LA DIVINA SARAH BERNHARDT

bernhardt  La Samaritaine.jpg (91074 byte)

 "Per recitare c'e' bisogno di braccia lunghe; è meglio averle troppo lunghe che troppo corte. Un artista con braccia corte non potrà mai, proprio mai 

avere finezza nel gesto". 

(Sarah Bernhardt, La mia doppia vita )

bernardt mucha1.jpg (49474 byte)

La “divina Sara", come è chiamata dal suo pubblico, è nata a Parigi nel 1844  sotto il nome di Henriette Rosine Bernard, sua madre è un'ebrea olandese, poco o nulla si sa invece del padre. Studia al Conservatorio di Parigi dal 1858 al 1860 e nel 1862 fa il suo debutto alla Comédie Française nell'Ifigenia in Aulide di Racine.  

Nel 1864 da' alla luce Maurice, figlio illegittimo del principe Henrie de Ligne, lo affida subito a una balia, e si dedica alla carriera, che procede - tra bassi e bassi - fino all’ingresso nel prestigioso Odéon ed al successo con "Kean" di Alessandro Dumas padre: da qui in avanti esiste solo la “divina Sarah” con i suoi comportamenti anticonformistici e le sue eccentricità fatte di presunti suicidi, animali esotici, voli in pallone sopra Parigi … ma anche di coraggiose prese di posizione, come la sua dichiarata avversione alla pena di morte e il suo appoggio a Zola nel caso Dreyfus.  

bernhardt 05.jpg (24614 byte)

bernhardt_phedre_touluse_1894.jpg (46544 byte)

Sarah-Aricia nella Fedra di Racine (1894), ritratta da Toulouse Lautrec

Nel suo repertorio compaiono, oltre ai prodotti del repertorio classico francese e non (Racine, Corneille, Shakespeare…): Victor Hugo, Alexandre Dumas fils, Victorien Sardou, Emile Rostand e Gabriele d'Annunzio, di cui recita nel 1898 “La citta morta”, e nel 1902  la "Francesca da Rimini”.  

bernhardt amleto 1899.jpg (61567 byte)

Sarah-Amleto nell'Amleto di Shakespeare, in una foto del 1899

Il suo unico legame "ufficiale"  è l' attore greco Jacques Damala che sposa nel 1882 , il matrimonio dura un anno .... nello "scontro" Sarah – Eleonora questo è un pareggio netto, uno a uno.

Nel 1893 la Bernhardt attrice-manager-impresario, acquista un teatro a Parigi, il Théâtre de la Renaissance, e nel 1899 fa costruire un proprio teatro: il Théâtre Sarah Bernhardt, di cui resta proprietaria e direttrice fino al 1923, anno in cui la morte decide che è ora di metterla a riposo.  

Nella sua attività artistica rientrano anche due film del 1916, di scarsa qualità, e anche opere in marmo, dipinti, libri e drammi teatrali, è infatti scultrice, pittrice, scrittrice di un certo talento.  

bernhardt pittrice.jpg (75475 byte)

bernhardt scultrice medea.jpg (69497 byte)

bernhardt 1922.jpg (103059 byte)

Sarah Berhardt 

nel 1922

Sarah è l’esatto contrario dell’ideale femminile di allora, quello immortalato nei quadri dell’epoca: è magra e spigolosa, recita con aggressività parti maschili oltre che femminili, ha uno scaltrito mestiere ed una volontà di ferro, possiede uno charme profondo ed intrigante che la sottrae alle leggi del tempo: a 65 anni , nel 1909, interpreta una fanciulla di 19 anni ne “Le procés de Jeanne d’Arc” di Moreau, ma ben pochi se ne stupisce o provano legittimo imbarazzo.  Anzi nel 1914, quando le viene amputata la gamba  perché affetta da uremia cronica, continua a lavorare e recita appoggiandosi ai compagni o distesa su una lettiga stile Luigi XV, chiamata con humor macabro  "Mère Lachaise “ (il  "Père Lachaise" è un cimitero di Parigi !).  

Ecco la Sarah Bernhardt (alla fine della carriera) vista da Jean Cocteau: «L'ultima volta che ebbi la fortuna di vederla interpretava il ruolo di Atalia. Le avevano già tagliato la gamba. Dei negri l'introdussero su una specie di carriola. Fece la scena del sogno. Arrivata a “Pour réparer des ans l'irréparable outrage” sorrise, scosse il capo, allargò le braccia, si percosse il petto con le mani cariche di anelli, si inchinò, appropriandosi dei versi e scusandosi col pubblico di apparirgli ancora. 

La sala si alzò scalpitando. Ecco degli spettacoli teatrali quali non saprebbe immaginarne la nostra epoca il cui ridicolo sta nel credere di avere il senso del ridicolo e che prende per un insulto contro di sé il minimo segno inconsueto della grandezza. Sarah Bernhardt somigliava a quelle attrici tragiche senza teatro, di cui parlo sovente, e che si inventano un personaggio e una scena nel vuoto e nella vita. Si direbbe che l'impossibilità di incarnare delle eroine le esalti e le spinga all'estremo. Ma Sarah Bernhardt presentava questo fenomeno di vivere all'estremo della sua persona nella vita e sulle scene.” (Jean Cocteau, Mes monstres sacres, Paris 1979).

SARAH  IN  ITALY

bernhardt usa.jpg (126751 byte)

SARAH + ELEONORA