L’ATTACCO

 

Autrice: Dany

Pairing : nessuno                 Censura: PT

 

Note: i personaggi appartengono alla Rowling.

 

Riassunto delle puntate precedenti: Voldemort ha attaccato il castello e Piton si è dato da fare per mettergli i bastoni tra le ruote. Questo gli è costato la vita!… almeno pare…^^

 

 

IIIª PARTE

 

…nulla…

buio… silenzio… freddo…

 

Ancora buio… piccoli, sfocati, tenui mormorii nelle tenebre… freddo… tanto freddo…

 

Grigio… tutto grigio… sopra, sotto, di lato… silenzio e freddo…

 

Tenui volute di pensieri fumosi, a volte più consistenti, a volte più sfilacciate… tra pause di nulla…

 

Poi il dolore… prima lontano e perso tra le volute di quel fumoso grigio… poi sempre più vicino, a riafferrare l’anima vagabonda e riportarla al presente, nella coscienza: Io.

 

Io? Cosa sono Io?

 

Brandelli d’immagini, suoni, qualcosa di dimenticato…

Freddo, tanto freddo!

 

Il grigio comincia a sfumare in un bianco caliginoso…

 

Chi sono Io?

 

Il tempo scorre lento, quasi immobile in quel bianco che si attorciglia su se stesso, si sfrangia in mille spilli freddi e lucenti, avanza a spirali, risalendo verso l’alto…

 

Il dolore lo strattona! Il freddo lo attanaglia…

 

Dove? Dov’è che mi attaccano?

 

Poi ancora il nulla e poi di nuovo i pensieri…

Un corpo?

 

Gli occhi sono aperti e dopo un tempo senza confini compare una forma più scura, vicino, nel campo visivo… qualcosa che si muove quando la coscienza desidera che si muovi… la mano.

La mia mano!

 

Più velocemente i pensieri cominciano a tornare, ad occupare dolorosamente il loro posto.

Io sono… avevo un nome…
Un nome sibilante… sss… sseverus!

 

Piton sbatté gli occhi, riconoscendo i contorni del proprio corpo da dove partiva ed arrivava il dolore.

Bianche volute di nebbia lo sfioravano: cercò di muovere la testa per vedere dove si trovava.

Cosa è successo?

Il passato era più nebbioso di quella mattina: si trovava all’aperto, con la chiara sensazione di avere qualcosa di rotto, e non aveva più la sua bacchetta, anche se poteva essere dispersa lì, da qualche parte, nelle nuvole.

Se quella che vedeva sopra di sé era la vetrata della sala grande, si trovava sopra la rimessa delle scope di Quidditch, senza forze, ma come ci era arrivato? E dolorante e con la sensazione di un pericolo imminente, vicino.

Rispondendo alle sue domande, cominciarono ad udirsi dei grugniti in avvicinamento, in basso, battibeccando in uno strano idioma: passarono e si allontanarono.

Piton non conosceva quella lingua, ma da qualche parte un ricordo cercò, faticosamente, di emergere dal baratro oscuro che era la sua mente in quel momento… qualcosa di basso, tozzo, verde… un… due Goblin, ma poi il pensiero lo spinse, perché? A vedere due zombi goblin ed il Nirvana, l’incantesimo per distruggerli, e un’ascia che batteva su una porta… la porta dei suoi alloggi!

Con una lentezza esasperante, Piton cominciò a ricomporre i frammenti di ciò che era accaduto, ma ciò che riuscì a mettere insieme si fermava ad un quaderno che bruciava e c’erano comunque moltissime lacune.

Ma almeno adesso si ricordava dell’attacco… ma non ricordava come era finita…

Impiegò un tempo esasperante per riuscire a mettere insieme un semplice ragionamento: se si trovava lì, abbandonato scomposto, non doveva essere finita bene e semmai era da chiedersi come mai era ancora vivo…

Almeno credo… spero di essere ancora vivo!

Cercò di muoversi, ma il corpo si rifiutò di rispondere.

Sfinito anche solo da quel flebile tentativo, chiuse di nuovo gli occhi e tornò ad un sonno senza sogni.

 

Quando tornò ad aprire gli occhi di scatto la nebbia era ancora lì, impossibile stabilire quanto tempo era passato, ma a svegliarlo era stato un nuovo dolore alla mano destra, abbandonata sul tettuccio.

