FRANCESCO COME «MESSAGGIO»

IN UN MONDO IN CUI CRISTO HA INTRODOTTO LA DISTINZIONE TRA STORIA E VERITA', LA NAVE E' DA PREFERIRE Al PORTI, IL BENE ALLA PACE

La vitalità intensa che emana dal dipinto va ben al di là dei puri valori formali e cromatici per di venire ricchezza di spunti meditativi. L'artista ha spiritualizzato la figura del Santo fino a renderla eterea, impalpabile: Francesco si è staccato dalla terra, il suo corpo è divenuto, già in vita, una trasparenza del cielo. Il Poverello si innalza sereno sulla tempesta quotidiana; dalla navicella di Pietro, sicura nell'alveo evangelico, si sprigiona la forza che eleva l'umanità. Sullo sfondo si delineano i luoghi di preghiera e di penitenza creati da Francesco per i suoi Figli: le vele sono gonfie di spirito divino: su di esse appaiono vagamente i simboli del chiostro. L'occhio di Francesco è nitido, chiaro, tranquillo. I suoi Figli possono sentirsi sicuri guidati da tanto Padre, giullare della Verità nella Storia.


IL «PADRE» NEI CIELI

QUANDO LA FAMIGLIA DIVENTA BLASONE OSTACOLA LA FRATELLANZA. CHI DEVE OCCUPARSI DELLE COSE DEL PADRE (Verità) NON RIFIUTA MA TRASCENDE I LEGAMI DEL SANGUE (Storia)

Francesco, posto dinanzi all'aut-aut del padre terreno non esita a sciogliersi da ogni legame del mondo. La sua casta nudità è il necessario transito dalla opacità delle piccole cose della terra alla trasparente serenità di una vita resa luminosa dall'ideale di Cristo. L'artista ha pietrificato nel personaggio paterno ed in quello accanto, ugualmente simbolo di affarismo, la capacità di discernere il bene dal male. E' tipico della ricchezza fare dell'anima e dell'intelligenza un mas so glaciale e tetragono agli affetti e al bene. La realtà economica è quella che divide uomini e popoli ed al fascino della ricchezza non sa sottrarsi spesso neppure la Chiesa. Il prelato porge la sua mano, ma ne e impedito egli stesso dal sovraccarico dei sontuosi paramenti! Anche la gente, quella di ogni giorno, è ammirata, forse stupefatta, ma resta incerta a guardare da lontano. Solo il raggio di luce irradiato dall'alto testimonia l'amorosa paternità divina vigile sull'offerta d'amore relegando nella penombra la fugacità delle realizzazioni della civiltà terrena.


IL TRASBORDO DELLA «FRATERNITAS»

NELLA VISIONE FRANCESCANA DEL MONDO L'UOMO E LA DONNA Sl INCONTRANO PER COMPLETARE IL DISEGNO Dl DIO (Verità) NEL RAPPORTO CHE PRESIEDE ALL'INCREMENTO DELLA SPECIE (Storia)

Il dipinto è dominato dalla centralità di Cristo crocifisso che si comunica a Francesco in un torrente di luce spirituale: "Il Signore mi rivelò - dice il Santo rivolto ai semplici fedeli - che voi abbiate a vivere il Vangelo nelle vostre case, nelle vostre famiglie secondo le vostre condizioni". Nasce così la grande famiglia del Terz'Ordine. Nel frazionar se stesso in due parti, frate Francesco sembra voler rinunciare al suo privilegio di creatura straordinaria ed attenuare l'asperità dell'Ordine religioso da lui fondato, per rendersi imitabile ed amico degli uomini che amano il suo spirito e ad esso si allacciano per elevarsi dalla massa legata alla terra. Cosi, insieme, essi formeranno una famiglia regale nel cui seno, all'insegna della pace (I'ulivo), dell'amore reciproco (la monarda), della semplicità (la zinnia), e del l'umiltà (la viola) si incontreranno tutte le esperienze sacre e profane di cui è intessuta la vita degli uomini.


IL DIALOGO COL «NEMICO»

CHI E' NELL'ERRORE ACCETTA SEMPRE IL DIALOGO CON CHI TESTIMONIA LA VERITA'; PURCHE', COME FRANCESCO, NON LA TESTIMONI IN NOME DELLA PROPRIA STORIA.

Il problema del dubbio sulle verità della Fede si ripropone nel confronto delle due grandi religioni occidentali; ma Francesco è solo, con il suo fuoco interiore, a testimoniare il Cristo, mentre il Sultano appare circondato dai simboli delle realtà terrene su cui poggia il suo credo (oro - potenza - sesso). Essi dovrebbero funzionare da tentazione ed allettamento - l'artista li ha resi con dovizia sgargiante di particolari - ed invece manifestano la loro futilità di fronte alle fiamme capaci di ridurli in cenere e con essi gli uomini che ne sono schiavi e le verità che su di loro si fondano. Non così per Francesco il cui fuoco d'amore per tutti, infedeli compresi, può solo scaldare interiormente e sublimare ogni realtà umana. Egli infatti non predica se stesso ma Cristo, mentre ogni verità terrena nulla può offrire al di là della propria vanità.


