Note: poi non dite che non vi ho avvertito! La parte slash si avvicina: è proprio sulla fine ed è meno sconvolgente di Luca Giurato che si spaccia per giornalista o Valeria Marini che si spaccia per attrice, però è comunque una scena di reciproco affetto tra due maghi maschi…

 

II PARTE

 

All’incirca nello stesso momento, a miglia di distanza, un’altra persona stava guardando la stessa luna, con pensieri solo in parte diversi.

Dietro la vetrata di un fatiscente salotto, Remus Lupin guardava la luna che diveniva sempre più tonda, con un senso di tensione allo stomaco, fin troppo conosciuto.

La camera, una volta elegante, ma adesso tristemente spoglia di mobili e tendaggi, era illuminata solo dal fuoco che ardeva nel camino.

Seduto in una poltrona, Sirius Black guardava in silenzio il suo vecchio amico.

La cattura di Minus e la sua confessione lo avevano finalmente riabilitato e quindi non era più costretto a nascondersi in casa di Lupin, ma nei giorni di luna piena tornava sempre ad aiutare il suo amico.

Infine Remus si girò, per andarsi a sedere nell’altra poltrona accanto al fuoco.

- Non è possibile che tu debba dipendere in questo modo da Piton! – esordì con aria polemica – Basta che lui manchi un po’ di giorni e tu devi correre a chiuderti in cantina o rassegnarti a vagare incontrollato per i boschi! Non è possibile che solo lui sappia preparare quella dannata pozione!

Lupin sospirò osservando le fiamme.

- Lo sai che sono pochi i maghi capaci di farla e Piton è l’unico che conosco che sia disposto a realizzarmela… Ha cercato di insegnarmi a farla da solo, ma Pozioni non è mai stata la materia in cui riuscivo meglio…

- Dannazione, è solo una pozione! Cosa ci può essere di tanto complicato?

L’altro sorrise mestamente.

- È come fare la maionese: la ricetta è alla portata di tutti, ma a molti impazzisce e diventa inutilizzabile. Credo che sia una questione di occhio, di polso e di naso: Piton sa quando e come intervenire, cogliendo particolari che io non riesco neanche a vedere e come me tanti altri. Devi ammetterlo Sirius: in pozioni è insuperabile!

Black sbuffò infastidito.

- E mentre lui è a spasso tu devi passare di nuovo per l’Inferno!

- Lo sai che non ci voleva andare, ma quel libro era davvero necessario…chissà se l’ha trovato…

Negli ultimi tempi Lupin si era trovato a vedere Piton sotto una luce diversa: si trovava bene in sua compagnia e adesso sembrava che l’altro avesse smesso di guardarlo con disgusto e disprezzo, anche se faceva di tutto per nasconderlo.

Lupin sorrise leggermente tra sé: Severus era terribilmente complicato, sempre in assetto di guerra per difendere le mura di misantropia e antipatia dietro le quali si nascondeva. Perennemente scorbutico, se non per gongolare in modo maligno quando i Serpeverde vincevano una partita di Quidditch o aveva la possibilità di punire ferocemente gli studenti del Grifondoro…

Quando avevano frequentato Hogwarts da studenti non era così: lo aveva visto ridere apertamente con i suoi amici, d’accordo, magari mentre progettavano nuove strategie per far espellere lui, James e Sirius!

Lupin era molto meno complicato di Piton ed aveva imparato ad accettare quello che la vita gli offriva con semplicità: se una nuova impressione veniva a sconvolgere la logica non la rifiutava, perché era inutile nascondersi. Ne prendeva atto e basta.

Così sapeva bene cosa si nascondeva dietro lo “stare bene” in compagnia di Piton: aveva scoperto presto, dai tempi della scuola, che si sentiva più attratto dai suoi compagni maschi che dalle ragazze e non ne aveva fatto un dramma.

Aveva problemi ben peggiori a cui prestare attenzione.

Constatato che i suoi migliori, e soli, amici preferivano le ragazze, si era tenuto per sé quel piccolo segreto.

Ed anche in seguito non gli aveva mai riservato troppa importanza: comunque nessuna ragazza avrebbe mai accettato di stare con un lupo mannaro e se ti rassegni alla solitudine non ha importanza se questa viene da mancanza di amici o amiche.

