Centro Studi Holos               Associazione Culturale Centofiori
Il II FORUM NAZIONALE DI MUSICOTERAPIA E COUNSELING si pone la finalità di approfondire la conoscenza della situazione nazionale in materia di professioni non regolamentate e di indicare una strada verso una formazione qualificata che riesca a coniugare la Musicoterapia con altre discipline fondamentali nella conduzione di una relazione di aiuto.
 

INTERVENTI D I:

Rosaria Cascio 

Presidente Associazione Culturale Centofiori
Angela Di Pasquale Psicologa, Psicodrammatista

Pietro Franzone

Musicoterapeuta e Master in P.N.L. Umanistica Integrata

Santi Laganà

Vice Pres. del Centro HOLOS, condirettore delle Scuole di Formazione, Presidente S.I.Co. Sud ed Isole

Alessandro Prisciandaro

Pedagogista Clinico e Counselor della Gestalt, VicePresidente S.I.Co. Sud ed Isole
 

Presentazione dei relatori :

LAGANA’ : non sono uno psicoterapeuta, sono un pedagogista ed un counselor della Gestalt. La nostra scuola, Holos, è l’unica nel centro ovest Italia che attualmente forma pedagogisti, medici e psicologi che hanno deciso di non essere psicoterapeuti ma di essere counselor e per prendere l’approccio gestaltico viene da noi. Perché abbiamo scelto come Centro Holos di rincontrarci con l’Associazione Centofiori ? perché il dott. Prisciandaro, che ci rappresenta formalmente a Palermo e provincia come centro Holos, è anche socio dell’Ass. Centofiori e quindi occasionalmente ci siamo incontrati. L’incontro fra queste due professionisti avviene perché il counseling della Gestalt è un approccio teorico specifico che implica una visione artistica dell’aiutare. Dice uno dei nostri maestri della seconda generazione, M.V. Miller : il counselor terapeuta della gestalt non è un grande scienziato, ma è più simile ad un artista che dice : io vedo ciò che tu sai fare ti insegno ad usarlo meglio di quanto fai. Il counseling è fondamentalmente questo. Noi non abbiamo niente da dire ai nostri utenti che vengono da noi che loro già non sanno. Per noi il sintomo, il malessere è un appello alla relazione. Nessuno può dire all'utente che viene da noi che cosa ha perché nessuno lo sa meglio di lui. Noi lo possiamo soltanto aiutare a capire meglio. Bene, io sono a vostra disposizione sia per ulteriori approfondimenti su cos’è la gestalt sia su che cosa si sta muovendo nella repubblica italiana a proposito delle professioni non regolamentate. Sia l’Ass. Centofiori che il Centro Holos su questo hanno le idee chiare perché qualcuno di noi è dentro Associazioni professionali che già sono state censite dal C.N.E.L. per lo Stato. Siamo dentro il processo che sta istituzionalizzando le professioni non regolamentate.  

PRISCIANDARO : io mi sono formato con un quadriennio in counseling della Gestalt a Siracusa con Santi Laganà e Tiziana Pricoco. Insieme ai miei colleghi con i quali abbiamo fondato l’Ass. Centofiori ci siamo mossi con l’idea di promuovere a Palermo, la nostra città, un’iniziativa nuova. Noi tutti ci impegniamo nel sociale, sia in termini professionali che politici, come volontariato o attività rivolta alla persona, ma quello che adesso portiamo avanti è un salto di qualità, un qualcosa di nuovo. Io ho fatto un percorso formativo e mi sono diplomato al Conservatorio ma non avevo mai colto il nesso che poteva avere l’attività artistica con la relazione di aiuto. Chi ha fatto il Conservatorio lo sa come si studia dentro : tu devi diventare il violino, lo strumento e in questo percorso scompari. Tu sei voce, non sei persona; tu sei qualcosa di altro e devi cercare di essere perfettamente uguale e quindi competente rispetto ad un percorso già fatto da un altro artista, di un altro compositore. Riuscire a pensarsi come cosa diversa, cioè come utilizzare quello che io avevo appreso nella relazione di aiuto è la novità che noi abbiamo inserito all’interno di questa proposta. Una novità che è nata dopo avere fatto un percorso differente, dopo avere fatto un percorso che mi ha visto per quattro anni all’interno di una logica nuova : io posso avere l’opportunità di entrare dentro una relazione con un’altra persona; la musica deve essere essa uno strumento, io divento soggetto in questo percorso. Questa è stata la cosa che mi a entusiasmato. Ho incontrato Pietro Franzone e su questo nostro incontro si è costruito un progetto formativo che si è sostanziato dal suo percorso il PNL e dal nostro in Gestalt ed è stato di nuovo avvalorato da un riconoscimento pubblico. Lo Stato, il C.N.E.L., che all’interno del riordino professionale che all’interno del riconoscimento di questa figura del counselor dà un riconoscimento statale. L’insieme di queste due abilità, unite da questo unico comun denominato cui accennava Santi e cioè l’aspetto artistico, l’aspetto nuovo, la creatività che riesco a mettere nella relazione dà questi due grossissimi risultati : la possibilità di costruirti una professionalità riconosciuta spendibile su un siamo di mercato perché anche questo c’è, ma la possibilità di fare un percorso che ti dia gli strumenti psicologici e musicali per renderti forte nel tuo incontro con l’atro.

