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SAN TOMMASO DI FRONTE AL PENSIERO MODERNO (III)

 

Realismo e immanentismo

Ridotti alla formula più radicale, il realismo e l'immanentismo si oppongono non tanto come affermazione e negazione in astratto, quanto nella determinazione concreta del rapporto originario della coscienza all'essere: in quanto l'immanentismo afferma l'essere di coscienza e il realismo la coscienza dell'essere; l'uno la dipendenza o fondazione dell'essere dalla coscienza e l'altro la dipendenza della coscienza dall'essere. 'Dipendenza' ha qui non un significato soltanto causale ma quello più radicale di 'fondamento' (Grund) e di fondazione, come si può rilevare dalle opposte posizioni di san Tommaso e del pensiero moderno sul primo passo della coscienza o "cominciamento" (Anfang) come lo chiama Hegel. Secondo san Tommaso, infatti, id quod primo cadit in intellectu est ens. Unde unicuique a nobis apprehenso attribuimus quod sit ens (S. th. I?II 51, ad 1).

Realismo perciò significa per l'appunto dipendenza (o meglio fondazione) della coscienza dalla realtà. Quindi senza l'essere, senza la realtà del mondo in cui l'uomo esiste e si trova a operare, non c'è atto di coscienza né presenza di essere alla coscienza. La verità della coscienza è messa in atto dalla presenza all'essere. Secondo l'immanentismo vale invece la formula opposta: la verità della coscienza è l'autocoscienza, come afferma Hegel.

 

 

Conseguenze e tappe dell'immanentismo

Dal principio fondamentale d'immanenza scaturiscono - e sono state espressamente proclamate - conseguenze e coincidenze che attingono tutte le dimensioni della coscienza. Anzitutto l'identità reale di tutte le sfere della coscienza: e prima di tutto l'identità di senso e intelletto, così che la sensibilità non è conoscenza alcuna, ma solo oscuro preambolo, e ciò che in essa ha valore di conoscenza è l'intelligenza stessa che è ancora allo stato iniziale e confuso.

Allo stesso modo, dall'altro versante della coscienza, si proclama l'identità di conoscere e volere, di sapere e agire... anzi il principio d'immanenza esige il trapasso o capovolgimento del conoscere nell'agire, una volta che si afferma che è l'attività della coscienza a fondare il passo dal nulla del dubbio (ossia dal vuoto di coscienza) all'essere. Già il cogito, in quanto suppone ed esprime il dubbio di tutto, è un atto gratuito, un'imposizione assurda e teoreticamente impossibile da parte della volontà: e non sorprende allora più che la filosofia contemporanea dell'assurdo si richiami espressamente al cogito di Cartesio. La coerenza della filosofia moderna nella sua cadenza verso il nichilismo come attivismo puro è perentoria. Fichte: « Il mio essere è determinatezza del volere. Questo è tutto il mio essere » (11).

Schelling: «?Lo spirito è un volere originario. Questo volere deve essere quindi infinito, come lo spirito stesso ». E ancora: « La fonte dell'autocoscienza è il volere » (12). Nell'ultima e suprema istanza non c'è altra realtà che il volere. Il volere è l'essere originario e a esso si applicano tutti gli attributi del medesimo: profondità abissale, eternità, indipendenza dal tempo, affermazione di se stesso. L'intera filosofia non aspira che a trovare questa suprema espressione. Per Hegel, com'è noto, lo spirito è attività creativa assoluta, è perpetua inquietudine, "salto" (Sprung) (13).

Da queste premesse, dal capovolgimento dell'essere nel conoscere e del conoscere nell'agire, è derivata per tramite diretto la critica del pensiero moderno al cristianesimo come religione storica rivelata, e infine l'ateismo radicale come rivendicazione della libertà affermata dal cogito.