Inoltre il suo stato di salute era sempre così perennemente in bilico, che non aveva problemi a soffocare i deboli sprazzi di desiderio che molto raramente lo cercavano.

Logicamente sapeva bene di non potersi aspettare alcunché da Piton: non sapeva quali fossero le sue preferenze, a scuola non sembrava avere altri interessi oltre allo studio e all’eliminazione dei suoi fastidiosi avversari e subito dopo era rimasto impelagato con i Mangiamorte, periodo di cui Lupin non sapeva assolutamente niente. Poi era stato assunto da Silente ad Hogwarts. Ma quali che fossero, Piton continuava a fare il riccio ed il fatto che dopo gli avvenimenti dell’anno passato fosse un po’ meno caustico, non significava niente.

Lupin non si soffermò ad arrovellarsi il cervello su qualcosa che non dipendeva in alcun modo da ciò che poteva pensare o dire e ripassò con Sirius cosa fare se fosse riuscito a fuggire dalla casa, due giorni dopo.

 

Ma all’alba del giorno fatidico, arrivò una lettera, portata da un gufo della scuola. Lupin l’aprì e restò perplesso: Piton, che evidentemente era tornato, gli chiedeva di recarsi alla scuola quel giorno stesso, quel pomeriggio, senza fare storie o addurre scuse. Doveva giungere almeno un’ora prima che sorgesse la luna e non doveva passare da Silente prima di parlare con lui.

- Che diavole vuole, quel seccatore? – sbuffò Sirius che aveva letto la lettera da sopra la spalla di Lupin.

- Non lo so, ma ha passato il tempo a ficcanasare tra libri di magia poco comuni: magari ha trovato una pozione che basta prendere il giorno stesso. È una vita che gli chiedo una pozione un po’ meno schifosa o che debba essere presa per meno tempo! Quella comune mi fa venire la nausea solo a pensarci…

Black fece una smorfia.

- Non che mi diverta a riportarti con i piedi per terra, Remus, ma puoi star certo che se anche Piton trovasse una roba del genere, non te lo direbbe. Probabilmente si diverte un mondo ad avvelenarti e guardarti soffrire! Perché si dovrebbe privare del divertimento?

Lupin sospirò: Silente sperava sempre, ma le probabilità che Sirius e Severus riuscissero, un giorno, ad andare d’accordo erano pressoché nulle.

 

Quel pomeriggio, il cielo limpido, freddo e rosso nel tramonto, Lupin si ritrovò ad entrare ad Hogwarts e, cercando di passare inosservato, salì al primo piano: aveva appena bussato alla porta dello studio di Piton quando questa si spalancò ed il professore di Difesa, con espressione stralunata, lo afferrò per il braccio e cominciò a trascinarlo verso le scale.

- Sei tremendamente in ritardo!! – lo apostrofò arrabbiato – Ti avevo detto non meno di un’ora e manca poco più di mezz’ora al sorgere della luna!

Erano arrivati al secondo piano e Piton lo stava ancora trascinando su, per le scale che portavano ai piani superiori. – Sei il tipo più inaffidabile che ci sia!! Vuoi trasformarti proprio questo mese all’interno della scuola, senza controllo?!

E continuò ad inveire, ignorando le scuse di Lupin e trascinandolo verso la torre più alta del castello.

Remus cercava di tenere il passo, perché Severus stava praticamente correndo.

- Aspetta un momento! Smettila di trascinarmi!

- Non c’è tempo!

- Ma dove mi stai portando?

- Se smetti di sprecare il fiato lo vedrai prima!

Piton continuò a salire per le scale a chiocciola che portavano in cima alla torre più alta e più stretta del castello: arrivato di fronte ad una porta l’aprì con un calcio e scaraventò poco gentilmente Lupin dentro la stanza.

Questa era un’unica sala circolare, con quattro finestre alte ed ampie rivolte verso i quattro punti cardinali. Diversi candelabri accesi illuminavano l’ambiente e Lupin notò immediatamente i disegni che erano stati fatti sul pavimento: due cerchi di un metro di diametro, racchiudenti strani simboli e rune sconosciute…o meglio, già viste, così come il disegno dentro il cerchio alla sua destra: il simbolo della maledizione che proteggeva la barriera di Voldemort.

