Le Vespe

 

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PERSONAGGI DELLA COMMEDIA

 

 

DUE SERVI di Filocleone

BDELICLEONE

FILOCLEONE

CORO di vecchi (le Vespe)

FIGLIO del corifeo

CANE

CONVITATO

DONNA

UOMO

 

LE VESPE

 

 

 

Sulla scena sono due servi che fanno la guardia dinanzi alla porta di casa.

1º SERVO (scuote l'altro servo, che si è addormentato)

Che ti prende, Xantia, disgraziato?

2º SERVO

Mi esercito a evadere la guardia di notte.

1º SERVO

La tua schiena ne risentirà, credo. Non sai che razza di mostro custodiamo?

2º SERVO

Lo so; ma per un po' vorrei dimenticarmelo.

1º SERVO

A tuo rischio. Ma una certa dolcezza sonnolenta sta calando a me pure sugli occhi.

2º SERVO

Sei fuori di te? O deliri come un coribante?

1º SERVO

Ho sonno, per via di Bacco.

2º SERVO

Già, anch'io me lo coltivo, Bacco. Poco fa un sonno terribile come un guerriero persiano è mosso all'attacco delle mie palpebre; e ho fatto un sogno stupefacente.

1º SERVO

Anch'io ne ho fatto uno mai visto. Ma dimmi prima il tuo.

2º SERVO

Un'aquila grandissima calava sulla piazza e con gli artigli rapiva un serpe loricato, che aveva lo scudo di bronzo, e lo portava alto nel cielo; e Cleonimo poi lo gettava via.

1º SERVO

Cleonimo è proprio come quello dell'indovinello. «Qual è l'animale», si chiederà nei banchetti «che in terra, in cielo, in mare, getta lo scudo?».

2º SERVO

Povero me, che guaio mi preannuncerà questo sogno?

1º SERVO

Non ti preoccupare: non sarà poi nulla di terribile.

2º SERVO

A me invece pare terribile, che un uomo getti via i suoi attrezzi. Ma adesso raccontami il tuo sogno.

1º SERVO

È una cosa importante: interessa la nave dello stato.

2º SERVO

Cominciamo dalla carena, allora.

1º SERVO

Mi sembrava nel primo sonno di vedere un gregge di pecore sedute in assemblea sulla Pnice, avvolte nei loro mantelli e con un bastone in mano. Le arringava una balena vorace, con una voce da troia isterica.

2º SERVO

Ahi!

1º SERVO

Che c'è?

2º SERVO

Basta, non dir altro: questo sogno puzza terribilmente di cuoio marcio.

1º SERVO

Poi, la balena maledetta prese una bilancia e si mise a pesare del grasso.

2º SERVO

È un grassatore, povero me, e vuol fare a pezzi il popolo.

1º SERVO

Là vicino stava Teoro seduto per terra, ma sul collo aveva la testa di una gazza. E Alcibiade, che ha un difetto di pronuncia, diceva, rivolto a me: «Guarda Teoro; ha la testa di cazza».

2º SERVO

Perfetto, questo difetto di pronuncia.

1º SERVO

Ma non è una cosa strana, questo Teoro che ha la testa di un uccello?

2º SERVO

Ottima cosa, invece.

1º SERVO

Come?

2º SERVO

Come? da uomo che era, ha preso d'improvviso l'aspetto di un uccello. Non è segno sicuro che volerà via come un uccello, e si toglierà dai coglioni?

1º SERVO

Ma io me lo affitto per due oboli, un interprete di sogni così bravo!

