Impianto di trattamento e smaltimento

R.S.U. e R.S.A. a Cremona

Aspetti ecologici

 

Fiorani Claudio

 

Premessa

L'impianto di trattamento R.S.U. (rifiuti solidi urbani), R.S.A. (rifiuti solidi assimilabili) di Cremona consiste in un'opera ad alta tecnologia che dalla combustione dei rifiuti che avviene all'interno di un grande forno inceneritore ricava energia elettrica e calore da inviare al teleriscaldamento.

Il seguente lavoro é stato svolto cercando di essere conformi a quelli che sono gli interessi e gli obiettivi del nostro corso di laurea ed in particolare del corso di ecologia applicata, per cui, pur cercando di dare una visione generale di come funziona l'inceneritore, sono stati trattati argomenti quali il problema dei rifiuti, gli studi per la scelta del sito, il trattamento dei fumi, gli studi di impatto ambientale.

Al contrario sono stati tralasciati o solo accennati particolari e dati tecnici pur sempre interessanti riguardanti la tipologia impiantistica, alcuni processi di funzionamento come il ricevimento e la selezione dei rifiuti, il ciclo termico ed il recupero energetico che richiederebbero un diverso tipo di studio e tanto spazio.

 

 1) PERCHÉ É STATO COSTRUITO

2) UBICAZIONE E STUDI PER LA SCELTA DEL SITO

3) PROCESSI DI FUNZIONAMENTO: LA COMBUSTIONE E IL SISTEMA DI TRATTAMENTO DEI FUMI

4) IMPATTO AMBIENTALE

 

 

1) PERCHÉ É STATO COSTRUITO

Una soluzione al problema dei rifiuti

La costruzione dell'impianto di incenerimento é stata indispensabile per una organica soluzione del problema rifiuti solidi urbani e assimilabili, dei rifiuti ospedalieri per la provincia di Cremona.
Questi infatti nel periodo compreso tra il 1983 e il 1992, cioè dall'entrata in vigore delle prime leggi statali e regionali relative allo smaltimento dei rifiuti, sono stati "spediti" un po' in tutta Italia in diverse discariche extra-provinciali.

Il relativo costo, tra trasporto e smaltimento ha raggiunto importi di 210. 000 Lit/ton. Da luglio 1992 a giugno 1995 i rifiuti della provincia di Cremona sono stati conferiti alla discarica di Corte Madama (Castelleone), la prima discarica realizzata in provincia in conformità al D. P. R. 915/82.
La situazione di emergenza vissuta in quegli anni nello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, regionale e nazionale, hanno indotto gli organi preposti all'emanazione di leggi contenenti le linee guida per l'attuazione di piani finalizzati a perseguire il contenimento nella produzione dei rifiuti.
Tali linee guida prevedono:

* imitazione della produzione dei rifiuti per così dire alla "fonte", promuovendo un riutilizzo;
* l'obbligatorietà delle raccolte differenziate fissandone le quantità minime da raggiungere nel tempo, per recuperare materiale e conseguire una riduzione nello smaltimento indifferenziato dei rifiuti;
* il recupero di energia dai rifiuti raccolti in modo indifferenziato, cioè che si valorizzi il potenziale termico in loro contenuto mediante processi di incenerimento;
* di lasciare alla discarica il compito finale di smaltire quanto non é possibile in alcun modo recuperare.

Queste esigenze sono indicate nella legge regionale 21/93 e costituiscono gli elementi base del piano provinciale per lo smaltimento dei rifiuti della provincia di Cremona. Si é giunti quindi ad affrontare il problema rifiuti con soluzioni integrate, complementari tra loro in modo tale che alla discarica venga conferita la minor quantità possibile di materiale stabile ed inerte (si dice materiale inerte quello che non subisce più alcuna trasformazione chimica).

Per quanto riguarda le fasi che stanno a valle della produzione rifiuti é intervenuta l'A.E.M. (Azienda Elettrica Municipale) di Cremona che ha disposto un piano in cui é prevista :

* l'istituzione di una raccolta differenziata con la gestione di un ciclo che va dalla raccolta alla qualificazione di materie prime secondarie organizzando quindi specifici circuiti di raccolta in funzione del tipo di materiale da recuperare;
* la realizzazione di impianto per il recupero energetico del rifiuto raccolto in maniera indifferenziata.

