saranno
più per la procedura di infrazione. Qual è lo stato attuale ? Il 10 ottobre
del 2000 il ministro di Grazia e Giustizia Fassino ha emanato un decreto legge nel
quale dice che gli ordii attualmente in vigore dovranno modificarsi sopratutto
perché non avranno più questo potere che hanno sui professionisti e non
avranno più potere sugli esami di stato. Pare che gli unici ordini che
rimarranno con un grosso potere saranno quelli dei diritti costituzionalmente
garantiti quindi medici, odontoiatri e avvocati. Il resto, pur rimanendo
ordine,dovrà avere un ridimensionamento. Fin dal 1994 lo Stato si è chiesto se
esistono professioni non ordinamentate ma che sono nel mercato. Ci sono e
siccome lo Stato ha il dovere di garantire l’utenza deve controllare le
professioni che non hanno ordine altrimenti come controllo se un sociologo va a
vendere fumo o se un terapista della riabilitazione che non è strutturato perché
non a visto un concorso va a vendere fumo ? Come si controlla in nome dell’utente
un pedagogista o un counselor o un musicoterapeuta ? Lo Stato ha così dato
mandato ad un suo organo che è il C.N.E.L. (consiglio nazionale economia e
lavoro) ed il C.N.E.L. ha affidato il mandato ad un suo funzionario, il dott.
Angelo Deiana, il compito di censire le professioni che marcatamente esistevano
sul mercato. La nascita di una professione è rapidissima perché il mercato del
lavoro, attraverso le nuove tecnologie, crea continuamente nuove professionalità
e lo Stato, se mantiene un concetto ordinistico, non ha più nessun potere per
andarle a controllare. La legge che ha ordinamentato gli psicologi è la 56/89
che va a ruolo nel 92 e le scuole di formazione private vengono riconosciute nel
94. Quindi passano 5 o 6 anni perché una legge vada a ruolo mentre quello degli
assistenti sociali viene approvato nel 94 e va a ruolo nel 97; ma oggi chi può
dire che le competenze dei colleghi assistenti sociali siano quelle fissate nell’articolo
1 della sua legge ? Significa che le professioni si muovono perché il mercato
è in continuo movimento ed il concetto ordinistico per sua natura è un recinto
che fissa cosa significa fare professione. Allora ci sono state minacce : se usi
il termine musicoterapeuta io ti denuncio per abuso di professione. Se usi il
termine “terapeuta” io ti denuncio per abuso di professione. Ciò che sta
accadendo dal punto di vista legislativo in Italia genera paura per cui si
comincia a dire “musicoterapista”. PUBBLICO
: La musicoterapia opera con il singolo o con il gruppo ? FRANZONE
: La musicoterapia può essere applicata sia al singolo che al gruppo. Io
personalmente ho operato sia con pazienti singoli con l’uso degli strumenti che
con gruppi di disabili mentali presso l’Associazione Futuro Semplice di
Palermo. Non c’è una regola. PUBBLICO
: La valutazione di “grave” o “meno grave” da chi viene fatta ? FRANZONE
: Non certamente dal musicoterapeuta soltanto. Egli lavora in équipe anche
nelle strutture del privato o del privato sociale ed esse si occupano
globalmente del disabile o dell’adulto. C’è una valutazione dell’équipe
dopo la presa in carico da parte del professionista. Poi tutte le altre figure
che compongono l’équipe fanno la loro valutazione. PUBBLICO
: Esistono centri qua a Palermo ? FRANZONE
: che io sappia no. Io conosco quelli del privato sociale ma non del pubblico. DI
PASQUALE : Io sono una
psicologa ed opero presso il Centro Ustioni dell’Ospedale Cervello di Palermo.