2º SERVO

Ora voglio dire agli spettatori l'argomento di questa commedia, premettendo poche parole. Non aspettatevi da noi nulla di troppo importante, ma neppure buffonerie prese in prestito da Megara. Non si vedranno qui gli schiavi che da un paniere gettano noci agli spettatori, né Eracle che resta senza pranzo. Ma neppure attaccheremo ancora Euripide, e se Cleone ha avuto successo - per pura fortuna - non lo faremo un'altra volta a pezzi. Abbiamo invece una piccola storia di buon senso, non troppo astrusa per voi, ma più ingegnosa di una farsa volgare. Il nostro padrone, un pezzo d'uomo che in questo momento sta di sopra, e dorme sul tetto, ci ha ordinato di fare la guardia a suo padre: lo ha chiuso in casa, in modo che non possa uscire. Il padre è affetto da una malattia stranissima, che non verrebbe in mente a nessuno, e nessuno neanche se la sognerebbe, se non glielo dicessimo noi. Provatela a indovinare. (guardando tra il pubblico) Aminia, figlio di Pronape, pensa che sia maniaco dei dadi. Ma è una sciocchezza: gli attribuisce la sua malattia. Però di una mania si tratta, effettivamente. Vedo Sosia che si rivolge a Dercilo: soffre, dice, della mania del bere. Neanche per idea: questa è una malattia da persone per bene. Nicostrato di Scambonide dice che è la mania dei sacrifici, o degli ospiti, che si chiama filossenia. Ma no, Nicostrato, filosseno non può essere, perché Filosseno è solo un culattone. Sono tutte chiacchiere, e da voi non troverete la soluzione: se volete saperla, state zitti e vi dirò che razza di malattia è. Ha la mania dei tribunali, come nessuno al mondo, ama fare il giudice e piange se non siede in prima fila. Di notte, non vede un briciolo di sonno; se appena chiude gli occhi, la sua mente vola dritta alla clessidra. E per l'abitudine di tenere in mano le pietruzze per votare si alza tenendo strette tre dita, che sembra voglia fare un'offerta di incenso per la luna nuova. E se vede scritto su qualche porta «Amo Demo» (il figlio di Pirilampe), va a correggere «Amo le denunce». Se il gallo canta verso sera, subito lo accusa di essersi fatto corrompere dai magistrati sotto inchiesta per svegliarlo in ritardo. Appena finita la cena, grida che gli si portino le scarpe; poi quando è arrivato, naturalmente si addormenta all'alba prima di cominciare, appoggiato alla colonna come un'ostrica. Col suo carattere bilioso, vota sempre per la condanna di tutti, e così torna a casa con le unghie impiastricciate di cera, che pare un'ape o un calabrone. Ha tanta paura che gli vengano a mancare le pietre per il voto, che si tiene in casa una spiaggia intera. Questa è la sua follia; e per quanto ammonito (come dice il poeta), si ostina a voler fare il giudice. Ora l'abbiamo chiuso sotto chiave e lo sorvegliamo, che non scappi; perché il figlio non può soffrire questa sua mania. Prima ha cercato di convincerlo con le buone a non mettersi il mantello e a non uscire di casa, ma lui non ne voleva sapere. Gli ha fatto fare lavacri e purificazioni: niente. Lo ha sottoposto ai riti dei coribanti, ma lui è scappato con il tamburello ed è piombato a fare il giudice al Tribunale Nuovo. Visto che questi rimedi non servivano, lo ha portato ad Egina e lo ha fatto dormire una notte nel tempio di Asclepio. Ma ecco che spunta di nuovo alle porte del tribunale: era ancora buio. Da allora non l'abbiamo più fatto uscire; lui cercava di evadere per i doccioni e i buchi, ma noi dove c'era un'apertura la tappavamo con degli stracci; lui piantava chiodi nel muro e come un gracchio saltava fuori. Infine abbiamo steso nell'atrio le reti tutt'intorno, e montiamo la guardia. Il vecchio si chiama Filocleone, il figlio Bdelicleone: ed è persona dai modi bruschi e superbi.

BDELICLEONE (dall'alto)

Xantia e Sosia, dormite?

2º SERVO

Ahimè.

1º SERVO

Che c'è?

2º SERVO

Bdelicleone si è alzato.

BDELICLEONE

Uno di voi corra qui subito! Mio padre si è infilato nel forno e, chiuso là dentro, si agita come fosse un topo. (al 1º servo) Bada al buco dell'acquaio, che non scappi di là. (il 1º servo esce; al 2º servo) E tu non perdere d'occhio la porta.

2º SERVO

Senz'altro.

BDELICLEONE

Per Posidone, che è questo rumore nel camino? (nel comignolo appare Filocleone) E tu chi sei?

FILOCLEONE

Io? Sono fumo che vola via.

BDELICLEONE

Fumo? E, sentiamo un po', di che legno?

FILOCLEONE

Di sico...moro.

BDELICLEONE

Il più acre dei fumi, perdio! Vuoi andartene in malora? Dov'è il coperchio? Rientra, che ora ci metto sopra un altro asse. E ora prova a cercare qualche altro marchingegno! Ma certo sono disgraziato come ce n'è pochi se d'ora in poi mi chiameranno pure figlio del fumo.

2º SERVO

Sta spingendo la porta.