Lupin si girò verso Piton.

- Cosa significa questo, Severus? Questa maledizione…

- Oh, è un simbolo molto versatile! – rispose l’altro impaziente, mentre iniziava a spingere Lupin verso l’altro cerchio – Adesso entra dentro questo e vedi di non uscirne!

- Cosa? – Remus guardò il cielo ad Est, da dove sarebbe spuntata da un momento all’altro la luna, ed oppose resistenza. – Severus, che stai facendo?

Piton spinse rudemente Lupin dentro il cerchio.

- Insomma!! Mi hai sempre chiesto un’alternativa alla pozione mensile, e adesso che te l’ho trovata, mi aspetto un minimo di collaborazione!! Entra dentro, siediti e cerca di fare il bravo bambino: non abbiamo tutta la notte!!

A queste parole Lupin obbedì guardando ad occhi sbarrati l’altro: quando l’aveva detto con Sirius, non è che lo credesse veramente.

- Davvero…

- Adesso fa silenzio! – Piton si era seduto a formare il terzo angolo in un ipotetico triangolo con i due cerchi – Ho bisogno di un minimo di concentrazione!    

Rimasero entrambi silenziosi, aspettando e guardando verso la finestra che dava ad Est.

Passarono diversi minuti e poi la luna fece capolino, come una piccola stella, dietro la Foresta.

Lupin fu attraversato da un brivido.

La stella si ingrandì e il brivido si trasformò in un violento tremito che cominciò a percuotere le membra del licantropo.

Più la luna spuntava, più il tremito aumentava.

Poi Lupin urlò, mentre ispidi peli cominciavano a spuntare dal corpo, le orecchie si deformavano divenendo sempre più appuntite, spostandosi verso l’alto, le iridi degli occhi divenivano gialle e si ingrandivano, i denti divenivano zanne.

Lupin prese a contorcersi in preda alla trasformazione, ma Piton restava immobile, gli occhi fissi sulla luna.

Lupin urlò di nuovo, questa volta il verso a metà con un ululato, la luna era per metà visibile, quando Piton spalancò gli occhi.

Poggiò la bacchetta a terra, verso il cerchio in cui era seduto l’altro.

- Activa!

Il cerchio si illuminò di luce bianca ed una barriera cilindrica circondò Lupin, che urlò ancora, contorcendosi, mentre veniva inondato di luce: la trasformazione era a metà, ma ad un certo punto sembrò che la forma del lupo mannaro si sovrapponesse a quella umana e poi si separarono.

Adesso c’erano entrambe le forme, all’inizio nello stesso punto, poi quella di lupo cominciò a sollevarsi da terra. Come uno spirito che venga strappato dal corpo e si contorse nella barriera.

Piton agganciò la figura con un raggio bianco che spuntava dalla bacchetta e cominciò a trascinare la figura fuori dalla colonna di luce bianca, salmodiando la cantilena dell’incantesimo. Lo “spirito” del lupo mannaro non sembrava affatto contento di essere allontanato dal corpo che possedeva e si contorse forsennatamente, cercando di liberarsi e costringendo Piton a tenere la bacchetta con ambedue le mani, come se lo spirito fosse un enorme pesce preso all’amo.

Gocce di sudore gli imperlarono la fronte, i denti stretti, ma alla fine la forma uscì dalla colonna. Sempre al massimo dello sforzo, Piton condusse la forma del lupo verso l’altro cerchio, ancora spento. Quando la forma ci fu sopra, Piton si preparò all’ultimo gesto che doveva essere estremamente rapido e senza esitazione.

Abbassò di colpo la bacchetta, trascinando la forma verso il pavimento al centro del cerchio, e mentre lo spirito scendeva ancora staccò il raggio di luce e poggiò la bacchetta a terra.

- Activa destructio!

Il secondo cerchio si accese immediatamente di luce rossa e lo spirito del lupo fu disintegrata.

Lupin era svenuto quando la sagoma del lupo gli era stata strappata dal corpo e adesso giaceva di traverso, sul cerchio ormai spento.

