Il 24 dicembre D'Annunzio,si imbarcò a Napoli per Alessandria d'Egitto, dove arrivò il 27, esausto per il mal di mare che l'aveva costretto a un lungo digiuno, ma felice all'incontro con l'Oriente e con la Duse, che strinse al petto in un impeto di vero amore.

Il soggiorno di D'Annunzio in Egitto durò fino al 30 gennaio del 1899 e fu un seguito di escursioni a cavallo nel deserto o in barca sul Nilo, di visite ai musei e alla città di Alessandria e del Cairo, sempre col taccuino alla mano e spesso in compagnia della Duse che era ormai alla fine dei suoi impegni di lavoro. «Un'avventura meravigliosa» dice il Fusero facendo credito al Poeta di una insolita sincerità di sentimenti, ma segnata da un atto di crudeltà dal qual e affiora una volta di più la sua inclinazione sadistica. Visitando i giardini del Khedivé, Eleonora si smarrì nel «labirinto». Presa dalla paura, tentò invano di uscirne infilandosi nelle siepi, ma non riuscì che a graffiarsi le mani, finché dopo urli, invocazioni e corse disperate, sfinita si abbatté per terra. Nascosto alla sua vista, D'Annunzio gustava in silenzio la scena e la annotava, prima in mente e poi sul taccuino, già pensando d'introdurla nel Fuoco, trasposta in una grande villa veneta del Brenta, la Villa Pisani di Strà.

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Dall'Egitto passarono in Grecia, dove ebbero grandi accoglienze: D'Annunzio era ormai noto dovunque attraverso le traduzioni francesi delle sue opere, una delle quali, Le Vergini delle Rocce, era stata tradotta anche in neo-greco. La Duse, acclamata dalle platee di tutto il mondo, era uno degli idoli dell'epoca. L'ambiente elegante di Atene si contese i due illustri ospiti e parecchie famiglie dell'aristocrazia diedero ricevimenti in loro onore. […]

(Piero Chiara, Vita di Gabriele d’Annunzio, Milano, Mondatori, 1978)