 

2) UBICAZIONE E STUDI PER LA SCELTA DEL SITO

L'iter procedurale per la realizzazione dell'impianto ha avuto inizio nel 1989 con la presentazione del progetto alla Regione Lombardia. Ottenuta l'approvazione nel 1990, avviate e completate le procedure per la gara di appalto, particolarmente complesse per la tipologia e l'entità delle opere, l'avviamento dei lavori é avvenuto all'inizio del 1995 in località Cascina Cavalletto (San Rocco, Cremona) individuata dopo una attenta serie di studi e ricerche (vedere cartina).

Per la scelta del sito é stato redatto un apposito studio che ha analizzato le caratteristiche territoriali, meteoclimatiche, economiche e sociali di Cremona, in base alle quali é stato possibile identificare 5 luoghi potenzialmente idonei ad ospitare tale struttura. Da una sucessiva analisi delle caratteristiche dei 5 siti, rapportata all'impatto che l'impianto può creare sul territorio, é stata estrapolata una graduatoria di idoneità tecnica utilizzata per la scelta finale del sito.

a) I REQUISITI PER UN IMPATTO AMBIENTALE MINIMO

Il primo punto di studio ha evidenziato le quantità di materia in ingresso ed in uscita dell'impianto e soprattutto i flussi dispersi nell'ambiente con tutti i relativi possibili impatti generati dal ciclo produttivo proposto, analizzato in ognuna delle singole fasi di processo.
In particolare è stata effettuata una elaborazione matematica per la determinazione delle aree maggiormente soggette alla ricaduta degli inquinanti emessi e per la valutazione delle relative concentrazioni al suolo.
Tale studio ha evidenziato come le aree soggette alle massime concentrazioni rientrano in un'area di raggio massimo di 600 m.

Inoltre le concentrazioni al suolo calcolate risultano essere pari all'1% rispetto ai limiti di legge (valore massimo riscontrato pari a 1. 16 ugr/Nmc (=microgrammi su metri cubi normali cioé misurati a 0 °C e ad 1 atmosfera) per le polveri a fronte di 150 ugr/Nmc come valore medio giornaliero - DPR 203/88).

Questo ha permesso di definire una sorta di sito atto a minimizzare l'impatto dell'impianto e che deve offrire:


* ASSENZA DI ABITAZIONI, INSEDIAMENTI PRODUTTIVI, ATTIVITÀ SOCIALI ENTRO I PRIMI 600 m NONCHE' MASSIMO DECENTRAMENTO DAL PERIMETRO URBANO O DAI VARI AGGLOMERATI
* ASSENZA DI AREE DI NOTEVOLE INTERESSE AMBIENTALE ED ARTISTICO
* VICINANZA A DISCARICA PER RIFIUTI INERTI E ALL'IMPIANTO DI DEPURAZIONE
* PRESENZA DI FOGNATURE, ACQUEDOTTO, RETE DI TELERISCALDAMENTO, RETE DI ENERGIA ELETTRICA E POSSIBILITÀ DI COLLEGAMENTO CON IL DEPURATORE
* POSIZIONE BARICENTRICA RISPETTO AI CENTRI DI CONFERIMENTO SIA DI AMBITO COMUNALE CHE PROVINCIALE
* BUON ASSERVIMENTO VIABILISTICO E VICINANZA ALLE PRINCIPALI VIE DI COMUNICAZIONE

 

b) LO STUDIO DEI VENTI

La ricerca nel territorio di possibili aree aventi i requisiti sopra riportati, ha necessitato di uno studio delle condizioni climatologiche locali, con particolare riferimento alle direzioni di provenienza dei venti, alle velocità più ricorrenti e più critiche ed alle condizioni predominanti di stabilità.

In particolare l'analisi ha evidenziato che le aree maggiormente esposte alle emissioni per effetto dei venti dominanti, risultano essere quelle ubicate prevalentemente a Est e ad Ovest rispetto alla sorgente in quanto la frequenza di arrivo dei venti per questi quadranti raggiunge i valori massimi (circa il 36% dal quadrante Ovest e circa il 33% dal quadrante Est ).

 

c) IDENTIFICAZIONE DEI POSSIBILI SITI

Sono state poi effettuate considerazioni in merito alle organizzazioni urbanistiche e produttive già presenti, facendo riferimento alla densità abitativa del centro urbano e delle località decentrate, alle aree destinate alle attività industriali ed alle tipologie produttive insediate e ponendo particolare attenzione alle indicazioni del P. R. G. per quanto riguarda le aree ad utilizzo sociale, ricreativo ed oggetto di futuri insediamenti residenziali e produttivi.

