26 maggio 1985 Pentecoste

Giovanni (20, 19-23) Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi"

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Tra le varie tradizioni di Pentecoste, la Chiesa ha preso come simbolo di tutte quelle descritta nella prima lettura degli Atti, avvenuta durante la Pentecoste ebraica, il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua. Ma ci sono dei problemi. Il vangelo di Giovanni non prevede questo tipo di Pentecoste. E l'altra sorpresa è questa: la Pentecoste sarebbe il memoriale della discesa dello Spirito Santo come complemento della missione di Gesù. Ma, Gesù, non aveva detto: "Io sarò con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo"? Dunque adesso, c'è ancora bisogno di mandare uno Spirito che lo rappresenti? Ecco i problemi aperti, su cui la tradizione ha messo -per così dire- il suo manto. Dunque probabilmente siamo di fronte a delle interpretazioni iniziali del messaggio evangelico, che già tendevano a divaricarsi verso strani soggettivismi. Darò una spiegazione breve, semplice, capibile da tutti, sul come, probabilmente, anche questa concezione della Pentecoste si sia conclusa in questo modo, partendo da un principio che ho già discusso da questi microfoni più volte, che cioè la risurrezione di Gesù debba essere concepita come una rianimazione di cadavere. Ecco allora come sarebbero andate le cose. San Luca, che certamente non era presente ai fatti, e che dunque è lo storico di ciò che gli altri hanno raccontato, ecco come analiticamente ha composto le cose. Il corpo di Gesù si è rianimato (primo punto). Secondo punto: dove è andato questo corpo? Questo corpo è andato lassù, in un luogo chiamato Cielo. Terzo punto: come questo corpo è andato lassù, lasciando questa Terra? Bene, è andato lassù così come sale un palloncino trasportato dal vento, anzi trasportato dal suo vuoto stesso, o dalla presenza di un gas all'interno della sua superficie. E poi la nostra immaginazione dovrà pure continuare sulla ricerca del come sono andate a finire le cose. E adesso che questo corpo è andato lassù, che cosa accadrà? Accadrà che questo corpo ritornerà. E intanto, in attesa che egli ritorni, noi come possiamo tenerci uniti con lui (data la distanza e data la diversità di dimensione)? Risposta di san Luca: manda lo Spirito Santo per consolare (ecco il Consolatore) della perdita i discepoli. Ecco una maniera -credo- infantile di concepire le cose. Infantile vuol dir questo: voi avete il vostro bambino in casa (sto parlando di un bambino al di sotto di un anno); gli date in mano un bambolotto; questo bambolotto scivola sotto la cassapanca; per il bambino ___ O voi lo andate a ricuperare... ma siccome per lui è uscito dallo specchio della sua esperienza, è come se non esistesse più. Questa è la nostra psiche infantile. E allora, la madre che cosa dovrà dire? {...} che cosa dovrà fare? I casi sono due: o lei lo ricupera e glielo riporta alla presenza coscienziale, oppure lo consolerà dicendo "Adesso poi andrò a comperartene un altro... intanto metti insieme due stracci.... ecco, questo qui è, più o meno, uguale a quell'altro". Dal punto di vista religioso, ecco probabilmente come sono strutturate le cose nel passo di san Luca, che è diventato definitivo e accettato da tutta la tradizione. Però io sono stato cattivo, sono stato brutale, ma i teologi si trovano nei pasticci quando debbono chiarire la situazione che io ho chiarito mediante questi esempi, se volete anche un poco semplicistici, ma che hanno solo il compito di farvi capire quali grossi problemi ci stiano dietro. Allora, se voi non ve la sentite di tenervi uniti a Gesù Cristo, perché la risurrezione l'avete concepita in quel modo, allora consolatevi adesso perché qualcuno ha fatto dire a lui che egli ha mandato lo Spirito per consolarvi (così come la madre dà uno straccetto al figlio perché si consoli della perdita del bambolotto che è andato perduto e che è quindi fuori dello specchio della sua esperienza).

