Kathmandu, 1 Maggio 2002

Un grande uomo, che tanto ha fatto per la conoscenza delle montagne è venuto a mancare poco prima di vedere il 2002, l'Anno Internazionale delle Montagne. Così il 13 dicembre 2001 scompariva Ardito Desio, il Professore, l'Esploratore, l' eterno Appassionato del mondo della Montagna.

E forse non è un caso che lo stia ricordando da qui, nel cuore della sua Asia, dove ai piedi della montagna più alta del mondo esiste una delle sue più belle e "ardite" creature, la Piramide del Progetto Ev-K2-CNR.

Ardito Desio nel 1990, anno di inaugurazione della Piramide.

Un progetto che Desio ha fortemente voluto, ancora non piegato da un secolo di esistenza che ormai incombeva su di lui, pronto a cogliere una provocazione sulle quote delle montagne più alte del mondo, nel 1987 Desio decideva che c'era ancora molto da fare per la scienza e la conoscenza delle maggiori montagne del mondo. Così avviò il lavoro di un comitato che potesse permettere di continuare con le moderne tecnologie quello che lui con i mezzi dei tempi aveva cominciato nei primi decenni del 1900.

In questa tiepida serata i profili dell'Himalaya sono appena scomparsi dall'orizzonte di Kathmandu e penso a quando Desio dovette decidere di abbandonare l'idea di installare la Piramide in Tibet, dove sarebbe stato più semplice trasportarla, così nell'inverno 1990 incontrò sua maestà Birendra, il re del Nepal, scomparso anche lui lo scorso anno con la sua famiglia in un tragico eccidio nel palazzo reale.

Il sovrano fù più che contento di incontrare un'italiano così carismatico, e il permesso di mettere la Piramide dove avrebbe ritenuto più opportuno fu accordato a Desio come solo tra grandi persone si poteva fare, con un semplice accordo verbale tra gentlemen.

E' difficile descrivere qualcosa di Desio che non sia già stato detto o raccontato, sicuramente meglio di come farei io. Però me lo ricordo in visita a Lobuche, scendere tranquillo dall'elicottero militare accompagnato da Agostino da Polenza suo forte braccio destro logistico sin dall'inizio dell'avventura di Ev-K2-CNR, guardandosi intorno esterefatto per la bellezza dell'ambiente. Poi dandomi una piccola camera mi chiese di fare delle foto, modestamente pensai all'occasione di fotografare un personaggio come quello nel suo mondo, mi sbagliavo, voleva le foto delle montagne intorno, quelle, mi disse, erano veramente importanti e degne di essere fotografate.

Poi mi viene in mente una delle tante conferenze che deve aver fatto, ma per me ancora un momento emozionante, a Bormio la conferenza l'abbiamo tenuta insieme. Quello che mi stupì fu la limpidezza della sua mente, solida nel ricordo di così tanti anni, ma nello stesso tempo agile ad interagire con le ultime esperienze di ricerca di Ev-K2-CNR sulle quali riferivo. L'orologio sul banco dei conferenzieri e la continua necessità di voler essere succinto, lui che aveva così tanto da raccontare, e con una platea che pendeva dalle sue labbra. Per Desio era importante parlare del presente e dell'avvenire del suo Ev-K2-CNR.

Il "comandante" Desio, l'uomo a cui toccò la responsabilità di guidare la spedizione italiana sulla vetta del K2, nel 1954.

Quello che mi colpì nelle sue affermazioni fù una semplice ma illuminata filosofia, per lui che era abituato a fare cose difficili. La fortuna..., diceva, bisogna avere fortuna, ma si deve anche pensare che si può essere fortunati. Desio si riteneva un uomo fortunato e considerava importante e doveroso guardare alla sorte di ognuno di noi con grande ottimismo, così aveva affrontato delle imprese formidabili, vincendo.

Fu così al K2, dove guidò la spedizione italiana per la prima salita di una montagna non semplice. Certo, con il rischio di suscitare delle polemiche che sempre un'azione di gestione diretta e decisa avrebbe potuto sollevare. Tutti grandi uomini quelli del K2, un'impresa pioniera come quella del 1954 in cui ancora capacità e eroismo si mescolavano, non poteva che realizzarsi sotto il comando di un personaggio come Desio. Me ne resi conto personalmente 42 anni dopo, nel '96, quando nella nostra spedizione per la misura della montagna solo quattro fortissimi alpinisti salirono in vetta e uno di loro rimase sulla montagna, Lorenzo Mazzoleni.

Adesso dalle montagne ha cominciato a scendere una brezza fresca, L'Everest si trova sul lato opposto della città rispetto a Swyambunath dove induismo e buddismo si mescolano, l'arrivo della notte ha sfumato i profili della collina sacra. E' come se fossi là nel Khumbu, mi immagino il freddo del cosmo addensarsi sulle cose e i lampi vividi delle stelle competere con l'ultima lontana luminosità del giorno. C'è una targa in memoria di Desio sulla Piramide, adesso il suo nome è scritto tra le stelle riflesse dai cristalli del Laboratorio, nel 2002 il grande "nonno Ardito" ci guarda dal cielo.

Gian Pietro Verza

PS

Questo testo è pubblicato con caratteri non troppo piccoli in ossequio ai tanti amici di Desio, che, a loro volta avanti negli anni, prefereriscono i caratteri piu' grandi

NB

Il testo è attualmente coperto da diritti di autore per imminente pubblicazione, non ne è per ora concessa la riproduzione

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