Oasi LIPU di Torrile
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Silvia Montanari - Marco Rossi

 

 

Scopo della relazione é descrivere come é fatta l'Oasi, che cosa é stato fatto per crearla e mostrare quelli i problemi e gli impegni necessari per gestirla. Si é così raccolto ed elaborato del materiale descrittivo e si é effettuata una visita in loco per parlare con chi effettivamente contribuisce alla sua gestione e manutenzione.

 

BREVE NOTA STORICA

Prima dell'introduzione dell'agricoltura intensiva l'ambiente naturale della Pianura Padana era quello del bosco idrofilo e la coltura agronomica più diffusa era quella del riso.

Una agricoltura di quel tipo non intaccava totalmente il funzionamento dell'ambiente, ma era in piena armonia con questo limitandosi a sfruttarne la naturale abbondanza di acqua superficiale.

Nell'ultimo secolo si é sostituita a questa forma di agricoltura "povera" la ben più redditizia agricoltura intensiva che inseguendo produzioni e rese sempre più alte ha trasformato l'ambiente umido planiziale in un "deserto cerealicolo" in cui la diversità biologica é ridotta al minimo.

Nella provincia di Parma si é salvata da questa trasformazione la zona adiacente alle vasche di decantazione dell'acqua per il lavaggio delle barbabietole da zucchero di proprietà dello zuccherificio Eridania.

Queste vasche sono ricche di materiale organico e riproducono, anche se artificialmente, una zona umida. La presenza del canale Lorno e della vegetazione sviluppatasi attorno alle sue sponde hanno reso la zona molto adatta alla nidificazione delle specie limicole.

Da qui negli anni '80 il progetto della LIPU di istituire un'Oasi a Torrile, soprattutto per quelle poche coppie di Cavalieri D'Italia (é una specie endemica nidificante in Italia) presenti nella zona.

Si é partiti da quello che si era evoluto spontaneamente dalle vasche di lavaggio e si è arrivati, con un'attenta gestione, al ripristino e alla conservazione di un ambiente umido planiziale ormai raro.

 

DESCRIZIONE DELL'OASI

Inaugurata nel 1988 era inizialmente costituita da 7 ettari di terreno e rappresentava la prima esperienza di gestione del territorio di questo tipo e di "ricostruzione ambientale".

Oggi occupa un'area di 32 ettari, ha ricevuto riconoscimenti a livello nazionale (é inserita nell'elenco nazionale delle Aree Protette redatta dal Ministero dell'Ambiente) ed internazionale (area IBA).

E' costituita da un sentiero-natura di 1.400 m che consente l'accesso anche ai disabili e che circonda o affianca quasi tutti gli stagni, i fossi ed i canali dell'Oasi. Una parte dei canali e degli stagni é stata ricavata dalle vasche di decantazione ed é quindi tutta artificiale, un'altra é costituita dal canale naturale Lorno che può raggiungere anche una profondità di 2,5 metri ed é largo 6 metri circa. Lungo il percorso sono dislocati 6 capanni di avvistamento che permettono un agevole birdwatching delle specie presenti vicino alla superficie acquatica e sulle isole senza un eccessivo disturbo

Infatti essi sono ben mimetizzati con l'ambiente, permettono alle persone di avvicendarsi nell'osservazione senza arrecare disturbo all'avifauna; sono dotati di numerose piccole finestre che permettono di vedere all'esterno senza essere visti.

All'interno dell'Oasi é stato realizzato un mosaico di ambienti e microbiotopi favorevoli alla nidificazione, alla sosta, al rifugio e all'alimentazione delle varie specie di uccelli presenti (attorno alle vasche di decantazione riutilizzate ne sono state create delle nuove).

La prima struttura dell'Oasi che si vede é il "Centro Visite", una residenza rustica dotata di:

- shop dove si compra il biglietto di ingresso, si lasciano eventuali donazioni e dove é possibile acquistare gadgets (libri di carattere ambientale, magliette LIPU, adesivi, volantini, mangiatoie...);
- sala didattica;
- ludoteca per le scolaresche.

