Premessa

Il Parco Naturale del Mincio è un parco regionale istituito dalla Regione Lombardia nel 1984 (L.R. 47/84), nell'ambito della legislazione sulle aree protette che ha vincolato molta parte del territorio lombardo. La gestione è affidata ad un Consorzio comprendente i tredici comuni rivieraschi e l'Amministrazione Provinciale di Mantova, ed è iniziata nel 1986. Il Parco deve tutelare zone che hanno un notevole pregio naturalistico e paesaggistico inserite in un territorio densamente abitato caratterizzato da agricoltura intensiva, un numero di animali da allevamento che supera di almeno cinque volte il numero di abitanti e dove fiorisce una economia di buon reddito che poggia su un artigianato diffuso e su piccole, medie e grosse imprese industriali. L'inquinamento del suolo e delle acque, la manomissione del territorio, hanno in questi anni creato la paura che si vada verso l'irreparabile ed hanno quindi stimolato una coscienza ed una cultura alla ricerca di un equilibrio tra sviluppo della società moderna e conservazione dell'ambiente.

Le finalità principali per le quali il parco è stato istituito sono:

- tutela, conservazione, recupero e valorizzazione dei beni ambientali e delle caratteristiche naturali e paesaggistiche dell'area;

- disciplina e controllo della fruizione del Parco ai fini scientifici e didattico-ricreativi;

- mantenimento, in particolare nelle Riserve naturali, dell'ambiente idoneo alla sosta e alla nidificazione dell'avifauna.

Il Consorzio del Parco Naturale del Mincio comprende anche tre riserve naturali, "Castellaro Lagusello" (esterna al territorio del Parco), "Valli del Mincio" e "Vallazza"; gestisce inoltre il Centro Parco "Bertone", il Bosco Fontana (Riserva Naturale Orientata) e la Garzala di Garolda (tutte comprese all'interno del territorio del Parco).

La riserva natutale "Vallazza" è stata istituita dalla Regione Lombardia con delibera del Consiglio Regionale del 24 gennaio 1991.

 

Inquadramento geografico dell'area

Il Parco del Mincio comprende una porzione di territorio circostante l'intera asta del fiume, da Peschiera , nel cui comune sfocia dal Lago di Garda, fino al suo imbocco nel fiume Po, in località Governolo.

La Riserva "Vallazza" si estende su una superficie di circa 500 ettari a sud-est della città di Mantova, dove il Mincio, appena abbandonato il Lago Inferiore, si espande in una vasta zona umida (se ne può vedere uno scorcio dalla foto sotto riportata).

 

Caratteri dell'ambiente e del territorio

L'AMBIENTE FISICO

La Riserva è caratterizzata da un ampio specchio lacustre, ideale continuazione e complemento del Lago Inferiore, che durante la stagione estivo-autunnale è quasi completamente coperto da una vegetazione galleggiante di notevole pregio scientifico ed estetico. Altre formazioni vegetali importanti sono le zone palustri, i cariceti, i saliceti spontanei e numerosi stagni, resti di un'intensa attività estrattiva di argilla, continuata fino a ben oltre la metà di questo secolo. Sono, queste ultime, raccolte d'acqua molto diverse fra loro per importanza naturalistica, in dipendenza dalle diverse modalità di escavazione. Alcune infatti (nelle quali si è potuto operare più liberamente) possiedono rive con conformazione perfettamente lineare e verticale, con l'acqua profonda fino ai bordi, in quanto è stato seguito il criterio del prelievo di quanto più materale possibile. Questa è la situazione naturalisticamente meno valida, perchè limita la formazione di vegetazione igrofila emergente (fragmiteto, tifeto e scirpeto) attorno all'acqua. Questo tipo di vegetazione è fondamentale per fornire rifugio e protezione all'avifauna, sia nidificante che in sosta temporanea; difficile o quasi impossibile diventa anche la pesca per uccelli, anche di grandi dimensioni come gli Ardeidi, molto frequenti nella zona. Laddove invece non si è potuto scavare liberamente per i limiti imposti dalle difficoltà di accesso e dai mezzi utilizzati, l'asportazione di argilla è avvenuta in modo molto discontinuo ed irregolare e le rive sono rimaste in vari punti degradanti; la difficoltà di prelievo ha lasciato promontori, lingue di terra ed anse, e la spontanea colonizzazione ad opera della vegetazione ha ricreato ambienti naturali anche di notevole interesse.
A tutto questo sono spesso intercalati pioppeti industriali.