FRANZONE : mi sono formato alla scuola quadriennale di Assisi in musicoterapia e contestualmente ho seguito un percorso teorico in  P.N.L., programmazione neuro linguistica, umanistica integrata con i trainers Mauro Scardovelli e Carolina Bozzo. Il connubio P.N.L. e musicoterapia mi ha permesso di di affrontare al meglio la relazione che si instaura con la persona in difficoltà, che manifesta il proprio disagio, in generale, psico - senso - motorio. Questa relazione si può bene inserire in quello che qui è stato chiamato Counseling. Relazione di aiuto o consulenza, quindi. Ogni musicoterapeuta ha un modello teorico di riferimento. Il percorso specifico di Musicoterapia e Counseling che oggi proponiamo, è già iniziato lo scorso anno con alcuni allievi che sono qui presenti. Attualmente la figura del musicoterapeuta non ha un riconoscimento in Italia. All’estero sì, in Inghilterra, in Germania. In Italia si sta facendo tanto e stanno facendo tanto associazioni come la Confiam e la F.I.M. a cui personalmente sono associato, per il riconoscimento della professione. Durante i colloqui avuti con persone interessate al Corso, la domanda più frequente è stata: ..."al termine dei tre anni avrò un titolo riconosciuto spendibile nel mercato del lavoro?"...Oggi,con il solo attestato di musicoterapeuta, no! Alcune risposte ai quesiti posti in questi anni sono date nella proposta formativa che offriamo attraverso il Diploma in Conseling.

INTERVENTI DAL PUBBLICO:

PUBBLICO : Sono la mamma di un ragazzo disabile. Io ho curato questo ragazzo fuori. Mio figli o ha fatto un percorso di musicoterapia per sette anni in Germania e poi con Tomatis in Francia ed ora siamo qua. Noi siamo stati in Germania dove mio  figlio, che era in una condizione vegetativa, dopo nove anni di musicoterapia ha iniziato a parlare. Era seguito da una équipe formata dal musicoterapeuta, dal logopedista, dallo psicomotricista, dal fisiatra, dal neuroèpsicologo, per fare in modo che quando si fa un progetto su questo ragazzino si fa in modo che sia tutto armonico. Questa équipe non seguiva soltanto mio figlio, ma anche me ed io ho fatto pure musicoterapia. Mio figli è andato avanti perché era seguito d tutte queste persone. La musicoterapia lo rilassava ma poi aveva bisogno, dopo la musicoterapia, per potere continuare, di altre figure. Io parlo di persone gravi. La formazione che voi proponete è riconosciuta ? Perché noi siamo costretti ad andare fuori e pagare milioni per consentire ai nostri figli di avere cure di questo genere.

CASCIO : questa domanda ci dà subito la possibilità di una risposta organizzativa. Quello che noi presentiamo è un corso di formazione; quello che noi siamo non è un’équipe di intervento, non ci presentiamo come équipe di intervento. Facciamo, ognuno di noi, anche un intervento nel nostro specifico : lui nella musicoterapia e loro col counseling. Però non siamo un centro di riabilitazione ma una scuola formativa.  

PRISCIANDARO : per chi vuole iscriversi al Corso c’è l’opportunità di seguire un percorso formativo. Quello che propone la signora è un ambito di intervento. Chi costruisce questa professionalità può lavorare nell’area del disagio anche in équipe.  

PUBBLICO : La professionalità è importante per l’ammalato stesso se no si guarisce una cosa ma se ne rovina un’altra. Questo lo dico per esperienza perché ho speso milioni.  

PUBBLICO : io sono un ragazzo che ha seguito il primo anno del corso in musicoterapia e quest’anno continuerò in quest’altro corso. Quello che noi abbiamo già imparato è che come musicoterapeuti non lavoreremo da soli, ma in équipe perché siamo dei tecnici. Vogliamo lavorare sulla comunicazione, abbiamo acquisito delle tecniche, affrontiamo il paziente in un certo modo ma non da oli.

PUBBLICO : Esistono due filoni nella Musicoterapia. Uno riabilitativo che si occupa di questi aspetti ed uno preventivo.

dott.sa MALATINO (psicoterapeuta rogersiana) : la signora ha posto un problema di strutture e di servizi. Qui stasera si propone una formazione specifica in counselor musicoterapeuta. Il punto è questo : nell’organizzazione di un servizio che si faccia carico di determinate problematiche correlate all’area handicap, è assolutamente necessario che ci siano delle figure complementari.  

PUBBLICO : Io questo percorso l’ ho sperimentato nel 1984.

DI PASQUALE Il musicoterapeuta è un esperto in relazione di aiuto e quindi in counseling e lavora all’interno di équipe di operatori che si occupano di disagio grave. La testimonianza della signora è una valorizzazione della professione che ci accingiamo a formare. In altri paesi si è sperimentato questa integrazione.  

CASCIO : Il counseling ha già seguito la strada del riconoscimento professionale ed ha centrato questo obbiettivo. La musicoterapia viene insegnata da diversi anni  in Italia. Chi si è formato ha iniziato ad erogare formazione nelle diverse realtà in cui vivono e lavorano. Noi siamo collegati ad una rete nazionale di scuole attraverso le federazioni. Le discipline che poi si hanno uno specifico intervento nel territorio e nel sociale hanno le caratteristiche che si rinnovano. Il Corso che noi proponiamo è, nazionalmente parlando, un passo molto in avanti. Siamo gli unici in Italia ad abbinare queste due competenze della musicoterapia e del counseling.  

PUBBLICO : io sono laureata in psicologia. So cos’è la musicoterapia nelle linee molto generali, ma vorrei conoscerla meglio. Lei diceva prima che è lavorare con la musica, con le emozioni Ma in che modo ? E poi vorrei capire in che modo si inserisce il counseling nel lavoro del musicoterapeuta.

FRANZONE : non c’è una definizione univoca e che vada bene per tutti sulla musicoterapia. L’unica risorsa che ha la musicoterapia è la musica. La terapia la prende da vari modelli teorici di riferimento ai quali si rifà. Io sono musicista con queste competenze musicali e mi voglio dedicare alla relazione di aiuto. Inizio un percorso in musicoterapia ma devo sapere qual è il mio riferimento teorico. Alcune scuole si rifanno alla teoria dei gruppi di Bion, oppure alla psicoanalisi o ancora alla gruppoanalisi. Noi proponiamo la musicoterapia con il counseling. Colgo l'occasione per fare alcune precisazioni. La Musicoterapia non è una forma di psicoterapia, non si aggiunge alle già numerose scuole di pensiero in merito, può lambire questa area specifica invece di chi ha frequentato un percorso di studi ben delineato. La musicoterapia non appartiene all'area della psicologia del profondo. Queste precisazioni vanno fatte per sgombrare il campo da qualsiasi spiacevole equivoco che potrebbe nascere nella scelta formativa. Quindi, e concludo, rispetto a quello che è stato detto , anche dagli amici che mi hanno preceduto, la Musicoterapia può ben coniugarsi con il Counseling tenendo presente l'ambito di intervento con la persona.