Il percorso inizia passando attraverso il "Centro Anatidi" che é una zona di reintroduzione recintata e gestita artificialmente dal punto di vista alimentare. Qui si possono osservare alcune specie allevate in cattività e qui introdotte come la moretta tabaccata, il fistione turco, l'oca selvatica, il germano reale, il moriglione, il codone che hanno le ali tarpate e non possono quindi volare via, per cui nidificano in questo posto incrementando il numero di individui.

Si passa poi per il "Centro Cicogne" dove sono ospitati 6 individui non migranti di cicogna bianca allo scopo di fare sì che si formino delle coppie con le cicogne migratrici per dare via ad una popolazione stanziale di cicogne.

 

Lungo il sentiero sono stati installati diversi pannelli esplicativi che mostrano e spiegano i diversi tipi di habitat presenti nell'Oasi e le differenti specie che si sono ad essi adattate per sopravvivere. Sono presenti anche numerose siepi che servono da rifugio e da riparo e come corridoi ecologici a molte specie tra le quali farfalle e passeriformi.

 

LA VEGETAZIONE

Le specie vegetali impiantate appartengono a biotipi diversi sempre per dare una risposta alle differenti esigenze dell'avifauna presente nell'Oasi:

- il canneto

- il bosco ripariale idrofilo composto da:

dieci specie di salici
pioppo nero
pioppo bianco
frassino maggiore
olmo minore
farnia
acero

- il sottobosco idrofilo costituito da:

Sambuco nero
Ibero
Biancospino
Farnia

- il bosco planiziale padano (in generale é una delle forme di vegetazione più complessa sia sotto il profilo strutturale che della ricchezza della componente dendrologica; la componente legnosa si articola in più strati costituiti da latifoglie mesofile) é stato ricostruito con:

- associazione querco-carpineto
- farnia (specie più rappresentativa dello strato arboreo)

- il sottobosco planiziale padano:

beretta da prete
ligustro
sanguinello
felce regale
leucoio estivo

- vegetazione idrofila emergente composta da specie come:

elofino
giunchi
canne palustri
iris

- vegetazione idrofila a foglie galleggianti formata da:

ninfee
costa

- vegetazione idrofila a foglie sommerse

 

SPECIE PRESENTI

Il numero e la densità delle specie osservabili é molto elevato: solo di uccelli sono state osservate e censite 230 specie tra le quali oggi nidificano circa 120 coppie di cavalieri d'Italia, volatile che oggi, grazie ad interventi di questo tipo, non corre più pericolo d' estinzione.

E' possibile anche imbattersi in moltissime altre categorie di animali:

- micromammiferi: toporagni (4 specie incluso il microscopico toporagno nano), arvicole

- insetti: da notare alcune specie rare di odonati (libellule), lepidotteri (farfalle), ditteri, coleotteri

- anfibi: rospo lessone, rana e rana lidibunda, raganella e forse anche la presenza, ancora da verificare, della rana verde in forte riduzione numerica soprattutto per l'impiego dei diserbanti e degli anticrittogamici.

- rettili: bisce d'acqua, natrici dal collare, biacchi

- microfauna invertebrata (con un'attenta osservazione)

- mammiferi : chirotteri (pipistrelli) e si sono individuate tracce di mustelidi (volpe, faina, donnola)

Libellule. Sono insetti legati agli ambienti acquatici in quanto il ciclo di sviluppo delle loro larve avviene nell'acqua; prediligono in particolare gli stagni e le paludi di pianura circondati da una densa vegetazione anche se sono presenti in situazioni estreme. Hanno un volo rapido e ricco di cambi di direzione, ma il volo può essere anche stazionario come quello di un elicottero.

Si cibano soprattutto di insetti che vengono catturati e mangiati in volo. La loro vita media é di circa 90 giorni. Sono predate da piccoli rapaci quali il lodolaio ed il falco cuculo, uccelli molto rapidi ed agili. La loro presenza é un buon segnale di qualità dell'ambiente e di ricchezza faunistica e nell'Oasi ne sono state riconosciute 35 specie.