Al centro della riserva, dove il restringimento della zona valliva è più evidente, è posto uno sbarramento (o chiusa), che ha il compito di impedire che le acque del Po, risalendo lungo il Mincio, giungano fino ai laghi, mettendo in pericolo la città di Mantova. Esso viene chiuso in coincidenza con le maggiori piene del Po e in tali periodi la Vallazza funziona come cassa di espansione del Mincio. I terreni emersi, ai lati del fiume, vallivi ma in gran parte coperti da pioppeto, vengono coperti da uno strato di acque. Ciò avviene sia per i terreni a monte che per quelli a valle della chiusa. L'altitudine media di tali terreni è di 16-18 m s.l.m., mentre la sommità degli argini si trova a 23-24 m s.l.m. Le acque sono mantenute ad una quota media di 14,40 m s.l.m., ma durante le piene del Po possono raggiungere quote superiori di 6-7 m.

Sono proprio le sommersioni precedentemente citate che consentono alla Vallazza di conservare, nonostante la continua azione antropica tesa ad una sempre più accentuata bonifica, le sue caratteristiche di zona palustre.

Ai fini soprattutto della pianificazione sono stati raccolti ed elaborati i dati idrometrici del Mincio rilevati tra il 1978 e il 1987 (non sono presenti in questa relazione ma disponibili presso il Consorzio del Parco del Mincio).

 

GENERALITA' CLIMATICHE

L'area in esame si trova nella parte centro orientale della Valle Padana e fa parte di una regione climatica uniforme caratterizzata dall'effetto di barriera dell'arco alpino. Mennella (1972) definisce il clima della Valle Padana "un sottotipo moderato di tipo continentale", mentre Koppen lo definisce "sub tropicale di tipo umido" (ERSAL," I suoli della pianura mantovana centrale", 1997).
Per l'individuazione delle principali caratteristiche climatiche dell'area in oggetto sono stati utilizzati i dati termopluviometrici della stazione di Mantova (Lat. N 45° 09'; Long E 10° 12' ). Il clima è quello tipico padano a carattere tendenzialmente continentale con estat molto calde ed inverni rigidi. Le escursioni termiche sono notevoli. La temperatura media annua, registrata nel periodo 1956-1985 è di 13,2°C, con un minimo in gennaio, pari a 1,54°C ed un massimo in luglio con 24,56°C. La temperatura minima annuale però può riscontrarsi in un giorno qualsiasi tra novembre e marzo. La minima registrata nel periodo è stata di -15°C nel 1985. Analogamente la temperatura massima può riscontrarsi in un giorno qualsiasi tra giugno e agosto. Tali valori indicano una marcata escursione termica stagionale.

L'umidità relativa (rapporto percentuale tra la quantità di vapore acqueo presente nell'aria e quantità massima che la massa d'aria, a parità di temperatura, potrebbe contenere) è piuttosto elevata, quindi i valori sono costantemente vicini alla Temperatura di rugiada, determinando spesso la condensazione di tale vapore, il che dà luogo a nebbie intense dall'autunno alla primavera e brinate e geli prolungati durante l'inverno.

Le precipitazioni annue non sono molto abbondanti e si aggirano attorno ai 698 mm, abbastanza ben distribuite durante l'anno, anche se l'intensità maggiore si verifica tra aprile e giugno e tra ottobre e novembre; i valori minimi si registrano in febbraio e luglio. In luglio si registra anche il massimo valore di evapotraspirazione potenziale (definita da Thornthwaite come evaporazione dal sottosuolo attraverso i pori del terreno, dalle piante e direttamente dalla superficie terrestre, che si realizzerebbe qualora l'acqua sottratta al suolo fosse continuamente rinnovata), pari a 156,1 mm che determina condizioni più o meno prolungate di indisponibilità di acqua per le piante (naturalmente questo riguarda soprattutto i terreni agricoli e più lontani dai corsi d'acqua e dalle zone umide).

Dal diagramma termopluviometrico risulta evidente che il periodo con minori precipitazioni (luglio) coincide con il periodo a temperature più elevate, determinando il tal modo condizioni climatiche di accentuata aridità.