Girando la testa si trovò a fissare negli occhi lucenti, un grosso corvo nero, che aveva dato una beccata di prova, per vedere se il pranzo era d’accordo.

Piton mosse di scatto la mano ed il corvo fece un piccolo saltello indietro: no, il pranzo non era d’accordo! Ma era solo questione di tempo ed i corvi sanno essere molto pazienti.

- Va all’inferno! – bisbigliò il mago, guardando cattivo l’uccello che non si scompose affatto – Morirai di fame se aspetti di banchettare con me…

Cercò ancora di muoversi e ci riuscì, o meglio: si spostò dalla posizione di equilibrio e scivolò sulle tegole d’ardesia umide, cadendo poi a faccia in giù sull’erba bagnata, davanti alla rimessa.

Il corvo, che si era alzato in volo gracchiando al passaggio del suo futuro pasto, tornò a posarsi sulla sua caviglia. Provò di nuovo a beccare, ma lì la pelle nera era dura e coriacea.

Nel frattempo, il cambio di posizione non era stato molto piacevole: Piton si sentiva già a pezzi senza bisogno di cadere da due metri d’altezza e adesso si sentiva polverizzato, ed inoltre era allo scoperto.

Era ferito, disarmato, sfinito, non riusciva a pensare chiaramente e quel dannato corvo stava passeggiando sul suo corpo, saltellandogli sulla schiena.

L’uccello becchettò una ciocca di capelli, ma erano fini ed il sapore non gli piaceva. Saltellò sull’erba, avvicinandosi alla mano già assaggiata e di suo gusto.

Piton lo lasciò avvicinare, poi la mano scattò, afferrando il volatile per il collo.

Il corvo gracchiò sorpreso e sbattendo furioso le ali riuscì a liberarsi dalla stretta non molto forte, ma il tentativo di strangolamento gli fece pensare che era meglio cercarsi una colazione meno polemica e volò via.

Il mago rimase un attimo a respirare esausto: tenendo conto che aveva esaurito quasi completamente le sue energie vitali, era un miracolo se aveva ancora la forza di respirare, far battere il cuore e muovere un singolo muscolo.

Ma ora il castello si stava svegliando e prima poi sarebbe passato qualcuno e Troll o Dissennatori, gli avrebbero dato il colpo di grazia o l’avrebbero portato da Voldemort – occhi di fuoco balenarono nella sua memoria – l’avrebbero riportato da Voldemort!

Provò a strisciare sull’erba e poi uno strano ricordo tornò: il ricordo dei sotterranei visti da una prospettiva molto bassa e poi una grotta… no: un buco nel muro e spire, odori e sapori diversi… si era trasformato… poteva trasformarsi in un serpente!

Si costrinse a concentrarsi, cercando in una confusionatissima memoria i ricordi di come fare ed i fili d’erba ingigantirono all’improvviso, mentre due folletti spuntavano da un angolo, saltellando verso di lui.

Essere un serpente non gli restituiva forza che non aveva, così restò immobile, sperando di passare inosservato.

I folletti si avvicinarono e poi abbassarono lo sguardo su di lui: Piton si sentì morire.

I due commentarono qualcosa, ridacchiando nella loro stridula voce, poi uno lo afferrò per la coda, se lo fece roteare sulla testa e poi lo lanciò verso la foresta: molto divertente!

 

Quando riprese i sensi era un serpente a pancia in su e c’era un dannatissimo corvo che lo guardava interessato.

Piton sibilò e, rigirandosi, fece un piccolo scatto per morderlo, sperando di essere velenoso.

Il corvo non fece più di un saltello indietro: quella mattina non gli riusciva di trovare cibo condiscendente, ma i serpenti erano i suoi preferiti e non intendeva rinunciare.

Il mago lo guardò torvo, esausto, e si ritrasformò.

Il corvo restò terribilmente deluso: ancora lo strangolatore! Riprese il volo, maledicendo il giorno che si era trasferito su una casa di maghi e tremendamente affamato.

 

Piton si guardò intorno: adesso si era spostato di diversi metri ed era a metà strada dalla capanna di Hagrid.

Tornò di nuovo a trasformarsi in un serpente e, molto lentamente, iniziò a strisciare verso la capanna immersa nella nebbia.

