PRESENTAZIONE DEL LIBRO "IL PAPA NERO" di Renzo Barazzoni
Reggio Emilia ­ Via dell'Abadessa, 16 ­ il 24.03.2001

 

RELAZIONE DEL PROF. PADRE ALDO BERGAMASCHI

 

Ateo o banditore di fede? La domanda se la pone anche Bellocchi e me la pongo anch'io, ovviamente. Impossibile trattare di tutte le problematiche citate nel libro direi che ogni tre pagine vengono posti dei problemi di fondo. Io cercherò di individuarne alcune (di queste problematiche) con una premessa.

La premessa è questa, che tutte le critiche fatte da Barazzoni, il quale si identifica con questo pontefice nero, il quale dovrebbe salire al trono nel 2027 (se io divento centenario avrò modo di poterlo vedere perché sono del 1927) dopo un Paolo VII e un Leone XIV e si chiamerà Agostino I. Adesso dirò per quale motivazione forse lo chiama Agostino I, per un particolare che tratterò. Ma, dicevo, ho un problema generale.

Il problema generale per quanto riguarda la risposta alla domanda "Ateo o banditore di fede?" è questa, che, dal mio punto di vista, la critica del Barazzoni è fatta con la ragione, e mi sta bene; con la propria ideologia, e mi sta meno bene; con una sensibilità soggettiva, e mi sta abbastanza bene; ma la critica alla chiesa non è fatta dal punto di vista del Vangelo. Sono stato chiaro? Questo è un punto determinante che non a caso, e per questo Bellocchi lo ringrazio, mi fa entrare nella prefazione e mi cita. Credo che abbia capito più o meno lo stile in cui oramai si trova la mia contestazione. La mia contestazione deriva appunto da Mazzolari e per il resto è elaborata in autonomia, tenendo conto di tutte le problematiche agitate in Europa, almeno da quando io ho preso coscienza del cristianesimo intorno ai ventanni (ventitre, ventiquattro all'incirca).

Questo è importante perché se io parto dal principio che la chiesa ha commesso tutte quelle.(sto cercando l'aggettivo, mi aiuti. teniamo la parola più innoqua). ha commesso tutti questi errori (avrei dovuto dire altre parole). ciò è dovuto al fatto che c'è stato un momento - momento che non saprei individuare con esattezza, ma sicuramente a partire dal IV secolo - in cui il cristianesimo si è trasformato in una religione. Questo, Barazzoni, è il punto (direi) debole della sua critica, di non avere il punto di riferimento solido. E allora, qua e là..qua e là, mette anche nella chiesa delle forme di storicismo che vengono condannate in linea di principio, come per esempio l'affermazione "si, ecco bravo perché finalmente questo Papa aveva capito (badate siamo nel 2027!) finalmente ha capito che la chiesa ha capacità di adeguarsi ai tempi e di tenere conto dei progressi fatti dal pensiero e così via".

Ecco questo francamente mi sembra un passo indietro per quanto riguarda le critiche, perché per me la critica di fondo, dietro l'affermazione principale che ho fatto, ci sta prorprio con questo; tutto questo, cioè la caduta al rango di religione, è dovuta al fatto che la chiesa - purtroppo - si è adeguata ai tempi.
Tanto per fare l'esempio più clamoroso, non ha avuto il coraggio di resistere a Costantino, di resistere alla concezione dell'autorità in nome del Vangelo e da quel momento, diventando religione, allora ecco che ha preso (diciamo) le redini della storia e le ha manovrate come le manovrano tutte le religioni che noi conosciamo.
Sotto questo profilo un buon ateo, diciamo pure, via se non è offesa, un buon comunista, non dovrebbe assolutamente accettare l'idea che la religione sia qualcosa di buono. Invece mi ritrovo dei comunisti, cioè degli ex-comunisti, delle persone di sinistra, i quali dicono "ma si, poi la religione è qualcosa di buono" e c'è una specie di riconciliazione e si dice "beh, si, la chiesa poi alla fine fa questo...". Per me invece no! Questa linea (qui siete tutte persone, diciamo, coltivate), questo è il principio del nostro filosofo italiano Benedetto Croce. Vorrei consigliare a tutti, soprattutto a voi intellettuali, la lettura di quell'articolo scritto, mi pare, durante la guerra nel '42 "perché non possiamo non dirci cristiani", che è citato tante volte. Ma vedo che il modo con cui viene citato, purtroppo denuncia la carenza della conoscenza dei contenuti di quell'articolo. Quello è un articolo che ogni intellettuale, sia che sia cattolico, sia che sia ateo, dovrebbe assolutamente conoscere, perché Croce - proprio perchè è storicista - elogia la chiesa in quelle cose che io invece condanno.
Per esempio: la posizione della chiesa quando c'è la conquista dell Americhe, tutti noi conosciamo queste pagine negative, eppure per Croce queste sono le pagine positive. Ed ecco perché l'adesione a quella forma di storicismo - e prima ho visto Barazzoni ha una bella pagina - che sarebbe il peccato più grave e su questo sono perfettamnte d'accordo.