Il risultato dell'analisi sopra descritta ha portato all'identificazione di 5 siti ubicati a Nord e a Sud della città di Cremona:

SITO A: ad Ovest della SS per Brescia in località Cascina Mainardi
SITO B: ad Ovest della SS per Bergamo in località Ca'Nova
SITO C: accanto all'impianto di depurazione in località Cascina Giordano
SITO D : accanto alla discarica controllata in località Cascina Cavalletto
SITO E : interposto tra l'autostrada e il margine Nord del Dugale

 

d) LO STUDIO DEI PARAMETRI URBANISTICO-AMBIENTALI

Per ognuno dei cinque punti é stato effettuato uno studio dei parametri urbanistico-ambientali atti ad essere correlati con i requisiti espressi precedentemente per la minimizzazione dell'impatto.
In particolare é stata posta attenzione :

* all'idrografia superficiale, per determinare le possibili interazioni con lo stato della rete irrigua e naturale;
* ai vincoli paesaggistici ed architettonici per verificare la presenza di aree protette di particolare interesse artistico ed ambientale;
* alle caratteristiche del suolo e del sottosuolo al fine di verificare il rapporto dell'opera con la falda freatica, con riferimento al grado di vulnerabilità della stessa e per la determinazione delle caratteristiche geotecniche del terreno;
* alla flora e fauna locale, per verificare la presenza di particolari biotopi da salvaguardare;
* alla presenza di pozzi per l'emungimento delle acque ad uso potabile ed irriguo nelle fasce dei 500 m e 1000 m dal centro dell'impianto, per garantire la salvaguardia delle falde e la qualità delle acque sotterranee (falde artesiane) dal possibile trascinamento nel sottosuolo di inquinanti ricaduti;
* alla presenza di particolari infrastrutture quali la viabilità, l'acquedotto, la fognatura, il depuratore, la rete di teleriscaldamento, per verificare l'ottimizzazione del trasporto dei rifiuti, l'utilizzo e la depurazione delle acque reflue prodotte, la possibilità di riutilizzare il calore residuo;
* alla rete di trasporto pubblico per verificare la possibilità di garantire un servizio agli addetti impegnati presso l'impianto;
* alla vicinanza a strutture di servizio quali la discarica per inerti, la stessa rete di teleriscaldamento e di acquedotto.

e) LA SCELTA FINALE DEL SITO

Una volta raccolte, le informazioni acquisite circa le cinque localizzazioni, sono state organizzate in modo tale da rendere fattibile il confronto diretto per ognuno dei parametri analizzati.
In questo modo sono state evidenziate situazioni particolarmente positive o negative per l'insediamento in causa.

Dal loro confronto, eseguendo una valutazione ponderale attribuendo maggiore o minore peso (a livello tecnico) ai fattori considerati é stata elaborata una graduatoria di idoneità tecnica; il sito D ovvero quello nelle vicinanze della discarica per inerti in località cascina Cavalletto é risultato quello maggiormente rispondente alle esigenze dell'impianto e quello che offre la maggior riduzione dell'impatto ambientale generato.

 

3) PROCESSI DI FUNZIONAMENTO:LA COMBUSTIONE E IL SISTEMA DI TRATTAMENTO DEI FUMI

Guardando la planimatria allegata dell'impianto si notano le seguenti sezioni omogenee:

* ricevimento rifiuti (piazzale e fabbricato fosse)
* selezione e trattamento rifiuti
* combustione (prima e seconda linea forno)
* recupero energetico
* trattamento fumi

La disposizione di queste sezioni é stata studiata per risultare organica alle specifiche caratteristiche funzionali. L'impianto risulta strutturalmente caratterizzato da quattro componenti principali:
1) zona avanfossa costituita dal piazzale e sottostante autorimessa
2) zona delle fosse di stoccaggio dei rifiuti
3) zona del forno di incenerimento
4) zona della linea di selezione e ciclo termico

Il ciclo tecnologico per il trattamento dei rifiuti é composto dai seguenti processi:

* RICEVIMENTO RIFIUTI
* SELEZIONE
* COMBUSTIONE
* TRATTAMENTO FUMI
* CICLO TERMICO E RECUPERO ENERGETICO

I rifiuti conferiti all'impianto vengono scaricati nelle fosse di accumulo e poi sottoposti ad un trattamento di selezione mediante elettromagneti, trituratori, vagli rotanti che consente:
1) la produzione di una frazione combustibile da utilizzare nell'inceneritore (sovvallo)
2) il recupero delle frazioni ferrose da commercializzare
3) la produzione di scarti di lavorazione da inviare a discarica (sottovaglio)

 

La combustione nel forno a griglie

Il materiale prelevato dalla fossa di accumulo dei sovvalli e degli R. S. A. dalla benna di un carroponte viene scaricato nella tramoggia di carico della linea di incenerimento; un apposito alimentatore spinge il materiale sulle griglie di combustione all'interno del forno : un piccolo scivolo facilita l'avvio del materiale sulle griglie, del tipo a gradini mobili, con file alternamente fisse e mobili, il cui moto relativo consente l'avanzamento del materiale. Nella camera di combustione attraverso un proprio sistema di carico, giungono anche i rifiuti ospedalieri.

Il processo di incenerimento inizia dapprima con l'essiccamento del materiale con il calore di quello in combustione, e poi prosegue con la combustione vera e propria. Determinante ai fini del buon incenerimento é l'aria sia come quantità che come distribuzione; infatti deve essere insufflata sia sotto la griglia (aria primaria) che al di sopra della stessa (aria secondaria).

L'insufflazione dell'aria primaria, prelevata dalla fossa dei rifiuti per indurre una certa depressione che impedisca la dispersione di odori e di polveri, avviene mediante un ventilatore centrifugo che la convoglia sotto griglia. Dalla massa di rifiuti in combustione sulla griglia si liberano per distillazione dei gas, quindi é necessario insufflare aria sopra la griglia per assicurare la loro completa ossidazione. Per tale motivo é stato previsto uno speciale ventilatore distinto da quello dell'aria primaria.

 

La camera di post- combustione

Posta a valle del forno, serve per la termodemolizione dei microinquinanti contenuti nei gas di combustione. I fumi imboccano ad alta velocità (per una necessaria turbolenza) e ad alta temperatura la suddetta camera e la percorrono con moto ascensionale; é presente inoltre una sensibile quantità di ossigeno libero.

All'interno di questa c'é un estrattore di scorie a "bagno d'acqua" che abbatte il livello termico delle scorie nonché la loro polverosità (depolveratore: dispositivo per abbattere le particelle solide). Il problema dello smaltimento delle scorie sarà trattato più avanti. Dopo la post combustione i gas giungono all'area di raffreddamento necessaria alla successiva depurazione sia di tipo fisico che chimico.

Il sistema di trattamento dei fumi

I principali tipi di inquinanti atmosferici derivanti da processi di combustione come l'incenerimento dei rifiuti sono:

* anidride solforosa (SO2)
* ossidi di azoto (nOx)
* ossido di carbonio (CO)
* particelle sospese (PST)

Il sistema di depurazione fumi posto a valle del processo di combustione ha lo scopo di ridurre le emissioni in atmosfera garantendo la realizzazione delle seguenti funzioni: depolverazione fumi, abbattimento degli inquinanti acidi (Hcl, HF, SO2), abbattimento di metalli pesanti e microinquinanti quali le diossine.

Per abbattimento degli inquinanti atmosferici si intende appunto la riduzione della emissione di particelle sospese, gas, vapori, mediante opportune apparecchiature chiamati nel complesso "impianti di abbattimento". Questi hanno lo scopo di depurare gli effluenti trattenendo alcuni inquinanti rimuovendoli quindi da essi.

Il sistema prevede le seguenti tappe:

1) REATTORE EVAPORATIVO
2) VENTURI A SECCO
3) FILTRO A MANICHE
4) SCRUBBER AD UMIDO
5) VENTILATORE ESAUSTORE

Nel reattore, termine qui usato per indicare un apparecchio nel quale si fanno avvenire reazioni chimiche, i fumi vengono trattati con latte di calce; in questo modo vengono neutralizzati istantaneamente i gas acidi.

All'uscita dal reattore essi, raffreddati, di volume ridotto e accresciuta umidità, entrano nel venturi a secco, che consiste in un dispositivo simile ad un tubo orizzontale avente una strozzatura profilata in modo tale che a un primo tratto convergente segua un secondo tratto troncoconico divergente: qui il particolato sub-micronico (un micron = un milionesimo di m) viene inglobato in particelle di dimensioni maggiori che vengono a loro volta assorbite nel carbone attivo appositamente immesso nel flusso dei fumi.