Ben presto divenne un’agonia: il tempo sembrava immobile, ogni piccola contrazione delle spire causava dolore e fatica e aveva l’impressione di non avanzare per niente.

Smise di pensare e tutta la sua vita si concentrò nei piccoli movimenti, scaglia dopo scaglia, spira dopo spira, lentamente, costantemente, testardamente.

 

Non sapeva quanto aveva impiegato per arrivare alla porta, ore o anni, ma era arrivato. Restò infreddolito sulla pietra d’ingresso: non era in un bagno di sudore solo perché i serpenti non sudano, ma adesso non aveva più energia per nulla. Eppure l’ultimo sforzo per entrare dalla porta socchiusa.

Scivolò dentro… non c’era nessuno, Hagrid, probabilmente, era stato catturato…

Trovò un caldo calduccio buio, tra il camino ancora tiepido ed il letto, si arrotolò e si addormentò.

 

Quando si svegliò il sole era tramontato e qualcuno stava entrando di soppiatto: non era un mostro e si muoveva troppo goffamente per essere un Mangiamorte. Inoltre il suo odore era strano ed aveva qualcosa di… animale selvaggio.

Aguzzando gli occhi, una vista molto diversa da quella di un essere umano, il serpente individuò una sagoma familiare.

Uscendo dal suo nascondiglio si ritrasformò di fronte all’intruso, che fece un balzo all’indietro, lanciando un urlo strozzato.

Piton, disteso a terra a mo’ di tappetino, lo guardò in tralice (o perlomeno ci provò).

- Non ululare, che ti sentono! – mormorò con voce rauca.

Lupin, prossimo ad un infarto, lo guardò ad occhi spalancati, poi impallidì.

- Ah… Severus!… Vedo… ma sei, come dire… particolarmente scuro! Mi… hai spaventato!

Piton lo guardò perplesso.

- Che intendi per “scuro”?

Lupin si morse le labbra.

- Beh, insomma, Nick-Quasi-Senza-Testa e gli altri… sai! Sono argentei e trasparenti… ma forse si diventa così con il tempo… Comunque mi fa piacere vederti… Devi restare per forza così?

Severus sbuffò, cercando di tenere alzata la testa.

- Remus, ti sembro un fantasma?! Sono vivo e sto così perché non ho la forza di alzarmi… aiutami invece di stare lì a guardarmi come un idiota!

Lupin si scosse e si avvicinò meravigliato.

- Davvero! – commentò stupito, mentre aiutava l’altro a stendersi sul letto – Come hai fatto? Sembravi stecchito!

Piton stava assaporando la piacevole sensazione di essere disteso su qualcosa di morbido.

- Voldemort mi ha dato una mano… mi hai visto?

L’ex insegnate di Difesa gli raccontò come quella notte si fosse trasformato in lupo, chiuso nella sua stanza, ed era stato “liberato” da elfi domestici che stavano cercando di nascondersi durante l’attacco; così si era potuto confondere con altri lupi mannari al servizio del Signore Oscuro.

Era accucciato nella sala grande, quando lui era stato portato al cospetto di Voldemort ed aveva visto tutto.

 

Piton sospirò, resistendo alla voglia di addormentarsi di nuovo.

- Per fortuna quell’idiota non ha avuto il buon senso di cercare il battito cardiaco sul collo: lì, flebile e debole, ma presente, avrebbe capito che ero ancora vivo. Ed il respiro mettendo un dito davanti al naso? In una stanza così vasta e piena di spifferi…

 

Lupin spiava fuori dalla finestra.

- Non possiamo restare qui, Severus! Voldemort ha steso una barriera di Magia Nera su tutto il territorio di Hogwarts: nessuno che lui non voglia può uscire o entrare, ma voglio usare il passaggio per la Stamberga Urlante e vedere se la barriera arriva sotto terra. Non sappiamo neanche se fuori si sono accorti di cosa sta succedendo…

Piton, prossimo a chiudere gli occhi, gli lanciò un’occhiata sbieca.

- Non ce la faccio Remus! Sono troppo debole… cosa è successo a Silente e Potter?

- Finché sono rimasto erano ancora vivi… Hai creato un bell’inconveniente, distruggendo la passaporta e poi opponendoti a Lui! – Lupin ridacchiò al ricordo – Comunque è un fanatico e l’uccisione dei suoi nemici più importanti deve essere solenne: quando ha finito con te la luna piena stava per tramontare ed era un’ora insulsa per liberarsi dei suoi peggiori ostacoli. Ma non so quando riterrà l’ora giusta: ci dobbiamo sbrigare!