Con Pietro Franzone qualche tempo fa abbiamo realizzato una esperienza di
musicoterapia. A partire dalla propria professione ci si può impegnare con
competenza. La musicoterapia può essere una competenza aggiuntiva di una
professione che di base si può avere. Anche l’insegnate o l’assistente
sociali o un medico o lo psicologo o altre figure che
già sono inserite in un contesto di lavoro possono utilizzare formandosi
adeguatamente lo strumento “Musicoterapia”
nel proprio contesto lavorativo si individuale che di gruppo. Io all’interno
del mio lavoro che ho strutturato presso l’ospedale conduco dei gruppi di
sostegno alle persone che vivono il grosso disagio dell’ustione. Questo
comporta una debilitazione sia fisica che psicologica a ritrovare un’armonia
con loro stessi, una nuova identità, mettere in moto le energie che vengono
soffocate dall’incidente. Il mio lavoro è nel campo della riabilitazione
psicologica a seguito di traumi quindi post-traumatici sia sul come affrontare
il trauma quando si verifica che come imparare ad elaborarsi perché si risolva
psicologicamente. Si può star bene fisicamente ma non è detto che si risolva
dal punto di vista psicologico. Di fronte a questi avvenimenti non abbiamo
soltanto la persona che subisce il trauma. Ci sono altri. Sappiamo quanto questo
tipo di problematiche sia di handicap che di traumi coinvolga e modifichi quello
che è lo stato emotivo e psicologico dei familiari, di chi se ne fa carico, di
chi deve far fronte costantemente al disagio ed alla sofferenza. I destinatari
dell’intervento non sono solo le persone interessate ma anche i familiari. Sia
in campo sanitario che negli interventi con i singoli, i familiari sono una
risorsa da valorizzare e coinvolgere. Per non parlare poi del contesto e degli
operatori che si occupano del paziente. In questo gruppo di sostegno con il dott.Franzone
abbiamo creato un percorso di una serie di incontri centrati sulla
musicoterapia. In un campo di disagio psicologico post-traumatico, collegato ad
un trauma fisico, ma noi sappiamo che quanto accade al corpo accade anche alla
mente e quindi in un visione globale, di insieme della persona il disagio fisico
comporta anche un disagio psicologico e quindi entrambi gli aspetti in questo
caso vanno affrontati. Questa è stata una esperienza molto interessante e molto
bella perché la psicoterapia in questo caso era affiancata dalla musicoterapia
secondo un metodo che non utilizzava gli strumenti ma alcune musiche che il
Dott. Franzone ha confezionato ad hoc perché ci fosse un processo dal momento
di riscaldamento , di preparazione al venir fuori di una dimensione emotiva che
consentiva poi un’esperienza comune di questo gruppo di persone che si
trovavano lì. Questa è una competenza ma quando questi vissuti vengono fuori
che se ne fa ? Queste persone poi hanno bisogno di avere una comprensione di
quello che sta accadendo, un aiuto a conoscersi, ad utilizzare risorse ed
energie per trovare quel contatto con sé stessi che consente loro di
trasformarla in energia positiva, in risorsa costruttiva e non inibente. Questa
metodologia può essere benissimo utilizzata anche sul piano didattico,
scolastico, formativo, non soltanto in ambito curativo; anche per favorire e
migliorare una sintonia tra dimensione emotiva, personale e corporea anche in un
processo evolutivo e di sviluppo. PUBBLICO
: come il musicoterapeuta impara ad affrontare le situazioni di disagio, a
capirle per programmare un intervento ? FRANZONE
: attraverso il processo formativo. Noi in formazione diamo questi strumenti di
conoscenza del proprio sé in modo che quando l’emozione viene fuori sappiamo
come la dobbiamo affrontare. L’esperienza, il tirocinio fanno il resto. La
musicoterapia ha molti ambiti di intervento. Anche preventivo. Io ho fatto
interventi di musicoterapia a Castelbuono dove abbiamo fatto un intervento che
era più diretto alla prevenzione piuttosto che alla riabilitazione o alla cura
perché tutti i ragazzi adolescenti hanno dato tantissimo. Preventivo non solo
nelle scuole ma anche nelle CTA ed in altre situazioni. PRISCIANDARO
: Noi o siamo all’interno di un paradigma che individua un soggetto con un
problema o con una malattia. Se chi viene da me mi chiede qualcosa dicendo :”io
ho un problema, ho una malattia e voglio essere curato” io lo curo e questo è
il rapporto che da secoli c’è tra medico è paziente. Il medico è una specie
di stregone, di taumaturgo che all’individuo toglie quella parte che di me è
malata,attraverso un strumento, uno pillola, fino a che io ritorno sano. Questo
è un modo per affrontare la relazione ed è quello più usato. Poco fa Santi
Laganà diceva :”tu mi chiedi di essere curato ed io ti offro una relazione”.