Piton guardò spegnersi anche il secondo cerchio e poi si lasciò andare sul pavimento, completamente esausto.

 

Silente e gli altri professori, insieme ai pochi studenti rimasti ad Hogwarts stavano per iniziare la seconda portata della cena, quando una sorda e tenuissima vibrazione aveva richiamato l’attenzione del preside, che si era interrotto con il calice sollevato.

Ben presto la vibrazione era cresciuta d’intensità, facendo tintinnare prima le vetrate della sala, poi era divenuto un rombo che faceva tremare i calici e le stoviglie sul tavolo, quindi il tavolo stesso e le sedie, ripercotendosi tra il pavimento e le mura. Alla fine divenne un rombo assordante, che arrivava ad ondate da tutte le direzioni.

- Un terremoto!! – urlarono due ragazzine di origine babbana del primo anno, infilandosi sotto il tavolo (come da manuale).

I professori, invece, si guardavano intorno spaventati proprio perché sapevano che non si trattava di un terremoto: quella sembrava una potente magia nera che era entrata in risonanza con la magia bianca che impregnava le mura e tutto il castello. Silente fece loro cenno di restare calmi e dopo alcuni minuti il rombo si interruppe di botto.

A quel punto Silente si alzò, calmando dolcemente le due ragazzine, poi chiese alla McGrannit di accompagnarlo e si diressero verso il primo piano.

- Che diavolo starà combinando Severus?! – sbottò irritata l’insegnante, certa, come d’altronde il preside, che all’origine di tutto ci fosse il professore di Difesa dalle Arti Oscure, l’unico che mancava alla cena e che poteva fare cose simili.

- Credo che l’Ordine di Merlino gli abbia montato la testa: il divieto per lui di usare le Arti Oscure resta valido come sempre!!! Lei sa cosa si è messo in testa?

Erano giunti davanti allo studio del professore e Silente stava bussando.

- Penso che la cosa migliore sia farcelo dire direttamente da lui! – sorrise il preside, non turbato più di tanto. Non ricevendo risposta bussò una seconda volta e poi disattivò gli incantesimi posti a protezione dello studio, aprendo la porta: lo studio era deserto.

- Cielo, sembra che sia da qualche altra parte! Ma impossibile dire da dove provenissero le vibrazioni… Minerva cara, la prego di chiamare Vitious ed Hagrid perché ci aiutino nella ricerca. Forse è inutile, perché Severus dovrebbe essere abbastanza saggio da non tentare cose pericolose, ma d’altra parte è tornato dal viaggio piuttosto esaltato, immagino che per lui sia stata una sorta di estasi trovarsi sotto le mani incantesimi di cui non conosceva neanche l’esistenza, e potrebbe aver pensato di… provarne qualcuno!

Così iniziarono a cercare per tutto il castello.

 

Piton restò disteso sul pavimento freddo fin quando notò un accenno di ripresa da parte di Lupin: allora si sollevò sulle ginocchia ed avanzò carponi fino a raggiungere l’altro.

Lupin sbatté gli occhi e vide Piton che l’osservava con l’accenno di un sorriso sulle labbra.

Faticosamente e dolorosamente si sollevò a sedere, poi all’improvviso spalancò gli occhi: guardò la luna piena che brillava nel cielo e poi si guardò le mani, perfettamente normali.

- Accidenti!!…Dove…come… cielo! Beh, è una procedura piuttosto spiacevole, ma i risultati sono fantastici! Per quanto tempo dura? Dobbiamo ripeterla ogni mese?

Il sorriso di Piton si trasformò in un ghigno.

- Se sei tanto stupido da farti mordere da un Lupo Mannaro una volta al mese e non fare niente per le ventiquattro ore seguenti!…ma non ti aspettare che sia disposto a consumare fino al limite le mie energie per rimediare alla tua idiozia ogni volta!

 

Lupin restò pietrificato: aveva sentito quello che aveva detto Piton, ma semplicemente la sua mente non riusciva ad accettarne il senso.

- … cos…?… Severus…mi stai prendendo… in giro…

Piton inclinò leggermente la testa, inarcando un sopracciglio.

- Ti sembro uno con il senso dell’umorismo?