Guardò Piton disteso sul letto.

- Non credo che sia una buona idea lasciarti qui, disarmato e indifeso: proprio non ce la fai a camminare?

Severus scosse la testa.

- Però mi puoi mettere in tasca…

Lupin lo guardò perplesso.

- Metterti in tasca? Sei sicuro di non aver battuto la testa?

Piton sospirò, non avendo alcuna voglia di dilungarsi in spiegazioni noiose, e si trasformò in serpente, davanti agli occhi dell’altro.

Lupin spalancò gli occhi e si avvicinò al serpente acciambellato.

- Severus?… Quando questa storia sarà finita mi devi dire da quanto tempo lo sai fare. – Sollevò delicatamente il rettile, ammirandone la lucentezza – Però mi devo complimentare per l’eleganza: né James, né Sirius si trasformavano in grifoni… - il serpente sibilò stizzito – D’accordo, andiamo subito.

Sempre delicatamente Lupin lo fece scivolare nella tasca della veste, poi aprì la porta, guardandosi accuratamente intorno: in lontananza si sentiva ogni sorta di grugnito e versi strani.

Voldemort aveva raccolto intorno a sé tutte le creature, frutto delle Arti Oscure, che era riuscito a trovare, promettendo loro libertà di caccia su tutto il territorio che sarebbe riuscito a conquistare: una promessa allettante per creature braccate, imprigionate o al meglio strettamente controllate dalla società dei maghi “bianchi”.

 

Tenendosi nell’ombra dei grandi alberi, ma senza inoltrarsi nella Foresta, Lupin riuscì a raggiungere il Platano Picchiatore e a penetrare nel passaggio.

Lì si sentì un po’ più al sicuro, sperando che nessuno dei nemici conoscesse il posto.

Accendendo la punta della bacchetta si diresse nel cunicolo, ma giunto in corrispondenza dei confini di Hogwarts, trovò il passaggio ingombro di una apparente nebbia grigia, che risultò dura come una lastra di acciaio quando la sfiorò.

Stanco e depresso si sedette a terra, estraendo il serpente dalla tasca.

- Niente da fare Severus: anche qui la barriera! Dovrò provare ad infrangerla.

Posò a terra il rettile e si accinse a provare degli incantesimi, quando Piton riprese forma umana e lo bloccò.

- Sta fermo!! Prova la più piccola cosa e finisci fulminato: non riconosci il tipo di magia?

Il licantropo osservò la barriera.

- Riconosco che non è semplice Magia Oscura, o per lo meno non del tipo convenzionale. Non ricordo di aver mai letto qualcosa del genere sui libri di magia in circolazione… ne sai qualcosa?

Piton sbuffò sardonico.

- Bell’insegnante di Difesa dalle Arti Oscure! Mai sentito parlare di Rakes Satery? – poi sbuffò di nuovo, questa volta con risentimento – Ma no! Non puoi! Giacché i cervelloni del Ministero di Magia preferiscono eliminare dai libri quello che non sanno o non capiscono, cioè una marea di cose…

Lupin lo guardò interessato.

- Di cosa si tratta?

Piton chiuse gli occhi.

- È probabilmente il tipo più antico di magia, quando ancora non c’era una distinzione netta tra Magia Nera e Magia Bianca. Non ti starò qui a fare la storia perché non me la sento, ma quella che hai davanti è una barriera fatta di due strati di maledizione: il primo è rivolto verso di noi e visto che siamo ancora vivi, probabilmente si attiverà se qualcuno prova a disattivare la barriera. Qualunque cosa farai essa ti farà fuori e gli scudi classici non funzionano.

Mio padre riteneva saggio farmi studiare questo tipo di magia, sapendo che a scuola non me ne avrebbero neanche parlato, e se avessi più forza potrei provare ad eliminarla, ma così…

Lupin lo guardò

- Dimmi cosa fare!

Ma Piton scosse la testa.

