17 febbraio 1985

Marco (1,40-45)        VI^ tra l'Anno

[ anziani · chiesa · concezione verginale · disgrazia · epilessìa · eròdoto · greci · guarigione · ippocrate · lebbra · lebbroso · malato · malattia · medici · miracoli · natura · paolo · platone · porci · porcile · preghiera · risurrezione · segregazione · società · stampa cattolica · teista ]

Cominciamo con una battuta sull'epistola di Paolo. Un mio amico, amante della buona tavola e del buon vino, mi dice un giorno: "Ma san Paolo è con me". "Come, come" dico "spiegami". "Fratelli, sia che mangiate, sai che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio". E quello intendeva: "Io mi mangio un piatto di pastasciutta grosso come una montagna, mi scolo due bottiglie di vino a pasto, e così ho glorificato Dio". Credetemi, c'è, questa interpretazione. Ma che cosa vorrà dire qui Paolo? Il Cristiano è colui che come primo obiettivo della sua esistenza non va alla ricerca della felicità, ma di una cosa sola: della gloria di Dio. E un uomo che è alla ricerca della gloria di Dio, che si pone come fine della propria esistenza la gloria di Dio, certamente mangerà e berrà e farà qualche altra cosa, ma -non v'è dubbio- egli mangerà, egli berrà e farà qualche altra cosa in un certo modo, ma non nel modo che ho descritto prima. Allora voi vedete che le interpretazioni sono pericolose.

Oggi credo che sia anche la giornata della stampa cattolica, addirittura dell'Avvenire . Non so come mai si sia identificato la stampa cattolica con il quotidiano Avvenire . Io ho già espresso la mia opinione sulla stampa cattolica, ma resto dell'opinione di Alessandro Manzoni, il quale diceva: "Quando voglio leggere della stampa cattolica, apro il Vangelo". Perchè probabilmente anche il Vangelo rischia di essere già stampa cattolica, il che vuol dire: della istituzione; il che vuol dire: con dei disegni, dove anche il dato potrebbe subire delle modificazioni. Si dice -diciamolo pure in termini crudi- che i Vangeli sarebbero delle testimonianze e non delle fonti. Non spiego oltre, ma coloro che sono addetti ai lavori capiscono benissimo che cosa si vuol dire con questa affermazione. Sarebbero delle testimonianze e non delle fonti. La fonte sarebbe probabilmente qualche cosa di diverso su cui lo scrittore -diciamo meglio: la comunità- ha messo un vestito di ieri.

Allora, affrontiamo questo -virgolette- 'miracolo'. "Il lebbroso, colpito dalla lebbra, porterà vesti strappate e il capo scoperto, -cito dal Levitico- andrà gridando 'immondo, immondo', sarà immondo finché avrà la piaga, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento". Ed eravamo in un'epoca in cui gli ospedali attuali non c'erano. Vi rendete conto allora di che cosa vuol dire? Già, perchè il concetto di ospedale è ancora lontano, mi seguite? Quindi, esiste una istituzione che ha creato questa specie di dualismo fra il sano e l'ammalato. Così come -lasciatemi fare l'accostamento- ha creato il dualismo tra il ricco e il povero. Voi direte: "Beh, è di tutte le istituzioni...". Ma no, ma no, qui è una istituzione sacra che si rifà a Dio, questo è il punto. Capisco: la natura umana abbandonata a se stessa, altro non può produrre di meglio. Ma qui Dio viene coinvolto. Ecco come (cercherò di trovare la radice).