LAGANA' La psicologia della forma della gestalt è una delle cose che ha caratterizzato la psicologia e la psicoterapia della gestalt ma sicuramente psicologia e psicoterapia della gestalt attingono altre da altre cose : filosofia fenomenologica per esempio. Se non c’è Buber che ci insegna che la cosa impostante è quello che accade “tra” di noi non ci sarebbe la psicoterapia della gestalt; l’esistenzialismo, Heidegger con il suo “esserci” e “conesserci” o Jaspers; la fisica con la teoria del campo; la psicologia della forma ha favorito l’intuizione di Fritz Pearls, medico e psicoanalitiche si accorse che nei bambini a 7-8 mesi accade che mettono i denti quindi tolgono il ciuccio, iniziano a discriminare ed a svezzare. Questa intuizione totalmente fisiologica porta Pearls a dire che se i bambini a 7 mesi iniziano a rinunciare all’introiezione qualcosa nell’introiezione fino a 7 anni del padre Freud non mi suona più. Fu buttato fuori dalla Società psicoanalitica europea, non poté più fare il medico psichiatra in Europa ed in Sud America. La gestalt attinge dal cuore della cultura europea.

PRISCIANDARO : nella mia esperienza musicale ho avuto un grosso problema per una lacerazione sottolinguale. Ma il problema non era tecnico o fisico ma altro. Io tentato di modificare la tecnica ma il vero problema era che io intendevo la musica come strumento togliendo la persona. L’esperienza che ho fatto con la musicoterapia per me era problematico, poiché io avevo rifiutato in blocco tutto ciò che avevo imparato al Conservatorio. Poi ho voluto risperimentarmi nel canto perché a me piace cantare, mi piace utilizzare la voce. Con il percorso che ho fatto con Pietro Franzone ho ritrovato un rapporto tra me stesso e la mia voce. I rapporto prima era : strumento - produzione. Se cambio lo strumento si verifica la produzione, ma io non c’ero. In questa specie di grande lotta si è rotto lo strumento. Riprendere contatto con sé e far partire con sé la voce e non dallo strumento, ripartire da me per riascoltarmi e non la voce mi a fatto ricontattare la mia voce riuscendo a riprendere degli armonici che avevo perso. Si stava muovendo al mio interno un substrato psicologico che aveva bisogno di venire fuori , di esprimersi, di trovare spazio, di prendere coscienza, di dire “io sono qua, con tutta la mia forza e capacità”. L’esperienza si è conclusa in una maniera molto bella. Io sono stato immerso all’interno di sensazioni sonore. Chi mi stava accanto in quell’istante non stava pronunciando un suono come in un coro in cui tutti abbiamo uno spazio in cui potersi esprimere ma stava esprimendo sé stesso attraverso il suo momento sonoro. Io ero compresso non in un blocco di suoni in cui io ero uno dei tasti, era un blocco di emozioni.  Quella esperienza si è conclusa dandomi e dando ai partecipanti un profondo benessere che abbiano espresso. Mi mancava un momento in cui io potessi lavorare sopra al mio blocco. Avevo bisogno di un counselor. Ecco il connubio counseling - musicoterapia.   

PUBBLICO : Il musicoterapeuta deve avere competenze musicali ? Deve avere studiato musica ?  

FRANZONE : E’ auspicabile. Si parla di competenze musicali in termini di  conoscenza. La conoscenza. La conoscenza varia da musica prodotta nei box con gli amici senza avere mai fatto un percorso formativo a quella prodotta dopo anni di frequenza in Conservatorio.  Durante questi anni di musicoterapia ho incontrato persone che come me hanno un  personalissimo rapporto con la musica. Però coloro che vengono da studi di conservatorio strutturati in un certo modo, avevano più difficoltà a destrutturarsi. Il lavoro che si fa in musicoterapia è destrutturante anche del proprio sé perché nel momento in cui siamo impegnati in una relazione di aiuto dobbiamo essere allenati a tutto quello che può accadere, a tutte le novità che possono venire fuori nella relazione. Saper stare nelle proprie emozioni. Il lavoro destrutturante è più facile in una persona che ha competenze musicali che non in una persona che è fortemente legato alla rigidità della formazione in Conservatorio. Esistono pure altri corsi in musicoterapia che vogliono il diploma di quinto anno dello strumento. Noi abbiamo fatto la scelta della competenza musicale.  

PUBBLICO : Si può parlare egualmente di musicoterapia sia nella produzione che nell’ascolto musicale ? Poi è pur sempre una forma di terapia quindi credo che i setting debba essere importante. Come deve essere impostato ? 