BDELICLEONE

E tu reggila bene, con forza. Ora arrivo a darti una mano anch'io. Bada alla sbarra di noce, che non se la rosicchi.

FILOCLEONE (dietro la porta)

Che fate? Mi volete lasciare andare in tribunale, maledetti? Se no, Dracontide sarà assolto.

2º SERVO

Ti dispiacerebbe?

FILOCLEONE

Il dio di Delfi mi diede un tempo questo responso; che sarei morto di colpo, il giorno che un imputato fosse assolto.

2º SERVO

Per Apollo, che razza di vaticinio!

FILOCLEONE

Ti supplico, lasciami andare; se no, schiatto.

2º SERVO

Per Poseidone, assolutamente no.

FILOCLEONE

Allora roderò la rete coi denti.

2º SERVO

Ma se non ce li hai!

FILOCLEONE

Povero me, come posso ammazzarti? Datemi una spada, subito, o meglio ancora una tabella di voto. (entra Bdelicleone)

BDELICLEONE

Quest'uomo finirà col combinare un guaio grosso.

FILOCLEONE

Ma no, voglio solo andare a vendere l'asino, col suo basto. Siamo al primo del mese.

BDELICLEONE

E non posso venderlo io?

FILOCLEONE

Non bene come me.

BDELICLEONE

 

Meglio di te.

FILOCLEONE

D'accordo, fai uscire l'asino.

2º SERVO

Con questa finta, sta di sicuro inventando una scusa, perché lo si lasci uscire.

BDELICLEONE

Ma non c'è niente da fare; mi ero ben accorto che stava tramando qualcosa. Vado dentro io e faccio uscire l'asino, in modo che il vecchio non faccia capolino di nuovo. (esce e rientra con l'asino, sotto la pancia del quale è nascosto Filocleone) Asino, perché piangi? Perché ti portano a vendere? Cammina, presto. Perché gemi, come se portassi un qualche Odisseo?

2º SERVO

Veramente lo porta proprio, qualcuno che gli si è infilato sotto.

BDELICLEONE

Cosa? Guardiamo un po'. Questo che è? Dimmi, tu chi sei?

FILOCLEONE

Nessuno.

BDELICLEONE

Nessuno? E da dove vieni?

FILOCLEONE

Da Itaca. Sono figlio di Tela...mone.

BDELICLEONE

Caro il mio Nessuno, non te la caverai facilmente. Tiralo fuori, presto. Ma guarda dove s'era nascosto, il maledetto. Mi sembri tutto un animale da... corte.

FILOCLEONE

Se non mi lasciate in pace, faremo la guerra.

BDELICLEONE

E perché?

FILOCLEONE

Per l'ombra dell'asino, come suol dirsi.

BDELICLEONE

Sei una bella canaglia, uno sfrontato!

FILOCLEONE

Una canaglia io? Io sono buonissimo; te ne accorgerai se mangi la pancetta... di vecchio giudice.

BDELICLEONE

Su, dentro; e riporta in casa l'asino.

FILOCLEONE (rientrando)

Cleone, colleghi giudici: aiuto!

BDELICLEONE (chiude la porta)

Ora che la porta è chiusa, puoi strillare quanto ti piace. (al 2º servo) Tu, ammucchia delle pietre davanti alla porta, e chiudi con la sbarra. Fai rotolare il mortaio grande e appoggialo alla trave, presto!

2º SERVO

Povero me, da dove m'è cascata in testa questa tegola?

BDELICLEONE

È stato un topo, forse.

2º SERVO

Ma che topo: è stato un giudice di tetto, che sta cercando di svignarsela tra le tegole.

BDELICLEONE

Povero me, ora mi diventa un passero, e vola via. Dov'è la rete? Via, via! Perdio, è più facile assediare Scione che mio padre.

2º SERVO

Be', ora l'abbiamo cacciato dentro, e non c'è pericolo che ci scappi. Potremmo fare un sonnellino?

BDELICLEONE

Macché; tra un po' arrivano i giudici, colleghi di mio padre, che vengono a chiamarlo.

2º SERVO

Che dici? Ma se è ancora notte fonda.

BDELICLEONE

Ti assicuro che sono in ritardo, oggi. In genere lo vengono a chiamare in piena notte, con le lucerne, e cantando vecchi e dolci motivi di Frinico, che servono da richiamo.

2º SERVO

Bene; se è necessario, li prenderemo a sassate.