I venti dominanti sono quelli da est, in particolare nel periodo primaverile, e da nord-est. Nel periodo invernale i venti provengono generalmente da ovest.

 

LITOLOGIA E GEOLOGIA

L'area compresa all'interno della Riserva dal punto di vista geologico è costituita dal "Livello Fondamentale della Pianura", ovvero da una successione di alluvioni probabilmente pleistoceniche (Quaternario superiore, 2 M.a.f-20000 a. f., è il periodo delle glaciazioni) ben gradate da monte a valle lungo un piano inclinato, la cui lieve pendenza e la conseguente graduale perdita di carico delle acque hanno favorito una cernita granulometrica dei materiali. Il naturale bacino di alimentazione, che costituisce la fonte dei materiali dispersi sul livello principale della pianura, è dato dagli accumuli morenici glaciali della cerchia del Garda e da altri materiali eterogenei rimaneggiati e convogliati dal Mincio; tali alluvioni presentano una paragenesi mineralogica che permette di riconoscere come bacino di provenienza, le Alpi trentine o bresciane. Le alluvioni del Mincio nelle zone adiacenti la riserva sono, dal punto di vista granulometrico, sabbioso-limose e talora argillose. Nella parte più meridionale l'area compresa all'interno del Parco del Mincio viene a contatto con le alluvioni del Po, che presentano paragenesi mineralogica diversa, poichè provengono dal bacino alpino centro-occidentale. Nel territorio della Riserva, poichè il Mincio forma un bacino d'acqua molto esteso con velocità di deflusso minore, dove si è instaurata una sedimentazione ora limoso-argillosa ora torbosa.

 

CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE

La Riserva è compresa all'interno di una realtà pedoambientale di "Valle Alluvionale recente" e può essere suddivisa in una zona più settentrionale adiacente la sponda destra del fiume (zona A, tratteggiata in blu nella Carta) e una zona meridionale adiacente la sponda sinistra (zona B, tratteggiata in rosso nella Carta). Riguardo l'area della Riserva adiacente la zona industriale (a Nord-Est, tratteggiata in nero) non posso dire nulla poichè, essendo considerata zona urbana non esistono dati: questa è la zona C.

La zona A è caratterizzata da suolo organico tipico di zone paludose non bonificate, in cui la falda permane prossima alla superficie per tutto l'anno. Queste condizioni di saturazione idrica non consentono la decomposizione dei residui della vegetazione igrofila naturale, che pertanto tende ad accumularsi dando luogo a deposito torbosi. Sono suoli scuri, oleosi al tatto, subacidi (pH 6,5). Il calcare è assente e grande è la quantità di carbonio organico, il drenaggio è impedito e la permeabilità moderatamente elevata.

La zona B è in parte (la più lontana dall'asta del fiume) costituita da vertisuoli di recente formazione (poco evoluti) ma profondi, calcarei, alcalini a C.S.C. (Capacità di Scambio Cationico) molto elevata. Drenaggio lento, bassa permeabilità, abbondanza di argille espandibili che causano notevoli processi vertici che favoriscono il rimescolamento degli strati). La parte più vicina all'asta del fiume è invecie costituita da entisuoli facilmente inondabili con buon drenaggio e permeabilità moderatamente elevata. Sono suoli profondi a tessitura media o moderatamente grossolana, calcarei, alcalini a C.S.C. da media a bassa. L'origine di questi terreni è legata ad alluvioni ripetute e recenti.

 

Breve indagine floristico-vegetazionale

LA FLORA

Osservando il lungo elenco floristico redatto dal Consorzio del Parco del Mincio (non riportato in questo studio) si nota che lo spettro corologico della Riserva è caratterizzato principalmente dai gruppi eurasiatico con 79 specie pari al 28% e quello cosmopolita e subcosmopolita, con 72 specie pari al 26%. Seguono il gruppo mediterraneo, con 44 specie pari al 16%, il circumboreale rappresentato da 35 specie pari al 13% ed il paleotemperato con 19 specie, pari al 7%. Notevole è anche il gruppo americano, 13 specie pari al 5%.

 

SPECIE RARE O PROTETTE

Tra le 279 presenti, 62 specie sono segnalate come rare o rarissime in Padania ma pochissime di queste sono protette dalla L.R. 33/77.