Farfalle: la loro vita é legata a quella delle piante, infatti i bruchi si nutrono delle loro foglie e gli adulti estraggono il nettare dai loro fiori. Sono esseri molto sensibili ai mutamenti ambientali e scompaiono con la distruzione di boschi, prati naturali, paludi; e sono molto importanti, in tutti i loro stadi di vita, per la nutrizione degli uccelli.

 

AVIFAUNA

L'avifauna é la componente predominante e la più vistosa, il fulcro attorno al quale ruota tutta l'attività dell'Oasi.

Le specie da noi osservate durante la visita appartengono alle famiglie di:

- svassi (esperti tuffatori)
- aironi
- uccelli acquatici (vivono nei pressi dell'acqua e sono dotati di membrana natatoria che unisce le tre dita dei piedi)
- uccelli da riva (di taglia piccola e media con zampe e becco lunghi, migratori)

In particolare esemplari di:

- Fischione
- Alzavola
- Marzaiola
- Oca selvatica
- Moretta tabaccata (una delle specie italiane più minacciate di estinzione, é migratrice regolare e svernante in Italia)
- Fistione turco
- Moriglione
- Smergo maggiore e minore
- Fagiano
- Airone cenerino
- Garzetta
- Cormorano
- Nitticora
- Svasso
- Tarabuso
- Tarabusino
- Pavoncella
- Beccaccino
- Airone bianco maggiore
- Mignattaio
- Chiurlottello (molto raro)

Tra le specie nidificanti, oltre il cavaliere d'Italia, é degna di nota la pettegola che é un limicolo la cui nidificazione é, in Italia, rara. Sono presenti, per chiudere il ciclo alimentare, anche rapaci quali:

- Gheppio
- Poiana
- Falco di palude
- Falco pescatore (di passo)
- Falco pellegrino (di passo)
- Falco cuculo
- Lodolaio
- Albanella
- Nibbio (di passo)
- Barbagianni
- Civetta
- Allocco
- Gufo comune (nidifica senza costanza negli anni)

e anche numerose specie di passeriformi che nidificano e vivono nelle siepi :

- Pettirossi
- Cince
- Cinciallegre
- Cince more
- Luì liccolo
- Luì verde
- Scricciolo
- Bigiarella
- Capinere
- Succiacapre (solo avvistamenti)

 

SCOPO DELL'OASI

Sicuramente creando l'Oasi non si é preso a modello la zona A dei parchi dal momento che non si é voluta creare una zona di stretta conservazione della natura isolata ed inaccessibile all'uomo.

Ma si é cercato di conciliare la presenza dell'uomo con le varie specie animali e vegetali, consentendo in qualche modo un utilizzo ed una fruizione della zona.

Lo scopo di quest'Oasi non é quindi solo quello della preservazione della biodiversità e della protezione di specie vicine all'estinzione, ma anche quello di offrire un'occasione per "fare" educazione ambientale a livello di singoli interessati ed anche per le scolaresche delle scuole elementari e superiori.

I possibili temi da trattare durante una visita all'Oasi sono:

- cosa é un'Oasi, significato di Oasi artificiale e zona umida;
- le varie specie animali e vegetali, da dove provengono e perché sono presenti nell'Oasi, perché i migratori nidificano e sostano in questi ambienti;
- cosa determina la presenza dell'acqua alle diverse profondità;
- quali sono i diversi habitat delle varie specie e le caratteristiche anatomiche correlata alle loro preferenze alimentari specifiche;
- l'acqua e la presenza degli insetti;
- discorso sulla catena alimentare;
- ogni incontro diretto o indiretto con una specie animale o vegetale é uno spunto per approfondire la sua conoscenza (habitat, comportamento alimentare e riproduttivo ....), il suo ruolo di indicatore ambientale, le azioni che possono favorire o meno la sua presenza e la sua protezione;
- osservazioni passeggiando per l'Oasi: frutti, infiorescenze, licheni ed altri indicatori ambientali.