IL «SOGNO» Dl SPOLETO

IL VERO IDEALE, O SOGNO, DEL CREDENTE CONSISTE NELL'OBBEDIRE PRIMA A DIO CHE AGLI UOMINI, NEL PREFERIRE LA VERITA' ALLA STORIA, DA OUESTA SCELTA Dl FONDO DIPENDONO TUTTE LE ALTRE SCELTE

Tutta la composizione è avvolta in una cupa e rarefatta atmosfera di mistero e di turbamento magico Spicca solo lo squarcio rosso del mantello di Francesco mentre un chiarore soffuso, quasi lugubre, piove dall'alto. Non è il tempo delle certezze, ma solo di nitidi bagliori di verità; siamo al seme di quella conversione al bene che, iniziata lentamente e nel dubbio, si trasformerà solo col tempo e con la sofferta rinuncia di sé nella corsa frenetica e felice verso Madonna Povertà. Per ora solo una domanda: E' meglio servire il Padrone o il servo? La voce di Dio non è ancora chiara; Francesco la recepisce, come in un sogno; la seguirà, certo, ma per ora il cielo è lontano. La realtà del mondo e delle sue armi è, invece, lì accanto, ma già col suo inconfondibile sapore di morte.


L'ISTITUZIONE COME «MEZZO»

IL CRISTIANO, NELLA CHIESA, HA IL COMPITO Dl ATTUARE IL VANGELO (Verità), NON Dl SER~VIRE PASSIVAMENTE L'ISTITUZIONE (Storia)

Nel suo incontro con Innocenzo III - raffigurato nel dipinto - Francesco realizza due importanti scopi: offrire alla Gerarchia una testimonianza autentica del Vangelo e nello stesso tempo ancorare saldamente la barca dei suoi Frati alla Chiesa voluta da Cristo. L'artista ha posto di fronte i due mondi: solenne e solido, quello della Istituzione ecclesiastica, sicura del potere ricevuto, forse non sempre amministrato nello spirito di Chi lo aveva definito un servizio: ed il piccolo mondo dei Frati, in ginocchio, spaurito, titubante della propria audacia. Ma Francesco si erge testimone e mediatore, certo del la sicurezza evangelica che gli viene da Cristo il suo sguardo e sicuro, Ia sua offerta limpida, perché il suo braccio riposa sul Vangelo. Non è difficile allora capire ciò che è davvero essenziale, se l'apparenza fastosa e tronfia dell'ufficialità dell'Istituzione - adombrata nel guerriero e nel colonnato - o la sincerità dell'accordo con la parola di Dio.


I «PICCOLI» LADRI

LATROCINIO GIURIDICO E LATROCINIO SOCIALE Sl MUOVONO DENTRO LE REGOLE DEL GIOCO (Storia) MA FRANCESCO E' CAPPELLANO Dl UNA SOLA VERITA'

Dal cuore e dallo spirito di Francesco emana una luce divina che consente giudizi più saggi sull'agire degli uomini. La stilizzata bilancia del Santo soppesa il piccolo furto dei poveri nella speranza di un pane e l'elegante mistificazione dei grandi malfattori (il cilindro) che delle opere della terra-simboleggiate dall'artista in ciminiere ed edifici - hanno fatto ragione di frode e di sfrontata ricchezza. Una rosa scende quasi a confortare, se non a giustificare, la povertà umiliata di una vita inaridita come tronco senza anima. Il messaggio è chiaro: l'artista lo ha reso con sobrietà e delicatezza: non troveranno giustificazione davanti a Dio i veri lupi della ricchezza, mentre forse c'è un posto per i poveri 'ladroni' di Montecasale.


IL SIGILLO SUL «MESSAGGIO»

IL CONFLITTO TRA STORIA E VERITA' PRODUCE MARTIRIO. IL GIUSTO, IN UN MONDO INGIUSTO, SARA' SEMPRE CROCIFISSO.

La penetrante maestà del volto di Cristo irradia Francesco e lo trapassa per divenire messaggio di salvezza agli uomini. L'artista ha interpretato l'autenticità del Poverello come dispersione e crocifissione nella Verità. Non c'è salvezza senza identificazione con Cristo, con le sue afflizioni, tra le quali l'inutilità del messaggio per molti che attratti dalla civiltà terrena, pur essendo cristiani, le appartengono. Ma il sigillo di Dio impresso in Francesco ed in chi lo segue è garanzia di vittoria; la simboleggiano i raggi di luce e le candide ali di serafino, la trasparenza del cielo e la profonda quiete degli occhi di Cristo e di Francesco trafitti di grazia e di Assoluto.