 

LA VEGETAZIONE

Fortemente condizionata e modificata dai sistemi di regolazione del flusso delle acque e dalla presenza della zona industriale della Valdaro, dalla pesca e dalla navigazione, la vegetazione è quella tipica di ambienti umidi arricchita dispecie antropiche e ruderali ai margini delle cave e nei terreni per lo più coltivati a pioppeto.

Segue una breve descrizione delle formazioni vegetali rilevate nella Riserva

(rif. Carta)

In un' ampia insenatura dove l'acqua è stagnante si colloca una vegetazione acquatica caratterizzata soprattutto da isole galleggianti di Ninfea (Nymphaea alba) e Nannufero (Nuphar lutea), raramente Vellisineria spiralis. Le nutrie hanno praticamente ridotto a zero il numero di piante di Linantemo (Nymphoides peltata) e di Trapa natans (castagna d'acqua, foglie triangolari), fino al 1993 molto abbondanti.

Esiste poi quella che viene definita vegetazione palustre di bordura, costituita da piante emergenti che crescono nelle acque basse, in prossimità della riva. Canneti e cariceti sono però esclusi da questo tipo di vegetaz., ne sono inclusi solo se non formano popolazioni pure. Le specie più caratteristiche sono Phragmites australis, Acorus calamus, le Carici (Carex elata, acutiformis e riparia), Typha latifolia e angustifolia. Più ricca di specie è la vegetazione dei canali di scolo e delle cave.

La vegetazione dei canneti molto ben rappresentata nella Riserva "Valli del Mincio" è presente quì solo nella zona della Valdaro. La canna palustre cresce fittissima in formazioni quasi pure.

Lo stesso vale per la vegetazione delle praterie igrofile (cariceti). Sono, queste ultime, formazioni recenti all'interno delle quali a volte si trova anche Salix alba e talvolta Salix cinerea.

Formazioni di transizione sono quelle appartenenti alla vegetazione riparia: le più comuni sono costituite da Phragmites australis, Carex spp., Iris pseudacorus (giallo); Salix alba ed Ulmus minor per quanto riguarda la vegetazione arborea e arbustiva. Sono presenti inoltre Populus canadiensis (coltivato) e Amorpha fruticosa (infestante). Molto più ricca è la vegetazione riparia delle cave e dei fossi di scolo per i quali vanno aggiunti Equisetum spp. ed altre. Agli arbusti vanno aggiunti Salix purpurea e morus ed altre.

La vegetazione dei saliceti è formata quasi esclusivamente da Salix alba; sono formazioni localizzate sulla riva sinistra della Vallazza. A volte queste sono associate ad un sottobosco di Carex spp.

Per quanto riguarda la vegetazione dei pioppeti, a seconda del tipo di lavorazione si distinguono pioppeti con suolo nudo e pioppeti con sottobosco spontaneo di erbe palustri. Nel secondo caso il sottobosco è costituito da specie igrofile tipiche dei cariceti e degli incolti umidi.

La vegetazione degli argini è legata agli argini del Mincio collocati uno sul lato ovest e sud del confine della riserva (il confine coincide con l'argine) e uno sul lato opposto (questo totalmente incluso nella riserva). Sono presenti varie specie tipiche degli ambienti aridi e degli incolti, arbusti che a volte formano siepi fitte e complesse.

Alla vegetazione degli incolti umidi appartengono specie che crescono di norma su suoli temporaneamente non coltivati ma destinati prima o poi ad essere nuovamente piantumati con dei pioppeti: si tratta quindi di una vegetazione effimera. Solo alcuni incolti hanno carattere di stabilità, ma anche in questi casi si può prevedere una loro evoluzione verso arbusteti di Amorpha fruticosa e Salix alba. Sono presenti specie di notevole interesse tra cui Bellevalia romana e Viola elatior, molto rare, come anche Hibiscus palustris.

Un' altra categoria è quella rappresentata dalla vegetazione delle siepi e dei rivali frequente sulle scarpate dell'argine di destra, sugli arginelli che separano le cave dal corso del fiume o da altre cave contigue. E' costituita da piante arboree ed arbustive che formano siepi o rivali più o meno complessi. Ricordiamo Prunus spinosa, Ulmus minor, Robinia pseudacacia, Sambucus nigra, Rosa canina ed altre.