Adesso vi chiedo -se ne avete voglia- sette, otto minuti di attenzione, perché voglio cercare di collegare ciò che la mente umana di più profondo ha detto in questi ultimi tempi relativamente alla struttura della nostra conoscenza (e mi riferisco alle analisi di Popper che per il momento è il cervello più interessante... oramai quest'uomo è anziano, sarà sugli ottant'anni; però finalmente si sono accorti di quello che egli ha scritto diciamo a partire da quarant'anni a questa parte). Ora quest'uomo viene citato per tutte le critiche che egli ha fatto alle ideologie e in ispecie al Comunismo. E tutti, sotto questo profilo, applaudono. Poi, quando si tratta di penetrare nelle radici della nostra conoscenza (non per nulla egli si chiama 'un epistemologo': dobbiamo andare a vedere quali sono le radici della nostra conoscenza, quale è lo status della ricerca scientifica alle sue radici), allora la sua posizione crea talune perplessità. Io, senza pretesa di essere scientifico al massimo, cercherò di farvi capire la sua posizione, e di questa posizione io farò uso per illustrarvi successivamente questo mistero della Pentecoste. Vi dirò in che cosa probabilmente consiste la novità di tutti quei passi in cui si dice che i Credenti si sono ritrovati riuniti, parlavano una lingua che era capita da tutti come se fosse una lingua unica. Insomma voglio spiegarvi come mai ci sia questo affanno e questo plauso sulla ricerca e sul ritrovamento, finalmente, della Verità da parte di un gruppo di persone che si determina a credere in una cosa piuttosto che in un'altra. Cercherò di sbrogliare questa piccola... grossa matassa.

Ecco il principio da cui parte questo pensatore. Vi confesso che era negli spiriti... da un po' si trascinava questa polemica, ma finalmente egli ha avuto il merito di dirla in parole chiare: non esistono fatti che non siano interpretati alla luce di teorie. Dunque, primato del teorico. Il momento teorico la vince sul dato empirico. Questo sarebbe anche la prova della distinzione fra noi e il mondo animale; sarebbe anche la prova, dunque, che c'è qualche cosa in più, nella specie umana, rispetto alla specie animale. Esempio: un tolemaico e un copernicano non vedono allo stesso modo gli stessi fenomeni astronomici. Chi è un tolemaico? chi è un copernicano? Diciamolo in parole semplici: un tolemaico è uno che crede che sia il sole a girare attorno alla Terra; un copernicano, invece, è uno che sostiene la tesi contraria, e dice: "E' la Terra che gira attorno al sole". Dunque il primo vede muovere il sole e declinare all'orizzonte, in conseguenza della immobilità della Terra; il secondo vede muovere la Terra e vede star fermo il sole. Allora, è il momento teorico che la vince sul dato empirico. Esempio ancora più banale: non più lontano di ierlaltro mi trovavo alla stazione di Verona, ero seduto sul treno, accanto a me c'era una signora con un suo bambino, a un certo momento il bambino pesta i piedi: "Ma qui non si parte mai". (I bambini sono sempre impazienti, non ci stanno volentieri dentro a quel chiuso.) A un certo momento accanto a noi arriva un treno; il bambino dice: "Oh, finalmente... finalmente ci muoviamo". Io sono rimasto sorpreso, perché sono adulto... come se non ci fossi cascato più di una volta, in questo tranello. La madre si associa al bambino, e anche lei dice: "Ecco, adesso partiamo". Non so se abbiate mai provato questo effetto: il treno che vi passa accanto e voi dite: "Finalmente ci muoviamo". Poi vi accorgete che è quell'altro treno che cammina, e non voi. Ecco, tra me e quel bambino, e la madre vi era subito un dissidio sul momento teorico e quindi ecco che anche il dato empirico subiva una variazione. Io poi, a un certo momento, sono entrato in crisi: 'che cosa succede?', mi son messo a guardare il marciapiede e ho visto che il nostro treno, rispetto a un lampione, stava fermo, e allora mi sono accorto che era quell'altro treno che camminata, e non il nostro. Di fronte alle oscillazioni di un pendolo, Aristotele e Galileo vedono cose differenti. No, non vedono le stesse cose; vedono cose differenti. Perché? Perché l'uomo è un ricettore di dati, ma un interprete, ma un organizzatore. Noi non vediamo o sentiamo un dato, ma lo interpretiamo e lo disponiamo via via nel quadro delle nostre precedenti conoscenze. Noi osserviamo solo ciò che le nostre idee ci predispongono a vedere. Questa è la tesi di Popper. Ora, se si ammette questa tesi: che le idee, o le ipotesi, sono anticipazioni dell'esperienza e che senza di esse non saremmo capaci di vedere neppure ciò che abbiamo sotto il naso (ed escluso che sia possibile far ricorso a osservazioni preliminari o estranee all'elemento teorico), che cosa ne consegue, ai fini del controllo delle teorie o -aggiungiamo- delle visioni del mondo? Ne consegue questo: che nessun modello razionale potrà essere proposto con cui confrontare la reale pratica scientifica. Quindi andremmo verso un anarchismo metodologico e verso il cosiddetto arbitrarismo della condotta pratica. Ed è quanto noi stiamo osservando. Vale a dire andiamo verso una arbitrariazione della condotta pratica; ognuno cioè si crea i valori in cui crede e in cui vuole credere. E poi cerca di fare collimare la realtà -dico la realtà morale o la realtà sociale- con questi valori che hanno anticipato il dato o la realtà.

