21 aprile 1985 ___________________

Luca (24,35-48) Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi"

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Questo san Luca, sarà uno storico o un testimone? dobbiamo considerarlo uno storico o un teologo? Gli storici descrivono -almeno dovrebbero- dei fatti, i teologi delle idee, dei concetti. E il mio timore è che Luca sia un teologo e non uno storico. Intanto occupiamoci un momento della vicenda: egli localizza la scena (che poi è una scena-tipo: queste apparizioni in Giovanni, Matteo e Marco) a Gerusalemme; Matteo ad esempio la localizza in Galilea; e negli Atti degli Apostoli viene localizzata sul Monte degli Ulivi. Già vedete, questa incertezza sul luogo; ciò denota che ci sono state diverse tradizioni di apparizioni sia in Galilea, sia a Gerusalemme. Però tutti gli studiosi sono d'accordo nel dire che la relazione (o, in questo caso, la redazione) di san Luca è tardiva. Per esempio, egli blocca cronologicamente il fatto che Gesù apre ai suoi discepoli l'intelligenza delle Scritture (di fatto però le illuminazioni iniziali non hanno soppresso un tempo di ricerca e di maturazione nella comunità cristiana). Non è neanche vero che dunque abbia illustrata tutte le Scritture (questa è la sovrapposizione di lui come teologo): è una visione del mondo che egli ama avere, perché se fosse vero questo, se Gesù avesse illustrato le Scritture, non troveremmo poi un san Pietro così dubbioso sull'universalismo, sulla questione dei cibi, e così via, tutte le altre lotte poi che si apriranno con san Paolo, per esempio. Allora ecco che, uno che voglia essere critico, senza per questo rinunciare alla fede nella risurrezione, deve bene guardare in bocca al cavallo che sta parlando (in questo caso: che sta trottando... anzi: che sta galoppando).

Luca è il solo evangelista a dire che Gesù ha 'mangiato' davanti ai suoi discepoli. E anche qui poi, cosa strana, improvvisamente saltano fuori questi pesci arrostiti... da dove? Siamo un po' nel racconto di taluni film, dove tutto viene preparato relativamente a un certo disegno. Voi mi direte: "Ma tu, credi allora nelle apparizioni?" Certo, ci credo sì, ma non in questo modo (adesso vi dirò quale era probabilmente l'idea -diciamo pure 'errata'- nel sottofondo del pensiero di san Luca). Dunque, Luca è il solo a dire che Gesù ha mangiato davanti ai suoi discepoli, e la sua insistenza ci fa proprio sospettare che egli sia un teologo, e non uno storico. Breve: perché? Perché ha nella testa l'idea che la risurrezione di Gesù debba essere intesa come una rianimazione di cadavere. Rispondo a quei signori che mi avevano chiesto se questo poi ha una grande importanza o meno. Certo, ha una grandissima importanza: il giorno del Corpus Domini vi farò vedere poi come crei dei problemi il fatto del come si debba concepire la presenza di Gesù nell'Eucarestia. E dal come si pensa la risurrezione si dovrà poi anche pensare la maniera della presenza di Gesù nell'Eucarestia (presenza alla quale certamente credo, però c'è modo e modo di credere in questa presenza).

Dicevo, primo presupposto: Gesù è un corpo rianimato. Dunque dobbiamo portare alle estreme conseguenze questa verità. "Adesso" dice Luca "ve lo dimostro". E come si dimostra? Si dimostra così: "Toccatemi". E' l'unico che dice che abbiano toccato Gesù, i discepoli; ma gli altri apostoli no. Perché nel racconto di Giovanni -se voi ricordate- non c'è scritto che poi san Tommaso abbia veramente messo la mano nel costato, non c'é scritto assolutamente. Così in san Giovanni, che racconta Gesù sul lago, che prepara il cibo... però non risulta che egli abbia mangiato. San Luca è l'unico che si lancia -diciamo così- in questa impresa. Un corpo rianimato non può non mangiare per potere dimostrare di essere tale. Capite qui, quanti problemi? Sì, anche coloro che accettano la rianimazione di cadavere, poi debbono dire che in fondo questo corpo è un corpo spiritualizzato... poi lo fanno salire in cielo... ma -si dice- se è in cielo da qualche parte, con un missile possiamo andare a ricercarlo... Voi capite in quale ginepraio noi andiamo a metterci, se continuiamo a concepire la risurrezione come una rianimazione di cadavere.

