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  la politica nelle cronache dei quotidiani  provinciali

Sanità

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gli articoli citati sono dei quotidiani di giovedì 08 agosto 2002

Il Messaggero
 
Baldassarre: «Sarebbe una nuova spallata per i nostri associati. A rischio anche diecimila posti di lavoro nell’indotto»
di GIAMPAOLO RUSSO
 
E’ ormai guerra aperta tra gli allevatori ciociari e la Parmalat. I nodi del contendere sono due: la trattativa in corso per il prezzo del latte e l’immissione sul mercato del cosiddetto "Latte Fresco Blu". Rischiano la chiusura circa 2.000 aziende locali, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di ditte individuali. Sulla questione del prezzo del latte, le associazioni di agricoltori ciociari si schierano compatte contro il tentativo, da parte della Parmalat, di ridurre il prezzo che andrebbe ad influire pesantemente sui ricavi delle stesse aziende.
«La Parmalat — dichiarano congiuntamente l’Unione Agricoltori e la Cia di Frosinone — ha inteso definire la trattativa sulla questione del prezzo senza le nostre organizzazioni. Si tratta di un atteggiamento di inusitata arroganza senza precedenti e dimostra come la stessa azienda emiliana, sfruttando la sua posizione dominante, ritenga di poter prevaricare le leggi, le regole e i ruoli». Sulla stessa lunghezza d’onda la Coldiretti di Frosinone: «L’accordo siglato martedì — affermano Mauro D’Arpino, presidente della Coldiretti provinciale ed il direttore regionale del Lazio, Toni De Amicis — tra Parmalat e cooperative romane ha solo valenza per la provincia di Roma mentre noi ci siamo astenuti evidenziando la necessità di portare la trattativa in ambito provinciale e non riconoscendoci nell’accordo siglato che riduce di 30 lire al litro il prezzo del latte. E’ bene far presente ai consumatori che di 1,14 euro (2200 lire) al litro di latte che pagano al negozio, a noi produttori arrivano solo 0,30 euro (740 lire)».
La battaglia si preannuncia dura e al tempo stesso lunga, così come lascia presagire il presidente della Cia di Frosinone: «Venderemo cara la nostra pelle — dichiara Mario Mancini — perché passi la strada della qualità a tutela del consumatore. Il minor prezzo che vuole imporre la Parmalat è dovuto al fatto che il latte proviene da altre realtà europee che hanno costi inferiori ma anche qualità più scadente. A rischio sono anche le aziende che producono mozzarella di bufala. Si vuole introdurre una norma che permetta di produrre tali prodotti anche con un latte di 60 ore dalla mungitura. Questo vuol dire che il latte potrebbe provenire anche dall’estero ma che, comunque, non garantirebbe la freschezza del prodotto». Sulla questione del "Latte Fresco Blu" (vedi box al lato n.d.r.) la preoccupazione è forte: «Si sta sconvolgendo il mercato — conclude Mancini — e i consumatori devono essere preoccupati del latte che berranno in futuro. Il "Latte Fresco Blu" non può essere, infatti, considerato fresco perché ha una conservazione doppia rispetto al latte normale a cui noi siamo abituati». A preoccupare gli allevatori sono anche gli scenari futuri che si delineerebbero nel caso in cui si abbassassero i prezzi. «Nel corso di questi ultimi anni - dichiara Franco Baldassarre, direttore dell’Unione agricoltori - le aziende che producono latte in provincia di Frosinone sono passate da 9 mila a circa 2 mila. La scelta di ridurre i prezzi costituisce un’altra spallata per i nostri allevatori. Un prezzo più basso taglierebbe circa 10.000 lavoratori, se consideriamo anche l’indotto».

IL PRODOTTO

Quel “fresco” non convince tutti

Sempre più pubblicizzato, il latte fresco Blu prodotto dalla Parmalat e dall’Eurolat (ex Solac) sta entrando pian piano nelle case dei consumatori. Ma qual è la differenza con il latte fresco che, da sempre, siamo abituati a bere? Il latte fresco Blu è un latte prodotto prevalentemente in Germania (con costi più bassi rispetto a quelli dell’Italia) e ha una capacità di conservazione del doppio rispetto a quella normale: otto giorni. Si tratta di un latte microfiltrato, frutto delle più innovative tecnologie che consentono di eliminare ogni forma batterica. I detrattori di tale prodotto affermano, invece, che tale lavorazione non sia rispettosa della naturalità del latte che, di conseguenza, perderebbe di qualità. Gli allevatori ciociari temono, inoltre, che questo prodotto innovativo arrechi loro un calo negli ordinativi e, di conseguenza, un enorme danno economico.

Gia.Rus.

 

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