FRANZONE : La musicoterapia si è sempre distinta in due ambiti : musicoterapia attiva e musicoterapia recettiva. Attiva significa che tu imposti la seduta ed il setting con strumenti musicali che sono mediatori della comunicazione tra te ed il cliente, adulto o bambino che sia. Questo è  un setting particolare con vari strumenti musicali e varie opportunità  di sonorità perché gli strumenti hanno timbri diversi e quindi si tratta prevalentemente di uno strumentario a percussioni perché è più facile la produzione sonora. Questa è la musicoterapia attiva. La recettiva è praticata con l’ascolto musicale. Nella formazione che io propongo parlo sempre di entrambe perché non può esserci una ricetta sempre pronta sia con l’una che con l’altra ma c’è sempre una ricetta integrante di queste due musioterapie. I setting sono diversi; nella musicoterapia attiva c’è uno spazio ben preciso, ci sono strumenti disposti in vario modo e qui ci sono teorie per cui alcuni dicono che la disposizione degli strumenti deve avere u certo ordine. Io non sono di questo avviso. Io metto a disposizione lo strumentario e poi, a seconda dello strumento scelto, ognuno si esprime. Il mio modello teorico di riferimento mi dice di fare questo ma ciò no toglie validità agli altri modelli. Benenzon sta molto attento alla disposizione degli strumenti all’interno del setting

PUBBLICO : C’è una differenza tra musicoterapeuta e musicoterapista ? Analizzando i termine musicoterapia, cos’è la terapia ? La musicoterapia deve essere applicata da sola o intervengono altre terapie medicali e che differenza c’è tra terapia e cura ?  

LAGANA’ : Questa domanda non riguarda solo la musicoterapia ma è di carattere giuridico sulle professioni non regolamentate.  

FRANZONE : Per adesso, i Italia, ci sono molti “musicoterapisteuti”...  

LAGANA’ : L’Italia è la terra dei monopoli e per questo fin dal 1989 la Comunità europea ha emanato direttive sull’abolizione degli ordini. L’Italia, però, ha continuato a fare ordini fino al 1994 in totale violazione delle norme europee. L’ Italia, insieme al Portogallo ed alla Grecia, è l’unica nazione in Europa ad avere per leggi pregresse gli ordini professionali. La CE ha già aperto la procedura di infrazione nei confronti della Repubblica Italiana perché non si decide al riordino delle professioni ordinamentate e associate. Questo significa che in Italia, dopo quello degli assistenti sociali, non ce ne saranno più per la procedura di infrazione. Qual è lo stato attuale ? Il 10 ottobre del 2000 il ministro  di Grazia e Giustizia Fassino ha emanato un decreto legge nel quale dice che gli ordii attualmente in vigore dovranno modificarsi sopratutto perché non avranno più questo potere che hanno sui professionisti e non avranno più potere sugli esami di stato. Pare che gli unici ordini che rimarranno con un grosso potere saranno quelli dei diritti costituzionalmente garantiti quindi medici, odontoiatri e avvocati. Il resto, pur rimanendo ordine,dovrà avere un ridimensionamento. Fin dal 1994 lo Stato si è chiesto se esistono professioni non ordinamentate ma che sono nel mercato. Ci sono e siccome lo Stato ha il dovere di garantire l’utenza deve controllare le professioni che non hanno ordine altrimenti come controllo se un sociologo va a vendere fumo o se un terapista della riabilitazione che non è strutturato perché non a visto un concorso va a vendere fumo ? Come si controlla in nome dell’utente un pedagogista o un counselor o un musicoterapeuta ? Lo Stato ha così dato mandato ad un suo organo che è il C.N.E.L. (consiglio nazionale economia e lavoro) ed il C.N.E.L. ha affidato il mandato ad un suo funzionario, il dott. Angelo Deiana, il compito di censire le professioni che marcatamente esistevano sul mercato. La nascita di una professione è rapidissima perché il mercato del lavoro, attraverso le nuove tecnologie, crea continuamente nuove professionalità e lo Stato, se mantiene un concetto ordinistico, non ha più nessun potere per andarle a controllare. La legge che ha ordinamentato gli psicologi è la 56/89 che va a ruolo nel 92 e le scuole di formazione private vengono riconosciute nel 94. Quindi passano 5 o 6 anni perché una legge vada a ruolo mentre quello degli assistenti sociali viene approvato nel 94 e va a ruolo nel 97; ma oggi chi può dire che le competenze dei colleghi assistenti sociali siano quelle fissate nell’articolo 1 della sua legge ? Significa che le professioni si muovono perché il mercato è in continuo movimento ed il concetto ordinistico per sua natura è un recinto che fissa cosa significa fare professione. Allora ci sono state minacce : se usi il termine musicoterapeuta io ti denuncio per abuso di professione. Se usi il termine “terapeuta” io ti denuncio per abuso di professione. Ciò che sta accadendo dal punto di vista legislativo in Italia genera paura per cui si comincia a dire “musicoterapista”. Terapia è cura. Ma in Italia c’è una certezza : ciò che non è esplicitamente proibito è permesso. Un esempio : la 56/89 ha ordinamentato la figura dello psicologo e non la disciplina psicologia. Tant’è che la psicologia si continua a studiare a scienze dell’educazione, a lettere e filosofia, a giurisprudenza, ad economia e commercio. Significa che si entra in una visione di paura per cui non è possibile occuparsi o studiare psicologia. Io sono pedagogista e sfido chiunque a proibirmi di occupar i di psicologia. Non posso fare lo psicologo anche se per una sanatoria sarei potuto entrare nel loro ordine. Non mi interessava. Nessuno può impedire ad un laureato in Filosofia di occuparsi di psicologia. Gli possono proibire giustamente di fare lo psicologo. Come si fa a dire che Heidegger, filosofo, o Gadamer a 101 anni nei suoi scritti non possa parlare di psicologia ? Dobbiamo entrare in una logica di liberalizzazione delle professioni e questa paura non possiamo averla. Questa è una questione esclusivamente italiana. Se si va in Belgio, in Austria, in Gran Bretagna, i dottorati che permettono l’ingresso alla formazione di psicoterapeuta sono : medicina in Belgio, medicina e chirurgia in Unione Europea, psicologia, sociologia, filosofia lettere e scienze dell’educazione.In  Francia è così. Non dobbiamo avere paura di dire : sono un terapeuta. Possiamo dirlo giuridicamente. Un counselor o un musicoterapeuta non hanno intenzione di curare la psiche. Il cousnelor della gestalt si caratterizza unicamente per una cosa : il sintomo che è un appello alla relazione. Watzlawick dice : i nostri utenti ci chiedono una verità e noi offriamo una relazione. Ma se offriamo una relazione, qual è il nerbo dell’intervento del counselor della gestalt ? Il nerbo è quello che accade FRA di noi. Lo strumento divento io e se così è, io devo essere uno strumento efficace. Il counselor si chiede di essere uno strumento efficace. Nessuna paura di definirsi musicoterapeuti, perché il C.N.E.L. ogni anno pubblica un resoconto di tutte le associazioni professionali che sono state censite e per essere censite come tali il Cnel fa delle domande : 1) quali sono i titoli di accesso per diventare associazione censite dallo Stato ? 2) avete un codice deontologico ? 3) avete delle linee guida sulla formazione ? 4) prevedete un tirocinio ? prevedete aggiornamento ? Il Cnel, dopo avere attinto a queste notizie dice : la F.I.M., federazione italiana musicoterapeuti, o la S.I.Co., società italiana di counseling, sono associazioni di profili rappresentative della professione che esiste sul mercato. Questo monitoraggio viene inviato a tutte le istituzioni della repubblica. Gli ordini professionali sono giuridicamente ordini della repubblica perché sono stati costituiti con una legge del Parlamento; quindi i Presidenti nazionali degli ordini sono in possesso ogni anno del monitoraggio del Cnel che chiede pure qual è il titolo di accesso minimo. Per il counselor questo è il diploma di scuola media superiore. Noi abbiamo fior fiore di insegnanti elementari che sono counselor scolastici bravissimi, formati. Nessun presidente di un ordine professionale può misconoscere l’esistenza dei musicoterapeuti perché la F.I.M. è stata censita. Nessuno può denunciare quindi un musicoterapeuta. Il decreto legge del ministro Fassino è decaduto formalmente. Il nuovo ministro dovrà rifare il decreto perché c’è già la procedura di infrazione alla direttiva europea dell’89 e del 92. Queste direttive la Repubblica Italiana le ha già recepite con decreti legge. Manca il passo successivo della legge delega perché gli ordini professionali mettono veti incrociati. Questo perché ci sono lotte forti su spazi di mercato che ognuno deve garantire e questo è in contrasto con la legge europea. Ma gli spazi di mercato sono definiti : dalla bravura del professionista, dal fatto che quella professione va sul mercato in modo qualitativo oppure no. Il professionista si afferma perché dà qualità e quindi garanzia  perché il Cnel chiede che ogni tre anni l’iscritto all’associazione fa 100 ore di aggiornamento. Altrimenti decade l’accreditamento al Cnel. Cioè non si è riconosciuti una volta per tutte. Le associazioni professionali non hanno questo diritto e, secondo me, è un bene perché così si mantiene elevato lo standard qualitativo dei propri associati. Se lo psicoterapeuta pensa di ricevere concorrenza dal counselor sbaglia, perché non ci si può occupare della ristrutturazione profonda della personalità. Dal punto di vista del mercato i pazienti gravi, al 90%, vanno al dipartimento salute mentale. Chi si forma avrà il suo spazio di professione. L’importante è che dopo che ti formi come musicoterapeuta o counselor poi aderisci alle associazioni che si sottopongono al controllo dl Cnel. E sia la Fim che la Sico sono già dentro al Cnel.

