Una comunità di Armeni nel 1258 nella zona di Dammusi - Chiusa - Signora (Jatina

Le deportazioni degli ultimi musulmani di Sicilia nel 1246, sotto Federico II, determinarono uno spopolamento notevole nell’intero territorio di influenza di Jato. I tentativi di ripopolamento del 1488 con gli Albanesi e del 1779 con l’edificazione delle università di San Giuseppe e Camporeale, con una serie di agevolazioni loro concesse, stanno proprio a testimoniare la sproporzione tra l’estensione del territorio e il numero di persone destinate alla sua utilizzazione. Dall’esame di una concessione del 1258 sembra evincersi un primo tentativo di ripopolamento ad appena 12 anni dalla distruzione di Jato. In tale anno l’Arcivescovo di Monreale Benvenuto concede a Omodeo Latineri, Tommaso d’Armenia e ai loro consoci il casale di Jatina.

Analizzando il contenuto della concessione si rileva, innanzitutto, che si tratta di un tipo di concessione diversa dalle altre dello stesso periodo: non vengono riportate solamente le condizioni economiche ma viene anche sottolineata una serie di clausole proprie di un contratto tra un signore (l’Arcivescovo) e una comunità straniera. Viene innanzitutto riportato che Omodeo Latineri, Tommaso d’Armenia e i loro consoci pregavano (l’Arcivescovo)

- di potere stare e dimorare sotto il dominio e la potestà della Chiesa di Monreale

-di poter trarre giovamento e godere delle libertà, usi e consuetudini di cui godevano uomini e borgesi di detta Chiesa. Inoltre avrebbero dovuto pagare alla Chiesa le decime e gli altri diritti sul frumento (laboribus) e sulle vigne (vineis) come gli altri nostri borgesi sono soliti pagare

chiaramente uomini e borgesi dell’Arcivescovado erano già sottoposti al dominio, alla potestà, agli usi e alle consuetudini della Chiesa. Il fatto che vengano specificate tali condizioni e, soprattutto, l’espressione come gli altri borgesi sta ad indicare che si trattava di persone non appartenenti all’arcivescovado. Ma soprattutto l’atto di fedeltà e l’omaggio stanno a rappresentare l’inizio della costituzione del rapporto di vassallaggio, elemento essenziale nel feudo. Viene inoltre ad essi concesso che tutte le questioni o liti che dovessero sorgere tra essi dovranno essere giudicate da uno di essi: una forma di gestione autonoma della giustizia caratteristica, nel medioevo, di gruppi e comunità etniche. Ma particolarmente importante risulta il fatto che nessun estraneo presuma di dimorare o conversare con essi senza la volontà della Chiesa e che tutte le concessioni valgono non solo per Omodeo, Tommaso e gli altri loro consoci ma anche per tutti coloro che dovessero ancora provenire dalla loro nazione e che, col consenso di Omodeo e Tommaso, volessero abitare nel casale di Jatina. Risulta chiaro, a questo punto, che si è in presenza di persone di nazionalità diversa. Ma quale?

L’unico elemento è costituito dal paese di origine di Tommaso: l’Armenia. Vediamo sino a che punto una supposizione del genere può essere ritenuta attendibile.

Sin dal III secolo buona parte degli Armeni aveva abbracciato la religione cristiana e la Chiesa armena attorno al 350, sotto re Tiridate, era divenuta "la chiesa della nazione e dello stato armeno". Già nell’XI secolo la Chiesa armena aveva stabilito dei buoni rapporti con la Chiesa di Roma e nel Concilio di Firenze (1431-1445) era stata confermata l’unione con la Chiesa cattolica.

Per il periodo medievale possiamo fare riferimento ad alcuni dati e considerazioni di C.Toumanoff:

-La conquista selgiuchide dell’Armenia provocò un fenomeno unico nella storia: la sua élite sociale e politica abbandonò il paese e si stabilì in terre straniere dando vita ad una Nuova Armenia in esilio (anno 1074).

-Leone II il grande, principe d’Armenia, (1186-1219) temendo gli Ayyubiti e non fidandosi dei Bizantini alleati di Saladino decise di collaborare strettamente con l’occidente. Si dava il caso che l’Armenia rientrasse benissimo nel sogno di un impero universale degli Hohenstaufen: da qui il ravvicinamento di Leone con Federico Barbarossa e, più tardi, di Enrico VI.

Il periodo dal 1247 al 1266 è caratterizzato da una serie di guerre tra armeni, georgiani, antiocheni, mongoli e mamelucchi che sconvolgono l’intera regione e culminano nel 1258 con la presa di Bagdad. Nel 1266 Boybars invase l’Armenia, la mise a ferro e fuoco e si portò 40000 prigionieri.

Su questi elementi, riportati in maniera molto succinta, possono farsi le seguenti considerazioni:

-La cristiana Armenia, nel periodo in esame, era in buoni rapporti sia con la Chiesa sia con l’Imperatore: lo svevo Manfredi.

-L’emigrazione era, ed è purtroppo ancora ai nostri giorni, una caratteristica di questo popolo.

-La situazione della loro regione era tale da consigliarne l’abbandono.

Immaginare a questo punto un gruppo di Armeni che, abbandonato il proprio paese, trova asilo nelle terre dei correligionari dell’Arcivescovado sembra essere, con riferimento al documento riportato, abbastanza attendibile.