25 giu 2002

IL QUARTO ELEMENTO

"Tre cose in ciascuna fabrica - come dice Vitruvio - deono considerarsi, senza le quali niun edificio meriterà esser lodato: e queste sono l'utile o comodità, la perpetuità e la bellezza. Perciochè non si potrebbe chiamare perfetta quell'opera che utile fusse ma per poco tempo, overo che per molto non fusse comoda, overo, ch'avendo amendue queste, niuna grazia poi in sé contenesse".

Questo è quanto scriveva, in pieno Cinquecento, Andrea Palladio prendendo spunto dalle parole di Vitruvio.
Operando una traslazione di questi concetti nell'epoca attuale possiamo confermare che i requisiti fondamentali per un organismo architettonico sono la FUNZIONALITA', la STABILITA' (la resistenza), e l'ESTETICA. Tre attributi che oggi sono ancora necessari ma non sufficienti.
Una forte accelerazione al ritmo del globo è stato indotta dall'entrata in circolo dell'elettricità; negli ultimi cinquant'anni i suoi effetti sono stati amplificati dall'introduzione di nuove tecnologie, legate chiaramente all'elettronica e all'informatica. Le pesanti informazioni (che da sempre hanno viaggiato incise su oggetti: pietra, papiro, pergamene, carta) si sono dematerializzate in leggeri e veloci impulsi elettrici sfondando il muro spazio-temporale e creando una intreccio infinito di INTERCONNESSIONI: la rete.
Nella nostra società, quindi, in piena rivoluzione informatica, assume grande importanza la DIMENSIONE COMUNICATIVA.
E proprio di un ulteriore livello comunicativo ha bisogno di rivestirsi e impregnarsi l'architettura moderna (moderna in senso a-temporale come frutto di reazione ad una crisi). "Un edificio non è più buono solo se funziona, è solido, spazialmente ricco, ma perché rimanda ad altro da sé". (Saggio 98)
Un libro che mi ha permesso di analizzare a fondo le radici dei SEGNI ARCHITETTONICI COME FATTI COMUNICATIVI è stato scritto da Umberto Eco nel 1968 e s'intitola La struttura assente - la ricerca semiotica e il metodo strutturale.

La semiologia, parola di cui ignoravo il significato fino a poco fa, si occupa di tutti i fenomeni di cultura come fossero sistemi di segni ed in particolare la cultura è vista essenzialmente come comunicazione. In questo mio scritto cercherò di delineare lo sviluppo dei livelli di comunicazione tra uomo e oggetto; di evidenziare come oggi l'architettura sia diventata un amplificatore di significati essendo portatrice di metafore, di messaggi traslati.

 

STIMOLO E COMUNICAZIONE

Ci si chiede se l'architettura, in quanto sistema di segni, operi nel campo della comunicazione o più semplicemente della stimolazione.
Se per la prima volta vedo un oggetto, ad esempio una scala interviene la domanda:cos'è e a cosa serve, poi ho lo stimolo a salire, imparo a salire; il risultato finale è il riconoscere nella scala la presenza di una FUNZIONE POSSIBILE ESPLETABILE. Quindi dal momento che lo riconosco coma tale, si stabilisce fra me e l'oggetto un livello base di comunicazione: la scala mi comunica la funzione che permette.
Di questo esempio è importante sottolineare un concetto: ciò che mi dispone all'USO FUNZIONALE dell'architettura (salire, entrare, affacciarsi, sedersi...) sono i SIGNIFICATI COLLEGATI ai suoi elementi componenti. Un esempio diverso è quello di una volta che mi ripara dalle intemperie, posso non avvertire questa sua funzione o comunque essa passa in secondo piano rispetto all'EFFICACIA COMUNICATIVA della sua FORMA che può suscitare in me un senso di protezione, di spaziosità o altro.

 

UN PRIMO LIVELLO DI COMUNICAZIONE

Da quanto precedentemente detto vien fuori che noi fruiamo comunemente dell'architettura come fatto di comunicazione, senza con ciò escluderne la funzionalità.
Ancora un esempio: un uomo primitivo, spinto da freddo e pioggia vede un buco nel dosso della montagna e decide di entrarci; una volta dentro osserva che non si sta più bagnando, è al riparo. Meravigliato guarda in alto la volta della caverna e la percepisce come limite, fine dello spazio esterno da una parte e come inizio di uno spazio interno dall'altra. A parte il lato evocativo di nostalgie uterine o di protezione che può trasmettere un simile spazio, l'uomo primitivo, uscito a tempesta finita, riguarderà bene la cavità d'ingresso e penserà all'immagine dell'interno. Quindi attraverso un RICHIAMO MNEMONICO costruisce l'associazione indotta buco-riparo; all'idea di quella caverna in particolare si sostituirà poi quella di un MODELLO ASTRATTO RICONOSCIUTO che gli consentirà di utilizzare qualsiasi anfratto come riparo.
"Allo stesso modo "il CODICE ARCHITETTONICO genera un CODICE ICONICO e il principio caverna diventa oggetto di commercio comunicativo."(Eco 68) I processi di codificazione sono resi possibili dalla costruzione di modelli strutturali, in linea di massima dedotti dall'osservazione degli usi comunicativi.

