La rivolta dei melissesi

Il conte Francesco Campitelli si insediò nel castello  con i cortigiani, la servitù e il suo corpo di guardie nell'agosto del 1624, dopo qualche mese decise di ripristinare lo "ius primae noctis". Quando i melissesi vennero informati dal parroco delle intenzioni del conte di avvalersi di tale diritto, oramai perso nei ricordi della gente, lanciarono violenti invettive nei confronti del conte. Nel giro di poche ore tutti parlavano di questa ingiustizia, soprattutto i giovani che si stavano preparando per le nozze a breve. Il paese sembrava scosso, aleggiava nell'aria una rabbia intrisa di tristezza e paura, gli sguardi delle mamme era increduli, i pensieri  avvolti nella leggerezza dell'amore delle giovani promesse spose sprofondarono in una fredda e molesta inquietudine. Nella testa del parroco si addensarono tutte le paure della gente, bisognava impedire quella peccaminosa arroganza.
Mancavano pochi giorni alle festività pasquali, il parroco propose alle coppie che erano pronte per sposarsi di celebrare il loro matrimonio nel giorno della Santa Pasqua. Forse  in quel giorno santo, pensarono tutti  in paese, il conte avrebbe rinunciato al suo "diritto".
Iniziarono i preparativi per le famiglie delle sei coppie di sposi. La domenica di Pasqua tutto il paese era partecipe alla festa, molti uomini aspettarono fuori in attesa dell'eventuale arrivo del conte,  gli altri parteciparono alla celebrazione nella chiesa di San Giacomo. Gli sposi si erano appena scambiati gli anelli, il parroco diede la benedizione alle nuove famiglie, i giovani si guardarono negli occhi grondanti di felicità, i genitori erano commossi, ad un certo punto si sentì da fuori uno strano vocio, il prete e la gente rivolsero lo sguardo in direzione del portone, si vide entrare il conte accompagnato da poche guardie. Fuori alcuni giovani melissesi erano armati di coltelli e arnesi da lavoro, dentro la chiesa scese un pesante silenzio, il conte, astuto, percepita l'atmosfera di pericolo propose a tutte le giovani coppie di sposi di festeggiare al castello, promettendo loro anche dei doni. La gente incredula per la cordialità del conte si sentì sollevata. Da lì a poco le sei coppie furono ospitate nel castello, il conte offrì loro da bere, osservò bene le spose, si ritirò in un'altra sala con alcune guardie e comunicò ai propri uomini la sua scelta, una delle coppie fu invitata ad entrare nella sala dove il conte li attendeva, l'uomo fu condotto nelle prigioni sotterranee ed il conte rimasto solo con la ragazza disse che l'aveva scelta perché intendeva esercitare il suo diritto di passare una settimana in sua compagnia.  Le altre coppie vennero fatte allontanare e accompagnate fino a casa, il conte offrì loro anche dei doni in denaro. Contemporaneamente nel castello si consumò lo strazio tra il giovane sposo che venne condotto nelle tetre prigioni legato ai polsi e la sua sposa che venne condotta con la forza nella camera del conte. Lei era bella, portava lunghi capelli neri lisci, aveva gli occhi neri e dolcissimi, fisicamente molto attraente. Il conte cercò di abbracciarla ma lei si scostò, non amava quell'uomo, i suoi pensieri erano rivolti al suo amato in prigione. Il Campitelli vistosi negato si innervosì e avvicinandosi ancora a lei rabbioso le strappò l'abito nuziale, le spalle e il seno della sposa furono scoperti, rimase colpito dalla bellezza della ragazza, lei rimase immobile, fredda, sentiva che stava per esplodere in un pianto di paura, il conte si allontanò lasciandola sola per un po'. Al suo ritorno lei era rannicchiata in un angolo, non aveva più paura, le si avvicinò, l'aiutò ad alzarsi e la strinse a sé, lei rimase immobile tra le sue braccia abbandonata al suo triste destino, non oppose resistenze, si sentiva sconfitta e abbandonata.
Nel frattempo i melissesi si stavano organizzando per entrare nel castello e liberare la coppia, avevano preparato tutto nei minimi particolari, ad ognuno era stato assegnato un compito, erano ormai pronti ad intervenire con loro pochi mezzi.
Il conte cercò dolcemente di metterla a proprio agio, le offrì vestiti nuovi, essenze profumate, fu gentile con lei. Decise di attendere il giorno successivo per amarla e la fece accomodare in un'altra camera per quella notte.
Era ormai buio quando un gruppo di giovani riuscì ad entrare nel castello, le guardie dormivano, alcuni raggiunsero le carceri, svegliarono lo sposo e si avviarono verso la camera del conte per liberare la ragazza, un altro gruppo si diresse a bloccare alcune porte per impedire alle guardie di intervenire. Non trovarono la ragazza a letto con il conte, lo svegliarono ugualmente, lo sposo si avventò su di lui e dopo una lotta furiosa il conte fu trafitto da una pugnalata all'addome. La ragazza in una camera vicina sentendo i rumori si alzò, capì che era il suo amore e andò ad abbracciarlo, dopo qualche istante tutti fecero ritorno a casa.
Del conte Francesco Campitelli non si ebbero più notizie, gli sposi da allora poterono unirsi senza temere nulla.