 


L'«INCONTRO» CON CHIARA

NELLA VOCAZIONE RELIGIOSA L'UOMO E LA DONNA SI SUBLIMANO PER DEDICARSI ALLA COSTRUZIONE DEL REGNO (Verità), NON PER MOLTIPLICARE LA SPECIE (Storia)

La perfetta simmetria della composizione, illuminata da una finestra di luce che è Cristo, identifica una vocazione a Dio che è innanzitutto ordine interiore, castità di donazione casti propter regnum offerta consapevole dell'uomo e della donna in parità di doveri e di amore pur secondo le proprie caratteristiche naturali. Come solo Cristo illumina il Vangelo, così è il Vangelo ad illuminare Francesco e Chiara, sicché la luce che da essi si propaga alle loro rispettive comunità è luce che giunge di lontano, ma va anche lontano, cioè a tutti gli uomini, come sembra indicare il messaggio posto a bandiera degli edifici religiosi: 'Pax et Bonum'. L'artista ha voluto sottolineare l'insanabile contrasto tra la baldanza della 'costruzione' terrena e l'umile povertà dei chiostro. Una autentica vita evangelica non può avere altro sostegno che la sottile ma dolorosa trafittura dei chiodi della croce.


IL «CROCEFISSO» DI S. DAMIANO

LA CASA DI CRISTO PUO' ANDARE IN ROVINA, MA PUO' ESSERE RESTAURATA DA CHI PREFERISCE CRISTO (Verità) ALLA SUA DIMORA (Storia)

L'episodio di S. Damiano simboleggia certo la necessità di una ricostruzione che, nel pensiero divino, non riguarda di sicuro solo quella delle mura della piccola cappella. L'artista ha appunto interpretato il senso più riposto dei messaggio squalificando il significato materiale dei ricostruire sulla sinistra appaiono colonne, capitelli e volte basilicali solenni e sottolineandone quello morale. Il muro sulla destra, infatti, emerge spigoloso con contorno a gradini in corrispondenza alla scala che il giovane Francesco si accinge a salire e che nell'evanescenza superiore si configura nel Cristo crocifisso. Nella dissolvenza cromatica tra i due mondi sta la suggestione dell'avventura spirituale, che tuttavia non ha nulla di romantico, perché perfezionamento interiore vuoi dire sofferta ma costante rinuncia all'egoismo, fino alla crocifissione. Non c'è Chiesa né ufficiale, né interiore senza croce. Inutile illudersi.


IL DIALOGO COL «COSMO»

FRANCESCO INNALZA UN INNO A TUTTE LE CREATURE PERCHE' L'OPERA Di DIO, PRIMA DI ESSERE STORIA, FORMA PULITA DELLA VERITA'

Può parlare autenticamente con la natura solo chi ha appreso la lingua di Dio, vale a dire l'amore. L'unico costruttivo rapporto coi cosmo nasce dal ritrovarsi uniti nella straordinaria avventura della creazione e della salvezza. Francesco rifiutato dalla città umana l'artista ha abbozzato in lontananza i contorni di Roma offre il suo messaggio agli uccelli ed al più vasto scenario della multiforme natura. La simbologia dei singoli animali tradisce la diversità degli ascolti, da quello attento e festoso dei volatili e tra essi anche il rapace a quello sornione e sospettoso della volpe nel cui atteggiamento è facile cogliere l'accorta furbizia di una umanità intimamente grigia di dubbio tutta presa dalla ricerca cupida di piaceri esistenziali. Il vasto scenario dei mondo, dalle acque alla natura multicolore, dai picchi scoscesi ai pianeti errabondi, rappresenta il teatro della grande sfida.


I «LUPI» E L'AGNELLO

ISTITUZIONE E RIVOLUZIONE SONO DUE VOLTI DELL'IMMANENZA (Storia). PER ENTRARE NELLA SALVEZZA HANNO EGUALE BISOGNO DI CONVERSIONE (Verità)

Non è solo il lupo a significare il male. Nella sua ferocia, inconscia portatrice di odio e di mille deviazioni dal giusto significate dall'artista nell'ambiguità lupocinghiale il Santo intravede l'incallita bestialità di un mondo umano che ipocritamente cerca un alibi indicando fuori di sè, nel mondo, nella natura, la causa dei suoi mali. Il Santo sa che il lupo più pericoloso sta dentro il cuore degli uomini quando odia, quando cede alla rapacità, all'istinto, alla forza animalesca adombrata nei lineamenti di un orso alla violenza sopraffatrice. L'artista ha interpretato l'angoscia dei male reciproco nell'infittirsi di linee verticali e di spigoli acuti. Come nei "fioretti" il messaggio di pace di Francescounico agnello non è più rivolto al lupo, ormai riarmonizzato nel suo ruolo naturale, ma agli uomini che la natura hanno reso nemica perché nemici tra di loro.