Lupin restò a bocca aperta.

Guardò di nuovo la luna.

Poi si guardò di nuovo le mani, con il terrore di svegliarsi da un momento all’altro e scoprire che era stato solo un sogno.

Cercò di immaginare cosa sarebbe stata la sua vita senza più la maledizione con cui era cresciuto: lui non aveva il senso di cosa volesse dire una vita normale.

- Non è un sogno?

- No!

 

E alla fine riuscì a crederci e fu inondato da una felicità non esprimibile a  parole e senza controllo, che doveva in qualche modo fare uscire prima che lo sommergesse.

Senza riflettere buttò le braccia attorno al collo di Piton (ma se vogliamo essere sinceri avrebbe abbracciato anche Fuffi in quel momento), facendolo quasi cadere, e si strinse a lui in un abbraccio serrato, affondando il viso nel collo dell’altro e lasciando che le lacrime scorressero tra loro due.

Piton fu preso alla sprovvista e per un attimo rimase immobile, senza sapere cosa fare: sapeva che Lupin era felice oltre misura ed aveva bisogno di sfogarsi, ma quell’abbraccio stava risvegliando sensazioni troppo piacevoli per essere normali e poi si trovò di fronte al suo fantasma degli ultimi mesi, questa volta senza poter scappare e senza nessuna attenuante.

Il suo fantasma non fu caritatevole: si piazzò al centro della sua mente, chiaro come il sole e costrinse il proprietario a riconoscerlo per quello che era: lui si sentiva attratto da Lupin! E dopo un po’ dovette perfino ammettere che era anche qualcosa di più che semplice attrazione: non erano solo le sue parti basse a parlare, dannazione! S’intrometteva anche il cuore!!

A questo punto aveva due scelte: continuare a lottare contro l’evidenza o accettare la cosa e sperare che Lupin non lo detestasse.

Le sue braccia si alzarono a ricambiare l’abbraccio.

 

Dopo qualche minuto Lupin si era ripreso abbastanza da congelarsi all’istante: che stava facendo? L’abbraccio si era prolungato troppo perché Piton lo scambiasse per semplice riconoscenza! E d’altra parte stava così bene, che il suo corpo non aveva nessuna voglia di staccarsi.

Così, quando sentì le mani di Piton risalire lungo la sua schiena, immaginò che fossero dirette alle sue spalle per spingerlo via, ma poi si fermarono in una posizione un po’ sospetta, sembrava che lo stessero abbracciando.

Rimasero un attimo fermi in quella posizione, ma poi la curiosità di Lupin ebbe la meglio e si scostò di poco, ad osservare il viso dell’altro.

Se le pupille dilatate ed un leggero rossore significavano qualcosa…

Si guardarono un attimo e dalle loro menti furono spazzati via dubbi e timori…nonché una sana ragione.

Lupin inclinò leggermente la testa e sfiorò le labbra di Severus, il cuore che batteva forte nel petto ed il timore di aver frainteso, ma Piton non si mosse e le sue labbra rimasero morbide sotto quelle di lui, aprendosi leggermente. Remus tentò di nuovo, con un bacio appena più evidente, ma questa volta le labbra di Severus gli vennero incontro, rispondendo più decise e rendendo il bacio più profondo.

La delicatezza esteriore della scena era l’esatto contrario di ciò che stava avvenendo nel cuore e nella mente di entrambi, sopraffatti dalla sorpresa di scoprire corrispondenza nell’altro e dal desiderio che, dormiente perché ignorato per tanto tempo o perché debilitato da uno stato di salute incerto, adesso si stava comunque risvegliando facendo cadere ogni difesa o cautela e facendo battere impazzito il cuore.

 

Ma entrambi sentirono il rumore di passi per le scale e si separarono di scatto, mentre la porta si spalancava ed entrava Silente.

Erano stati  molto rapidi, ma non abbastanza perché il preside non intuisse un movimento rapido, e lo sguardo colpevole, la posizione in ginocchio ed il leggero rossore sulle guance, gli diedero conferma che probabilmente aveva interrotto qualcosa su cui preferiva non indagare.

Poi, il primo pensiero fu sostituito dal pensiero che Lupin si trovava ad Hogwarts senza che lui lo sapesse.