Ora facciamo un passo successivo. Se è vero che teorie diverse fanno vedere le cose in modo diverso, si può dire che le teorie sono inconfrontabili fra di loro. I sostenitori di paradigmi diversi vivono in mondi diversi. Un Musulmano dice di credere in Dio, un Cristiano dice di credere in Dio, un Ebreo dice di credere in Dio: questi sarebbero i paradigmi diversi, e questi tre assertori vivono in mondi diversi. Pensiamo, a titolo di esempio, all'incontro tra un fautore della meccanica newtoniana, e un sostenitore della meccanica relativistica di Einstein. Benché questi signori esprimano le loro teorie nella stessa lingua e si servano degli stessi termini, non ne segue che questi tre signori parlino delle stesse cose. Adesso allora avvertite perché probabilmente nel testo si dice: "Finalmente c'è un gruppo di persone che sono attinte da un medesimo spirito". E se i paradigmi sono incommensurabili e il linguaggio non serve al dibattito critico, si è solo a un passo dalla ideologizzazione della Scienza. Questo sarebbe il pericolo di questa concezione di Popper per quanto riguarda il mondo scientifico. Vediamo come il mondo scientifico si riscatta da questo gravissimo pericolo, e se questo può essere utile per noi per capire finalmente il significato della Pentecoste.

Domanda: è poi vero che il primato del teorico e la sua -diciamo così- capacità onnicomprensiva di spiegazione, conducono a queste conseguenze? La risposta è: no. Ed è 'no' da parte di Popper stesso, il quale ha costruito questa teoria. Il dibattito fra gli scienziati non può aver luogo a livello di teorie e di elementi teorici, ma solo a livello di dati osservativi e di termini osservativi. Finché il discorso si mantiene al livello teorico, non si può raggiungere nè un accordo, nè un disaccordo. Se invece il discorso si sposta al livello osservativo, allora l'incontro è possibile. Qui si urtano le religioni. Ancora una battura: Einstein e Newton, se equivocano discutendo a livello di teorie, possono intendersi (cioè essere in accordo o disaccordo a livello osservativo), la disputa cessa quando si produce la prova. Esempio; prendiamolo da uno scienziato che è noto a tutto voi, nato a Scandiano: Lazzaro Spallanzani. Quest'uomo era in disaccordo, addirittura con Buffon e con Didam, i quali sostenevano l'idea della generazione spontanea. Lazzaro Spallanzani disse: "No". E fin qui, conflitto di idee. Ora, la cosa stupefacente è questa: che Lazzaro Spallanzani non è andato in guerra contro Buffon e Didam per potere affermare le sue teorie. Egli si è chiuso nei suoi laboratori, e finalmente ha trovato la strada per dimostrare che la generazione spontanea non esiste. "D'accordo" mi diranno i più raffinati "le cose restarono lì... ". Ci volle poi quasi un secolo perché finalmente Pasteur portasse la prova definitiva su cui oramai tutti i cervelli debbono convenire, perché di fronte al fatto non ci sono più contestazioni. Finalmente un gruppo di persone la pensa allo stesso modo. Ecco come voglio ricuperare il passo degli Atti e il passo delle Lettere di Paolo. Un gruppo di persone, di Cristiani, la pensa allo stesso modo.. Badate: non per imposizione legale, ma per scoperta dello stesso spirito. Si dice alle volte: "Ecco... il Comunismo... tutti la pensano allo stesso modo" (Come se i Cattolici la pensassero tutti allo stesso modo.) Mi trovavo con un mio confratello alla televisione: facevano vedere una parata in Cina. Si volta verso di me e dice: "Vedi il Comunismo? Guarda, tutti vestiti allo stesso modo..." Io io zitto. "Ma vedi... insomma, di che parere sei?". Allora ho risposto a questo mio confratello: "E, dico, noi non abbiamo tutti lo stesso vestito? dico noi frati, non abbiamo tutti la stessa chierica? Ma quando fai una cerimonia, la tua aspirazione non è quella di creare dei chierichetti che abbiano tutti le stesse cotte? e allora dici 'Guarda che bello! questa è la unità'. A casa degli altri tu dici che non è unità, e a casa tua invece dici che è unità. Ora, son perfettamente d'accordo anch'io: che se i Cinesi, dico le gerarchie, si vestono tutti allo stesso modo, oggettivamente parlando potrebbe anche essere un segno di maturità. Quando invece noi siamo degli arlecchini, in nome della libertà. E voglio vedere che diversità c'è fra una donna occidentale che va vestita con mille colori e una Cinese che sceglie un vestito omogeneo. Dove è il dramma? Il dramma è questo: di stabilire se queste persone fanno queste scelte perché c'è un comando legale che viene dall'altro: e allora son d'accordo anch'io che questo è il male del Comunismo. Ma è anche il male del Cristianesimo allora, quando c'è una Chiesa che legifera, e che fa fare a tutti le stesse cose, e che fa pensare a tutti le stesse cose. E allora non è più una conquista di libertà, ma è il soggiacere a una volontà esterna, che è il male del Comunismo ed è il male del Cristianesimo diventato una ideologia. Allora finalmente qui abbiamo un gruppo di persone che pensa allo stesso modo non per imposizione legale, ma per scoperta dello stesso spirito.