- Non si tratta solo di conoscere le parole ed i gesti: ci vuole una disposizione d’animo particolare, un sapersi concentrare che non ti posso insegnare in poco tempo. Io ho impiegato mesi, avendo per bersaglio maledizioni meno potenti e meno dannose e prima che imparassi mi sono fatto male parecchio. Qui, se sbagli, non avrai una seconda possibilità perché di te non resterebbe neanche la cenere… lasciami riprendere un po’ le forze e poi lo farò io.

Piton non sapeva quanto ci volesse per recuperare abbastanza energia e un incantesimo, a quel punto, poteva risultargli fatale… ma sempre meglio che provare il programma preparato per lui da Voldemort: sarebbe stata decisamente una morte più dolce.

Stranamente non aveva paura: ormai, entrato nell’ordine di idee di dover morire, avvertiva solo un leggero rimpianto per tutto ciò che gli sarebbe piaciuto fare e non avrebbe potuto, per non essere riuscito a farsi amici, per non essere riuscito a provare il calore dell’amore, per non essere riuscito a leggere libri e imparare incantesimi… in fondo, come diceva Voldemort, per aver sprecato la sua vita senza riuscire a diventare il grande mago che avrebbe voluto suo padre…

 

Poi, all’improvviso, spalancò gli occhi.

- Lupin, dammi metà della tua energia!

Il compagno lo guardò sorpreso.

- Metà della mia energia? E come diavolo dovrei fare? Severus, da dove li stai tirando fuori tutti questi incantesimi di cui non ho mai sentito parlare?

Piton ghignò, socchiudendo gli occhi.

- Se il Ministero sapesse che sto usando esattamente tutti gli incantesimi che non dovrei usare, sarebbero capaci di mandarmi ad Azkaban! E se Voldemort distruggesse quell’edificio pieno di teste di rapa, non so se riuscirei ad odiarlo come adesso!… Hai un coltello?

Lupin si cercò nelle tasche.

- No! E non mi hai detto da dove li hai tirati fuori: i libri di Arti Oscure li ho letti, sai? Ma non ci ho trovato né il Rates Come Si Chiama, né incantesimi per passarsi l’energia…va bene questo talismano tagliente?… né quella roba che ti ha quasi ammazzato…e poi diventi Animagus con pochi mesi di studio, ma chi ti credi di essere? Mi fai quasi paura!

Piton prese il talismano.

- Se è per questo posso spaventarti anche di più: lo sai che sono entrato ad Hogwarts con un discreto bagaglio di incantesimi e Sirius non ha mai pensato che trovandomi faccia a faccia con un lupo mannaro, sarei anche potuto morire… solo se non avessi fatto in tempo a lanciare un incantesimo per ammazzare quelli come te…

Adesso ascoltami: con questo faccio una piccola incisione sui nostri palmi, poi li congiungiamo e tu, con la tua bacchetta, pronuncia le parole «Transferto Energis Vitae»…

- Energis? Ma non è…

- Nella Magia Oscura non si usa latino puro! Rimandiamo le questioni semantiche a dopo… Quando l’energia è passata basta un «Finite Incantatem» e fallo subito altrimenti poi sono io a doverti trascinare in giro e tu non ti trasformi in qualcosa di leggero!

- Puoi sempre trasformarmi in una lumaca.

- È Minerva quella esperta di trasfigurazioni… io non lo so fare.

Lupin lo guardò perplesso.

- Ah già! Sai sgretolare una barriera fatta di una magia perduta da secoli, eseguita da Voldemort in persona, ma logicamente questa è una sciocchezza rispetto a trasformare una persona in lumaca.

Piton lo guardò stizzito, mentre cominciava a praticare i tagli.

- Se sapessi eseguire tutti gli incantesimi di questo mondo sarei al posto di Silente, non credi? Ognuno ha la sua specializzazione ed io sarei un ottimo professore di Difesa dalle Arti Oscure, se qualcuno se ne rendesse conto!

I due maghi unirono i palmi, facendo entrare in contatto il loro sangue.

- Tu saresti un ottimo professore di Arti Oscure, Severus, e non è esattamente la stessa cosa…Transferto Energis Vitae!

Il flusso di energia dall’uno all’altro era invisibile, ma immediatamente Piton cominciò a sentirsi meglio, mentre Lupin si sentiva sempre più debole.

 

- Basta così! Interrompi!

- Finite Incantatem!

Entrambi sospirarono: Piton adesso poteva reggersi in piedi ed eseguire qualche altro incantesimo senza morire immediatamente e Lupin non era così debole da non potersi muovere.