Sempre sfogliando nella Bibbia, scopro che la sorella di Mosè, la quale si chiamava Maria, ebbe per sette giorni delle pustolette nel suo corpo: un inizio di lebbra. Perché? "Perchè -dice il testo- aveva mormorato contro suo fratello". Eh già, i legislatori che cosa debbono aspettarsi? delle mormorazioni come minimo, se non delle sollevazioni. Dunque, oramai la mentalità consacrata teologica era questa: uno è attaccato dalle pustolette? vuol dire che c'è sotto qualcosa. Scusate, ma noi, che dopo venti secoli di Cristianesimo viviamo un'altra concezione del mondo, forse che nel nostro profondo non continuiamo a pensare così? Ve lo concedo per talune malattie, c'è sotto qualcosa, non v'è dubbio. Perchè se uno continua a fumare quintali di sigarette... poi se un bel giorno scoppia il tumore ai polmoni, non si dirà che questa è opera di Dio! Ma è proprio in quei settori, laddove il nostro naso non arriva, lì siamo propensi, come teisti, a dire "C'è sotto qualche cosa". Certamente come teisti, come teisti, proprio perchè abbiamo la propensione a immaginare Dio come un essere potente che ronza attorno alla storia, così come uno sputnik o -che so io- come uno di questi ordigni che ci girano sulla testa ventiquatt'ore su ventiquattr'ore. Dunque, nulla da obiettare sulle misure igieniche. Ciò che preoccupa, invece, è il disinteresse teologico. Non si pensa che la malattia possa essere curata. Ecco, credo, il primo errore teologico. Badate, errore teologico e in ambiente biblico e anche in ambiente religioso extrabiblico (perchè anche i Greci la pensavano nel medesimo modo). Ma si pensa che se solo Dio è il mandante (mi rivolgo a tutti i teisti del mondo: pre-cristiani, post-cristiani e cristiani), solo Dio può toglierla. L'idea che è di origine divina, che cosa provoca? Provoca il disimpegno: non solo sul fatto (perchè potrebbe essere un castigo), ma anche sull'assistenza. "Ebbè, lo mettiamo da una parte, questo signore, lo confiniamo un un certo luogo insieme con gli altri... e siccome Dio ha fatto lo scherzetto di mandargli queste pustolette, penserà poi lui a toglierle. Quando le toglierà, noi lo riprenderemo dentro alla comunità". Vedete? i discorsi sono semplici, direi, la filosofia è di una semplicità estrema. Ma tutte queste cose si pensano in ambiente sacro, e questo -vi confesso- mi dà lievemente fastidio. Allora adesso capirete in che cosa consiste la rivoluzione di Gesù, non certo nel far miracoli.

Ma andiamo avanti, perchè la posta è troppo grossa. Il malato è come il povero, cioè una produzione divina. E allora, voi, come vi comporterete di fronte a una produzione divina di quella qualità o di quel genere? Voi avrete pietà, ma non avrete la preoccupazione di guarirlo; voi avrete pietà verso il povero, ma non avrete la preoccupazione di farlo sparire dalla società. Perchè avete nell'idea questo modello, che egli sia di origine divina. Adesso vi porterò subito una controprova di ciò che accadeva nel mondo teista non-biblico. Prendiamo per esempio l'epilessìa. Nella cosiddetta raccolta ippocratica (il famoso Ippocrate le cui leggi deontologiche -i medici sanno benissimo di che cosa parlo- sono ancora all'ordine del giorno), il giuramento che Ippocrate faceva aveva certamente come primo fondamento questo concetto: che la natura umana non è perfetta, e può darsi che anche gli dei, nel costruirla, (ammesso che egli fosse teista; e lo era) non abbiano questa capacità di fare la natura umana perfetta. Voi direte: "Ma egli non credeva nella caduta... il peccato originale..." e così via. Ma certamente anche i Greci ammettevano che all'origine vi era l'età dell'oro; poi per una qualche diavoleria quell'età dell'oro è terminata, ma sempre per colpa dell'uomo... ma non è un discorso che voglio qui affrontare. In ogni modo Ippocrate è grande perchè dice: "Io voglio occuparmi di chi è malato, voglio rimetterlo in ordine".

Vi faccio sapere, fra parentesi, che Platone, il grande Platone che io certamente stimo, ce l'aveva un po' con i medici. Perchè i medici, si capisce perchè erano pagati, e si occupavano delle persone gracili, magari ricche, ma gracili... per mantenerle in vita bisognava insomma pesare su tutta la comunità. E Platone diceva: "Ma che cosa volete occuparvi di ciò che è originariamente oramai condannato a perire? Che cosa volete mettervi voi a operare contro la Natura, se la Natura ha stabilito che quegli sia gracile, e che dunque debba morire?" Dunque, vedete, ci sono dei grossi problemi sotto. C'è anche il problema di come la metteremo con gli anziani... speriamo di fare una puntatina anche su questo.

Proseguiamo con questa malattia dell'antichità, che era l'epilessìa. Nella cosiddetta raccolta ippocratica, sentite che cosa si dice. Cito: "Gli uomini pensano che sia divina (anche Cesare era un epilettico) soltanto perchè non la capiscono". Si può capire una febbre, si può capire qualche altra malattia o mal di cuore, ma questa malattia, l'epilessìa, era talmente sconosciuta per cui si diceva "E' di origine divina". Perchè non la conoscono, non la capiscono. {...} "Ma, se chiamassero divine tutte le cose che non capiscono, non ci sarebbe un limite alle cose divine". Capite? non ci sarebbe un limite alle cose divine, dunque tutte sarebbero divine. Il che, ovviamente, non è. Già, perchè allora sarebbe divina anche l'ascesa del dollaro. E' divina, secondo voi, l'ascesa del dollaro? Per qualcuno sì, adesso vi dirò... ritornerà l'esempio... qualcuno prega perchè vada su, il dollaro. E allora la si considera divina, anche questa, anche se la maggior parte delle persone dice che non ci capisce nulla. Ma no, che si capisce molto; si capisce tutto! Oppure non si vuol capire ciò che ci sta sotto. Dunque i rabbini consideravano il lebbroso un morto in vita, e ritenevano la guarigione improbabile quanto una risurrezione.