BD. Già, ma la razza dei vecchi, se la si stuzzica, è come un nido di vespe: hanno sotto i lombi un pungiglione acutissimo e con quello colpiscono, e saltano, urlano, attaccano come scintille.

2º SERVO

Non ti preoccupare: se ho pietre a sufficienza, disperderò il vespaio dei giudici. (Bdelicleone e il servo tornano a dormire, entra il Coro dei vecchi, accompagnato dai ragazzi)

CORO

Avanti, cammina, coraggio. Sei lento, Comia: per Zeus, una volta non facevi così, ma scattavi come un guinzaglio di cane; e ora Carinade cammina più svelto di te. Tu dicci, Strimodoro di Contile, il migliore di tutti noi: Evergide, Cabete di Flia, dove sono? È tutto qui, ahimè, ciò che ci resta di quella giovinezza, quand'eravamo a Bisanzio e facevamo la guardia, insieme. Una volta, andando in giro di notte, portammo via di nascosto il mortaio alla panettiera, lo rompemmo e ci cuocemmo i lupini. Su, facciamo presto, oggi è la volta di Lachete; tutti dicono che ha un alveare di quattrini. E il nostro patrono, Cleone, ci ha detto ieri di venire presto, con provviste di rabbia per tre giorni; dobbiamo punirlo delle sue colpe. Affrettiamoci dunque, amici miei, prima che venga giorno. Muoviamoci, e perlustriamo bene con la lanterna da tutte le parti, che non ci venga tra i piedi qualche sasso, e ci faccia male.

FIGLIO

Papà, sta attento al fango.

CORO

Prendi da terra un fuscello, e smoccola la lucerna.

FIGLIO

Ma no, lo faccio col dito.

CORO

Ma chi t'ha insegnato a toccare il lucignolo col dito, con tanta scarsità di olio che c'è, stupido? Già, quando tocca ricomprarlo, e a caro prezzo, non è a te che rode. (il corifeo picchia il ragazzo)

FIGLIO

Perdio, se ci fate la lezione a suon di botte, spegniamo le lucerne e ce n'andiamo a casa, noi. E tu resterai al buio, a camminare nel fango come un pulcino.

CORO

In verità, io punisco gente assai più importante di te. Ma, a pestarlo coi piedi, questo mi pare fango. Non c'è dubbio; pioverà tra poco, quattro giorni al massimo. C'è muffa sui lucignoli, e quando c'è muffa capita sempre un acquazzone. Del resto per i frutti tardivi c'è bisogno d'acqua, e anche che soffi la tramontana. Ma che cosa è successo al nostro collega che abita in questa casa, che ancora non si è unito a noi? Prima, non occorreva tirarlo fuori, ma era sempre il primo della fila, cantando le canzoni di Frinico, perché gli piace la musica. Amici, fermiamoci qui e chiamiamolo fuori; se sente il nostro canto, per il piacere uscirà fuori della porta.

 

str.

Perché il vecchio non sta fuori, sulla soglia, e non ci risponde? Ha perso le scarpe, o battuto un piede nel buio, gli si è gonfiata una caviglia? Un attacco d'ernia, forse? Lui era il più aspro di tutti noi, e non si lasciava convincere; quando lo supplicavano, chinava la testa e diceva: «è come cuocere un sasso».

 

ant.

Non sarà per quell'uomo di ieri, che ci è sfuggito con l'imbroglio, sostenendo di essere un amico del popolo, e che per primo lui aveva svelato ciò che accadeva a Samo? Forse per il dolore è a letto con la febbre; capacissimo!

Su, coraggio, alzati, non essere arrabbiato, non ti rodere. Oggi ci arriva tra le mani un grand'uomo, di quelli che hanno venduto la Tracia, fallo a pezzi! (al ragazzo) Muoviti, ragazzo, andiamo.

FIGLIO

 

str.

Papà, se ti chiedo una cosa, me la dai?

CORO

Ma sì, che vuoi di bello? I dadi, penso.

FIGLIO

No, papà; mi piacciono più i fichi.

CORO

Neanche se t'impicchi.

FIGLIO

E allora non ti accompagno più.

CORO

Ma io con uno stipendio da fame devo comprare da mangiare per tre, la farina e la legna. E tu vieni fuori coi fichi!

FIGLIO

 

ant.

Ma allora, se l'arconte non convoca il tribunale, con che cosa mangeremo? Vedi una qualche via d'uscita, o la solita «via col vento»?