E poi il secondo pensiero fu spazzato via dal constatare che Lupin era lì, in forma umana, con la luna piena che brillava fuori dalla finestra!

Gli occhi del preside si spalancarono: guardò Lupin, poi la luna, di nuovo Lupin quindi Piton ed i disegni sul pavimento.

- Non credete che dovreste dirmi qualcosa?

 

La McGrannit, seduta in disparte nello studio di Silente, guardava stupita ora Lupin ora Piton, ascoltando incredula la storia ed osservando ancora più incredula l’apparente intesa tra i due, uno che finiva la frase dell’altro, con una complicità difficile a credersi tenendo conto di chi si trattava.

Da quando quei due erano amici?

Silente non era arrabbiato perché Piton gli aveva tenuto segreto il libricino che adesso era sulla scrivania, ma avrebbe preferito che il professore lo informasse prima sulle sue intenzioni.

- Ma io non ho il permesso di praticare le Arti Oscure! – Si giustificò Piton – Se l’avessi informata mi avrebbe concesso il permesso di eseguirlo?

Silente lo guardò sornione.

- Beh, non ti avrei potuto dare un benestare ufficiale, ma se tu fossi stato più paziente, probabilmente avremmo ottenuto dal Ministero l’esclusione dell’incantesimo dalla categoria di quelli proibiti! È un incantesimo della massima importanza…

- A patto di trovare Auror capaci di eseguirlo, a meno che il Ministero sia disposto a reclutare Maghi Oscuri al bisogno!

Le conclusioni furono che Piton promise di non fare più gesti eclatanti del genere, Lupin ricevette i più sentiti auguri e tutti e due furono liberi di ritirarsi.

La McGrannit guardò con disapprovazione il preside, dopo che i due maghi erano andati via.

- A mio parere lei è stato troppo indulgente, uno dei pochi difetti che la contraddistinguono, ma immagino che questo mio parere non sia per lei rilevante!

Silente sorrise.

- Mi picco di saper capire le persone, Minerva, e non mi pare che fino ad oggi io abbia combinato guai irrimediabili a causa della mia presunzione.

 

La notte era ormai inoltrata, quando Lupin e Piton si ritrovarono nel salotto di quest’ultimo. Tra i due c’era un leggero imbarazzo: le cose avevano preso una piega decisamente insolita anche se estremamente piacevole.

Poi Lupin decise di mettere le carte in tavola: arrivati a quel punto…

- Beh, sembra che la storia abbia preso un andamento decisamente…sorprendente! Sembra che abbiamo scoperto di… avere un’intesa su un argomento… come dire? Poco convenzionale?

Piton guardò un attimo sorpreso l’altro, poi un sorriso intringante gli comparve sulle labbra, mentre si avvicinava all’altro.

- Sì, è decisamente una posizione incongrua: spero che tu non abbia intenzione di sfruttarla per biechi fini…

Remus rispose con lo stesso sorriso, socchiudendo gli occhi e volgendosi a guardare le fiamme nel camino.

- Beh, prima dovremmo scoprire quanto in realtà è incongrua…

- Ossia?

- Tipo vedere fin dove arriva la nostra intesa… se è solo a livello di idee o se ha una base più… concreta?

- Pensi?

- Direi di sì… a proposito, hai idea di dove potrei dormire per questa notte?

Delle dita insolenti cominciarono a curiosare fra i suoi capelli, sul collo.

- Uhm… non credo che ci siano camere libere…proprio no!

- Vuol dire che dovrò dormire per il corridoio?

- Uhm… non credo… proprio no!

 

A questo punto potremmo dirvi lo shock che prese Black quando, arrivando il giorno seguente ad Hogwarts preoccupato delle sorti del suo amico, scoprì che questi si era liberato definitivamente di coda, orecchie a punta e pelo ispido.

Oppure di come Piton e Lupin scoprirono di avere una perfetta intesa anche in altri… settori!

Dell’accidenti che sconvolse Black, quando Lupin non seppe resistere alla tentazione di raccontargli recenti sviluppi nella sua vita sentimentale…

ma questa, ahivoi, è un’altra storia!

 

Fine

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