E adesso, ecco l'impatto con Gesù. Il lebbroso si avvicina a Gesù. Un vecchio documento cristiano, quello che viene chiamato il Papiro Ékertòn , riporta una preghiera del lebbroso. Quando scorge Gesù, dice: "Maestro, Gesù, tu che cammini con i lebbrosi e mangi con loro nella locanda, pure io sono diventato lebbroso; se quindi vuoi, ridivento puro". Ora, alcuni Codici, invece di dire "Ebbe compassione", dicono che Gesù era adirato. C'è un po' di diversità fra i due verbi. E perché? Perché egli rifiuta la segregazione di cui erano vittime. Ecco il concetto nuovo; se volete: il miracolo del pensiero. E' questo. E' questo concetto di segregazione che egli non poteva assolutamente accettare. Se voi li abbandonate, come potete salvarli? E' lo stesso discorso che egli faceva nei confronti dei peccatori: "Se voi li abbandonate, chi potrà salvarli?". Sarà una disgrazia per loro, e sarà una disgrazia per tutti.

Qualche anno fa io conoscevo un contadino qui dei dintorni, il quale si era appassionato alle mie prediche. E' un pezzo che non lo vedo in giro, non vorrei che fosse morto, come tante persone che venivano a questa messa. Anzi, oggi potrei fare un ricordo pietoso di loro... Io dovevo sparire prima di molti di quelli che venivano qui, poi è andata a finire che... mi arriva all'orecchio..."Sa, quella signora che veniva...? E' morta". {...} Prendo l'occasione per dirvi: ricordiamoci di loro; facevano parte di questa piccola comunità di folli... perchè voi siete un po' dei folli venendo ad ascoltare le prediche di un folle. Ecco, in questo caso vi direi... ricordiamoci di queste persone. Spero, anzi credo, che saranno entrate nel seno del Padre, solo per avere avuto il coraggio di venire ad ascoltare le mie prediche, e di accettarle come 'a piombo' e non come 'eretiche'. Lo dico con grande tristezza, e sotto un certo profilo, vorrei appunto chiamare voi anche a questo ricordo, attraverso una Requiem aeternam oppure una preghiera di questo genere.

Continuiamo. Vi dicevo, il contadino. Vado a visitare il suo porcile... ne aveva lì un migliaio... poi a un certo punto vedo che, lì accanto a questo porcile, vi erano alcuni porci, poverini, abbandonati. Dico: chi sono costoro? sono porci diversi? "Eh padre, è un problema grave. Perchè quando un porco si ammala di una malattia strana, il gruppo lo rifiuta immediatamente". I porci fra di loro -scusate se insistiamo sulla parola- si sopportano: hanno i loro odori, che sono quelli che sono... per noi sono pestiferi, per loro vanno bene così. Ma se uno si ammala con una malattia diversa... insomma, non lo possono sopportare, lo annusano, capiscono che c'è qualche cosa di diverso, non è il tipico odore di porco, lo cacciano, anzi lo uccidono se il padrone non è lesto a toglierlo. Questa è la situazione della istituzione mosaica, -vedete?- il comportamento dei porci, chiaro? Nonostante che invece si dovesse dire: "Un momento, noi siamo esseri razionali, dobbiamo trascendere il fatto, e capire che questi nostri fratelli 'porci' dobbiamo metterli noi in una segregazione, sì, ma per curarli, non per abbandonarli o per distruggerli come accade nel regno animale.