- D’accordo, adesso mi serve la tua bacchetta…

Lupin gliela porse.

- Bene, se…

Improvvisamente Piton si interruppe ed entrambi i maghi si volsero verso il passaggio buio alle loro spalle, da dove proveniva un forte sibilo.

Lentamente, dall’oscurità, emerse una grossa forma strisciante: Nagini!!

Piton e Lupin la guardarono impietriti avanzare sinuosa e mortale, poi Piton cominciò a capire i sibili.

- Sss… umani nemici… notizie interessssanti per il padrone…

Severus non aveva mai capito il serpentese e si chiese se questa capacità improvvisamente acquisita fosse dovuta alla sua nuova capacità di trasformarsi in un serpente, ma tanto valeva provare a sfruttarla, se solo avesse capito come fare. Fece un passo avanti.

- Salve Nagini… mi fa piacere rivederti… sei lontana da casa, vero?

Lupin lo guardò stranito. Nagini lo guardò interessata.

- Capissci cosssa dico?

- Certo! Mi farebbe anche piacere risponderti nella tua lingua, ma non credo di essere tanto bravo e non vorrei sbagliare… comunque non siamo nemici…

Il grande serpente alzò la testa ed ondeggiò davanti al mago.

- Tu non ssei morto. – Era una constatazione – Il mio padrone non era felice, ora lo sssarà. E lui – rivolse un occhiata lucida e verde a Lupin – Il ssuo odore era nella sstanza.

Piton tentò il tutto per tutto.

- Vedi Nagini, non siamo nemici importanti, siamo piccoli ed inutili esseri umani, se venissimo con te saremmo solo un’ulteriore seccatura per Voldemort… immagino che abbia cose più importanti da fare… inoltre tra noi due c’è… una sorta di parentela… Sono un Serpeverde, della casa di Salazar e guarda…

Si trasformò in un serpente, decisamente piccolo accanto all’altra, eppure dello stesso colore e forma.

Nagini abbassò lo sguardo su di lui.

- Vuoi che tradisca il mio padrone!

- No! – Piton si rese conto di capire più distintamente il serpente gigante e provò a rispondere. – Ti ssto chiedendo ssolo di chiudere un occhio… non daremo alcun fassstidio al tuo padrone… il Signore Osscuro… cosssa vuoi che due piccoli maghi possano fare contro di lui?

Lupin, intanto, si stava sentendo male: prima sentiva Piton parlare e Nagini sibilare; adesso era tutto un sibilio.

Non sapeva a quanto tutto questo potesse servire: un serpente è corruttibile? Ma in ogni caso, adesso non avrebbe avuto la forza necessaria a sconfiggere quello che pareva essere un nemico alquanto coriaceo.

Iniziò a pregare che Piton trovasse le parole giuste.

Nagini sembrò riflettere.

- No, non potete fare nulla contro il grande Sssignore e tra poco per voi nemici ssarà la fine, ovunque ssiate e ssì, il Signore ha cosse importanti da fare… andate a sspendere i vossstri ultimi minuti di vita… sss.

E giratasi, mosse aggraziatamente le sue spire allontanandosi da dove era giunta.

Piton si ritrasformò, pallido e preoccupato: cosa aveva da fare, in realtà, Voldemort? Perché non aveva ucciso immediatamente Silente e Potter? Non credeva, come diceva Lupin, che stesse aspettando l’ora giusta, era abbastanza intelligente da liberarsi immediatamente di nemici difficili da gestire e gli parve strano che Nagini li lasciasse andare così facilmente.

- Cosa gli hai detto? – Lupin era curioso.

- Nulla… nulla che giustifichi il suo comportamento… sbrighiamoci!

Girandosi usò la bacchetta dell’altro per tracciare il bordo del passaggio sulla barriera. Dove passava restava un leggero tratto di luce verde.

- Questo serve a togliere la barriera solo da questo passaggio, non avrei la forza per eliminarla tutta e poi non vogliamo che tutti i mostri ad Hogwarts sappiano che siamo qui. Giusto?

Quindi disegnò rune ed uno strano disegno contorto, quindi altre rune, mormorando incantesimi strani.

Finì in pochi minuti e guardò quello che aveva fatto mordendosi le labbra.