Successivamente grazie ad un filtro a maniche si ottiene una separazione delle particelle solide e liquide con loro abbattimento ed una reazione di completamento per aumentare la resa di abbattimento dell'HCl (separatore: dispositivo per abbattere le particelle solide e liquide). Usciti dal filtro a maniche i fumi sono diretti in uno scrubber, un apparecchio usato per il lavaggio dei gas con acqua al fine di depurarlo ulteriormente dalle sostanze estranee in esse contenute;poi entrano in uno scambiatore per essere riscaldati in modo da non avere la formazione di condense al ventilatore e al camino e di eliminare l'effetto pennacchio favorendo così la dispersione in atmosfera; come fluido di riscaldamento viene utilizzato del vapore spillato da una turbina del ciclo termico.

I fumi ormai depurati mediante un ventilatore di tipo centrifugo sono liberati nell'atmosfera attraverso un camino. Sulla bocca di aspirazione del ventilatore é posizionato un regolatore di portata che é controllato dal segnale di depressione del forno al fine di adeguarsi all'elasticità di funzionamento del sistema. Qualora si verifichino delle anomalie c'é un blocco del sistema con chiusura delle serrande ed arresto del motore del ventilatore. Il camino é alto 60 m, la sua altezza é stata determinata in funzione della dispersione dei fumi che é necessario ottenere ed anche delle condizioni meteorologiche presenti nella zona dell'impianto.

 

Il trattamento degli ossidi di azoto

La produzione degli ossidi di azoto durante la combustione degli R.S.U. é dovuta alla combustione dell'azoto contenuto nel rifiuto stesso e alla reazione termica dell'azoto del comburente (aria) con l'ossigeno presente. I fattori che influenzano la formazione degli ossidi di azoto sono la temperatura di combustione, la percentuale di ossigeno in eccesso, la velocità di combustione, il tempo di permanenza dei gas alle alte temperature, la percentuale di azoto nel combustibile (rifiuto).

La riduzione delle emissioni di ossidi di azoto avviene attraverso un appropriato controllo della combustione e con l'iniezione di una soluzione acquosa contenente urea e additivi chimici in una finestra termica, compresa tra i 600 e gli 850°C della caldaia di recupero. La soluzione iniettata nei fumi da luogo alla formazione di radicali che reagiscono con l'ossido di azoto dando luogo ad azoto, acqua ed anidride carbonica.

 

4) IMPATTO AMBIENTALE

Metodi di controllo e rilevamento

Oltre la linea di trattamento fumi sopra descritta, sono stati inseriti analizzatori in continuo sul camino di emissione per monitorare le concentrazioni di polveri, carbonio organico totale, acido cloridrico, ossido di carbonio, ossidi di zolfo, ossidi di azoto. A tale stazione di rilevamento é collegato il sistema automatico di regolazione e controllo della camera di combustione, che, nel caso di particolari anomalie, può portare anche all'arresto dell'impianto. A maggior garanzia dell'impatto ambientale, é stata prevista l'installazione di tre capannine di monitoraggio per rilevare le concentrazioni di inquinanti al suolo.

Il compito di tali capannine é di verificare il livello qualitativo dell'atmosfera, nel rilevare quei parametri relativi agli inquinanti sopra descritti, prima dell'avviamento e, durante il il funzionamento, verificare eventuali variazioni delle caratteristiche qualitative dell'atmosfera stessa. L'ubicazione di dette capannine é stata definita essenzialmente in funzione delle condizioni meteorologiche locali ed in funzione delle indicazioni relative alle aree maggiormente interessate da eventuali ricadute, derivanti dalle simulazioni matematiche effettuate sul flusso di emissione.

 

La valutazione del Politecnico di Milano

Scopo della valutazione, effettuata dal Politecnico di Milano, é stato l'analisi delle modifiche indotte sulla qualità dell'aria dalle emissioni atmosferiche provenienti dall'impianto di termodistruzione di rifiuti della città. Si é ritenuto adeguato per gli scopi dell'indagine estendere lo studio ad un'area di circa 700 chilometri quadrati attorno all'impianto.