Importante è infine la vegetazione degli arbusteti, soprattutto in alcune zone merginali, forse un tempo coltivate, ma oggi non più, dove sta prevalendo su quella erbacea tipica degli incolti. Le specie più comuni sono Salix alba, Amorpha fructicosa e, negli ambienti più asciutti, Robinia pseudacacia e Rubus ulmifolius.

 

DANNI ALLA VEGETAZIONE PROVOCATI DALLE NUTRIE

Oltre a Trapa natans e Nymphoides peltata, praticamente scomparse, anche Acorus calamus, Typha latifolia e angustifolia e Phragmites australis risultano danneggiate. Di Acorus e Typha vengono mangiate le parti basali del fusto e i rizomi; in alcuni casi vengono mangiati i bottoni fiorali di Nymphaea alba e Nuphar lutea. In condizioni di acqua alta viene mangiata la corteccia di Populus canadiensis e Salix alba, specialmente se sono giovani.

 

Breve indagine faunistica

LA FAUNA ORNITICA - Dal punto di vista ornitologico la Vallazza riveste ua enorme importanza sia per il numero di specie diverse per le abbondanze relative, sia per la peculiarità di alcuni suoi ambienti.

Vi troviamo infatti ampi specchi d'acqua bassa priva di vegetazione emergente, mentenuti tali dalle piene periodiche; questi ambienti sono indispensabili per la sosta e l'alimentazione di molti uccelli, soprattutto i "limicoli", che si alimentano di invertebrati che vivono nel fango. Questi ambienti hanno la tendenza ad evolvere verso il canneto e il cariceto. Questi ultimi ospitano specie interessanti come il Forapaglie (Acrocephalus shoenobaenus), la Salciaiola (Locustella luscinioides), la Cutrettola (Motacilla flava), la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) ed altri. Dove la vegetazione evolve verso saliceti arborei (ad es. nel saliceto di proprietà Enichem) si è trovata la Nitticora (Nycticorax nycticorax), che nidifica insieme a Garzette (Egretta garzetta) e a Sgarze ciuffetto (Adreola ralloides). Ultimamente queste specie di Ardeidi sono scomparse per lasciare il posto a degli aironi: Airone rosso (Ardea purpurea), oggi in gran parte sostituito dall' Airone cinerino (Ardea cinerea).

I salici arporei della Vallazza sono oggi popolati dal Cormorano (Phalacrocorax carbo), uccello che si ciba esclusivamente di pesce, che trova acque eutrofiche ricche di Scardole e Carassi.

La vegetazione igrofila arborea della vallazza ospita un numero rilevante di nidi di Pendolino (Remiz pendulinus), mentre nelle acque aperte si riproduce la Sterna comune (Sterna hirundo), nidificante in ambiente palustre interno.

Nelle acque aperte, sulla vegetazione galleggiante nidifica il Mignattino (Chilidonias niger), una delle specie più importanti della Riserva, molto rara in Italia.

Per diverse specie la sopravvivenza è incompatibile con la navigazione, sia per il rischio materiale di distruggere i nidi, sia per il disturbo arrecato costringendo continuamente gli adulti ad alzarsi in volo.

 

Fattori di degrado rilevati

I principali fattori di degrado sono dovuti alla presenza di alcune specie invasive, infestanti autoctone od esotiche, al calpestio di alcune zone, alla forte erosione della riva da parte dell'acqua, alle eccessive coltivazioni di pioppo in ambienti marginali, alla presenza di Rana catsbeiana e Trachemis scripta elegans ed alla presenza di nutrie.

I pioppi ibridi e le piante infestanti dovrebbero essere sostituiti da salici o altre piante autoctone, in relazione alle caratteristiche pedologiche del sito.

La ridotta velocità dei natanti, già prevista dalla legge attuale (10 km/h), è di estrema importanza per ridurre gli effetti delle onde sulle sponde.

E' poi necessario un programma di eliminazione delle nutrie; questa è gia in atto e deve proseguire fino alla loro eliminazionedalla riserva.

Rana catsbeiana andrebbe anch'essa eliminata in quanto elemento non autoctono in grado di operare una forte predazione sugli anfibi e sugli avannotti.

