Le Favole Disney

C'era una volta, in un antico regno d'Oriente la povera vedova di un

sarto, Mustafà, che aveva un figlio unico, Aladino.

Il ragazzo non aveva  nessuna voglia di riprendere il

lavoro di suo padre e preferiva giocare

 tutto il giorno con altri ragazzi ed andare in giro.

La madre faceva di  tanto in tanto qualche aggiustatura ed era

disperata per il comportamento del figlio.

Un giorno, mentre Aladino stava giocando nella

piazza con alcuni suoi coetanei arrivò un uomo

strano, proveniente da lontano, da certe zone

 dell'Africa: era Jafar, un mago, ma Aladino questo

non lo poteva sapere. L'uomo gli si avvicinò e gli disse:

" Tu sei il figlio di Mustafà, il sarto, vero?

 Io sono tuo zio, e tanti anni fa sono partito per commerciare. Ora sono

 tornato, sono ricco e voglio prendermi cura di te e di tua

madre."  In realtà Jafar non era lo zio di Aladino, ma per

fare certe sue magie aveva bisogno di un ragazzo giovane

come Aladino. In ogni caso, andò a casa di Aladino con

soldi e doni, e anche la madre ne fu  conquistata, anche se

con qualche dubbio: "Mio marito non mi aveva mai detto di avere un

fratello!"  Jafar si offrì di far studiare Aladino e poi di farlo lavorare

con lui, e per  la madre questa poteva essere una buona soluzione.

Passò qualche tempo ed Aladino era diventato più operoso ed in

gamba. Un giorno Jafar si offrì di portare Aladino a fare una

passeggiata fuori città. Aladino ci andò volentieri.

Percorsero un tratto di deserto, poi un pezzo di foresta

ed infine arrivarono presso una caverna che si

estendeva sotto terra. A quel punto Jafar disse:

"Ascoltami, Aladino, devo chiederti un piacere. Tu andrai nella

caverna, troverai un cunicolo e poi una prima stanza, dove ci

sono dei vasi pieni di oro e argento: tu non toccare niente, mi

raccomando, poi arriverai in una seconda stanza, dove ci sono gioielli

dappertutto: non toccare sempre niente e vai avanti; arriverai nella terza

sala, dove ci sono diamanti e pietre preziose: tu non devi sempre toccare

niente e devi avvicinarti solo ad un angolo, dove troverai una lampada,

prendila e portamela su."

Aladino fece come gli era stato ordinato, senza capire perché lo "zio"

volesse  quella lampada vecchia piuttosto che tutte le ricchezze che

c'erano in  quelle grotte. Alla fine si riavvicinò all'uscita con in mano la

lampada. "Dammi la lampada," disse Jafar, "e io poi ti farò uscire! "

"No, " rispose Aladino, "prima mi aiuti ad uscire e poi ti

darò la lampada." Cominciava a sentire qualcosa che non

andava. Infatti Jafar voleva prendersi la lampada e

lasciare il povero Aladino nella grotta. Cercò di afferrare

la lampada ma Aladino capì di colpo le sue intenzioni

e non gliela lasciò prendere: a quel punto lì Jafar spinse Aladino nella

caverna, senza riuscire a recuperare la lampada.

Il povero Aladino si disperò: non sapeva davvero come

uscire, anche perché Jafar mise una pietra sull'uscita

della caverna: contava di farlo morire e poi tornare

con calma a riprendersi la lampada. Aladino guardò

meglio la lampada: era proprio sporca! Provò a pulirla,

e di colpo da dentro la lampada uscì fuori un genio, enorme. Aladino

era terrorizzato, ma il genio gli disse: " Tu sei il mio

padrone, io sono tuo schiavo: ordina

qualunque cosa ed io ti obbedirò! " Aladino gli

chiese di essere portato fuori. Il genio obbedì e lo riportò a casa, dove poté

riabbracciare la madre. Il genio disse che ormai era il suo schiavo e non

l'avrebbe abbandonato. Così Aladino e la madre poterono migliorare la

loro vita. Passò qualche tempo: un giorno, mentre Aladino stava

vendendo delle stoffe bellissime passò un servitore del re, dicendo

che tutti dovevano rientrare nelle case perché stava per uscire la

principessa. Aladino volle rimanere di nascosto a vedere la principessa,

Jasmine, ed era così bella che non poté non innamorarsene.

Chiese al genio di aiutarlo ad entrare nel palazzo per poterla

rivedere. Il genio lo accontentò;

Jasmine si innamorò subito di questo giovane così

audace e diverso che aveva osato entrare nelle sue stanze.

Aladino andò altre due volte da Jasmine, sempre con l'aiuto del

genio: la terza volta però fu sorpreso dalle guardie del re:

"Sire, io amo vostra figlia: permettetemi di sposarla." Il re disse: "Ti farò

sposare mia figlia soltanto se costruirai in tre giorni un palazzo tutto

d'oro e di pietre preziose, altrimenti morirai per la tua audacia!"

Aladino chiese aiuto al genio: il palazzo fu ultimato e il re gli concesse

la mano di Jasmine. Nella città ci furono festeggiamenti per il

fidanzamento. Ma purtroppo una vecchia conoscenza di Aladino stava

arrivando: Jafar, certo ormai che fosse morto, era venuto

a riprendersi la lampada. Ma quando vide cosa era

successo, capì che Aladino era salvo e la lampada era in

mano sua. Si travestì da

mendicante e si avvicinò al castello

di Aladino. Ci lavorava tra gli altri una serva

parecchio stupida, a cui il mendicante finto

chiese se aveva degli oggetti brutti e vecchi da dargli.

La donna gli diede la lampada.

A quel punto Jafar poté impossessarsi del genio e gli ordinò di

portare il palazzo di Aladino, dentro cui c'era anche Jasmine, il più

lontano possibile, nel deserto africano. Aladino era disperato, anche

perché il re disse che l'avrebbe condannato a morte. Iniziò a fare delle

ricerche, ma senza risultato. Jafar invece si sentiva potente

come non mai. Ma non aveva fatto i conti senza una scimmietta

dispettosa, che un giorno non vista entrò nella sua casa e rubò

la lampada. Aladino aveva sempre, sin dai tempi

in cui era un ragazzo di strada, amato gli

animali: e la scimmietta lo conosceva, perché quando si

incontravano lui le regalava sempre delle noccioline

da mangiare. Immaginatevi la sua sorpresa quando la

scimmietta gli portò la lampada: poté chiedere al genio di andare dove

c'era il castello e la sua principessa e riportarli a casa. Jafar quando vide

che tutti i suoi tentativi erano andati vani, si arrabbiò al punto che svanì

in una nuvola di fumo. Aladino e Jasmine diventarono poi il re e la

regina di quella terra, e vissero felici e contenti, con il Genio, che protesse

loro, i loro figli e i loro nipoti.

(Prince Alì)

Aladdin

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