CORO

Ahimè, a dire il vero non so proprio da dove salterà fuori il pranzo, quest'oggi.

FIGLIO

Perché mi hai partorito, madre infelice?

CORO

Per darmi il fastidio di mantenerti.

FIGLIO

E questa borsa, allora, è un ornamento inutile.

CORO e FIGLIO

Ahimè, ahimè, non ci resta che il pianto. (si affaccia Filocleone)

FILOCLEONE

Amici miei, da tanto tempo sento la vostra voce da questo buco, e mi struggo. Non posso cantare con voi; che farò? Mi fanno la guardia, perché voglio venire con voi in tribunale, e fare del male a qualcuno. Ma tu Zeus, signore dei tuoni, fammi diventare fumo, come lo sono Prossenide e il figlio di Sello, quel mucchio di vane bugie. Signore, compatisci la mia pena, e fammi la grazia: distruggimi presto, col fulmine ardente, e soffiami via lontano, gettami in una salamoia calda. O trasformami in pietra, ma che sia di quelle su cui si fa il conto dei voti.

CORO

 

str.

Chi ti tiene rinchiuso, e t'impedisce di uscire? Parla, dillo agli amici.

FILOCLEONE

Mio figlio. Ma non gridate. Dorme qui vicino; abbassate la voce.

CORO

Ma perché ti fa questo? E che scusa ha tirato fuori?

FILOCLEONE

Non mi lascia fare il giudice, non mi lascia fare del male; è disposto a farmi fare la bella vita; ma sono io che non voglio.

CORO

Questo ha osato il maledetto demagogo? Dev'essere perché hai svelato la verità sulla faccenda delle navi. Non avrebbe il coraggio di dirlo, se non fosse un cospiratore.

Ma ora è tempo che tu pensi un nuovo disegno, che ti permetta di scendere di nascosto da lui.

FILOCLEONE

E quale? Cercate voi; per me sono pronto a tutto: ho tanta voglia di girare in mezzo agli avvisi, col voto.

CORO

Non c'è un buco che tu possa allargare da dentro, e uscire travestito, come l'ingegnoso Odisseo?

FILOCLEONE

È tutto sbarrato; buchi non ce n'è, neppure da far passare un moscerino. Bisogna trovare qualcos'altro. Ma buchi niente, neanche nella groviera.

CORO

Ti ricordi quando sotto le armi rubasti quegli spiedi e ti gettasti giù dal muro, sveltissimo? Fu alla presa di Nasso.

FILOCLEONE

Lo so, ma che c'entra? Da allora è tutto cambiato. Ero giovane, valido nel rubare, forte, e nessuno mi faceva la guardia: potevo svignarmela tranquillo. Ora ci sono uomini armati in assetto di guerra che sorvegliano le uscite: e questi due sulla porta mi tengono d'occhio con gli spiedi in mano, come una gatta che ha rubato la carne.

CORO

 

ant.

Ma su, trova anche ora un rimedio, al più presto; è già l'alba, amico mio.

FILOCLEONE

Il meglio è ancora rodere le corde; e Core mi perdoni.

CORO

Questa è una scelta da uomo deciso a salvarsi. Forza con le mascelle.

FILOCLEONE

Questo pezzo l'ho già rosicchiato. Ma non gridate; e attenti che Bdelicleone non se ne accorga.

CORO

Non avere paura; se apre bocca gli faccio mangiare il fegato e prendere la fuga alla svelta: imparerà a rispettare le leggi degli dèi.

Ora attacca la fune alla finestra, legati e calati giù, col cuore pieno di Diotaiuti.

FILOCLEONE

Ma se quei due se ne accorgono, e cercano di ripescarmi e riportarmi dentro, voi che farete?

CORO

Corriamo in tuo aiuto, chiamando a raccolta i nostri cuori, duri come querce; e nessuno potrà tenerti chiuso: questo faremo!

FILOCLEONE

Agirò dunque, perché ho fiducia in voi; ma se mi capita qualcosa, rendetemi esequie ed onore di pianti; e seppellitemi sotto il cancello del tribunale.

CORO

Non aver paura, non ti succederà niente. Coraggio, calati; ma prima invoca gli dèi della tua stirpe.

FILOCLEONE

Eroe Lico, mio vicino di casa: tu, come me, godi delle lacrime e dei gemiti degli imputati; e proprio per questo, per sentirli, hai preso dimora qui; solo tra gli eroi hai voluto stare vicino a chi piange. Abbi pietà di me, salva il tuo vicino, e io prometto che non piscerò e non scorreggerò più nel tuo recinto.