Gesù dunque tocca l'ammalato per contestare le inumane leggi vigenti. Poi ordina di non fare pubblicità, perchè si proponeva solo di reintegrare nella società un emarginato; lo manda ai sacerdoti per avere un certificato di reintegrazione, nulla più. Adesso ci sarebbe da discutere su questa faccenda del come c'è il divieto di divulgare il 'miracolo'. Lo mettiamo tra virgolette, perché io -ve lo dico qui subito- nego che sia un miracolo, come lo intendiamo noi, cioè così: che sia un intervento di Dio dal di fuori del sistema, così come una puntura entra dentro alle nostre carni e produce qualcosa di nuovo dentro... mi sono spiegato? Ecco, i miracoli concepiti in questo modo sono fuori oramai dal mio specchio mentale. Allora mi direte: "Lei non crede in nessuno dei miracoli narrati dal Vangelo?" Mettiamo tra parentesi questo discorso. Credo solo a due miracoli, ma perché dichiarano la fine di tutti i miracoli: uno, la risurrezione; e l'altro -con un piccolo beneficio di inventario- la concezione verginale di Gesù. Siamo intesi? Quelli sarebbero gli unici due -diciamo così- 'miracoli'. Che miracoli non sono, nel senso che vi ho detto, ma sarebbero la novità cristiana, vale a dire la introduzione di Dio nel mondo, ma non in quel modo, in un altro modo. E questo sarebbe veramente il miracolo. Perché poi, dall'interno del sistema, deve operare esattamente il Cristo-Logos , il quale appunto dovrà dirci che dobbiamo smetterla di pregare per ottenere questi miracoli che vengono dall'esterno, ma per diventare creature nuove a tal punto da occuparci del nostro prossimo in quel modo. E allora -ecco il vero miracolo- il Cristiano è colui che dice: "Ma sì, ma guarda... forse il Cosmo... io stesso non sono perfetto, e Dio è venuto a darmi una mano dall'interno per potere rimettere in sesto ciò che è o caduto o è in via di evoluzione, per diventare sempre più perfetti".

Ho detto solo metà di quello che proprio avrei voluto dire fino in fondo. Ma avete capito oramai come mi oriento. Certo, resterebbe ancora, dal punto di vista della ricerca, l'obbligo di vedere come dovranno spiegarsi quelli che noi chiamiamo 'miracoli'. Ma -vi ripeto- ho l'impressione che la prima stampa cattolica (che sono gli Evangelisti) o il gruppo che sta dietro di loro, abbiano probabilmente capito 'Roma' per 'Doma'. E allora, presentando Gesù Cristo come l'essere che fa dei miracoli, probabilmente lo hanno depauperato della sua vera specificità. E così adesso si spiega come, dopo venti secoli, non ci siano stati progressi nella nostra convivenza, ma soltanto delle battaglie apologetiche per dimostrare che Gesù ha fatto dei miracoli, che noi siamo nella Verità, che la Chiesa è la vera Chiesa, e così via. Ma dal punto di vista di ciò che voleva Gesù, zero su zero.

Terminiamo... manca qualche anello al discorso... chiudiamo con un finale accomodante. Eròdoto, in un suo passo famoso, parla degli Indiani cosiddetti Padei, i quali avevano un costume che per noi oggi potrebbe sembrare ripugnante. Facevano così: quando uno diventava vecchio e non riusciva più a seguire il gruppo (giacché erano nomadi), gli uomini uccidevano gli uomini, li mettevano in pentola e li mangiavano, e intanto anche questo era dentro al gruppo; le donne uccidevano le donne, le mangiavano, e poi dicevano "anche questa è dentro al gruppo"... Vedete, il ricordo funebre... interessante, vedete un modo per risolvere il problema degli anziani? {...} Se Gesù fosse arrivato in quella tribù e avesse guarito un vecchio, per esempio da una difficoltosa circolazione sanguigna, oppure da qualche crampo micidiale che gli impediva di seguire il gruppo, avrebbe risolto il suo dramma personale, sì, certo; ma non avrebbe risolto il problema degli anziani dentro a quella tribù. Ne convenite? Non sarebbe stato poi quel vero rivoluzionario che noi intendiamo che sia. Egli avrebbe tentato -suppongo-, parallelamente alla guarigione del vecchio, la conversione della tribù, perché solo in quel caso il vecchio avrebbe trovato uno spazio umano dentro al gruppo. In ciò il miracolo, in ciò la specifica rivoluzione di Gesù: occorre occuparsi dei malati (sto parlando del passo evangelico) e della malattia. Contro quella bisogna combattere, deve cadere il tabù teologico che sia opera di Dio. Solo così cadrà -ripeto- il concetto teologico di segregazione. E, se segregazione ci sarà, sarà solo scientifica, vale a dire: per meglio operare sul soggetto carente, allo scopo di renderlo normale.

Chiudo rapidamente: essere Cristiani non vuol dire credere nei miracoli, ma rendersi capaci di novità che solo una profonda metànoia può operare nel mondo.