- Speriamo che la tua bacchetta abbia fatto il suo dovere anche in mano mia! Comunque fra poco lo sapremo. O saremo liberi o saremo polvere…

Puntò la bacchetta al centro dello strano disegno.

- Activa!

Un raggio verde colpì il disegno, che cominciò a pulsare di luce sempre verde. Sotto di questi apparve un disegno identico di luce rossa, ma le rune erano diverse.

Per un breve periodo parve che i due disegni si confrontassero, ora brillando più vivido uno, ora brillando più vivido l’altro, poi con uno sfrigolio entrambi scomparvero e la barriera si dissolse.

- Posso sapere cosa hai fatto? – Lupin studiò il punto dove prima c’era la barriera: rimaneva il bordo lucente, disegnato all’inizio.

Piton gli restituì la bacchetta.

- Ho eseguito esattamente lo stesso tipo di maledizione, ma facendo in modo che si attivasse contro la stessa maledizione quando questa si sarebbe attivata… non so se è chiaro.

I due si incamminarono verso la Stamberga Urlante più in fretta possibile.

 

- Hai abbastanza energia per arrivare al Ministero? Forse è meglio che te ne riprendi un po’ da me! – Piton si era seduto vicino alla porta e guardava attraverso le travi nella quiete della notte. Fuori era tutto tranquillo e sembrava che nessuno si fosse accorto di ciò che stava succedendo alla scuola.

Il licantropo si abbassò a guardare l’altro in faccia.

- Io ce la faccio e tu non hai una buona cera! Non mi intendo molto di medicina, ma da quello che riesco a sentire hai quasi tutte le ossa dello scheletro lesionate: fai un gesto brusco e ti ritroverai con qualcosa di rotto.

Inoltre hai l’aria esausta di uno vicino ad un esaurimento psico-fisico.

Piton chiuse gli occhi.

- Se è per questo sono stato sospeso tra la vita e la morte per diverse ore ed ho una fame terribile: sono più di ventiquattro ore che non mangio e non bevo…

Lupin uscì dalla stamberga e ritornò dopo qualche minuto con dell’acqua sotto forma di sfera roteante.

- Questo è per bere! Per qualcosa di solido dovrai aspettare che torno dal Ministero. Nel frattempo usa il letto di sopra per dormire.

Severus bevve con gratitudine, sentendosi un po’ meno male: adesso che l’adrenalina stava diminuendo nel suo sangue, si sentiva come se fosse stato investito da un branco di ippogrifi e gli pareva di sentire tutte le piccole incrinature delle ossa di cui parlava Lupin.

- D’accordo… fai attenzione.

Lupin lanciò un’occhiata penetrante all’altro: doveva stare davvero male per dimostrare preoccupazione per lui.

Con uno scintillio si smaterializzò, mentre Piton raggiungeva il letto e si addormentava all’istante.

 

IVª PARTE

In seguito Piton non riuscì mai a ricordare se a svegliarlo furono le voci o il senso di malessere.

Quando aprì gli occhi una velata e tenue luce entrava dalle assi che sprangavano la finestra. Voci basse e bisbigli che denotavano preoccupazione provenivano dal basso e Lupin, accompagnato da un alto mago anziano, stavano entrando nella stanza.

Piton cercò di sollevarsi, ma ricadde immediatamente con un gemito di dolore.

L’anziano mago, un medico, si avvicinò immediatamente.

- Credo sia meglio che rimanga disteso, professor Piton. – esordì con cipiglio professionale, iniziando a far scorrere la bacchetta sopra il corpo del mago. – Se ciò che il suo amico mi ha riferito è vero solo a metà, è un miracolo che lei sia vivo! E da quello che sento è comunque ridotto molto male… sì: ossa lesionate… ferite da incantesimo non curate… piccole emorragie interne e … uno stato di pesante esaurimento. Penso che dovrebbe mettersi a letto e restarci come minimo un mese.

Piton fece per porre una domanda, ma il medico alzò una mano.

- Non si preoccupi per Lei-Sa-Chi! Personalmente ha già fatto troppo e adesso ci sono tutti gli Auror ed i maghi più potenti che, proprio in questo momento, stanno entrando attraverso il passaggio che il suo amico ci ha mostrato. Ben presto la scuola sarà liberata e speriamo che sia la volta buona che ci liberiamo una volta per sempre di quell’orrore che spaventa tutti noi!