Ma lasciatemi ancora dire, così in generale, un buon ateo e un buon comunista non dovrebbe mai accettare la tesi che la religione sia una cosa buona. Sono io a dirlo, la religione è - uso le parole di Freud per non essere più realista del re - "la nevrosi dell'umanità". Ma chi ha detto questo prima di tutto? Bisogna andare a riprenderlo il buon Lucrezio Caro. E' falso dire che Lucrezio Caro fosse un ateo ­ morto giovane ecc ­ è invece colui che denuncia esattamente i misfatti della religione. La sua opera "religio" (scusate non mi viene la definizione latina) è un capolavoro anche dal punto di vista letterario.

Dunque il caso citato da Lucrezio ­ tutti lo ricorderete ­ è il fatto che Agamennone per conquistare Troia uccide la figlia Efigenia. No e no! In questo caso la razio, la ragione, è superiore alla religione! In questo caso l'illumunismo, quando attacca il cristianesimo storico per questi profili, mi trova consenziente; io sono volteriano e tutto quello che voi volete (Rousseau e così via), perché dico che Lucrezio ha centrato in pieno la definizione della religione come negatività totale ed assoluta, perché quel fatto non è solo un fatto in se, quel fatto è una posizione mentale di tutta la Grecia. Parliamo quindi di Agamennone il quale appunto ­ storicismo sfrenato ­ per potere conquistare Troia ha bisogno di un sacrificio umano, è questo è assolutamente assurdo.

Bene, allora vi dirò che Lucrezio Caro fu celebrato dai primi scrittori cristiani, perché i primi scrittori (sto parlando dell'autore della lettera Diogneto e via via) avevano capito che il cristianesimo non era una religione. Chiaro?
Se il cristianesimo non è una religione ­ molti mi domandano ­ allora cos'è? E' una novità esistenziale!
Qui ci ritroviamo, nei diritti, appunto, della ragione. La sua sarebbe dunque una "religione razionale" che è poi la grande scoperta di Kant, che preferisco a Rousseau il quale parlava di una "religione naturale", mentre preferisco Kant il quale parla di una "religione razionale".

Nella sua opera (che anche qui tutti gli intellettuali dovrebbero conoscere "la religione nei limiti della ragione") Kant dice delle cose egregie dal mio punto di vista. Le dice proprio perché conduce l'anima di un povero cristiano, anche se poi apparteneva ad una setta condannata o malvista.
Ora devo affrontare due problemini che ritornano con una certa continuità.
Io devo dire con molta sincerità che non ho mai aderito alla tesi di coloro che dicevano (questo una decina di anni fa) "e si, perché ci vuole il cristianesimo africano, il quale finalmente , oppure no, ci vuole il cristianesimo dell'America Latina". Questi sono naturalmente caduti nell'errore in cui siamo caduti noi, vale a dire il cristianesimo occidentale come punto di riferimento, cioè come il "la" di tutta la posizione cristiana.

Buone le pagine dove Barazzoni difende la pelle di questo "povero" papa, il quale appunto viene dall'Africa. Non sono poi così certo che S.Agostino fosse proprio negro, questo lo devo dire, perché erano le colonie romane.
Questo lo dico perché anch'io finalmente ho scoperto le motivazioni per cui, per esempio, il grande Tertulliano - si dice diventato montanista(?), ho parlato con vari storici ma ero dell'idea anch'io ­ non è un eretico. Tertulliano è un uomo che finalmente si è "stufato" dell'ambiente cristiano per delle cose che adesso ne dirò soltanto una. Quest'uomo un certo momento ha detto "se questa è la nostra concezione del cristianesimo, buon giorno e buona sera, io me ne vado". Badate bene che Tertulliano era uno di quelli che avevano capito che il cristianesimo non era una religione, ma che era una novità esistenziale senza bisogno del cuscinetto religioso per proclamarsi e per attuarsi. D'altra parte la posizione di Gesù è questa, non dimentichiamolo mai!