Poi, questa catechesi di san Luca era indirizzata ai Greci, i quali, per struttura -direi- razionale, negarono la risurrezione dei corpi. Forse è eccessiva anche la loro tesi, d'accordo. Bisognava mostrare a questi signori che Gesù risorto non aveva la vita diminuita da questo, ma che era proprio un corpo tale qual'era il corpo di prima. Voi capite che dal farsi riconoscere come quello di prima (ed è la mia tesi) al mangiare... un pesce arrostito, c'è di mezzo il mare, c'è una grossa differenza: la differenza che esiste fra un teologo e uno storico. Ora, l'avvenimento -e chiudo questo capitolo- è talmente singolare che si presta a entrare nelle organizzazioni letterarie più diverse. Sicché -riassumendo- la risurrezione appare come una irruzione nella vita dei discepoli e, se eccettuiamo il testo di san Luca che abbiamo letto oggi, non è descritta mai in modo obiettivante (potrei dire: obiettivo). Quindi riconoscere Gesù è riconoscerlo con un atto di Fede, e questo è il punto su cui dobbiamo trovarci d'accordo tutti. Per averlo scoperto lui di prima, ma non lui come prima (tanto per usare dei piccoli slogan, per far capire coloro che non sono ancora entrati nella dinamica di questo discorso).

Adesso facciamo un passo innanzi, e vediamo che cosa vuol dire 'un avvenimento'. Ieri sera ho guardato la televisione {...} e ho visto uno spezzone di storia italiana: la questione del Duce sul Gran Sasso e così via. Le mie considerazioni si sono riallacciate a questi testi. Avete una molteplicità di racconti, e addirittura racconti falsi, cioè imposti dal Palazzo. Per esempio quando Hitler impose storiograficamente l'idea che la liberazione era avvenuta per il tramite di un certo personaggio e non per il tramite di un altro, e dunque non si poteva più recedere. Ma tutti sanno che la liberazione è avvenuta per opera di un certo comandante... (non è qui il caso di far dei nomi, perché il mio compito non è quello di essere rigoroso... è il concetto che ci sta sotto). Vedete, mi vengono dei dubbi: questa risurrezione di Gesù, è quella che ci ha imposto san Luca? oppure dobbiamo alzare il naso dai testi e dire 'ma, vediamo un pochettino'? E vediamo un po' se una concezione falsa della risurrezione non abbia poi imposto taluni altri modelli di cui noi siamo vittime. Questo per il rigore della ricerca storica, ché anche questo appartiene a un settore delle Verità cui noi aspiriamo.

Ma la cosa più grave è quell'altra, quella dei contenuti. {...} L'avvenimento (o quello che noi chiamiamo 'l'avvenimento') non è mai qualche cosa che esiste in sé. Esempio: la presa della Bastiglia. Esempio: la Resistenza ... di cui si comincia a parlare in questi giorni, poi a far monumenti a destra e sinistra... (Con questo, non ho polemiche da fare, la mia è un'analisi di studioso. Non entriamo nel merito dei giudizi che potrebbero poi anche essere di un certo tipo, visti alla luce di cose più grandi.) Questa presa della Bastiglia o la Resistenza sono diventati avvenimenti a causa di ciò che se ne è fatto. Chiaro il pensiero? (ripetizione di parole, sembrerebbe) E' un'articolazione -diciamo così- con delle sequenze, dei sèguiti, che ha fatto di quegli episodi un avvenimento. Ora la risurrezione è esattamente questo. Attenzione! diventa un avvenimento a causa di ciò che ne hanno fatto alcune comunità di credenti. Lo so, lo so, qualcuno punta il dito: "Ma allora tu dici che è la comunità dei credenti che crea la risurrezione?" No, questo dovrà restare fermo... ve lo dirò poi al termine. Ora, quando dico 'a causa di ciò che ne hanno fatto', bisogna intendere che Gesù risorto si manifesta non solo in quell'episodio, ma anche nella vita di quelli che fanno qualche cosa di questo episodio originario. Chiaro? {...} In ogni caso, un avvenimento puramente oggettivo non esiste. Non vedete che nemmeno il corso del sole esiste oggettivamente? Perché altro è il modo del contadino di concepirlo, e altro è il modo di Galileo di concepirlo. {...} Senza credenti, oggi -specifichiamo così- la risurrezione che cosa sarebbe? Sarebbe una traccia nella Storia, ma non un elemento organizzatore della Storia. Così dicasi di ogni religione, così dicasi di ogni ideologia. Sicchè chi fa l'avvenimento non è ___, ma una collettività. Presa della Bastiglia: è una collettività; la Resistenza: è una collettività che fa questo avvenimento. Dunque c'è un rapporto di necessità tra la collettività cristiana e la risurrezione. D'altra parte il racconto evangelico che ne parla è già il prodotto di una comunità.