PUBBLICO : La musicoterapia opera con il singolo o con il gruppo ? Come si svolge un intervento di musicoterapia ?  

FRANZONE : La musicoterapia può essere applicata sia al singolo che al gruppo. Io personalmente ho operato sia con pazienti singoli con l’uso degli strumenti  che con gruppi di disabili mentali presso l’Associazione Futuro Semplice di Palermo. Non c’è una regola.

PUBBLICO : La valutazione di “grave” o “meno grave” da chi viene fatta ?  

FRANZONE : Non certamente dal musicoterapeuta soltanto. Egli lavora in équipe anche nelle strutture del privato o del privato sociale ed esse si occupano globalmente del disabile o dell’adulto. C’è una valutazione dell’équipe dopo la presa in carico da parte del professionista. Poi tutte le altre figure che compongono l’équipe fanno la loro valutazione.  

PUBBLICO : Esistono centri qua a Palermo ?  

FRANZONE : che io sappia no. Io conosco quelli del privato sociale ma non del pubblico.  

DI PASQUALE : Io sono una psicologa ed opero presso il Centro Ustioni dell’Ospedale Cervello di Palermo. Con Pietro Franzone qualche tempo fa abbiamo realizzato una esperienza di musicoterapia. A partire dalla propria professione ci si può impegnare con competenza. La musicoterapia può essere una competenza aggiuntiva di una professione che di base si può avere. Anche l’insegnate o l’assistente sociali o un medico o lo psicologo o altre figure  che già sono inserite in un contesto di lavoro possono utilizzare formandosi adeguatamente lo strumento  “Musicoterapia” nel proprio contesto lavorativo si individuale che di gruppo. Io all’interno del mio lavoro che ho strutturato presso l’ospedale conduco dei gruppi di sostegno alle persone che vivono il grosso disagio dell’ustione. Questo comporta una debilitazione sia fisica che psicologica a ritrovare un’armonia con loro stessi, una nuova identità, mettere in moto le energie che vengono soffocate dall’incidente. Il mio lavoro è nel campo della riabilitazione psicologica a seguito di traumi quindi post-traumatici sia sul come affrontare il trauma quando si verifica che come imparare ad elaborarsi perché si risolva psicologicamente. Si può star bene fisicamente ma non è detto che si risolva dal punto di vista psicologico. Di fronte a questi avvenimenti non abbiamo soltanto la persona che subisce il trauma. Ci sono altri. Sappiamo quanto questo tipo di problematiche sia di handicap che di traumi coinvolga e modifichi quello che è lo stato emotivo e psicologico dei familiari, di chi se ne fa carico, di chi deve far fronte costantemente al disagio ed alla sofferenza. I destinatari dell’intervento non sono solo le persone interessate ma anche i familiari. Sia in campo sanitario che negli interventi con i singoli, i familiari sono una risorsa da valorizzare e coinvolgere. Per non parlare poi del contesto e degli operatori che si occupano del paziente. In questo gruppo di sostegno con il dott.Franzone abbiamo creato un percorso di una serie di incontri centrati sulla musicoterapia. In un campo di disagio psicologico post-traumatico, collegato ad un trauma fisico, ma noi sappiamo che quanto accade al corpo accade anche alla mente e quindi in un visione globale, di insieme della persona il disagio fisico comporta anche un disagio psicologico e quindi entrambi gli aspetti in questo caso vanno affrontati. Questa è stata una esperienza molto interessante e molto bella perché la psicoterapia in questo caso era affiancata dalla musicoterapia secondo un metodo che non utilizzava gli strumenti ma alcune musiche che il Dott. Franzone ha confezionato ad hoc perché ci fosse un processo dal momento di riscaldamento , di preparazione al venir fuori di una dimensione emotiva che consentiva poi un’esperienza comune di questo gruppo di persone che si trovavano lì. Questa è una competenza ma quando questi vissuti vengono fuori che se ne fa ? Queste persone poi hanno bisogno di avere una comprensione di quello che sta accadendo, un aiuto a conoscersi, ad utilizzare risorse ed energie per trovare quel contatto con sé stessi che consente loro di trasformarla in energia positiva, in risorsa costruttiva e non inibente. Questa metodologia può essere benissimo utilizzata anche sul piano didattico, scolastico, formativo, non soltanto in ambito curativo; anche per favorire e migliorare una sintonia tra dimensione emotiva, personale e corporea anche in un processo evolutivo e di sviluppo.  