Bene. Attenzione! Siamo più o meno nel 250 d.c. (non giuro bene sulle date) e già in Africa nasce la grossa questione della moglie ai preti, cioè del celibato. Già l'interpretazione di S.Paolo dove si diceva che il vescovo sia uomo di una sola donna. Qui la questione "di una sola donna" vuol dire questo: uno che era vescovo se si sposa e la donna muore, lui non può più risposarsi. Una sola donna voleva dire quello.

Tertulliano, sotto questo profilo, era molto rigido. Gia del 250 circa c'è un concilio di vescovi dove vengono fuori 400 vescovi in cittadine di non più di 10.000 abitanti. Cosa ne deducete? Quello che ne deduco io e tutti gli altri: "todos caballeros".
Avevano scambiato, come (diciamolo con molta franchezza) nel comunismo reale, la gerarchia era sfrenata. Io mi ricordo che Gorbaciov ­ che è ancora vivente ­ quando andò a visitare le repubbliche asiatiche trovò un paese di 100 persone e, tra queste, 70 erano iscritte al partito (capi, capini, capetti, caponi ecc.) e soltanto 30 erano i poveri diavoli che lavoravano. Avete capito no? Quegli altri, tutti, comandavano. Questo è accaduto nel comunismo reale e questo è accaduto nel cristianesimo reale. Secondo me la caduta in religione. Ed acco allora 400 vescovi.sono caduto stecchito.400 vescovi non li abbiamo nemmeno in Italia.. e li, in un piccolo paesevengono fuori 400 vescovi. Adesso vi dirò un particolare per dirvi come la religione intacca il cervello anche delle gerarchie.

E' sempre Tertulliano che lo racconta, ci fu addirittura un vescovo il quale, preso dall'idea che i vescovi non sbagliano mai (sapete cosa dicono i tedeschi? Che ognuno di noi ha nella testa un uccellino ­ cioè siamo un po' tutti matti ­ l'uccellino l'hanno anche i vescovi però credono che sia lo Spirito Santo), ad un certo momento si ribella ad una legge dell'imperatore (chiedo scusa ma non mi viene in mente il nome del console) il quale aveva fatto una legge contro la pedofilia ed in genere l'omosessualità. Questo vescovo si ribella e dice: "no! Queste leggi per stabilire se è una cosa buona o cattiva non dipende dall'imperatore o dal governatore, dipende da noi". Qui Tertulliano fa capire che questo disgraziato vescovo si era messo in mente . e qui veniamo subito al punto: la questione del celibato.

Questo papa si pone il problema del celibato e lì Barazzoni gli fa fare un ragionamento che se ci fosse qui Platone insorgerebbe (dico Platone per non dire Gesù Cristo, naturalmente). Questo papa dice che anche lui in gioventù aveva fatto qualche peccatuccio ­ diciamolo pure, per il cristiano il peccato contro il sesto comandamento ­ e dice (è Barazzoni che parla) "queste cose appartengono al naturale per cui non le mettiamo.". Voglio dire che se Platone sentisse, Platone proprio cita questo caso: "guai a coloro che in nome della legge naturale contrabbandano peccati di questa specie" e poi dopo porta l'esempio del re di Cipro il quale era omosessuale ed ha inventato il mito di Ganimede. Ganimede sapete tutti chi era. Era il coppiere di Giove. Coppiere voleva dire tante cose. Bene, allora ha inventato il mito del coppiere Ganimede per giustificare il proprio difetto dell'omosessualità. Come dire "gli dei fanno così, io che sono un re posso farlo anch'io e poi dopo tutti lo possono fare se il mito è vero".

Voglio dire che Platone, senza bisogno di rivelazione cristiana, a queste cose naturalmente risponde accusando di stravolgimento del percorso della ragione. Va quindi attorno a problemi troppo pesanti per lo sviluppo della civiltà e così via.