E adesso, una svoltatina al discorso, poi arriviamo alle cose pratiche. Le apparizioni danno origine alla Chiesa, e non la Chiesa alle apparizioni. Quindi sarebbe errato dire che il messaggio delle apparizioni di Cristo sia nato solo dopo la riunione in ecclesìa dei discepoli del Nazareno. C'è qualche cosa di obiettivo che ricompone i discepoli: Gesù dà origine alla Chiesa. Attenzione: come momento ___, ma non come colpo di bacchetta magica. Probabilmente (e qui mi avventuro in un terreno scivoloso, lo capisco certamente) noi andiamo pensando così le cose: Gesù ha istituito la Chiesa così come uno Stato costituisce un esercito, dove prima crea i generali, poi i capitani, e poi via via questi qui tirano fuori la truppa... No, non posso accettare questa idea della Chiesa. Credo invece -oso avventurarmi con una immagine- che la nascita della Chiesa sia come l'annuncio che un maestro fa dell'alfabeto o dei numeri agli scolari, quindi di cose oggettive che prima non conoscevano e ora conoscono. La cosa oggettiva dunque, il momento oggettivo è lui, Gesù; poi ci sono tutti gli altrui (gli scolari rispetto ai numeri, Gesù è il numero, Gesù è la lettera dell'alfabeto, o l'alfabeto) via via, credendo in lui, aderiscono. E accade che fra di loro poi si capiscono, e possono creare dei poemi... Avete capito dove voglio arrivare? Voglio arrivare a dire che non posso accettare che la struttura gerarchica, come è attualmente fissata, sia proprio opera di Gesù. Così come è, così come è. In questo caso lo capisco: una Chiesa di eguali, una Chiesa di fratelli, una Chiesa in cui uno solo sia il maestro. Nell'altro caso -è inutile dirlo qui- abbiamo visto che cosa è accaduto storicamente. Ed è anche vero che questa Chiesa, a sua volta, rimodella colui che è la fonte della sua origine. Ed è anche vero che essa comincia a crescere su se stessa. E qui comincia la rovina: fino a che punto cioè il messaggio è elaborato nel gruppo. Se volessi essere più sottile... non riesco più... ve lo annuncio soltanto. Ci sono qui dei liceali: quando affronterete il problema del linguaggio, allora si porrà la domanda: 'parliamo perché pensiamo, o pensiamo perché parliamo?' Ecco un grosso problema. Oggi non v'è dubbio: la lingua è imposta a noi dal gruppo. Il problema è di vedere se originariamente l'Uomo ha ricevuto la lingua da Dio (il che io escludo) o se è stato lui, in quanto spirito, a crearsi questo strumento di comunicazione che si chiama appunto 'la lingua'. Bisognerebbe che ogni parlante creasse una lingua uguale: questo sarebbe il concetto di Chiesa, derivante dal riferimento oggettivo che sarebbe la risurrezione di Cristo.

