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"Ma in questo modo, zio santo, anche lo Stato è un gestore di violenza!"
"Certo! Il più importante! Lo stai scoprendo ora? Principe, è mai esistito uno Stato che, per evitare furti e assassini, ha previsto nelle sanzioni penali i fulmini dell'Inferno? Persino la nostra Santa Madre Chiesa, incaricata da S.E. San Pietro di gestire il potere temporale, pur avendo la disponibilità delle fiamme eterne, è sempre ricorsa sulla terra alla loro rappresentazione in anteprima o, attraverso una robusta corda attorno al collo, all’innalzamento dei trasgressori verso il cielo! Non ti pare? E ora continua!"
"Dobbiamo distinguere due periodi: prima e dopo il 1812. Sino al 1812 i gestori di violenza potevano essere così elencati: bande di briganti, bande temporanee di ladri, l'autorità costituita e i campieri. Dopo il 1812 dobbiamo aggiungere, a quelli già citati, le Compagnie d'Armi."
"I compagni d'armi chi erano?"
"Se non ne ha mai sentito parlare devo per forza fare una premessa."
"Non è che non ne ho sentito parlare! Preferisco che sia tu, testimone diretto, a parlarmene. Continua."
"Il 1812 fu l'anno dell'abolizione dei diritti feudali. Sino ad allora la gestione della giustizia era stata, in buona parte, in mano al signore feudale. Attenzione non tutta la giustizia: il signore feudale aveva il potere di giudicare le cause civili…"
"Il mero imperio, no?"
"Esatto! E alcuni tipi di cause criminali: il misto imperio. Io, per sovrana investitura, nel 1779 avevo ottenuto la concessione del mero e misto imperio con l'alta giurisdizione sui territori acquistati. Dovevo anche gestire l'ordine e la sicurezza pubblica. Ma ciò non costituì mai un grosso problema. Potevo contare sulla polizia di Stato, avevo degli ottimi campieri e poi i territori circostanti appartenevano all'Arcivescovo di Monreale che, nel settore, era molto ben organizzato: aveva dei validissimi capitani d'armi, possedeva un carcere a Monreale, chiamato i dammusèddi, dove venivano rinchiusi i condannati che non andavano in crociera, ed anche una attrezzata sala di tortura: il locus tormentorum."
"Come in crociera!?"
"Sino ai primi anni del 1600 buona parte dei condannati veniva avviata ad remigandum in triremibus papalibus, a remare nelle navi del Papa: era un modo d'accummiràri in attesa che inventassero il motore Diesel. Poi l'Arcivescovo si accorse che era più conveniente avviarli al lavoro nei feudi a conduzione diretta, i feghi nobili, e così, dopo diversi anni di contenzioso col Papa, riusciva nel suo scopo. Di notte li teneva nei dammusèddi e di giorno li faceva svagare all'aria aperta a fare giardinaggio."
"L'Arcivescovo utilizzava una sala di tortura? Principe, ma stai dicendo vero?"
"Come sto dicendo vero! Guardi che è stata utilizzata per secoli! Io non ci sono mai andato perché mi faceva senso per non dire ch'era uno schifìo. Guardi quanti verbali, attraverso Internet, ho trovato dal 1400 sino alla soppressione della sala! Sono centinaia e centinaia. E poi l'Arcivescovo di Monreale rivestiva contemporaneamente la carica di vescovo e signore feudale: non capisco il perché della sua meraviglia!"
"Vedi qui in Paradiso non se n'è saputo mai nulla. Parla sottovoce. Dimmi, come funzionava?"
"E' opportuno innanzitutto precisare che, nel settore, l'Arcivescovado si teneva aggiornato sui più moderni ritrovati della tecnica. Era da secoli abbonato al mensile spagnolo, a tiratura internazionale, "Tormentum summaque voluptas" e, nella edizione italiana, "Il tormento e l'estasi". Bisogna pure rilevare che il torturando, chiamiamolo anche l'atleta, godeva di precise garanzie."
"Quali?"
"Innanzitutto le prove da superare avevano una durata ben determinata e il tempo relativo era misurato attraverso un'ampollecta, una clessidra. Poi l'atleta era continuamente tenuto sotto controllo dal cirurgico, un medico che accertava se era in grado di affrontare ciascuna prova. Il tutto veniva verbalizzato in una forma così pillicùsa da non capire se gli estensori erano reclutati tra i pignoli oppure tra i sadici."
"E le prove?"
"Non erano molte ma erano molto efficaci."
"Ad esempio?"
"La prova del cavallectum. L'atleta, posizionato su un cavalletto, era sollecitato con prove che oggi formano oggetto della scienza delle costruzioni: trazione, flessione e torsione. La prova di taglio non veniva praticata perché, per legge, l'atleta doveva uscire intero dalla sala: vivo o morto importava poco, ma intero. Naturalmente la prova di flessione era all'indietro!"
"Poi?"
"La prova a sùccaro. Il torturando, con le mani legate dietro la schiena, veniva risucchiato verso il cielo cum funiculis, robuste corde che ruotando attorno ad currulam, una carrucola legata al tetto, gli consentiva di rinforzare i muscoli pettorali."
"Ce n'erano altre?"
"Degna di nota era un'altra prova che costituiva la specialità della sala: la prova a tocca e nun tocca. Roba da brevetto! Era identica alla precedente ma più funzionale. Gli specialisti si erano accorti che gli atleti, stando sollevati in alto, spesso riuscivano a raggiungere uno stato di equilibrio che consentiva loro di far trascorrere il tempo. La soluzione all'inconveniente consisteva nell'innalzare l'atleta ad un'altezza tale da fargli sfiorare, con le punte dei piedi, il pavimento. L'atleta allora tentava di poggiare i piedi e, quando credeva di essersi appoggiato, veniva dato un colpetto alla fune che, ruotando attorno alla carrucola, lo sollevava di una decina di centimetri dal suolo. Subito dopo veniva rimesso nella posizione precedente per ricominciare. Ecco a tocca e nun tocca. Questa instabilità d'equilibrio determinava continue oscillazioni che gli rinforzavano ulteriormente i muscoli pettorali ed anche quelli addominali."
"Accennavi anche ai verbali…"
"Legga qui, zio! In uno solo di essi, al momento di questa prova, sono riportate trentasei volte le seguenti espressioni: "Et monitus ut dicat veritatem dixit: Nenti sàcciu! Et monitus ut dicat veritatem dixit: Nostra Donna della Mendula! Calàtimi! Calàtimi!""
"Mainchia!!!"
"Prego?"
"Mainchia!!!"
"Scusi che significa?"
"Minchia con la prima sillaba pronunziata in americano!"
"E si può dire in Paradiso?"
"Certo che si può dire! I padri della Chiesa, sant'Agostino e san Tommaso in testa, hanno impiegato oltre un secolo per dimostrare al Padreterno la funzione catartica dell'esclamazione sicula ormai divenuta internazionale. Il Padreterno, riconosciuto l'errore, non poteva di punto in bianco rimangiarsi millenni di repressione: per cui, in alternativa al pensare sottopensiero, si era ricorso a questo escamotage. Più comodo no?"
"Mainchia!!!"

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