Io ti offro la possibilità di uscire da questo paradigma - io non sono quello
che ti cura e ti stacca la parte malata di te perché non credo che ci sia una
parte malata di te - c’è un modo di rapportarti tra te e questa parte di te
che tu non accetti; io voglio offrirti la possibilità, entrando in relazione
con me, di andare a rivedere insieme cosa succede quando tu contatti questa
parte che ti crea dolore. Lo stare
insieme su quella parte che ti crea dolore ti permette di leggerla meglio, di
affrontarla, di darle un colore differente. Se questo crea benessere ? io l’o
sperimentato : crea benessere nella misura in cui tu cominci a riconoscerti
attraverso le tue dimensioni, le tue paure, i tuoi perché e su queste cose poi
cammini, ci lavori entri in una processualità che vede me come colui che ti sta
accanto ma vede te come colui che mette in atto la trasformazione. Poco fa io
dicevo che ho riprovato a cantare ma nessuno mi ha messo la mano in gola e mi ha
toccato la laringe per provocarmi quel suono. Certo è che Pietro Franzone mi
stava accanto ed è io suo stare accanto che mi ha dato la possibilità di
toccare un campo che io conoscevo col dolore e l’ ho sperimentato in maniera
positiva : ho trovato un percorso, io ho trovato un percorso che mi ha permesso
di iniziare una strada in cui il counselor, il musicoterapeuta è un attivatore,
un detonatore un catalizzatore, mette in moto un processo che poi cammina da
solo, che esiste dentro e che cammina da solo. LAGANA’
: ci sono due parole tedesche che provengono dalla filosofia fenomenologica e
che indicano bene quelle che dice Sandro : “Dasein” cioè “esserci”;
arrivò Martin Heidegger e disse “mit dasein” cioè “con - esserci”.
Non si fa un progetto educativo “per” quella persona. Noi non abbiamo un
progetto “per”, ma “con” ; in quel “con” noi
a Cartesio lo salviamo perché recuperiamo il rapporto mente-corpo
perché questa non è la mia mano; io e la mano sono la stessa cosa, io
sono la mano allora io sono il suono, e sono il protagonista di quello che mi
accade, non c’è qualcuno. Ecco che nessuno può dire ad un utente qualcosa
sul suo sintomo, possiamo soltanto sperimentare insieme cosa succede. I Coster
sono due terapeuti della Gestalt e dicono nel loro libro “Terapeuti della
gestalt integrata” : non si va dal
terapeuta solo perché si sta male ma anche per capire di più quindi l’elemento
preventivo che diventa un intreccio intimo tra una marea di scelte. L’elemento
preventivo non può prescindere da psicologia, pedagogia, filosofia,
antropologia, sociologia. Come faccio io ad entrare in una classe dove ci sono
degli adolescenti e tutti quanti
noi operatori cominciamo a non capirci più niente se non abbiamo una
visione chiara di quello che accade a livello sociologico ed antropologico al mondo. L’elemento
preventivo non può assolutamente prescindere da tutti questi intrecci delle
discipline, delle scienze. Questo comporta che il modo nuovo per aiutare non
rende l’utente “oggetto” di cura, “oggetto” ma come ci insegna tutta
la filosofia fenomenologica è importante quello che cade “tra” di noi. In
Gestalt, che è l’approccio teorico al quale fa riferimento questo corso
triennale di musicoterapia e counseling, si è elaborato quello che noi
chiamiamo “ciclo di contatto” . E’ attraverso “come” si entra in
contatto tra di noi e “come” si interrompe il contatto tra di noi che il