BDELICLEONE (dall'alto, al servo)

Sveglia.

2º SERVO

Che c'è?

BDELICLEONE

Mi è parso di sentire in giro una voce. Non è che il vecchio sia scappato, per caso?

2º. SERVO

Scappato no, ma si è legato a una corda e sta calandosi giù.

BDELICLEONE (a Filocleone)

Maledizione che fai? Scendi? (al servo) Tu, sali dall'altra parte, subito; picchialo con le frasche, fagli cambiare rotta.

FILOCLEONE

Voi tutti, che avete intentato cause quest'anno, Smicitione, Tisiade, Cremone, Feredipno; che aspettate a venirmi in soccorso, prima che mi riportino dentro?

CORO

 

str.

Di', che aspettiamo a scatenare la nostra collera, come quando qualcuno stuzzica un vespaio? Ecco subito è teso il pungiglione acuto, la nostra arma. (si tolgono i mantelli) Prendete subito i mantelli, ragazzi, correte, gridate, andate a dire a Cleone che venga di persona, contro uno sciagurato, nemico della patria, che sostiene che non si devono fare processi. (entra Bdelicleone)

BDELICLEONE

Amici miei, state a sentire come stanno le cose. Non gridate.

CORO

Fino al cielo, anzi.

BDELICLEONE

Tanto, io non lo lascio andare.

CORO

Ma è una cosa tremenda, una tirannia vera e propria. O patria, o Teoro odioso agli dèi, o qualunque altro adulatore ci governa!

2º SERVO

Padrone, lo vedi? Hanno il pungiglione.

BDELICLEONE

Già con quello hanno fatto a pezzi in processo Filippo, il discepolo di Gorgia.

CORO

Anche te faremo a pezzi. Tutti da questa parte e fuori il pungiglione. Diamogli addosso in ordine compatto, pieni di rabbia e di coraggio; impari che razza di vespaio è andato a stuzzicare.

2º SERVO

Ce la vedremo brutta, se facciamo a botte; quei pungiglioni mi fanno una gran paura.

CORO (a Bdelicleone)

Lascialo andare: se no, ti troverai a invidiare il guscio delle tartarughe.

FILOCLEONE

Su dunque, amici giudici, vespe furiose: colpiteli con rabbia al culo, agli occhi, alle dita, tutt'intorno.

BDELICLEONE

Aiuto! Mida, Frigio, Masintia, prendetelo e non lasciatelo andare; se no, resterete senza pranzo, e in ceppi. È un rumore di foglie, e nulla più.

CORO

Se non lo lasci andare, ti pianteremo qualcosa nel corpo.

FILOCLEONE

Cecrope, eroe dai piedi di serpente, sopporti che sia vittima di barbari, ai quali le ho suonate di santa ragione, un tempo?

CORO

Certo, la vecchiaia è piena di guai. Guarda per esempio questi due che hanno afferrato a forza il loro vecchio padrone, e si sono scordati le giubbe, le tuniche, i berretti che comprava per loro. E d'inverno badava che non avessero i geloni ai piedi. Ma non hanno pudore, né rispetto, neppure per le scarpe di un tempo.

FILOCLEONE

Ma mi vuoi lasciare libero, bestiaccia? Non ricordi quando ti ho colto a rubare l'uva e ti ho legato a un ulivo e frustato a regola d'arte, che facevi invidia a guardarti? Ma tu non hai nessuna riconoscenza. (al 1º Servo) Lasciatemi andare voi due, prima che venga mio figlio.

CORO

Per tutto questo la pagherete cara, e presto. Saprete allora qual è il carattere di uomini come noi, giusti e iracondi, con la faccia feroce.

BDELICLEONE

Dai, Xantia: caccia di casa le vespe.

2º SERVO

È quello che sto facendo.

BDELICLEONE

E tu soffocale con un gran fumo. |[continua]|

 

|[LE VESPE, 2]|

I SERVI

Via, via; ve ne volete andare? Alla malora!

BDELICLEONE

Picchia col bastone. E per fascina getta sul fuoco Eschine, il figlio di Sellartio.

2º SERVO

Lo sapevo che prima o poi vi buttavamo fuori.

BDELICLEONE

 

ant.

Sì, ma non ci saresti riuscito così facilmente, se avessero ingoiato i carmi di Filocle.

CORO

Non è chi