PUBBLICO : come il musicoterapeuta impara ad affrontare le situazioni di disagio, a capirle per programmare un intervento ?  

FRANZONE : attraverso il processo formativo. Noi in formazione diamo questi strumenti di conoscenza del proprio sé in modo che quando l’emozione viene fuori sappiamo come la dobbiamo affrontare. L’esperienza, il tirocinio fanno il resto. La musicoterapia ha molti ambiti di intervento. Anche preventivo. Io ho fatto interventi di musicoterapia a Castelbuono dove abbiamo fatto un intervento che era più diretto alla prevenzione piuttosto che alla riabilitazione o alla cura perché tutti i ragazzi adolescenti hanno dato tantissimo. Preventivo non solo nelle scuole ma anche nelle CTA ed in altre situazioni.  

PRISCIANDARO : Noi o siamo all’interno di un paradigma che individua un soggetto con un problema o con una malattia. Se chi viene da me mi chiede qualcosa dicendo :”io ho un problema, ho una malattia e voglio essere curato” io lo curo e questo è il rapporto che da secoli c’è tra medico è paziente. Il medico è una specie di stregone, di taumaturgo che all’individuo toglie quella parte che di me è malata,attraverso un strumento, uno pillola, fino a che io ritorno sano. Questo è un modo per affrontare la relazione ed è quello più usato. Poco fa Santi Laganà diceva :”tu mi chiedi di essere curato ed io ti offro una relazione”. Io ti offro la possibilità di uscire da questo paradigma - io non sono quello che ti cura e ti stacca la parte malata di te perché non credo che ci sia una parte malata di te - c’è un modo di rapportarti tra te e questa parte di te che tu non accetti; io voglio offrirti la possibilità, entrando in relazione con me, di andare a rivedere insieme cosa succede quando tu contatti questa parte che ti crea dolore.  Lo stare insieme su quella parte che ti crea dolore ti permette di leggerla meglio, di affrontarla, di darle un colore differente. Se questo crea benessere ? io l’o sperimentato : crea benessere nella misura in cui tu cominci a riconoscerti attraverso le tue dimensioni, le tue paure, i tuoi perché e su queste cose poi cammini, ci lavori entri in una processualità che vede me come colui che ti sta accanto ma vede te come colui che mette in atto la trasformazione. Poco fa io dicevo che ho riprovato a cantare ma nessuno mi ha messo la mano in gola e mi ha toccato la laringe per provocarmi quel suono. Certo è che Pietro Franzone mi stava accanto ed è io suo stare accanto che mi ha dato la possibilità di toccare un campo che io conoscevo col dolore e l’ ho sperimentato in maniera positiva : ho trovato un percorso, io ho trovato un percorso che mi ha permesso di iniziare una strada in cui il counselor, il musicoterapeuta è un attivatore, un detonatore un catalizzatore, mette in moto un processo che poi cammina da solo, che esiste dentro e che cammina da solo.

LAGANA’ : ci sono due parole tedesche che provengono dalla filosofia fenomenologica e che indicano bene quelle che dice Sandro : “Dasein” cioè “esserci”;  arrivò Martin Heidegger e disse “mit dasein” cioè “con - esserci”. Non si fa un progetto educativo “per” quella persona. Noi non abbiamo un progetto “per”, ma “con” ; in quel “con” noi  a Cartesio lo salviamo perché recuperiamo il rapporto mente-corpo  perché questa non è la mia mano; io e la mano sono la stessa cosa, io sono la mano allora io sono il suono, e sono il protagonista di quello che mi accade, non c’è qualcuno. Ecco che nessuno può dire ad un utente qualcosa sul suo sintomo, possiamo soltanto sperimentare insieme cosa succede. I Coster sono due terapeuti della Gestalt e dicono nel loro libro “Terapeuti della gestalt integrata” : non si va  dal terapeuta solo perché si sta male ma anche per capire di più quindi l’elemento preventivo che diventa un intreccio intimo tra una marea di scelte. L’elemento preventivo non può prescindere da psicologia, pedagogia, filosofia, antropologia, sociologia. Come faccio io ad entrare in una classe dove ci sono degli adolescenti e tutti quanti  noi operatori cominciamo a non capirci più niente se non abbiamo una visione chiara di quello  che accade a livello sociologico ed antropologico al mondo. L’elemento preventivo non può assolutamente prescindere da tutti questi intrecci delle discipline, delle scienze. Questo comporta che il modo nuovo per aiutare non rende l’utente “oggetto” di cura, “oggetto” ma come ci insegna tutta la filosofia fenomenologica è importante quello che cade “tra” di noi. In Gestalt, che è l’approccio teorico al quale fa riferimento questo corso triennale di musicoterapia e counseling, si è elaborato quello che noi chiamiamo “ciclo di contatto” . E’ attraverso “come” si entra in contatto tra di noi e “come” si interrompe il contatto tra di noi che il counselor sperimenta insieme all’utente e l’utente insieme al counselor quello che accade ed in quello che accade vi è la salute. La relazione non è un meccanismo, è un processo. Non ha una visione lineare, è circolare è un processo che accade.  

