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RAPAGNETTA GABRIELE  poi D'ANNUNZIO GABRIELE amante e socio in iniziative artistiche

 

D'Annunzio ha già incontrato la Duse durante il suo primo soggiorno romano del 1881.

 I primi scambi epistolari regolari risalgono al 1894, tra il Grand Hotel, dove era ospite lei, e l'Hotel de Milan dove alloggiava lui, entrambi ovviamente sono nella stessa città, a Milano. Nel 1897 si ritrovano  a Venezia, lei abita nell'appartamento preso in affitto dal pittore Wolkoff, lui è ospite dei suoi numerosi amici.

Scoppia la passione che, sempre più furiosa, si intreccia ai propositi di lavoro per la rinascita del teatro ed alle iniziative per la sua realizzazione: tra il 1898 e il 1901 si succedono opere come "Il sogno di un mattino di primavera", "Sogno di un tramonto d'autunno", " La gloria", " La Gioconda", "La città morta", "La figlia di Jorio";.

Ma già nel 1898 un motivo di  delusione e risentimento per la nostra: D'Annunzio nel 1898 per "La città morta" si affida a Sarah Bernhardt piuttosto che a lei … Questo atteggiamento avrebbe dovuto farla riflettere.

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E' del 1898 un progetto che fa scalpore nel mondo teatrale: la costruzione di un teatro all'aperto per rappresentazioni di opere classiche e di tragedie moderne, allo scopo di riproporre i moduli del teatro antico al posto del realismo imperante nel teatro borghese contemporaneo: ovviamente il progetto non ha seguito.

Si spostano in lungo ed in largo per l’Italia e si ritrovano qui e lì: Assisi,  Roma, Venezia, Roma, Firenze ... e sempre in Toscana nel febbraio 1898 a Santa Margherita, poi a Settignano, nella villa la “Capponcina” lui nella casa detta “Porziuncola” lei,

Eleonora in Egitto 

nel 1899

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Poi assieme, se ne vanno anche  in Egitto ad Alessandria, e in Grecia a Corfù.

Infine gli amori con Alessandra di Rudinì segnano il distacco di Gabriele da Eleonora in un crescendo smodato di lussi e debiti.  Scandalo fa il romanzo “Il fuoco” (1900) per le rivelazioni in parte crudeli sui suoi amori con l’attrice. La relazione trova il suo punto critico con "La figlia di Iorio" fino alla rottura definitiva.

Gli scambi epistolari tra il Vate e la Divina avrebbero dovuto per lo meno avvicinarsi alla mole del carteggio  Boito  - Duse, sono invece decisamente inferiori. 

Esiste un telegramma di D'Annunzio ad Enrichetta Marchetti Bullough (senza data ma forse di fine giugno  1934) che parla di una avvenuta distruzione delle lettere, distruzione di cui il poeta si rammarica, avanzando il dubbio che l'ordine non sia venuto da Eleonora e parlando di un "ingiustificabile delitto contro lo spirito" poichè "quelle pagine erano la più alta testimonianza di nobiltà per me e per l'amata".  

Suor Maria di San Marco (al secolo Eleonora Bullogh deceduta nel 2001) dona nel 1968 i cimeli della nonna alla Fondazione Cini di Venezia, lettere di D'annunzio comprese: dando per vero ciò che dice D'Annunzio le lettere "terminate" sono state quelle del periodo "caliente" della relazione tra i due, peccato ... 

La figlia di Iorio

Dall'Alpi alle Piramidi dal ...

Il  Vate, chi era costui ?