Il primo passo è stato fatto dal razionalismo illuministico del Sei?Settecento, sotto la spinta del naturalismo di Spinoza e Hobbes e la critica al soprannaturale da parte del deismo inglese. Spinoza infatti identifica nell'Ethicala verità con la connessione necessaria aeterno modo e nel Tractatus theologico?politicus demolisce i fondamenti della religione rivelata (miracoli e profezie), e irride al testo sacro e agli scrittori sacri (14). Dal punto di vista speculativo, è da lui ch'è partita la critica biblica moderna, come la critica alla religione in generale. Sotto la spinta di Spinoza, ma collegandosi anche alla distinzione leibniziana di vérités de raison et vérités de fait (15), Lessing alla fine del Settecento ha volatilizzato ogni valore e significato storico del cristianesimo con il celebre principio: « Verità storiche contingenti non possono essere il punto dì partenza di una decisione eterna » (16). Al cristianesimo della Rivelazione va perciò sostituito il "cristianesimo della ragione", ch'è la concrezione deistica, tramite Reimarus, della religione della Ragione universale. Quasi contemporaneamente Kant opponeva alla religione rivelata positiva (statutaria) la "religione secondo i limiti della ragion pura", anteponendo alla fede nella Chiesa e nella Rivelazione (Kirchen?Offenbarungsglaube) la "fede nella ragione" (Vernunftsglaube) (17). Il secondo passo fu compiuto dall'idealismo metafisico, il quale sembrò attribuire un valore positivo al cristianesimo, ma per declassarlo maggiormente: infatti mentre si esalta (contro Spinoza) il cristianesimo per aver superato il naturalismo greco e per aver scoperto la vita dello spirito e la libertà, si considera poi (con Spinoza) il dualismo di Creatore e creatura, di finito e Infinito... come un arresto del cogito nella sfera della fantasia e del sentimento. Gli stessi dogmi e misteri cristiani fondamentali, come la caduta di Adamo, l'Incarnazione, la Trinità.... sono considerati come semplici rappresentazioni e miti della fantasia, il cui significato può essere indagato solo dalla Ragione, da cui l'uomo ha d'attingere il significato e la possibilità della propria salvezza. Perciò Fichte afferma che non è la realtà storica ciò che salva, ma solo l'elemento metafisico della Ragione (18): si può ammettere che Hegel, specialmente nelle sue Vorlesungen uber die Philosophie der Religion, si era impegnato a fondo col cristianesimo, ma col preciso impegno di fare della religione una filosofia per il popolo, e della Rivelazione l'ancilla rationis. Il Leben Jesu di Strauss, il Das Wesen des Christentumsdi Feuerbach e l'opera di Nietzsche hanno infatti chiarito l'inevitabile cadenza atea e anticristiana del principio d'immanenza (19).

Il terzo ed ultimo passo infatti è la risoluzione esplicita del principio d'immanenza nell'ateismo, operata soprattutto dalla sinistra hegeliana (Feuerbach, Stirner, Bauer, Marx, Engels ... ). E' questo ateismo positivo di origine immanentista e idealista che ora, dopo alcune fiacche e ambigue resistenze da parte del neohegelismo, è entrato nel circolo della cultura europea e sta dilagando nel mondo intero con le filosofie più rappresentative del mondo contemporaneo quali il marxismo, l'esistenzialismo, il neopositivismo, la fenomenologia, il pragmatismo... (20). Dopo tre secoli d'irrequietezze e incertezze d'ogni genere, che vanno dall'empirismo radicale all'idealismo trascendentale, e dal razionalismo assoluto allo scetticismo operativo, il cogito moderno ha ora finalmente la risoluzione nel suo fondamento, che è la rivendicazione della libertà assoluta e integrale che appartiene all'atto di coscienza. Cogitosignifica che la verità è nell'atto della libertà dell'io in quanto è espulsivo di Dio (Sartre).

L'ostinata coerenza con la quale la filosofia moderna ha portato a fondo il principio d'immanenza impegna il pensiero cristiano a elevarsi al punto di vista teoretico mediante il quale il pensiero collochi l'inizio di se stesso nell'essere, e la ragione possa fare il "passaggio all'Assoluto". Se la filosofia moderna ha potuto turbare radicalmente la vita spirituale dell'Occidente, avviandola prima sulla china del monismo panteistico e poi chiarendosi definitivamente nel suo autentico nucleo di antropologismo ateo trascendentale quale si attesta nella filosofia contemporanea (neopositivismo, marxismo, esistenzialismo ... ), ciò si deve soprattutto al fascino che porta in sé il "principio dell'atto" dal quale essa partiva (il principio della coscienza come fondamento dell'essere). La risposta in sede teoretica a questa situazione non si sa come possa venire dalla ripresa di una scolastica formalista, scialba e generica (che la filosofia moderna ha ben conosciuto e direttamente fronteggiato da Cartesio a Kant fino a Schopenhauer ... ), secondo la quale l'ente si esprime nell'essenza possibile o reale e l'esistenza nel fatto empirico riferito dai sensi.

A quella deprecata nemesi sfugge la concezione tomistica che addita nell'esse l'atto dell'ens, l'atto di ogni atto, e abbassa perciò l'essenza e la forma a mera potenza determinativa e recettiva dell'esse: a questo modo il pensiero fa inizio con la presenza dell'atto, che è l'apprensione dell'ens, e avanza mediante la tensione di essentia ed esse che l'ens richiama nella sua costituzione metafisica originaria.


