Il rifiuto del teatro, il distacco dalle norme sceniche, il senso di futilità del mestiere dell’attore, i modi in cui ha partecipato alla rivoluzione teatrale del Novecento sono difficilmente catalogabili.

Il disagio, l’odio-amore si materializza nelle lettere ad Arrigo Boito: "il mestiere mi opprime, le cattiverie, le bassezze della scena, la responsabilità materiale della compagnia, mi pesano di un peso ammazzante”, oppure “ quel maledetto teatro è diventato più che mai la maledizione mia …."

«L’idea dell’eccezionalità della Duse si è radicata con tanta forza nella memoria storica, anche in quella più svagata nei confronti del teatro, da far pensare ad un “mito”. Ma le cause di quell’eccezionalità, di quel perdurare nella memoria si sono perse presto, quasi subito» ed ora ci troviamo  «di fronte ad un fenomeno così vago da diventare ingombrante, o così ingombrante da diventare vago». (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, 1992)  

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Luchino Visconti

«Quando ascoltai Eleonora Duse [nel 1921], compresi per la prima volta come tra tutti noi che eravamo in platea e la scena potesse anche non esistere un diaframma. Provavo l’impressione, assurda e reale, di ascoltare, non visto, dietro una porta, di essere capitato in casa d’altri e di scoprire improvvisamente i terribili segreti quotidiani di una famiglia sconosciuta […]. Le impressioni suscitate in me da quella piccola signora ultrasessantenne, che entrando in scena si trasfigurava e diventava “La donna del mare”  … appartengono, nella mia vita di uomo, alla categoria ristrettissima delle impressioni definitive». 

  (Intervista di Giovanni Calendoli a Luchino Visconti. “Il Giorno”, 3 ottobre 1958)

«La finzione non è l’opposto del vero, ma del falso: l’attore studia moltissimo il modo di essere più bravo che può a fingere, non a essere vero» (Gigi Proietti, su Radio Rai 3, “La Barcaccia”, giovedì 22 novembre 2001) .

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Daniele Varè

« [..] Più tardi nella stagione ebbi un’altra visita… Nessuno mi aveva detto che la Duse fosse arrivata in quei paraggi…

Eleonora Duse: Dimmi, mi hai visto sulla scena? In che cosa?

Daniele Vare’: In Città Morta al Costanzi. In Casa Paterna al Valle. E a Venezia, nella parte di Mirandolina.  

Eleonora Duse: Quale ti piacque di piú?

Daniele Vare’: Son Veneziano. E quando interpreti Goldoni, Venezia sei tu. Parli come parliamo tutti. Ma mentre parli, ci riveli tutti i nostri segreti. C'è della virtuosità nel recitare. E tu non ne mostri affatto. Ma sai fare quello che sembra fisicamente impossibile. In Casa Paterna, quando incontri l’antico amante, il quale vorrebbe che tornassi a lui, il vederlo là, prospero, contento e soddisfatto, ti ricorda tante cose che vorresti dimenticare. Il tuo viso cambia colore. Diventi rossa. E forse un trucco, un effetto di ombre e di luce?  

I suoi occhi ebbero un lampo d’ira che subito dísparve.  

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Eleonora Duse: Un trucco? Chiamalo trucco, se credi. Mai te lo potrei insegnare! Guarda.  

Indietreggiò di qualche passo e rimase ferma, contro lo sfondo delle ombre cupe. Nella luce lunare la sua faccia pareva emanare una luce propria, mentre gli occhi rimanevano. Fece il gesto di coprirsi con le mani, come per vergogna, ed in quel momento il viso arrossì, dalla fronte fin giù sul collo». 

(Daniele Vare’, Il diplomatico sorridente, Verona, Mondadori, 1941)  

« …se il pubblico va a vedere il signor Rossi che fa Amleto sa benissimo che non è Amleto, finge di crederlo, in questo esercizio di finzione c’è una grossa complicità del gioco a due … li c’è la verità del teatro …» (Gigi Proietti, Radio Rai 3, “La Barcaccia”, giovedì 22/11/2001)

Oggi  « ... noi non abbiamo mai un gruppo che sta di fronte a un personaggio [...] noi abbiamo delle folle [la folla è un aggregato, il gruppo è una cultura, è una memoria] ... Noi abbiamo delle folle, che si confrontano con Madonna o con Pippo Baudo, ma quando diciamo questo diciamo che in realtà il personaggio è già demolito: perchè Madonna non è un personaggio, è un divo, cioè non c'è più la mediazione dell'attore che suscita di fronte a qualcuno qualche cosa di diverso da sè. Madonna è ciò di cui parlano i giornali, i media [...] Madonna è ciò di cui si dice che sia Madonna, ma non è essa realmente nel senso di un personaggio dotato di una possibilità concreta di manifestare dei valori profondi. [...] 

La Duse è in realtà la figura che si situa all'interno di una serie di crocicchi rituali di occasioni intellettuali, che saranno ... anche banali e superficiali ma dotati di una forza di impatto inaudita. Un esempio: Eleonora Duse va in tournée in tutto il mondo: dall'America del Sud all'America del Nord, alla Russia, alla Germania e porta sempre il suo repertorio. In Russia la vede un principe, e non si innamora di lei, ma si innamora delle cose che lei fa in teatro e la segue per vent'anni per tutto il mondo. Lei  viene a sapere dopo vent'anni che in  platea c'è una persona che la sta seguendo. Chiede d'incontrarlo, di poterlo ricevere. di poter dare un'opportunità singolare a questa figura, e questa figura sparisce. Non accetta di incontrare Eleonora Duse fuori di quello che essa è sul palcoscenico. Quando la regina Margherita, vedendo uno spettacolo della Duse, chiede nell'intervallo di poterla ricevere nel palco reale, Eleonora Duse si rifiuta. Dice: io sono colei che appare sul palcoscenico, e mentre sono in teatro, non posso essere mai da un'altra parte. [...] Eleonora Duse prima di imporre la sua recitazione ha bisogno di anni e anni: prima non la sopportano, la trovano sciatta, distratta; opera nella recitazione in un modo che questo mondo abituato all'enfasi romantica non è capace di accettare. Eppure a un certo punto essa incontra un personaggio banale, la Signora delle [sic!]Camelie, che non è nulla dal punto di vista letterario: come lo porta in scena, lo fa diventare il grande personaggio con sui si confronta tutta la società del suo tempo: è l'insieme delle attesa dell'eroismo della donna, della sua separazione, della sua singolarità, del suo dramma d'amore, del suo essere ai margini di una società che non accetta altro che una figura estremamente idealizzata. In questo senso quando noi pensiamo ad un'attrice di questo tipo, dobbiamo pensare a dei  grandi personaggi, a  dei  miti che lei trascina tra '800 e '900 per le scene di tutta Europa, e riesce a renderli concreti. Questo vuol dire situare un personaggio al punto d'incontro di una serie di aspettative. Margherita Gautier è una donna labile dal punto di vista della creazione letteraria. Diventa grande sono quando in scena Eleonora Duse la fa diventare quello che è. [...] Con il personaggio ci si confronta per differenze o per adesione, per divaricazione, ma esso è fondamentale nella vita del teatro [...]».

LE INTERPRETAZIONI