Il complesso delle valutazioni si é articolato attraverso 4 fasi principali : la stima delle emissioni già attive nell'area di studio; la stima della qualità dell'aria esistente nella zona; il contributo atteso dalle emissioni dell'impianto, l'interpretazione di tale contributo anche in termini di rischio per la salute della popolazione esposta. Le mappe di emissione indicano una situazione largamente dominata dal traffico veicolare con l'eccezione dell'emissione di anidride solforosa attribuibile in elevata percentuale alle attività della raffineria Tamoil di Cremona.

Le emissioni dell'inceneritore vengono a rappresentare per i 4 microinquinanti considerati (anidride solforosa, ossidi di azoto, monossido di carbonio e polveri totali sospese) solo qualche punto percentuale (1-2 % per SO2 e NOx) o ancora meno (0.4-0.8% per CO e PTS) delle emissioni complessive dell'area. I riflessi sulla qualità dell'aria, coerenti con il quadro emissivo delineato e con riscontri sperimentali della rete di rilevamento, confermano il ruolo dominante del traffico in un'area che non mostra, neanche nei punti più critici, particolari problemi di superamento dei livelli di inquinamento massimi ammessi dalla normativa.

Per ciò che riguarda il contributo dell'impianto alla presenza già esistente dei 4 microinqinanti della combustione, si stimano incrementi nell'ordine di frazioni dell'1% per CO, NOx e polveri e di qualche percento per l'SO2 nel punto di massimo contributo da parte dell'impianto. Su questa base gli effetti complessivi attesi nell'area per questi inquinanti risultano estremamemente contenuti, ed altrettanto largamente bilanciati dalla riduzione delle emissioni indotte dall'impiego del teleriscaldamento. Anche la stima del contributo di metalli pesanti alle concentrazioni già presenti nell'area, risulta dell'ordine di qualche percento e quindi non tale da alterare significativamente il livello esistente.

Inquinanti molto tossici da tenere sotto controllo sono le diossine, derivati degli idrocarburi aromatici tra i quali ve ne é uno in particolare più pericoloso degli altri: il TCDD (tetraclorodibenzo-p-diossina) che risulta tossico anche a dosi molto basse. Il contributo di diossine dato dall'impianto é dell'ordine della millesima parte di quanto già esistente nell'atmosfera. La diossina é "ubiquitaria", ovvero é diffusa nell'ambiente indipendentemente dalla presenza di impianti di combustione dei rifiuti.

Il modesto incremento delle concentrazioni in atmosfera si traduce anche in contributi poco significativi alle presenze già esistenti nel terreno. In ogni caso anche i più modesti contributi dell'inceneritore all'inquinamento dell'area sono stati valutati anche in termini di rischio per la salute della popolazione circostante l'impianto: i valori stimati risultano largamente accettabili rispetto ai livelli assunti di norma come riferimento.

Lo smaltimento delle scorie e delle polveri

Per valutare l'impatto con il territorio non va trascurato il problema dello smaltimento delle scorie e delle polveri derivanti dal sistema di filtrazione dei fumi. Le scorie della camera di post-combustione vengono convogliate in un trasportatore metallico in cui scaricano anche quelle del trasportatore del materiale sotto griglia; vengono poi accumulate in una apposita fossa e caricate sugli automezzi per l'allontanamento finale in discariche per R.S.U. Le polveri, invece, raccolte nel reattore e nel filtro a maniche sono convogliate in un apposito silo da cui verranno prelevate per il processo di inertizzazione.

Il loro smaltimento é possibile in discarica dopo un processo di stabilizzazione chimica per ottenere un fango che possegga i requisiti chimico-fisici in grado di trattenere gli ioni metallici (rifiuti speciali tipo 2B Legge 915/82).

Si ritiene che la quantità di scorie e polveri non superi il 7-8 % in peso dei rifiuti in ingresso, proprio perché alla combustione viene addotta una frazione del rifiuto e non la totalità.
L'impianto é dimensionato per trattare le acque di lavaggio fumi nelle condizioni di emergenza.
Al termine del trattamento l'acqua può essere inviata allo scarico in quanto rientra nei limiti ammessi dalla tabella C della legge Merli (319/76).

 

Riflessione conclusiva

In merito alla "dimensione ambientale" dell'impianto rispetto alla produzione energetica che si ottiene, si ritiene opportuno fare una riflessione: sotto l'aspetto del recupero termico va sottolineato infatti che il calore fornito da ogni linea dell'impianto al teleriscaldamento equivale a circa 4500 caldaie domestiche, evitando quindi di bruciare 27.000 mc/die di gas metano, evitando cioé di emettere oltre 22.000 mc/h di fumi.