Finalmente ci siamo. Finalmente un gruppo crede nella stessa Verità e si capisce nello stesso spirito. Adesso diamo la prova sperimentale che ciò è vero. Avete capito dove è la forza della mia argomentazione? Ho capito anche perché Paolo ci dice: "Io non posso dire 'Gesù è Signore se non sotto l'azione dello Spirito". E' già una grande grazia che ci si ritrovi uniti, senza un'imposizione dall'esterno, nella stessa Verità. Adesso c'è il passo successivo da fare: bisogna dare la prova. E le religioni falliscono. E il Cristianesimo è diventato religione, dunque in questo senso ha fallito. Falliscono perché? Perché la loro unità cozza con quella altrui, e preoccupate di essere loro le vere e false le altre, non risolvono nemmeno più lo zoccolo minimo della loro definizione ideale, vale a dire l'amore fra gli uomini. Che cosa vuol dire la parola 'religio '? Unire l'uomo a Dio e unire gli uomini fra di loro. Ma le religioni, proprio in nome delle loro verità, falliscono la loro stessa definizione, e quindi non si preoccupano neanche più di mostrare la soluzione dei problemi che l'uomo si trascina dietro dacché è uomo. Invece, ahimè, aspirano al dominio del globo. Tutte le religioni sono lanciate con i loro capi (Khomeyni da un lato, il nostro Papa Wojtyla dall'altra parte, l'Ebraismo dall'altra); tutti oramai abbiamo un risveglio di onnicomprensione di tutta la realtà, perché vogliamo arrivare noi ad essere coloro che benedicono tutta la realtà e che la coprono con la loro verità. Ciò che non si vede è la soluzione dei problemi che restano aperti (il più macroscopico -voi lo sapete qual è- è quello del rapporto fra capitale e lavoro). Vedete, in questi giorni, i dibattiti fra i politici e le parti sociali... non c'è una parola cristiana, io non ho sentito una parola cristiana che dica: "Così si dovrebbero risolvere questi problemi del rapporto fra capitale e lavoro". Siamo invece schierati su due parti, alla maniera esatta delle religioni, che sono schierate per imporre la loro verità, ma non per risolvere i problemi.

E termino con l'esempio che vi ho citato poc'anzi. Sarebbe come se gli scienziati si facessero guerra per avere delle opinioni diverse, e intanto nessuno di loro pensasse di portare la prova della propria teoria. Allora, Lazzaro Spallanzani, se ha la verità, non ha bisogno di andare in giro a dire che gli altri sono in errore. Non può andare in giro con il coltello in mano (che può essere anche una croce) per dire a Buffon e a Didam: "Siete degli illustri cretini, voi; la verità è quella che vi annuncio io". No, Lazzaro Spallanzani fa qualcosa di più semplice: si ritira nei suoi laboratori, rinuncia a se stesso, dà finalmente la prova: la soluzione di problemi che l'uomo non era riuscito a risolvere dopo 4000, 5000, 10000 anni dacché è su questa Terra.