Lei pensi solo a riposare: adesso la porterò con una barella all’ospedale, dove potrà rimettersi in forze.

Nonostante le parole rassicuranti del dottore, Piton sentiva un senso d’ansia e di pericolo attanagliargli le viscere: il marchio sull’avambraccio sinistro bruciava e sentiva una tensione nell’aria che non aveva mai avvertito… come quando si prepara un temporale e l’aria è carica di elettricità, ma molto più intenso e… malvagio.

Lupin gli porse un panino al formaggio e per un attimo Piton mise da parte l’ansia e sbranò il cibo, trovandolo delizioso, anche se in realtà lui detestava il formaggio. Finitolo guardò speranzoso Lupin.

- Mi dispiace! – il licantropo allargò le braccia - Sono riuscito a trovarne solo uno, ma all’ospedale ti nutriranno a dovere!

- Unf… tu torni lì?

Lupin lo guardò con un sorriso.

- Ti preoccupi per me, adesso? Comunque sì, ma ormai sono nelle retrovie, sta tranquillo, fratello di sangue… e di energia!

Piton sussultò, pensando ad una risposta cinica, ma poi decise di lasciar perdere. Si lasciò mettere sulla barella e restò calmo fin quando uscirono dalla Stamberga.

Lì fuori sembrava un accampamento militare in allestimento: maghi agitati correvano da una parte all’altra, frotte di gufi andavano e venivano con dispacci nel becco. Cornelius Caramell in persona, in piedi sulla staccionata della casa, stava dando disposizioni e cercava di dare un minimo di ordine alla bolgia che lo circondava. Auror famosi stavano intorno ad un tavolo a studiare una mappa di Hogwarts e preparando piani di attacco; le voci si sovrapponevano le une alle altre; in poche parole la confusione regnava sovrana.

Piton guardò stordito tutto quel bazar, poi alzò gli occhi al cielo, nella direzione di Hogwarts e scattò a sedere, mentre il sangue gi si gelava nelle vene ed il fiato gli si mozzava.

Il mago medico lo guardò con disapprovazione.

- Si rimetta giù!

Ma Piton stava cercando di scendere dalla barella.

- Il cielo su Hogwarts!! – annaspò in preda al panico.

Il dottore si girò a guardare: su di loro il cielo era sereno, con una leggerissima nebbia vicino al terreno, ma sulla scuola nubi nere come l’inchiostro vorticavano velocemente intorno alle torri più alte.

- uhm, strano fenomeno! Chissà cosa sta facendo Lei-Sa-Chi! Ma non è cosa che la riguardi più… ehi, torni qui!

Severus si era alzato e stava cercando di raggiungere il ministro della magia.

- Caramell! Le devo parlare urgentemente!!

Il mago abbassò lo sguardo.

- Oh, professor Piton, mi dispiace, ma non posso: vede anche lei la confusione… ehi, cosa state combinando laggiù?! Le scope vanno lasciate fuori o portate a mano!!… mi scusi, ma vede che pasticcio, ci sentiamo più tardi…

E scendendo dalla staccionata si immerse nella bolgia.

Piton lo guardò allontanarsi, poi si decise e scostando il medico che lo aveva raggiunto per portarlo all’ospedale, rientrò nella Stamberga e prese il passaggio, adesso ingombro di maghi che andavano e venivano.

Giunto sul prato della scuola – il Platano Picchiatore era stato imbrigliato perché se ne stesse buono – trovò una strana quiete che gli diede un senso di nausea.

Il tatuaggio bruciava sempre di più ed i più oscuri incubi, i mostri delle fiabe della sua infanzia, stavano per prendere corpo, mentre quegli stupidi si agitavano come formiche, ignare del formichiere che le guarda dall’alto…

Entrò nel castello e si diresse direttamente verso la Grande Sala: maghi stavano scortando fuori troll e folletti incatenati con la magia ed in lontananza, per i corridoi, si sentivano ancora incantesimi esplodere.

Entrato attraverso le grandi porte, nella stanza silenziosa, ebbe un leggero mancamento nel vedere sotto i propri occhi, ciò che credeva essere solo una leggenda, una storia per spaventare i bambini… e se non starai buono si aprirà il terreno e finirai nel Pozzo dell’Inferno!!…..

 

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