Trachemis scripta elegans, oggi presente in pochi esemplari, andrebbe eliminata rapidamente, prima che la sua diffusione arrechi seri problemi.

 

Fattori di disturbo rilevati

Sono per lo più legati ad attività umane e rappresentati dall'utilizzo di imbarcazioni a locità superiore a quella consentita e nel periodo di riproduzione degli uccelli.

 

 Proposte di gestione

 

LIVELLO DELLE ACQUE

Le aree di maggior pregio della Riserva sono le zone umide. Per la loro conservazione è necessario mantenere il regime idrico attuale, ed in particolare sono necessarie le inondazioni di primavera e autunno. L'importanza delle zone umide è legata soprattutto alla loro scarsa presenza sul territorio, spesso a causa di interventi di bonifica operati dall'uomo. Gli effetti dei forti e periodici dislivelli nella Vallazza non sono sempre esclusivamente positivi dal punto di vista delle biocenosi presenti. I vegetali infatti, nei periodi di sommersione, sono soggetti ad una forte selezione naturale, la Rana di Lataste (il più importante anfibio della Riserva) risente molto delle esondazioni, qualora si verifichino nel periodo di deposizione dell uova. Gli uccelli subiscono la disruzione dei nidi che si trovano a pochi metri da terra (i dislivelli possono anche raggiungere un'entità di 4 o 6 m da terra), ma questo non influisce sull'entità della popolazione globale. Nella Riserva esistono tuttavia anche ambienti più ricchi di specie. In nessun altro punto del Parco del Mincio infatti, e raramente anche delle acque interne italiane, troviamo terreni umidi a "pantano" sufficientemente estesi come nella Vallazza: essi sono indispensabili per la sosta e l'alimentazione dei "limicoli" che, soprattutto durante le migrazioni, compaiono numerosi. Questi "pantani" si formano solo dopo periodi di lunga sommersione.

 

GESTIONE E RICOSTRUZIONE DI PANTANI

E' importante conservare i "pantani" esistenti e crearne, se possibile, di nuovi.Il livello ottimale delle acque non dovrebbe superare una decina di centimetri; non sempre questo livello è ottimale quando più sarebbe necessario per gli uccelli.
Esiste un pantano, in proprietà ICIP (una delle industrie presenti nella Valdaro, sulla sponda sinistra), di buona estensione che è uno dei più importanti; ma altri pantani potrebbero essere costruiti facilmente, per la struttura argillosa del suolo, e tali interventi potrebbero essere pagati con la vendita di argilla.

 

SISTEMAZIONE DELLE CAVE

Le cave esistenti, a causa del limitato pregio naturalistico legato all'eccessiva pendenza e linearità delle rive, andrebbero ristrutturate ai bordi (qualora l'intervento non abbia gravi ripercussioni su formazioni vegetali già insediate), creando pendenze più docili e profili meno regolari. Questo consentirebbe lo sviluppo di una vegetazione igrofita emergente, natante e galleggiante fornendo agli animali rifugio e possibilità di alimentazione.

 

TAGLIO DELLA VEGETAZIONE

Data la presenza nella Vallazza di abbondanti formazioni vegetali igrofile in cui compaiono piante isolate, non è ipotizzabile il ricorso alla bruciatura per l'eliminazione della biomassa vegetale residua della precedente stagione. Poichè però l'asportazione è indispensabile per ritardare il processo di interrimento della palude, sarà necessario asportare questa vegetazione manualmente o con mezzi meccanici. Il momento più opportuno per questa operazione, al fine di non interferire con il ciclo riproduttivo degli uccelli e limitare il disturbo a quelli svernanti, risulta la fine dell'estate, da settembre a metà ottobre.

Sarebbe inoltre opportuno limitare gli interventi di sfalcio ad un terzo della superficie, per creare contemporaneamente zone con vegetazione dell'anno e zone con vegetazione degli anni precedenti. La permanenza di zone con buona copertura vegetale è importante soprattutto per la nidificazione dell'avifauna. Inoltre questo facilita la ricolonizzazione delle zone di intervento da parte degli invertebrati terrestri.