PUBBLICO : il musicoterapeuta in quali strutture può inserirsi, pubbliche o private ?

LAGANA’ : la figura professionale del musicoterapeuta o del counselor o del musicoterapeuta che abbia competenze di counseling non è all’interno di un decreto legge. Un esempio : esiste un decreto del presidente della repubblica che dice : “le figure professionali della sanità sono...”; non esiste tra queste figure il musicoterapeuta ed il counselor. Si innestano queste conoscenze e competenze su delle professionalità che già esistono. Nessuno vieta ad uno psicologo di essere musicoterapeuta o pedagogista e counselor. La psicologa si trova nella struttura pubblica ed in quella privata. Cosa chiediamo noi alla città di Palermo : stiamo chiedendo ai professionisti, medici, insegnanti, psicologi, terapisti della riabilitazione, pedagogisti, sociologi, musicisti se vogliono acquisire una competenza ed una conoscenza che si innesta in quello che già siete ? Io utilizzo la mia competenza di counseling nel processo educativo; se io vado a cercare all’interno di uno standard regionale se nei centri di riabilitazione privata in convenzione è prevista la figura del musicoterapeuta io vi dico di no ma nessuno vieta ad un terapista della riabilitazione, ad un assistente sociale, ad un medico, ad un neurologo che dirige un centro di riabilitazione di venirsi a formare in musicoterapia.  

DI PASQUALE : questo è uno degli ambiti, poi abbiamo dei musicoterapeuti che si spendono la loro competenza nel territorio o in altri ambiti anche privatamente  

LAGANA’ : nel pubblico dipende dalla sensibilità che un pedagogista, un medico ecc. hanno e pensano di formarsi sempre; nel privato è l’unico modo che abbiamo per potere dare qualità : essere formati, dare forma  

FRANZONE : al di là di questo c’è poi la capacità che ognuno ha di potersi spendere e farsi conoscere. A me oggi arrivano richieste da parte del pubblico che chiede l’intervento di musicoterapia. Bisogna sapersi spendere.  

CASCIO : bisogna diventare imprenditori di se stessi. Io sono un’insegnante; insegno nelle scuole superiori ma per caso nel senso che la mia vera professione è sempre stata quella di progettista sociale. Ho lavorato presso alcune amministrazioni comunali come esperta per le politiche sociali, nel volontariato, nella cooperazione e in qualche modo essendomi sposata con Pietro che nel suo percorso formativo ha arricchito anche me chiaramente, adesso siamo diventati anche per il mercato una coppia che funziona nel senso che lui mette le sue competenze io metto la progettazione. La progettazione che io ho fatto per diverse amministrazioni comunali va dall’ambito della prevenzione primaria, per esempio nelle scuole, all’abito della prevenzione secondariara e terziaria per esempio con i tossicodipendenti o i disabili gravi. Questo per dire che la musicoterapia è una disciplina che ha iniziato a svilupparsi in Italia da diversi anni ma prima sembrava rivolgersi ad una utenza che era di tipo di disabilità grave. Oggi per fortuna si è ampliato il concetto e non si parla più di prevenzione e di cura ma si parla di promozione del benessere. Allora la musicoterapia in questo è stata rivalorizzata e la sua funzione non è più soltanto quella di dare una cura in équipe con figure professionali che sono deputati a darla ma lavora anche nell'ambito della prevenzione per cui lo spettro di azione è veramente vastissimo : dalle disabilità veramente gravi psico-fisico-sensoriali, alla vita normale che tutti noi conduciamo, stressata tormentata dal caos e che abbiamo bisogno anche delle tecniche di rilassamento che ci ridanno il contatto con noi stessi per essere migliori. Ecco il benessere, ecco la gestalt nella formazione di chi si approccia con noi. L’altra cosa che volevo dire è questa che risponde a quello che diceva il signore prima. Noi facciamo una proposta formativa seria e di qualità. Chi in questo momento sta seguendo il forum di musicoterapia su internet avrà letto che il ministero della sanità anni fa ha risposto ad un quesito di un musicoterapeuta che non era né medico n è altro e che chiedeva :”ma io posso esercitare la musicoterapia ?” il ministero della sanità ha risposto di no, perché la musicoterapia non ha paradigmi scientifici di riferimento pertanto soltanto se sei un medico o uno psicologo puoi esercitare la musicoterapia. Perché noi facciamo una proposta formativa seria in una terra di disoccupazione in cui la gente ci telefona quando legge l’annuncio della nostra proposta e ci dice “ma ci rilasciate un titolo?” perché la terra della disoccupazione chiede un pezzo di carta. Noi diciamo che noi oggi abbiamo voluto coniugare la musicoterapia  che ha una specifica competenza con un paradigma di riferimento teorico che è stato accreditato a livello nazionale da un Ente delegato dallo Stato che ha questo compito; ed allora,  proposito di quello che diceva il signore, io mi trovo un utente che mi chiede l’intervento e come faccio a capire che tipo di bisogno ha ? Il counseling, cioè la competenza formativa riconosciuta, accreditata dalla S.I.Co. mi dà questo cioè io divento in grado di leggere e riconoscere il bisogno. Questa è importantissimo. Non si è musicoterapeuti e basta perché nel momento in cui tu vai a smuovere tutto un caos di sensazioni, proprio un caos nel senso che non ci sono regole logiche quando escono fuori le sensazioni ma tutto è assolutamente destrutturato e senza regole, come faccio io a restituire al paziente le sue emozioni ? se non ho le giuste competenze cos faccio, li distruggo ? no. Il counseling dà al musicoterapeuta la capacità di restituire al paziente la sua identità divisa ma la ricompatta sempre secondo un paradigma teorico accreditato che fornisce al musicoterapeuta che esce dal nostro Corso la possibilità di esercitare, l’assunto che è quello della Gestalt.  