Chiudo qui e poi passo ad un problema più grave.
Quanti sarete? Trenta persone? Meno sono e meglio è perché dirò delle cosec'è qualche giornalista? No, speriamo. Comunque la raccomandazione la farei a loro, dico ai giornalisti. Per quanto riguarda la moglie ai preti ed il sacerdozio alle donne, io vi dico come il problema l'ho risolto.

Io lo toglierei agli uomini anche (il sacerdozio ­ ndr). Avete capito? Perché Gesù non ha mai fatto questo. Lo dico a quei cattolici di ferro: questa sarà la posizione. Allora cade quel falso problema. Come ad esempio alle donne dico "volete fare il soldato pure voi?" E no, mi dispiace. Questo è un abuso che l'uomo ha compiuto all'interno. Quindi voi donne non dovete avere la smania di diventare come loro. Voi dovete dire "ragazzo, giù! Torniamo al punto pari. Va bene? Perché tu hai commesso un abuso, sei voluto diventare soldato per uccidere altri uomini". Ecco dove si deve fare la parità. Quindi io rispondo seccamente in questo modo.
L'altro problema è il celibato dei preti. Certo c'è il dubbio, allora siamo in linea: una religione più di tanto non può dire.

Ma se uno crede nel messaggio evangelico, è chiaro che Gesù Cristo è venuto per aiutare l'uomo a superare la natura, ad integrarla, completarla e così via. Allora io non capisco. Ho scritto anche un volume "Quale vocazione?" dove alla fine dico "Se domani venisse un papa che concedesse la moglie ai preti io continuo a seguire San Francesco"" perché, in fondo, la polemica sarebbe tutta lì.
Voglio dire che quella sarebbe finalmente la prova definitiva che il cristianesimo è una religione come tutte le altre, e dopo, certo, bisogna venire al dialogo e tutte queste altre facciate, che io ritengo false da parte di tutti.

L'altra sera abbiamo avuto un dibattito ed io credo che siano tutti falsi sia gli ebrei, sia noi ­ i cattolici ­ e sia anche i musulmani. Il dialogo è tutta una falsità perché, giù nel fondo, ognuno di loro crede che il proprio Dio sia quello vero e quindi non può accettare. Avete visto la questione del Talebani come si è conclusa.
Io mi trovo, sotto questo profilo, a giudicare in questo modo. E allora, Barazzoni, tutte le negatività che lei dice ­ e qui sono perfettamente d'accordo ­ derivano esattamente dal fatto che c'è la caduta in religione. Quindi lei da un lato chiede la moglie ai preti (dice che questo papa dovrà concedere la moglie ai preti), ma è proprio quello che ha condotto il cristianesimo a razzolare, diciamo, a diventare quello che è diventato. Ricordiamo che ­ è vero che è stato fatto per motivazioni esterne ­ quando nel 1054 viene deciso il celibato dei preti, dovete ricordare che la chiesa era diventata una stalla. Stalla vuol dire questo: litigi infiniti. La famiglia, la moglie, i figli a discutere l'eredità della chiesa. Vedete in due parole com'era ridotta la situazione, sono dovuti ricorrere ai ripari.

E poi dopo guardate quello che è accaduto, direi in una maniera molto più elegante, nel mondo ortodosso e nel mondo protestante.
Nel mondo ortodosso uno, prima di diventare sacerdote deve sposarsi, la motivazione è semplice: San Pietro era sposato. Il problema era decidere i rapporti con sua moglie dopo che ha deciso di seguire Gesù. Qui è il grosso nodo, la richiesta dei preti e così via.

Quindi caduta la motivazione per cui uno che sceglie, diciamo, il regno di Dio ­ e il passo evangelico non ne fa nemmeno cenno ­ e manca questo aggancio al vangelo, cioè dire che cosa il vangelo chiede.
Mi appello alla vostra intelligenza. Dirò qui quello che non ho mai detto. Mi scuso con gli amici, forse alcuni di loro conoscono già il mio pensiero.
Siccome nel volume ritorna con una certa insistenza la questione dell'eternità, dell'inferno, non inferno, il paradiso, tutte queste questioni. Allora come si concilia la misericordia di Dio.