 

CREAZIONE DELL'OASI

Per trattare questo argomento é stato molto utile parlare con chi attualmente gestisce l'Oasi e si trova in prima persona a dover risolvere quotidianamente i problemi che si incontrano.

Nell'Oasi non solo si lavora, ma in pratica si vive per una buona parte della settimana, adattandosi al particolare ambiente dell'Oasi così diverso da ogni altro posto di lavoro.

La vocazione della zona ad ospitare rare specie di volatili si era già notata nel 1977 quando avevano nidificato dei Cavalieri d'Italia nei pressi delle vasche dello zuccherificio Eridania. Il progetto e la realizzazione di quest'Oasi é partita da Maurizio Lambertini un'esponente della LIPU che ha trovato inizialmente due finanziatori: l'Eridania che ha fornito i terreni lasciandoli in gestione con un contratto di comodato (rinnovato recentemente per un'altra ventina di anni) e dall'Invicta che ha contribuito solamente con un finanziamento iniziale.

Per la prima volta in Italia si era creata un'Oasi nel vero senso della parola: non si é protetta ed isolata una zona già esistente, ma si é rinaturalizzato un ambiente artificiale ed antropizzato.

La rinaturalizzazione in alcuni casi é stata spontanea, é cioè stato sufficiente lasciare che le piante ricrescessero spontaneamente, in altri casi é stata aiutata da interventi specifici e si sono utilizzate piante acquatiche autoctone.

L'ambiente ricreato é stato quello delle zone umide della pianura padana caratterizzato dal bosco idrofilo e da molti arbusti, si sono piantate circa 10.000 piante autoctone preferendo specie utili al maggior numero e varietà di uccelli possibili (es. arbusti con bacche commestibili).

Durante i lavori di "consolidamento" si é deciso di creare tante nicchie ambientali specifiche rendendo così l'Oasi in grado di ospitare molte specie e varietà di volatili. A questo scopo si é rivelata utile non solo la scelta delle diverse specie vegetali da impiantare, ma soprattutto la gestione delle acque prelevate dal canale Lorno attuata tramite una serie di chiuse e pompe che aiutano a mantenere il controllo del livello dell'acqua nelle vasche e nei canali.

Proprio nella gestione delle acque si sono rivelate utili le vasche di lavaggio delle barbabietole trasformate in piccoli laghi della profondità di qualche metro; mentre per la specie amanti delle acque poco profonde sono stati scavati canali ed acquitrini poco profondi ed estesi dotati di isolotti.

Con un ambiente così diversificato e non troppo esteso si é potuta ottenere un'alta densità di specie molto interessanti e facilmente visibili. L'avifauna presente nell'Oasi, per esempio, é stata attirata sia dall'idoneità dell'ambiente territoriale che dalla presenza di cibo (mangimi e piante "ad hoc"); può inoltre capitare che nidifichi spontaneamente.

Nel caso di specie particolarmente rare si rivela utile isolarle tenendole in zone protette in modo da facilitarne la nidificazione e la permanenza.

L'Oasi é stata recentemente ampliata in quanto al suo interno si sono verificati casi di competizione tra le diverse specie dovuta a carenza di territorio. In natura o in una zona più estesa questo non sarebbe un problema, ma le motivazioni che hanno fatto nascere quest'area protetta sono quella di difendere la biodiversità e quindi conservare il maggior numero di specie.

 

MANUTENZIONE

Attualmente nell'Oasi lavorano cinque persone tutte appartenenti alla LIPU: un responsabile naturalistico, un responsabile promozionale e tre obiettori di coscienza più i volontari che oggi sono 70 tra italiani e stranieri, di cui cinque appartengono alla delegazione di Parma fin dalla sua creazione.

I costi di manutenzione, trattandosi di Oasi artificiale, sono piuttosto elevati, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle acque, il cui livello é necessario venga spesso controllato e che il sistema di pompe e chiuse funzioni correttamente.