Adesso vengo rapidamente ad alcune considerazioni pratiche, sempre relative a questo discorso. L'altra sera ascoltavo A bocca aperta , e la domanda era: 'Lei crede negli spiriti e nei fantasmi?' La mia conclusione è questa: che si può credere negli spiriti o no, questo non fa nessuna differenza tra coloro che sono portatori di due verità apparentemente opposte e contraddittorie. Si può credere negli spiriti o no senza diversificarsi sulla condotta morale, produttrice di novità. Adesso cercate voialtre donne di non guardarmi di traverso, perché farò una piccola analisi sulla vostra struttura psicologica. Per gli uomini guarderemo altre cose; per le donne, che cosa stavo guardando mentre parlavano? che cosa osservo? Indistintamente da parte di chi credeva negli spiriti, e da parte di chi non credeva, guardando le loro dolci manine, ho visto che una aveva otto anelli al dito, e tempestati anche di certe perle... Voi mi direte: "Ma lei allora vuole fare il moralista, vuole andare ad indagare... E' male, allora, portare otto anelli?" Io questo non lo so. Io dò un giudizio di fatto, non dò un giudizio di valore. Dò un giudizio di fatto, così come Gesù dice: "Ecco questi signori che vanno per le strade con i filattèri..." Questo è un giudizio di fatto, non è ancora un giudizio di valore. Il problema è questo: una donna, che porta otto anelli, deve interrogarsi sul perché ha deciso di portare otto anelli. E vi confesso che, psicologicamente parlando, ci sarà dentro non si sa quale tipo di paura; e li ho visti indifferentemente alle dita di quelle che dicevano di credere negli spiriti (forse, magari, per esorcizzarli in un certo modo), e di quelle che dicevano di non credere negli spiriti. E voglio andare fino in fondo: che cosa fa decidere un Papa a mettere una mitra in testa con tutte queste altre cose? Lo stesso punto di partenza di una donna che, sebbene sposata, ha otto anelli (forse che desidera di avere otto mariti?... Chiudiamo subito il discorso, non vorrei arrivare troppo oltre, non vorrei che sotto ci fosse scatenato questo desiderio...) {...}. Due anelli nelle dita di quel Tutu, un vescovo anglicano, giù nell'Africa dove c'è l'apartheid ,... ha preso il premio Nobel... due anelli. Vorrei chiedere: eccellenza, vescovo anglicano o cattolico che sia (ma è anglicano), in nome di quale psicologia lei porta questi due anelli?

Il credere o no negli spiriti non incide sulla vita razionale, ma solo sulla vita emotiva. Incide -se voi volete- sulla attrezzatura mentale, ma non crea novità alcuna. Ora il problema consiste nel vedere se credere nella risurrezione di Cristo {...} è ammobiliare la mente in un modo anziché in un altro, senza produrre altra novità o distinzione (giacché mi rendo conto che la nostra mente deve essere ammobiliata, perché è come un polmone che non può non avere l'aria dentro, {...} non possiamo sottrarci di avere qualche idea nella testa, così come la Terra non può sottrarsi ad avere qualche seme: o c'è il frumento o viene su la gramigna, non c'è via di scampo), oppure se fa scattare il rapporto fra ciò in cui essa si qualifica (quindi Gesù è Dio, quindi è una presenza, e quindi è una ratifica del messaggio), nel senso che non è un codice morale di un saggio, ma rivelazione dall'alto, tanto che, dopo la risurrezione, Gesù manda solo a divulgare il messaggio attuandolo.

Termino. San Giovanni è colui che vive meglio questa problematica. Rileggo, e chiudo, le parole della sua lettera: "Chi dice 'Lo conosco' e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la Verità non è in lui. Ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto". Questo, che cosa ci dice? Ci dice che all'epoca di Giovanni, già qualcuno -ahimè- aveva creato lo schieramento di A bocca aperta. C'erano quelli che dicevano 'Io ci credo', e quegli altri dicevano 'Io un po' meno'; però, nella vita, nella vita morale, tutti uguali: qualcuno aveva già ammobiliato la sua mente, ma -ahimè- non aveva cambiato vita.