counselor sperimenta insieme all’utente e l’utente insieme al counselor
quello che accade ed in quello che accade vi è la salute. La relazione non è
un meccanismo, è un processo. Non ha una visione lineare, è circolare è un
processo che accade. PUBBLICO
: il musicoterapeuta in quali strutture può inserirsi, pubbliche o private ? LAGANA’
: la figura professionale del musicoterapeuta o del counselor o del
musicoterapeuta che abbia competenze di counseling non è all’interno di un
decreto legge. Un esempio : esiste un decreto del presidente della repubblica
che dice : “le figure professionali della sanità sono...”; non esiste tra
queste figure il musicoterapeuta ed il counselor. Si innestano queste conoscenze
e competenze su delle professionalità che già esistono. Nessuno vieta ad uno
psicologo di essere musicoterapeuta o pedagogista e counselor. La psicologa si
trova nella struttura pubblica ed in quella privata. Cosa chiediamo noi alla
città di Palermo : stiamo chiedendo ai professionisti, medici, insegnanti,
psicologi, terapisti della riabilitazione, pedagogisti, sociologi, musicisti se
vogliono acquisire una competenza ed una conoscenza che si innesta in quello che
già siete ? Io utilizzo la mia competenza di counseling nel processo educativo;
se io vado a cercare all’interno di uno standard regionale se nei centri di
riabilitazione privata in convenzione è prevista la figura del musicoterapeuta
io vi dico di no ma nessuno vieta ad un terapista della riabilitazione, ad un
assistente sociale, ad un medico, ad un neurologo che dirige un centro di
riabilitazione di venirsi a formare in musicoterapia. DI
PASQUALE : questo è uno
degli ambiti, poi abbiamo dei musicoterapeuti che si spendono la loro competenza
nel territorio o in altri ambiti anche privatamente LAGANA’
: nel pubblico dipende dalla sensibilità che un pedagogista, un medico ecc.
hanno e pensano di formarsi sempre; nel privato è l’unico modo che abbiamo
per potere dare qualità : essere formati, dare forma FRANZONE
: al di là di questo c’è
poi la capacità che ognuno ha di potersi spendere e farsi conoscere. A me oggi
arrivano richieste da parte del pubblico che chiede l’intervento di
musicoterapia. Bisogna sapersi spendere. CASCIO
: bisogna diventare imprenditori di se stessi. Io sono un’insegnante; insegno
nelle scuole superiori ma per caso nel senso che la mia vera professione è
sempre stata quella di progettista sociale. Ho lavorato presso alcune
amministrazioni comunali come esperta per le politiche sociali, nel
volontariato, nella cooperazione e in qualche modo essendomi sposata con Pietro
che nel suo percorso formativo ha arricchito anche me chiaramente, adesso siamo
diventati anche per il mercato una coppia che funziona nel senso che lui mette
le sue competenze io metto la progettazione. La progettazione che io ho fatto
per diverse amministrazioni comunali va dall’ambito della prevenzione
primaria, per esempio nelle scuole, all’abito della prevenzione secondariara e
terziaria per esempio con i tossicodipendenti o i disabili gravi. Questo per
dire che la musicoterapia è una disciplina che ha iniziato a svilupparsi in
Italia da diversi anni ma prima sembrava rivolgersi ad una utenza che era di
tipo di disabilità grave. Oggi per fortuna si è ampliato il concetto e non si
parla più di prevenzione e di cura ma si parla di promozione del benessere.