 

IL TRIANGOLO DI OGDEN E RICHARDS (1966)

Questo triangolo viene usato con lo scopo di dissociare la parola significato da quella di referente e chiarire il processo di codificazione di un simbolo.
Per simbolo viene preso, ad esempio, un segno della lingua verbale, come la parola "cane". Questo simbolo ha un rapporto non naturale con la cosa che indica, ossia il referente ( l'animale cane); ma la mediazione fra simbolo e referente è la referenza (l'informazione che il nome trasmette all'ascoltatore- Stephen Ullmann 1966). L'informazione della referenza può essere un concetto, un'immagine mentale, la condizione d'uso del simbolo. Mentre la relazione tra simbolo (mezzo astratto con il quale l'uomo ha cercato di impadronirsi dell'oggetto reale) e referente è indiretta e innaturale, quella tra simbolo e referenza è immediata e reversibile.
Si è discusso molto sui rapporti tra simbolo, referente e referenza; la mia considerazione su questo triangolo è che lo si possa attualizzare trasformandolo in un solido prismatico nel quale l'altezza tratteggiata resta data dalla distanza simbolo-referente (in alcuni casi c'è più di una relazione tra i due) e la spazialità è generata dal moltiplicarsi delle referenze. Nella complessità di oggi il simbolo resta uno, si sdoppia, triplica o quadruplica il referente mentre la referenza subisce uno sviluppo che da un lato incrementa i significati, i concetti, le immagini associate dall'altro moltiplica le relazioni con simbolo e referente.

 

OLTRE LA FUNZIONE PRIMA - VERSO IL SECONDO LIVELLO

La forma che ha un oggetto, denota la funzione che gli è propria solo sulla base di un sistema di attese e di abitudini acquisite, quindi in base ad un CODICE.
Non si può rendere funzionale una forma nuova se questa non si appoggia su processi di codificazione esistenti (RIDONDANZA).
L'oggetto architettonico può denotare la sua funzione o essere in relazione con una certa ideologia della funzione. Alla parola "caverna" di cui si è parlato prima si arrivava ad associare la funzione riparo; è chiaro però che ci siamo fermati ad un primo livello perché nel tempo, con le stratificazioni culturali, l'esperienza, avrà connotato anche altro: famiglia, ritrovo, luogo comunitario, etc.
Al primo livello di comunicazione, esplicato dalla FUNZIONE o UTILITAS PRIMARIA associata a quel determinato oggetto, si sono aggiunte nel tempo le FUNZIONI SECONDE: le CONNOTAZIONI SIMBOLICHE.
L'architettura moderna, nel prender forma, deve lasciare variabile l'utilitas primaria (ottenendo al contrario di ciò che vien da pensare una maggiore funzionalità) e farsi carico di valori aggiuntivi, di connotazioni simboliche aperte a molteplici interpretazioni.
Nel corso della storia un oggetto subisce una serie di trasformazioni, perdite, sostituzioni delle sue funzioni prime e seconde.
Un esempio di architettura "simbolica" nella quale hanno preso corpo in modo particolare le funzioni seconde, è quella gotica. Certamente le crociere d'ogive hanno avuto un valore funzionale, ma si è andati oltre, si è riconosciuto al CODICE del GOTICO un VALORE SIMBOLICO; nel messaggio "cattedrale" con le sue vetrate colorate, sculture, affreschi c'è tutto un mondo, la collettività di una data epoca che con le proprie ideologie trova rappresentazione.
Un esempio diverso è il ready-made ("oggetto usuale promosso alla dignità di oggetto artistico dalla semplice scelta dell'artista"-Duchamp) nel quale la funzione prima diventa funzione seconda.

 

 

 

 

 