E' richiesta anche un'attività quotidiana per la distribuzione dei mangimi per le diverse specie di uccelli che qui "stazionano" permanentemente e la verifica del loro stato di salute. Inoltre é necessario periodicamente pulire dal materiale che si deposita le pozze ed i canali :essi sono così chiusi e riscavati.

Dal punto di vista economico l'Oasi riesce a coprire circa due terzi delle spese grazie alle entrate ottenute facendo pagare un biglietto ai visitatori, un supplemento ai fotografi interessati a scottare foto a specie particolarmente rare, noleggiando i binocoli. Mentre il resto delle spese é sostenuto direttamente e solamente dalla LIPU che invia annualmente all'Oasi 50-60 milioni.

Nonostante l'Oasi di Torrile sia inserita nell'Elenco Nazionale delle Aree Protette (secondo la Legge Quadro sulle Aree Protette n° 394 del 1991, dovrebbe ricevere dei fondi statali) accade che non pervengano contributi finanziari pubblici; questo perché sono stati effettuati dei tagli al budget stabilito per la aree protette.

 

VISITATORI

L'Oasi é meta di diverse persone che vi giungono con motivazioni differenti: ornitologi e ricercatori per passione o per lavoro, rappresentanti di Enti pubblici e funzionari di Enti privati, visitatori dei week-end per curiosità e per divertimento, scuole materne, elementari e medie portati qui a conoscere e vedere ambienti ormai diventati rari.

E' stata soggetto di pubblicazioni scientifiche in quanto primo esempio di ricostruzione ambientale, di tre Tesi di Laurea e di diversi sevizi televisivi sulle principali reti nazionali e di numerose uscite di stampa. Attualmente collabora con l'Università di Parma per alcune tesi di Scienze Biologiche.

 

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L'Oasi di Torrile ha ormai 10 anni di vita, si presenta come un ambiente molto ricco di numerosi animali altamente specializzati che sono migrati verso questa zona per la sua notevole ospitalità: vi sono non solo uccelli migratori che qui sostano, ma anche popolazioni stanziali provenienti dalle zone circostanti.

L'Oasi é infatti inserita in una zona dove la cultura cerealicola tipica della Pianura Padana non permette lo sviluppo di una così elevata biodiversità sia animale che vegetale per cui questi si spostano naturalmente verso zone più adatte alle loro esigenze come ad esempio, appunto, l'Oasi di Torrile Qui stazionano specie anche molto comuni quali Germani, nutrie...

La risposta della vita é stata notevole e la zona si é riadattata facilmente alla naturalità superando le previsioni fatte durante la sua ideazione. Anche la specie umana ha reagito positivamente: l'oasi é conosciuta sul territorio nazionale, sicuramente più che a livello locale; numerose sono le persone che giungono qui a visitarla anche dall'estero.

La convivenza tra biodiversità e società umana sembra quindi possibile miglioramenti E' sicuramente difficile gestire un'Oasi come questa e modificare qualcosa comporta sempre e comunque un aumento delle spese per una struttura che é stata riammodernata recentemente (il percorso é stato rifatto e terminato da poco) e che é "mantenuta" in vita da un'associazione senza fini di lucro come la LIPU.

Effettuando una visita all'Oasi, ci si é reso conto di come manchi nelle vicinanze dell'Oasi una zona di sosta circondata da vegetazione e dotata di tavoli e panche. Per non disturbare e stressare gli animali potrebbe essere presso il parcheggio o vicino all'entrata. Manca un punto di ristoro, anche piccolo; comporterebbe certamente un ulteriore impegno, ma sarebbe un'ulteriore fonte di guadagno per poter gestire ancora meglio l'Oasi.

 

Si ringrazia la Dott.ssa Elisabetta Quarenghi che si é mostrata molto disponibile e gentile fornendoci il materiale e le spiegazioni necessarie per conoscere l'Oasi di Torrile.