Tutte le mattine giungo alla stazione di C. E' una stazione triste, all'interno qualche fila di sedie in plastica marrone, una targa a ricordo del passaggio del vate, D'annunzio,mi siedo e mi assopisco in attesa del treno.

Una matttina fui risvegliata da un improvviso rumore di stantuffo. Balzai in piedi pensando che fosse arrivato il treno, ma quell'ansito proveniva da un uomo, che era appena entrato nella stazione. Trascinava una enorme valigia a rotelle. Anche se il treno non era ancora arrivato, correva precipitosamente verso il binario.

_La vita del puntuale è un inferno di solitudini inmmeritate. Mi avvicinai incuriosita, per qualche minuto l'uomo non riuscì a parlare tanto gli mancava il fiato . Si limitava ad indicare col dito l'orologio della stazione e l'orario affisso al muro, capii che voleva segnalrmi il ritardo del treno . 

Sorrisi e spalancai le braccia come a dire: e noi cosa ci possiamo fare. Ascoltai con pazienza lo sfogo dell'uomo e provai a spiegargli che in fondo dieci minuti non sono la morte di nessuno, scoppiò in lacrime. Capii che un puntuale ha una sensibilità molto particolare