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articoli del 30 gennaio 2002

Per la questione legata al distretto industriale
Scalia contro Storace
La notizia ha rischiato di passare inosservata anche perché non erano in molti quelli disponibili a...disturbare il manovratore. Non appena, tuttavia, è diventata ufficiale si è scatenato il coro delle proteste. Alle quali si aggiunge oggi, con l'autorevolezza della carica, anche il presidente della Provincia, Francesco Scalia che spara sul "malgoverno"' della Regione Lazio in riferimento alla decisione di individuare in Civitacastellana l'unico distretto industriale del Lazio, mandando deluse le aspettative della Ciociaria. «Nel territorio provinciale - scrive infatti Scalia - esistono almeno due distretti industriali reali, quello di Sora e quello di Coreno, che hanno tutti i requisiti di cui alla legge 317/91 e rispondono a tutti i parametri della delibera Cipe del 3 maggio 2001. Un autorevole studio dell'Ipi, recepito dalla Giunta Regionale nella proposta di legge dello scorso maggio, conforta la tesi da me appena esposta. Inspiegabile appare allora il miope atteggiamento della Giunta Storace che, pervicacemente continua nella strada di non voler riconoscere dignità ai distretti della nostra provincia, attirandosi un unanime grido di protesta, non solo degli amministratori del territorio provinciale, ma anche delle parti sociali, delle associazioni di categoria, degli imprenditori locali e soprattutto dei tanti disoccupati che avrebbero potuto trarre beneficio dall'adozione di un provvedimento positivo».

«Già lo scorso 6 novembre - aggiunge Scalia - il comitato per il lavoro e lo sviluppo economico, da me appositamente convocato, concludeva la propria discussione sull'argomento, licenziando all'unanimità un documento (al quale faceva seguito una successiva nota inviata anche al presidente della Commissione consiliare all'industria e ai capigruppo consiliari) nel quale veniva ribadita non la opportunità ma la necessità di riconoscere formalmente i distretti industriali già realmente esistenti nella nostra provincia. La nota concludeva con la richiesta del sottoscritto e dell'intero comitato di un incontro nel quale si sarebbero potute chiarire meglio le ragioni tecniche che giustificano la richiesta del riconoscimento. Il presidente Storace non ha ritenuto opportuno dedicare un po' del suo tempo ad ascoltare gli attori locali dello sviluppo economico, ritenendo evidentemente di poter andare avanti per la sua strada, sordo ed indifferente alle voci di protesta». Scalia ne ha anche per i politici locali quando si dichiara «amareggiato e deluso per il comportamento degli assessori regionali eletti nella nostra provincia che finora hanno dimostrato di essere talmente disinteressati alle problematiche del nostro territorio da non avere ritenuto neppure necessario impegnarsi per aprire un dialogo ed un confronto da tutti auspicato e richiesto (evidentemente tranne che da loro)».

 29 gennaio 2002

Sant'Angelo in Theodice - Polemici manifesti listati a lutto
«Il paese è morto»
 
E' venuta a mancare la frazione di... Sant'Angelo in Theodice, vedova di San Germano (antica denominazione di Cassino). La vena polemica di un gruppo di abitanti della realtà urbana più consistente per numero di abitanti del Comune di Cassino, dopo il nucleo urbano, si è trasformata ieri in un bizzarro manifesto funebre affisso per le strade del piccolo centro: «Dopo tanti anni di ingiusta agonia - si legge nello scritto -, schernito, abbandonato alle sue sorti, è venuto a mancare ai suoi cari "Sant'Angelo in Theodice" (vedova di San Germano). Ne danno il triste annuncio gli avi, gli anziani, gli adulti, i giovani ed i bambini, tutti e forse anche l'amministrazione comunale. Si invita la cittadinanza tutta a celebrare la scomparsa in Piazza Mazzini, giovedì 31 gennaio 2002. Tutte le offerte verranno devolute agli indefessi amministratori. Si dispensa dai fiori. Incapaci di esprimere parole di al vostro dolore, a tutti voi il cordoglio silenzioso ma profondo dell'amministrazione (rea confessa) unita al vostro dolore». Il post scriptum recita: «Chi dorme non piglia pesci». In basso a sinistra c'è la stampigliatura della «Impresa funebre G.A.R.I.». La sigla finale ci riporta direttamente al movimento autonomista, che nelle scorse settimane ha reso pubblico il suo "programma" attraverso un manifesto di intenti, assumendo la denominazione di "Gari" (Giustizia Autonomistica di Rivendicazione Indelebile). «Noi tutti abbiamo un solo obiettivo comune - si leggeva nel documento diramato in quell'occasione -, cioè l'interesse di tutto il nostro territorio a favore di uno sviluppo sociale, economico ed occupazionale che oggi purtroppo non esiste e mai esisterà se non sarà impostato seriamente a prescindere da chi oggi o in futuro ci amministrerà». Gli anonimi contestatori ritengono che il paese di Sant'Angelo in Theodice - che fu semplicemente aggregato nel 1860 all'allora San Germano - sia stato colpevolmente disamministrato e che si dovrebbe pensare seriamente ad una "secessione" da Cassino con un ritorno alla piena autonomia. Intanto a Sant'Angelo è scoppiato il cosiddetto "toto-carbonari": ognuno si è fatto la propria idea circa l'identità dei componenti del gruppo autonomista. Il clima è molto caldo e c'è da giurare che domani in piazza a commemorare l'illustre "defunto" ci saranno non pochi curiosi.
 
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