Allora la musicoterapia in questo è stata rivalorizzata e la sua funzione non
è più soltanto quella di dare una cura in équipe con figure professionali che
sono deputati a darla ma lavora anche nell'ambito della prevenzione per cui lo
spettro di azione è veramente vastissimo : dalle disabilità veramente gravi
psico-fisico-sensoriali, alla vita normale che tutti noi conduciamo, stressata
tormentata dal caos e che abbiamo bisogno anche delle tecniche di rilassamento
che ci ridanno il contatto con noi stessi per essere migliori. Ecco il
benessere, ecco la gestalt nella formazione di chi si approccia con noi. L’altra
cosa che volevo dire è questa che risponde a quello che diceva il signore
prima. Noi facciamo una proposta formativa seria e di qualità. Chi in questo
momento sta seguendo il forum di musicoterapia su internet avrà letto che il
ministero della sanità anni fa ha risposto ad un quesito di un musicoterapeuta
che non era né medico n è altro e che chiedeva :”ma io posso esercitare la
musicoterapia ?” il ministero della sanità ha risposto di no, perché la
musicoterapia non ha paradigmi scientifici di riferimento pertanto soltanto se
sei un medico o uno psicologo puoi esercitare la musicoterapia. Perché noi
facciamo una proposta formativa seria in una terra di disoccupazione in cui la
gente ci telefona quando legge l’annuncio della nostra proposta e ci dice “ma
ci rilasciate un titolo?” perché la terra della disoccupazione chiede un
pezzo di carta. Noi diciamo che noi oggi abbiamo voluto coniugare la
musicoterapia
che ha una specifica competenza con un paradigma di riferimento teorico
che è stato accreditato a livello nazionale da un Ente delegato dallo Stato che
ha questo compito; ed allora, proposito
di quello che diceva il signore, io mi trovo un utente che mi chiede l’intervento
e come faccio a capire che tipo di bisogno ha ? Il counseling, cioè la
competenza formativa riconosciuta, accreditata dalla S.I.Co. mi dà questo cioè
io divento in grado di leggere e riconoscere il bisogno. Questa è
importantissimo. Non si è musicoterapeuti e basta perché nel momento in cui tu
vai a smuovere tutto un caos di sensazioni, proprio un caos nel senso che non ci
sono regole logiche quando escono fuori le sensazioni ma tutto è assolutamente
destrutturato e senza regole, come faccio io a restituire al paziente le sue
emozioni ? se non ho le giuste competenze cos faccio, li distruggo ? no. Il
counseling dà al musicoterapeuta la capacità di restituire al paziente la sua
identità divisa ma la ricompatta sempre secondo un paradigma teorico
accreditato che fornisce al musicoterapeuta che esce dal nostro Corso la
possibilità di esercitare, l’assunto che è quello della Gestalt. PUBBLICO
: io sono un insegnante di educazione musicale e dopo 20 anni di attività ho
conseguito una abilitazione per insegnare strumento musicale. Fra di noi abbiamo
sempre discusso su alcune cose che riguardano la musicoterapia per itinerari da
sperimentare a scuola. Abbiamo abbozzato qualche volta qualche progetto che in
parte abbiamo realizzato in parte è rimasto in mano ad alcuni docenti. Noi
operatori della scuola ogni anno siamo obbligati a seguire dei corsi di
formazione professionale. Non sarebbe opportuno incanalare questo tipo di
attività che voi proponete in un corso più lungo ? inserire questo tipo di
attività nell’ambito di un corso di formazione che diventi anche permanente,
con sempre nuova formazione ? CASCIO
: oggi quell’obbligo che costringeva il docente a seguire cento ore di
formazione in sei anni per avere lo scatto economico nello stipendio non c’è
più, ma resta sempre la regola che più ti aggiorni più vai avanti. PUBBLICO
: si potrebbe sperimentare sempre un percorso di aggiornamento permanente magari
per insegnanti di strumento nella scuola, per approfondite ancora queste
tematiche. DI
PASQUALE : questo è
già un tipo di formazione diversa. Non è un corso di musicoterapia ma un