Adesso dirò qui a voi ed a Barazzoni come mi oriento a risolvere. E' poi la metà del volume, se non proprio la metà, è un buon quarto, perché le critiche sono fatte da una persona intelligente, quindi conosce più o meno tutto l'iter anche della storia della chiesa. Ecco la mia posizione.

Io parto da questo principio che, per quanto riguarda l'inferno e mettete pure anche il demonio (ve lo dico tra parentesi, io credo che il demonio sia proprio una invenzione della religione), io non posso accettare che vi sia una compresenza eterna di Dio (che è bontà assoluta ecc.ecc.) con qualcosa a Lui ostile, sia che tu concepisca l'inferno come una scatoletta sia che tu concepisca il demonio come un essere ecc.
Questo è il punto su cui io devo misurarmi con i teologi e, lo posso sempre dire qui a titolo di amicizia, io adesso (prima ho scritto a Ratzinger, ahime, non dico come ho avuto le risposte) mi appellerò ai teologi di concilio, i massimi teologi di tutta la cristianità.

Allora questa è la posizione: io non posso ammettere. E fin qui c'è arrivato il grande Origene il quale, per me, è uno dei più grandi geni dell'umanità ed anche lì l'hanno tormentato, gli hanno bruciato le tavole ecc. e poi dopo, siccome ne sapeva mille volte più di tutti i preti e dei vescovi messi insieme, l'hanno quasi costretto a diventare sacerdote, almeno per averlo nella casta. Ma la cosa non ha funzionato. Sapete cosa ha fatto Origene, non sto qui a raccontarlo.

Origene, secondo me, è arrivato a questo punto: non riuscendo a conciliare questa compresenza, risolve il problema nella cosidetta apocatastasi, cioè a dire alla fine ci sarà un perdono generale, ed è qui dove.dove forma di disperazione, capisco.
Il sottoscritto invece, lo dico a Barazzoni se vuol tenerne conto, questo ve lo dico in assoluta libertà qui davanti a voi senza impegno (cioè non vorrei che qualcuno andasse a dire), io lo dico euristicamente, cioè sul piano della ricerca.

Io ho questa convinzione che ognuno di noi deve rispondere della propria esistenza ­ questo è un punto su cui come cristiano non posso transigere ­ e se sarò trovato con lo zoccolo minimo di quello che può essere la struttura umana (mi sono comportato da uomo?) allora io sarò nella salvezza, se non c'è questo quorum, se non c'è questo zoccolo minimo allora io ritornerò nel nulla.
Quindi tornando nel nulla si spazza via la figura dell'inferno, del demonio e così via. Chiaro? Qui è da rivedere anche tutta la posizione, ho detto il minimo. Ho quindi soltanto enunciato una possibile soluzione.

Io questo chiedo a voi qui, mi rivolgo a voi ai massimi intellettuali, immaginando che qui a Reggio siate un po' "la crem" e questa cosa io l'ho detta in sede privata a sei o sette professori cattolici i quali mi hanno ringraziato ed hanno detto: "noi non abbiamo obiezioni da fare" e sembra una buona pista per risolvere questo annoso problema che sconvolge le pagine del Prof. Barazzoni.
Sospendiamo qui, accetto una o due domande, non troppe, perché non voglio avventurarmi in cose di cui non ho la sicurezza. Io vi chiedo perdono se ho abusato della vostra pazienza. Lascio adesso la parola agli altri relatori.

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dopo il dibattito la parola torna a Padro Aldo
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Senatore Carri, tuttavia, si è vero, nell'ultima parte viene citato Dossetti ma c'è la critica di avere abbandonato la lotta (?), quindi non sarebbe presa come esempio.
Invece sono d'accordo anch'io che la posizione di Dossetti, tra l'altro credo che non sia vero che egli abbia partecipato alla lotta armata, almeno se ben ricordo (disarmato, ma ha partecipato. Era riconosciuto partigiano però non ha fatto uso delle armi ­ precisazione dell'interlocutore) io ero ragazzo e mi ricordo che fece una conferenza di fronte al nostro convento dove disse "ma, dicono ma io non ho mai preso un mitra in mano", ecco, distinguiamo.

