da L'opinione delle Libertà

di mercoledì 13 febbraio 2001

 

Nell'ambito del Convegno "L'Intelligence del XXI Secolo", che si inaugura domani a Priverno, il senatore Maurizio Calvi, Presi­dente del "Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo e alla violenza politica" (Ceas) ha concesso una intervista a "L'opinione delle Libertà".

Al convegno si troveranno a discutere e dibattere insieme que­ste tematiche esponenti istituzio­nali delle più importanti organiz­zazioni del settore, in particolare esponenti della Cia e dell'ex Kgb, una volta avversari.

Senatore Calvi, una iniziati­va inconsueta quella del Ceas. Come è nata l'idea di dedicarvi con tanto impe­gno nell'approfondimento di questo genere di temati­che?

L'idea è nata dalla constatazione che quella dell'insicurezza è oggi una condizione sempre più gene­ralizzata e diffusa, "globalizzata" come si usa dire con una parola ormai inflazionata, che coinvolge campi fondamentali delle attività umane, quali l'economia, l'ordine politico e sociale, l'ambiente, la sicurezza sotto tutti i profili, a cui di recente si è aggiunta anche la j sicurezza alimentare. Sono tutti temi che destano allarme sociale, a cui spesso vengono date risposte emotive e contingenti, e solo di rado ponderate e approfondite sotto l'aspetto di studio scientifico e accademico. Da questo punto di vista l'iniziativa è si inconsueta, nel senso di poco frequente e pra­ticata, ma niente affatto in quello di estemporanea e originale. Essa intende formulare soluzioni per un problema sentito 'ed attuale.

Sono sorti dei problemi con le Istituzioni, in considerazione del fatto che sinora queste tematiche sono state , di loro esclusiva pertinenza?

Come vede dalle risposte interna­zionali a più alto livello istituzio­nale date alle nostre iniziative, al Convegno che si inaugura domani in particolare, non sono sorti pro­blemi di sorta, anzi ci sono venuti solo incoraggiamenti e abbiamo avuto la più grande disponibilità e collaborazione. D'altronde la nostra attività non intende inter­ferire con quella degli organismi istituzionalmente preposti, ma affiancarli con un supporto di potenzialità scientifiche ed accademiche nel campo degli studi sociologici, antropologici, statisti­ci e psicologici, che intendiamo sviluppare, sia metodologicamen­te che operativamente, al fine di approfondire la ricerca teorica sui fenomeni del terrorismo, della vio­lenza, della cultura della legalità, sia a livello nazionale che inter­nazionale. Nelle società a demo­crazia consolidata questo avviene da sempre e il mondo universita­rio e accademico approfondisce dalla sua prospettiva studi su que­stioni inerenti la geopolitica, l'a­nalisi strategica, la sicurezza nei suoi molteplici aspetti. In Italia dobbiamo compiere un salto cul­turale per il quale ritengo che i tempi siano ormai maturi.

Quale minaccia al momento la preoccupa di più?

Alla domanda possono venire date più risposte a seconda del signifi­cato che le si attribuisce. Le rispondo nel senso di quale minac­cia contingente può, a breve sca­denza, destare maggiori preoccu­pazioni.

Secondo informazioni recepite dal Ceas sussistono seri motivi di preoccupazione in vista del pros­simo "G-8" di Genova, sul quale sembrano convergere le "attenzio­ni", oltre che del cosiddetto "popo­lo di Seattle", anche quelle di diversi gruppi eversivi sostenuti e finanziati dalla destra radicale europea, in sintonia di intenti, occasionali e contingenti ma per questo non meno preoccupanti, i con i gruppi islamici che si ricono­scono in Osama bin Ladin.

annalisagius@hotmail.com