aggiornamento dopo il quale non si diventa musicoterapeuta e counselor. Il Corso
che qui proponiamo segue dei parametri irrinunciabili perché sono questi che
fanno sì che la S.I.Co. riconosca questo corso come valido per
dare la possibilità ai fruitori del Corso di iscriversi poi come
musicoterapeuti e counselor. PUBBLICO
: ci sono interventi legislativi come i P.O.R. (programma operativo regionale)
che finanzino la formazione FRANZONE
: il signore sta avanzando un’idea. LAGANA’
: Nel Corso che Holos e Centofiori propongono ci sono alcuni moduli con
contenuti specifici che sono obbligatori perché la Si.C.O. e poi il C.N.E.L. e
quindi lo Stato dicono che per diventare counselor devi, obbligatoriamente,
seguirli. Il P.O.R. di cui parlava il signore, non pone nessun obbligo. PUBBLICO
: il musicoterapeuta lavora con la musica. Io non ho capito che tipo di
formazione deve avere per potere diventare musicoterapeuta. Io sono diplomata in
Conservatorio; è vero che il Conservatorio insegna in un certo modo ma comunque
ti dà un certo tipo di studi. Giulia Cremaschi afferma che per fare il
musicoterapeuta devi avere il diploma di Conservatorio. Io non sono d'accordo
con questo ma ritengo che comunque si debba avere una competenza musicale che
non può essere quella di chi suona con gli amici. Perché dobbiamo lavorare in
un campo che è delicato e non puoi metterti a suonare altrimenti tutti possono
fare i musicoterapeuti. FRANZONE : per quanto riguarda il significato di competenza musicale davvero ci dovremmo mettere d’accordo i musicisti che facciamo musicoterapia .Personalmente musicoterapia non ho un diploma di musica conseguito in Conservatorio, non ho un diploma di solfeggio ma sono entrato ad Assisi, alla scuola quadriennale di musicoterapia attestando quelle che erano le mie competenze musicali. Non solo, anche di improvvisazione musicale. A mio parere la competenza musicale può essere alta ma non essere affiancata da una adeguato training personale. Per accedere al Corso che proponiamo si richiede una competenza musicale di base, non necessariamente un titolo musicale con studi fatti in Conservatorio. PUBBLICO
: io non credo che bisogna avere il diploma di conservatorio ma vorrei capire
quali sono le competenze musicali per entrare in un Corso ed uscire come
musicoterapeuta. CASCIO
: anche a livello nazionale scuole che sono riconosciute dalla F.I.M. o dalla
CONF.I.A.M. mettono nella propria guida allo studente che non è necessario
avere competenze musicali ma basta che ti iscrivi al Corso di musicoterapia e
parallelamente ad un corso di musicista. FRANZONE : io preferisco non farmi promettere iscrizioni parallele al corso che propongo e ad altri musicali; perché poi in formazione si vede chi ha competenze musicali e chi non le ha, chi ha orecchio e chi non ne ha. Perché l’orecchio musicale deve essere addestrato anche nel Corso di musicoterapia dell’anno scorso alla fine c’è gente che ha ottime capacità improvvisative ma non ha un titolo di studio in strumento. Attualmente non c’è una regola sulla musica. C’è in ambito musicoterapico la discussione sul titolo. CASCIO
: Io vi ringrazio per avere partecipato. Noi abbiamo creato questa occasione
prima di tutto per presentare una proposta formativa in musicoterapeuta
counselor che già sui nostri siti www.musicoterapiaonline.it, il sito dell’associazione
Centofiori (http://spazioweb.inwind.it/centofiori), www.counselingonline.it
trovate ampiamente. Trovate in maniera precisa i dettagli del Corso. E’ stata
anche l’occasione per capire cosa sono la musicoterapia e counseling e come
posso spendere la mia formazione. Iscrivendovi come counselor potrete esercitare
come fanno già i counselor. Quanto
prima potrete trovare gli atti di questo nostro incontro sui siti che vi appena
descritto.
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La pubblicazione di questi atti è stata realizzata grazie alla trascrizione dei lavori del Convegno. |