                    Fontana - 1917

NUOVE CONNOTAZIONI

L'oggetto architettonico o artistico del passato viene analizzato secondo più codici di lettura: uno è quello che ce lo fa vedere nel contesto culturale che lo ha prodotto (riscoperta delle retoriche e delle ideologie passate: la storia), gli altri sono i codici e le prospettive ideologiche proprie dei nostri giorni (CODICI DI ARRICCHIMENTO). In questa esponenziale crescita delle interpretazioni, delle chiavi di lettura, spesso si perde la connotazione iniziale dell'oggetto.
La potenzialità della METAFORA, della funzione seconda sta proprio nella CAPACITA' COMUNICATIVA INTRINSECA all'oggetto architettonico; questo plusvalore innesca nello spettatore un viaggio mentale che dal locale, dal presente, lo connette con molteplici direzioni, significati, immagini del passato o addirittura del futuro. Il processo di rifondazione dell'architettura parte sicuramente dalle nuove opportunità di visione offerte dai mezzi elettronici e al contempo dalla critica che essa deve muovere ai modi e alle ideologie del progettare e abitare proprie del passato. Attraverso i segni che lascia e ai segnali che lancia sul territorio, l'ARCHITETTURA MEDIATICA persuade il passante, il fruitore, si offre ad una lettura interpretativa capace di portare ad un accrescimento informativo.
Il MESSAGGIO METAFORICO, ambiguo, invitante alla riflessione, può essere considerato STRUMENTO DI CONOSCENZA. "Nel momento in cui scatena il gioco delle interpretazioni successive, l'opera ci spinge anzitutto a riconsiderare il codice, da cui il messaggio ha preso le mosse, e le sue possibilità".
Si mette in crisi il codice ma al tempo stesso lo si potenzia, lo si amplifica, lo si interconnette con altri codici ottenendo una percezione di globalità.
"Le forme ed i materiali dell'architettura fanno corpo con la comunicazione, con i messaggi di cui è portatrice, si autosignifica secondo le leggi del messaggio estetico"(Eco 68).

 

SAGGIO DOCET

Nell'architettura del 900 il fatto comunicativo è stato per buona parte eliminato perché la logica modernista aveva deciso di presentare tautologicamente l'oggetto architettonico in quanto macchina funzionante. Il quarto elemento, la comunicazione, è stata riacquistata solo nell'ultimo quindicennio del 900 e posta al centro del fare architettura. Il prof. Saggio in una delle sue lezioni definisce il problema della COMUNICAZIONE MARSUPIALE, ossia che presenta un dentro e un fuori, due aspetti: uno riguardante il nostro puro bisogno di comunicare, l'altro che vede l'architettura (nel contesto della rivoluzione informatica) "facente parte di un grande travaso comunicativo" che segna una netta separazione con l'epoca precedente (industriale). Da meccanismi di standardizzazione, da una logica causa-effetto, forma-funzione (rivoluzione industriale) siamo passati a nuovi processi: individualizzazione, personalizzazione, logica sintetica per affrontare la complessità ed il caos moderno, all'uso di figure retoriche nel linguaggio. Anche la pubblicità, oggi, non è più come quella di una volta (assertiva, metteva in risalto unicamente le qualità del prodotto), ma usa le metafore, messaggi traslati; si dà per scontato che il prodotto funzioni e si punta sul contesto, l'ambientazione, l'utopia di vita che quell'oggetto promette; "il contenitore stravince sul contenuto".
Il computer come estensione della mente del progettista, ha permesso una mutazione dei segni, dell'alfabeto retorico dell'architettura. Gli ha consentito di vedere oltre, in anticipo, di rompere gli schemi e moltiplicare le combinazioni fra i segni costitutivi; ha allargato gli orizzonti di un'architettura che in quanto rilevatrice di complessi cambiamenti ha la necessità di attingere da altre discipline, da altri codici per dar significati ai segni del suo farsi. Per radicarsi nella contemporaneità, deve dire qualcosa di diverso da se stessa.
La fluida architettura moderna dev' essere da una parte qualcosa che il pubblico non si aspetta, suscitare meraviglia EMOZIONE, dall'altra deve puntare sull'effetto ridondanza (far leva su rimandi a codici preesistenti). Un effetto di straniamento può venire proprio dall'uso di un linguaggio metaforico, allegorico, pluri-direzionato; situazione che ci porta a riconsiderare il messaggio, a guardare in modo diverso l'oggetto e ciò che rappresenta e quindi a rivedere anche i nostri codici di lettura.
L'architettura deve prendere atto che grazie alle nuove tecnologie elettroniche può diventare materia viva della città - "nuovo illusionismo urbano" - dotarsi di epidermiche facciate in metamorfosi, dematerializzate dalla luce artificiale,  e flash di informazioni.
All'interno della rivoluzione informatica sta avvenendo il passaggio "dall'oggettività del bisogno (motore dell'epoca industriale) alla soggettività del desiderio".
In base a queste nuove istanze, i quattro elementi citati finora per l'architettura potrebbero non bastare; un QUINTO ELEMENTO: l'INTERATTIVITA' sta avanzando tra le strutture (per una simbiosi natura-artificio) e gli spazi architettonici (per allinearli con il pensiero umano).

                                                                                                                                                                       

 

Gabriele Chieppa

Bibliografia

Prestinenza Puglisi 98, Luigi Prestinenza Puglisi - Hyperarchitettura - spazi nell'età dell'elettronica, universale di architettura, Torino 1998

Eco 68, Umberto Eco - La struttura assente - la ricerca semiotica e il metodo strutturale, Tascabili Bompiani 2002

 

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