 

Note: 

(8) Cfr G.W.F. HEGEL, Phanomenologie des Geistes, ed. Jo. Hoffmeister, Leipzig 1937, pp. 63 ss.

(9) J. G. FicHTE, GrundIage des Naturrechts, Einleitung; Medicus Il, 6 (corsivo di F.) Vedi lo sviluppo in SCHELLING, AbhandIungen zur Erlauterung des Idealismus der WissenschfatsIehre (W. W. Abt. 1, 1, vol. 1, pp. 370 ss.).

(10) P? la risoluzione del pensiero moderno particolarmente presente in M. HEIDEGGER: cfr Holzwege, 'Francoforte s. M. 1950, p. 223; Vortráge und Aufsátze, Pfullingen 1954, p. 113; Nietzsche, Pfullingen 1961, vol. I, pp. 44 ss.

(11)J.G. FicHTE, Die Wissenschaftslehre, 1804, XIV, Medicus IV, 278. Di pui il principio dell'attivismo moderno: Alles Wirken ist absolut (l.c.).

(12) Der Geist ist 'ursprúngliches' Wollen, Dieses Wollen muss daher so 'unendlich' seyn als 'er selbst'. ? Die Quelle des Selbstbewussteseins ist das Wollen(SCHELLING,Abhandl. Z. Erlaut. des Idealismus, W. W. Abt. 1, 1, p. 395; p. 401).

(13)G.W.F. HEGEL, Enz. d. Philos. Wissenschaften, § 50; ed. Hoffmeister, Leipzig 1949, p. 74.

(14) Cfr B. SPINOZA, Ethica, P. V, propr. XXXVI: Mentis Amor intellectualis quo Deus seìpsum amat, non quatenus infinitus est, sed quatenus per essentiam humanae mentis, sub specie aeternitatis, consideratam explicari potest... (Ed. C. Gebhardt, t. Il, p. 302). Per la critica alle profezie e ai miracoli, vedi Tractatus theot. potiticus, cc. 6?7; per la critica al Vecchio e al Nuovo Testamento, cc. 8?12; ed. Gebhardt, t. III, pp. 81 ss.; 117 ss. Si sa che Spinoza ha negato espressamente la divinità di Cristo (cfr Ep. 50).

(15) L. COUTURAT, La Logique de Leibniz d'après des documents inedits, Parigi 1901, pp. 210 ss. ? Cfr LEIBNIZ, Monadologíe, §§ 31?32,ed. Erdmann, rist. Aalen 1959, p. 707 b; Principes de la Nature et de la Gráce, §§ 7?8, ed. cit., p. 716.

(16) LESSING estende anche alla "Storia sacra" la contingenza propria della storia ordinaria e nega perciò che possa essere conosciuta con certezza e quindi che possa fondare la verità assoluta che il cristianesimo pretende per sé. Questo vale, secondo Lessing, anche per la Risurrezione di Cristo (cfr Ueber den Beweis des Geistes und der Kraft, in Ges. Werke, Aufbau Verlag, Beffino 1956, vol. VIII, spec. pp. 12 ss.). Lessing, com'è noto, pubblicò i celebri Fragmenten eines Ungenannten, che erano in realtà di S. Reimarus, il padre della critica biblica razionalistica.

(17) 1. KANT, Die Religion innerhald der Grenzen der blossen Vernunft, III Stuck: ed. K. Vorlánder, Leip 1937, spec. pp. 176 ss.

(18) Nur das Metaphysische, kneineswegs aber das Historische, macht selig; das letztere macht nur verstándig. Ist nur jemand wirklich mit Gott vereinigt und in ihn eingekehrt, so ist es ganz gleiau, welchem Wege er dazu gekommen (Die An sung zum seligen Leben, Vorles. 6; Fichtes Werke, ed. Medicus V, 197. Cfr anche più sotto: Beilage 1, pp. 297 ss.). E' il cosiddetto "cristianesimo giovanneo" iniziato da Spinoza e passato, attraverso il deismo, fino a Lessing e a Kant da cui attinsero generosamente gli idealisti trascendentali.

(19) Cfr K. LOWITH, Von Hegel zu Nietzsche, Il ed., Stuttgart 1950, spec. pp. 255 ss. Anche: C. FABRO, Ludwig Feuerbach: L'essenza del cristianesimo, L'Aquila 1977.

(20) Nella teologia biblica protestante contemporanea. la celebre teoria della Entmythologisierung di R. Bultmarm si connette immediatamente a Heidegger, ma deriva per tramite diretto da Hegel, Strauss?Bauer... (Cfr Kerigma und Mythos, Theologische Forschung, 9, Amburgo?Volksdorf 1955).