Una delle fonti della vicenda Duse/Cafiero è il Conte Primoli, al quale la stessa Duse racconta l'incresciosa vicenda, e così egli riporta: "rimase incinta ed egli la trattò come una serva, staccandosi da lei" ...  e dopo di lui tutti gli altri riconoscono questa versione…

 

Napoli 1879

 

La Duse come "Mirandolina" 

(La Locandiera di Carlo Goldoni)

« Il direttore del giornale, sottaniere impenitente […], aveva adocchiato la giovane attrice, temperamento irrequieto e ansioso di vita, e non gli fu difficile sedurla per lasciarla poi con tra le braccia un bambino che doveva morire di pochi giorni. Per Eleonora la delusione di questo primo grande amore fu certo determinante. Ma non è improbabile che il Cafiero abbia raccomandato ai suoi cronisti un occhio di riguardo per quell'attricetta che voleva farsi. Non sarebbe la prima volta che un grande destino viene deciso a letto.. ».

  (Cesare Molinari, L'Attrice Divina, 1985)

 

 

 Nel romanzo a squarci autobiografico di Martino Cafiero, “Volere, potere”, pubblicato ai suoi tempi a puntate sul "Corriere del mattino" si racconta, in un contesto molto mutato rispetto a quello reale, l'amore con la Duse.

Nel romanzo si parla di  "... una giovanissima attrice (a nome Lidina, ma per la quale l'amante usa il vezzeggiativo Nennella, quello realmente usato da Cafiero per la Duse) che è già profondamente intaccata dalla vita dì palcoscenico, eppure ancora pervasa da un curioso residuo d'innocenza.  

qui come "Pamela nubile" ( Goldoni ) nel 1874 

Toccante il racconto della morte del bambino appena nato da «Nennella», ed il quadro d'ambiente comico che Cafiero tratta rapidamente intorno alla puerpuera ed al neonato moribondo: L’atteggiamento delle amiche, e soprattutto del padre, di un'indifferenza pesante, priva di qualsiasi vena di ribellione o dì rimpianto verso la morale comune.

Morto il bambino, «Nennella» manda all'amante un suo ritratto, con il figlio morte in grembo e le braccia abbandonate  è un episodio della biografia della Duse più volte raccontato, che riferisco con le parole del conte Primoli. «Fece fare un ritratto in fotografia dei piccolo morto e in uno slancio di tenerezza materna volle tenerlo sulle ginocchia, e l'immagine di lei, pallida, dimagrita, apparve sulla stessa lastra. Inviò il doppio ritratto «al padre di Mario». E quest'amante ignobile [Cafiero], questo padre snaturato le rimandò l'immagine sulla quale aveva scritto «Commediante».

Lo sdegno di Primoli ci fa leggere con più viva curiosità il racconto dell'episodio che compare nel romanzo di Cafiero. Qui il destinatario della fotografia non ha lo stesso commento cinico, ma prova l'atroce sorpresa di ritrovare poco dopo, a relazione conclusa, l'immagine di Lidina-Nennella, composta proprio in quella stessa posizione desolata della foto col figlio morto, in una foto di scena in Cause ed effetti esposta in tutte le vetrine. L'orrore verso una carriera artistica che sembra poter continuare comunque imperturbata segna anche il brusco finale (il giovane muore sull'Etna, travolto da un'improvvisa eruzione, e sette anni dopo è ancora amaramente pianto dalla sorella) e le sue parole conclusive: «e dopo sette anni da questa triste storia, Lidina  recitava». » (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, 1992)

Nel novembre 1884 la Duse recita a Roma, Teobaldo [Marchetti - Checchi =  il marito] legge su di un giornale che Martino Cafiero è stato colpito con esito mortale dal colera  ...  Si mette in contatto con Matilde Serao scrivendole : "Cafiero è morto questa notte [15 novembre 1884], domanti andrò a Roma .. voglio lasciarla libera [si riferisce alla moglie = Eleonora] così potrà sfogare il suo dolore senza freni ... Vieni a confortarla, stai un pò con lei" .

Sembra infatti che la Duse provasse ancora un profondo sentimento per Martino, e che di questo ne fossero a conoscenza tutte gli amici stretti: dal diario di Gegè Primoli al 20 novembre 1884 : "Ho appreso dal giornale della morte di Martino Cafiero, ne ho provato dolore per Eleonora, che lo amava".

ELEONORA E MARTINO