COGNOME e NOME: CATEGORIA di RELAZIONE :

GIACOSA GIUSEPPE

scrittore e paramedico

Si può annoverare tra gli “amici di Eleonora”, posizione testimoniata dalla frequente presenza del nome “Pin” o “Pinpin “ nella corrispondenza dell’attrice (che così appunto lo chiama).

Giuseppe ed Eleonora condividono amicizie, da Arrigo Boito al conte Giuseppe Primoli, i giudizi su colleghi, come quello negativo su Cesare Rossi capocomico, a cui Giacosa doveva sottostare per la messa in scena dei suoi lavori.

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Giuseppe Giacosa ed Arrigo Boito

E’ lui che si occupa in prima persona della salute della “divina”, malata di tubercolosi, organizzando a Torino nel 1887 le visite mediche presso un illustre luminare della scienza: il prof. Carlo Forlanini, colui che nel 1882 introduce l’uso del pneumotorace artificiale per la cura della tubercolosi polmonare.

E’ sempre lui che nel 1887 aiuta Eleonora a districarsi con gli avvocati nella causa di separazione da Teobaldo Marchetti (Checchi).

Come le foglie" (Andreina Pagnani, Carlo Ninchi, Rolando Lupi)

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Come autore drammatico poi, fornisce materiale di prima qualità alla capocomica Eleonora Duse, anche se l’amicizia non può sopprimere l’obiettività del giudizio critico « ... essa recita a sbalzi, ora divinamente, ora da strapazzo, più spesso male che bene …» [lettera di Giuseppe Giacosa a Giuseppe Primoli, gennaio 1884]"

Dallo studio legale del padre ai palcoscenici il passo per Giacosa è breve ... la frequentazione con l’ambiente letterario torinese e l' amicizia con gli scrittori della società “Dante Alighieri” (Roberto Sacchetti, Arrigo Boito, Luigi Camerana), lo convertono del tutto, e così diventa scrittore ed autore drammatico.

Il suo  primo lavoro è una commedia in versi ambientata nel medievo: Una partita a scacchi (1873), che riscuote discreto successo; contemporaneamente pubblica i “proverbi drammatici” (Non dir quattro se non l’hai nel sacco) e collabora con giornali e riviste.

Il successo come autore lo convince a dedicarsi a tempo pieno al teatro, si afferma così come una delle più forti personalità del teatro italiano del secondo Ottocento, con drammi densi di un'amara verità psicologica e ambientale: Tristi amori (1887), I diritti dell’anima (1894), Come le foglie (1900), che trattano temi d’attualità con orientamento naturalista.

A Milano è direttore della Scuola di recitazione filodrammatica (1888) ed insegna Letteratura drammatica e recitazione al Conservatorio; dal 1901 è direttore della rivista milanese “La Lettura". Come gran parte dei letterati di successo del periodo, collabora con musicisti alla stesura di testi d'opera, assieme a  Pietro Illica scrive i libretti di Bohème (1896), Tosca (1899), Madama Butterfly (1904), tutte musicate da Giacomo Puccini.

l'amico Boito

un viaggetto nel  teatro di allora

c'è anche Primoli