 

PUNTI DI OSSERVAZIONE

Lo specchio d'acqua bassa in proprietà ICIP si presterebbe in modo ottimale come punto per osservare gli uccelli, sia per il numero che per le abbondanze relative delle varie specie. L'accesso al pubblico risulterebbe piuttosto facile e la presenza di un bosco attiguo assieme alla costruzione di capanni mimetici eviterebbero di arrecare disturbo agli uccelli. Le strutture dovrebbero essere in grado di sopportare i lunghi periodi di sommersione.

 

ZATTERA GALLEGGIANTE PER LA STERNA COMUNE

La struttura dovrà servire come sito di nidificazione per Sternidi coloniali (Sterna comune). Esiste nella Riserva una colonia di modeste dimensioni, ma poichè si tratta della sola colonia esistente nel Parco del Mincio, si ritiene importante questo intervento. La zattera attualmente esistente è una struttura galleggiante di sei per quattro metri. La sua struttura simula la conformazione dei vecchi capanni da caccia utilizzati spesso in passato dalla Sterna, e possiede una copertura superiore costituita da un graticcio in canne e carice debordante ai lati fino a toccare l'acqua.

 

SOSTEGNI GALEGGIANTI PER IL NIDO DEI MIGNATTINI

Data l'importanza di questa specie per la Vallazza e per l'intero contesto Italiano e dato che è presente nella Riserva da almeno 16 anni, si ritiene importante la sua protezione. Sarebbe perciò opportuno posare delle tavolette galleggianti sparse nella zona a lamineto per favorire la nidificazione ed evitarne la compromissione a causa di variazioni del livello delle acque.

 

ACCESSO ALLE ZONE DI RIPRODUZIONE DI STERNA E MIGNATTINO

L'accesso alla zona di riproduzione, coincidente con l'intera superficie coperta da lamineto, dovrebbe essere strettamente controllato da maggio alla metà di agosto per non interferire con il ciclo riproduttivo.

L'accesso alla zona circostante la piattaforma di nidificazione delle Sterne comuni, per un raggio di almeno 150 m, dovrebbe essere strettamente controllato da aprile a metà agosto.

 

Qualità delle acque della riserva

Nei laghi di Mezzo, Inferiore e nella Vallazza si accentuano, rispetto al lago Superiore, i fenomeni già gravi di eutrofizzazione, torbidità, calo di ossigeno e processi di interramento. Particolarmente marcato è il peso inquinante della città, che ancora recapita in buona parte le sue acque ai bacini lacustri e delle aree industriali che fanno il resto.

Da questa foto si può vedere ad esempio un canale che si immette nel Mincio un po' più a nord di Pietole Vecchia; il colore dell'acqua tendente al grigio scuro e del sedimento quasi nero del canale danno immediata indicazione delle condizioni riducenti e quindi dell'assenza di ossigeno, che caratterizzano quelle acque; ciò significa che il carico organico (probabilmente di provenienza da scarichi urbani, vista l'assenza di complessi industriali in quella zona) è notevole. Un modo per eliminare i sedimenti, serbatoio da cui i nutrienti o i metalli possono essere rilasciati, è quello del dragaggio; si tratta di un intervento efficace ma limitato dai costi e dalle difficoltà pratiche per lo smaltimento del materiale prelevato. Sarà allora necessario individuare strade meno drastiche per migliorare la situazione complessiva. In relazione alle caratteristiche dell'acqua vale la pena di ricordare l'importanza ecologica di Phragmites australis, caratteristica di queste zone; essa ha una riconosciuta capacità di trasferimento dell'ossigeno dalle parti emerse a quelle sommerse. Così, nell'intreccio radicale, si creano le condizioni per la realizzazione dei processi biologici di rimozione degli inquinanti (soprattutto azotati). L'assorbimento di nutrienti da parte della canna palustre è ridotto rispetto alla quantità assorbita dall'apparato dei rizomi, per cui la biomassa vegetale prodotta pesa meno della quantità eliminata.

 

Bibliografia

- Parco del Mincio, "Riserva naturale Vallazza - studio floristico-vegetazionale e faunistico finalizzato alla pianificazione della riserva", 1996

- ERSAL, "I suoli della pianura mantovana centrale", 1997

- Parco del Mincio, "Flora e fauna popolari delle valli del mincio", 1993

- Provincia di Mantova, "Lo stato dell'ambiente nel territorio mantovano",1996