PUBBLICO : io sono un insegnante di educazione musicale e dopo 20 anni di attività ho conseguito una abilitazione per insegnare strumento musicale. Fra di noi abbiamo sempre discusso su alcune cose che riguardano la musicoterapia per itinerari da sperimentare a scuola. Abbiamo abbozzato qualche volta qualche progetto che in parte abbiamo realizzato in parte è rimasto in mano ad alcuni docenti. Noi operatori della scuola ogni anno siamo obbligati a seguire dei corsi di formazione professionale. Non sarebbe opportuno incanalare questo tipo di attività che voi proponete in un corso più lungo ? inserire questo tipo di attività nell’ambito di un corso di formazione che diventi anche permanente, con sempre nuova formazione ?  

CASCIO : oggi quell’obbligo che costringeva il docente a seguire cento ore di formazione in sei anni per avere lo scatto economico nello stipendio non c’è più, ma resta sempre la regola che più ti aggiorni più vai avanti.  

PUBBLICO : si potrebbe sperimentare sempre un percorso di aggiornamento permanente magari per insegnanti di strumento nella scuola, per approfondite ancora queste tematiche.  

DI PASQUALE : questo è già un tipo di formazione diversa. Non è un corso di musicoterapia ma un aggiornamento dopo il quale non si diventa musicoterapeuta e counselor. Il Corso che qui proponiamo segue dei parametri irrinunciabili perché sono questi che fanno sì che la S.I.Co.  riconosca questo corso come valido per dare la possibilità ai fruitori del Corso di iscriversi poi come musicoterapeuti e counselor.  

PUBBLICO : ci sono interventi legislativi come i P.O.R. (programma operativo regionale) che finanzino la formazione  

FRANZONE : il signore sta avanzando un’idea.  

LAGANA’ : Nel Corso che Holos e Centofiori propongono ci sono alcuni moduli con contenuti specifici che sono obbligatori perché la Si.C.O. e poi il C.N.E.L. e quindi lo Stato dicono che per diventare counselor devi, obbligatoriamente, seguirli. Il P.O.R. di cui parlava il signore, non pone nessun obbligo.  

PUBBLICO  : il musicoterapeuta lavora con la musica. Io non ho capito che tipo di formazione deve avere per potere diventare musicoterapeuta. Io sono diplomata in Conservatorio; è vero che il Conservatorio insegna in un certo modo ma comunque ti dà un certo tipo di studi. Giulia Cremaschi afferma che per fare il musicoterapeuta devi avere il diploma di Conservatorio. Io non sono d'accordo con questo ma ritengo che comunque si debba avere una competenza musicale che non può essere quella di chi suona con gli amici. Perché dobbiamo lavorare in un campo che è delicato e non puoi metterti a suonare altrimenti tutti possono fare i musicoterapeuti.  

FRANZONE : per quanto riguarda il significato di competenza musicale davvero ci dovremmo mettere d’accordo i musicisti che facciamo musicoterapia .Personalmente musicoterapia non ho un diploma di musica conseguito in Conservatorio, non ho un diploma di solfeggio ma sono entrato ad Assisi, alla scuola quadriennale di musicoterapia attestando quelle che erano le mie competenze musicali. Non solo, anche di improvvisazione musicale. A mio parere la competenza musicale può essere alta ma non essere affiancata da una adeguato training personale. Per accedere al Corso che proponiamo si richiede una competenza musicale di base, non necessariamente un titolo musicale con studi fatti in Conservatorio.

PUBBLICO : io non credo che bisogna avere il diploma di conservatorio ma vorrei capire quali sono le competenze musicali per entrare in un Corso ed uscire come musicoterapeuta.  

CASCIO : anche a livello nazionale scuole che sono riconosciute dalla F.I.M. o dalla CONF.I.A.M. mettono nella propria guida allo studente che non è necessario avere competenze musicali ma basta che ti iscrivi al Corso di musicoterapia e parallelamente ad un corso di musicista.  

FRANZONE : io preferisco non farmi promettere iscrizioni parallele al corso che propongo e ad altri musicali; perché poi in formazione si vede chi ha competenze musicali e chi non le ha, chi ha orecchio e chi non ne ha. Perché l’orecchio musicale deve essere addestrato anche nel Corso di musicoterapia dell’anno scorso alla fine c’è gente che ha ottime capacità improvvisative ma non ha un titolo di studio in strumento. Attualmente non c’è una regola sulla musica. C’è in ambito musicoterapico la discussione sul titolo.

CASCIO : Io vi ringrazio per avere partecipato. Noi abbiamo creato questa occasione prima di tutto per presentare una proposta formativa in musicoterapeuta counselor che già sui nostri siti www.musicoterapiaonline.it, il sito dell’associazione Centofiori (http://spazioweb.inwind.it/centofiori), www.counselingonline.it trovate ampiamente. Trovate in maniera precisa i dettagli del Corso. E’ stata anche l’occasione per capire cosa sono la musicoterapia e counseling e come posso spendere la mia formazione. Iscrivendovi come counselor potrete esercitare come fanno già i counselor.

Quanto prima potrete trovare gli atti di questo nostro incontro sui siti che vi appena descritto.

 

La pubblicazione di questi atti è stata realizzata grazie alla trascrizione dei lavori del Convegno.