Circa poi ­ ritorna il mio pensiero Sen. Carri ­ l'accostarsi, diciamo così alla chiesa, a questa chiesa, sia pure depurata, io qui non mi ritrovo. Io non so se Barazzoni sia così. La mia critica è questa: Barazzoni (vediamo se ci troviamo d'accordo qui) pur facendo la critica alla chiesa istituzionale, ravvisa che è portatrice di qualche valore lo è perché ­ ecco qui le varie figure di papi una diversa dall'altra ­ sarebbe quello il segno di un fermento all'interno.

Allora Barazzoni aderisce a questa? Cioè lui dice "si, andiamo bene, bisogna procedere per questa strada" oppure è come invece io tendo a pensare. Io sono critico anche nei confronti e sa perché? Qui non ne abbiamo parlato e neanche voglio rompervi la testa con tutta la questione sociale. Ora, è inutile professore, dobbiamo risolvere il problema capillare del lavoro. Tutti siamo d'accordo nel dire i poveri, la povertà e tutte queste cose, ma io all'orizzonte non vedo né da parte dei cattolici, né da parte della sinistra come voi, che pure avete questo problema sulle dita (per l'amor di Dio, questo mi fa piacere), non vedo un'indicazione precisa.

Io non voglio rompervi la testa perché queste cose le ho scritte, continuo a scriverle. Capisco che la mia voce è una voce piccola e che non arriva là dove dovrebbe arrivare, ma tutto il nodo è qui. Ad esempio, tanto per rientrare nel volume, la citazione della "Rerum novarum". La "Rerum novarum", lei sa, ha una carenza tremenda: è quella di avere ammesso il sindacato, però di non avere ammesso il salario familiare. Questo è il punto grave, gravissimo che non entusiasma il sottoscritto.

Se volete voglio essere più preciso. Quando uscì, questo problema del salario familiare non venne trattato, perché all'epoca ­ sembrerà assurdo ­ anche i cattolici pensavano che il rapporto fra il datore di lavoro e l'operaio fosse seccamente fra due persone, senza considerare che dietro ai lavoratori c'era una famiglia, una moglie, dei figli e così via. Questo problema non è stato assolutamente affrontato per cui uno prendeva un salario che doveva essere sufficiente a togliere la fame a lui, ma morivano di fame la moglie ed i figli.

Questo problema gravissimo che appena appena dai cattolici fu affrontato ­ mi pare dal Davoglio (un democratico cristiano della prima ora) - ad inizio secolo a Napoli.
Adesso vi dirò la cosa grave. Quando uscì l'enciclica i vescovi belgi (che in genere sono un po' più avanzati di quelli di Roma) fanno il quesito a Roma: "il salario familiare è di carità o di giustizia?", capito la distinzione? Roma tergiversa per due o tre mesi (durante l'estate del '92 ­ mi pare -) e poi alla fine risponde: "è di carità". Finito. Finito il discorso. Ha capito professore?

Quindi allora io discuto di questi problemi con il vangelo. E' inutile. Io recentemente ho visto dei cattolici che credevo fossero di destra (potrei citarvi i nomi). In un convegno dicono "basta, il cattolico impegnato in politica deve essere assolutamente autonomo relativamente alle autorità ecclesiastiche". Allora io ho detto loro: attenzione, perché questa è una grossissima responsabilità. Se siete cattolici, voi lo siete perché credete nel vangelo e successivamente nella chiesa, non viceversa. Adesso io vi aspetto al varco per vedere come voi risolvete il rapporto fra capitale e lavoro.

Poi dopo dico delle cose che non dico qui a voi per non rompervi eccessivamente le orecchie, prima di arrivare al vangelo basta Platone, il quale ai politici da un'indicazione e dice "una società sarà sempre per aria (quindi in subbuglio, quindi in guerra, la lotta di classe) fino a tanto che i salari, ammesso pure che ci siano quelli nati dall'oro, quelli dall'argento e dal bronzo (conosceva anche lui la parabola dei talenti: non tutti sono uguali, uno è più intelligente dell'altro), nonostante questo se la divaricazione del salario tra che è oro e che è bronzo supera il numero quattro, la società sarà sempre in disordine.

Allora ai politici, senatore Carri, lo dico a lei proprio perché politico, e guardi che queste cose io ad alcuni amici cattolici l'ho scritto ed anche detto a voce. Mi hanno risposto che ci vuole del coraggio nella situazione in cui ci troviamo.
Ma queste cose io le dovrò scrivere a Bertinotti.