12. LA CARTA EUROPEA DEI DIRITTI FONDAMENTALI: UN PUNTO DI PARTENZA

 

1) In Italia, sull'argomento, il dibattito politico è stato politicamente assente. Quello parlamentare, per parte sua, non ha brillato per profondità ed incisione. Il governo, nella seduta alla camera dei deputati dell'11 ottobre, ha chiesto all'aula una risoluzione di sostegno per l'accettazione della Carta da parte dell'Italia, ottenendo, però, solo l'appoggio della maggioranza: 258 sì contro 229 no ("Casa delle libertà" + "Rifondazione comunista") e 9 astensioni. Si distinguono le dichiarazioni del deputato di "Forza Italia" Tremonti che accusa la "Carta" di essere un testo "tragicamente burocratico, perché parla di diritti obbligatori come la Costituzione di Stalin"; gli esponenti della "Lega", addirittura, parlano di "follie comuniste", "contenuti nazisti senza virgolette", "carta dei banchieri e dei musulmani" (1). Il 25 ottobre, Bossi ha rincarato la dose, minacciando di portare a Nizza 250 mila manifestanti, per dimostrare contro la "Carta"; il giorno successivo, con una sconfessione pubblica di Bossi e dei precedenti pronunciamenti polisti, Berlusconi in persona annuncia la sottoscrizione di un documento comune tra maggioranza e opposizione, ammettendo esplicitamente la possibilità che la "Lega" non voti il documento bipartisan.

Su un argomento, pure di così decisiva importanza, è mancato un dibattito politico serio; tutto, al solito, è andato scivolando verso la polemica politica elettoralistica. Questa pulsione coattiva si va facendo sempre più pressante, a misura in cui si approssima la scadenza delle elezioni politiche.

Cercheremo, qui, di approcciare i contenuti essenziali del tema.

 

2) Innanzitutto, diamo un colpo d'occhio di insieme al progetto.

Nel "Preambolo", si esordisce con la dichiarazione che i popoli europei, nell'atto stesso di creare uno spazio comune, hanno deciso di "condividere un futuro di pace fondato su valori comuni". L'Unione, pertanto, si fonda sui "valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, eguaglianza e solidarietà". Se questo è il campo dei valori, quello dei principi non è meno cogente: "l'Unione si basa sui principi di democrazia e dello Stato di diritto". Ne deriva il corollario che essa "pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia".

La cittadinanza dell'Unione viene anche incardinata anche sul mantenimento dei valori e dei principi appena richiamati; ma si apre anche al "rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli europei, dell'identità nazionale degli Stati membri e dell'ordinamento dei loro pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale". In questo quadro, l'Unione "cerca di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile e assicura la libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali nonché la libertà di stabilimento".

E, dunque: "A tal fine è necessario, rendendoli più visibili in una Carta, rafforzare la tutela dei diritti fondamentali alla luce dell'evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi scientifici e tecnologici".

Sulla base di questo preambolo, la "Carta" riconosce i seguenti diritti:

Passiamo al campo delle libertà. Ecco quelle riconosciute:

Vediamo ora come è disegnato l'ambito di tutela dell'eguaglianza:

Ci avviciniamo, così, al "campo della solidarietà" (Capo VI della "Carta"):

A questo punto, la "Carta" approssima il terreno vero e proprio dei diritti di cittadinanza (Capo V). Eccone il contesto:

In conclusione si trova il capitolo dedicato alla giustizia (Capo VI):

 

 

3) Il giudizio di insieme sulla "Carta" deve essere, senz'altro, positivo (2). essa, in un certo senso, spezza il vento liberista che ha soffiato e soffocato gli ultimi decenni del XX secolo e che ancora costituisce uno dei più gravi fattori di impedimento alla realizzazione di ordini sociali solidali ed equi.

Come è stato acutamente colto, la "Carta" rappresenta uno "strappo" rispetto alle stesse ragioni mercatistiche e monetariste del "Trattato di Maastricht" (3). Ma lo scarto ha effetti ancora più dirompenti: sulla base del sistema dei valori e principi disegnato dalla "Carta", è possibile con nettezza delimitare una linea di confine netta tra modello europeo di welfare e modello anglosassone di welfare (4). E, infatti, il modello di welfare proposto dalla "Carta", come abbiamo visto nella ricostruzione proposta al punto precedente, si incentra:

Non a caso, su questo impianto solidaristico e garantisco, si sono registrate le resistenze e le opposizioni dei governi, pur formalmente di diversa connotazione politica, della Gran Bretagna e della Spagna, notoriamente di aperta ispirazione neoliberista, per i quali la teoria-prassi dello "Stato minimo" nasconde vocazioni autoritarie e antidemocratiche.

L'insofferenza verso la predisposizione di reti di tutela dei diritti fondamentali a scala europea: ecco il "nodo oscuro" dei comunitaristi, dei neoliberisti e dei monetaristi che affollano le aule parlamentari e le istituzioni politiche dei paesi della comunità europea e che fa letteralmente saltare i nervi ad un Bossi e ad un Tremonti.

La costruzione di uno spazio europeo di eguaglianza, giustizia, libertà e solidarietà non può che reggersi sul riconoscimento e la valorizzazione dei diritti fondamentali dei cittadini e delle persone, indipendentemente dalla loro origine etnica, dalla loro posizione sociale e dalla loro collocazione territoriale. Uno spazio europeo dei diritti, delle libertà e della solidarietà costituisce una prima forma di incarnazione di demos cosmopolita che spezza la deriva comunitarista di schiacciare il demos sull'ethnos, secondo un modello che ha nell'ideologia della controrivoluzione di De Maistre uno dei motivi ispiratori centrali (6) e che oggi sta letteralmente soffocando l'Europa.

Ma detto delle acquisizioni positive e innovative della "Carta", occorre concludere gettando lo sguardo sulle sue zone d'ombra più fitte.

Questo tipo di critica alla "Carta" ha trovato nella "Lega dei diritti dell'uomo" il portavoce più autorevole (7). Il suo presidente, M. Tubiana, ha efficacemente sintetizzato in una intervista le ragioni di questa critica (8).

Ecco i punti di doglianza espressi da Tubiana:

La critica appare ampiamente fondata e condivisibile. Nonostante il giudizio d'insieme positivo, la "Carta" va assunta come un importante punto di partenza, non già di arrivo, per una democratizzazione sostanziale dell'ordine politico, economico, sociale e culturale europeo. Occorre responsabilizzarsi per percorsi futuri ancora più impegnativi.

(ottobre 2000)

 

Note

(1) Cfr. i quotidiani nazionali del 12/10/2000 e i "Resoconti" del dibattito parlamentare.

(2) In argomento, appaiono largamente condivisibili le considerazioni di G. Bronzini, La Carta europea della solidarietà, "il manifesto", 10/10/2000.

(3) Ibidem.

(4) La chiave di lettura è stata suggerita da L. Cohen-Tanugi, su "Le Monde", 8 ottobre 2000. Bronzini si richiama esplicitamente al discorso proposto da Cohen-Tanugi.

(5) Puntuale è la ricostruzione, sul punto, suggerita da Bronzini, op. cit..

(6) Così già Bronzini, op. cit.

(7) La "Lega dei diritti dell'uomo" è un'organizzazione non governativa francese, nata nel 1898, per difendere Dreyfus.

(8) Cfr. Europa, la cittadinanza a due velocità, intervista a M. Tubiana (di Anna Maria Merlo), "il manifesto", 25 ottobre 2000.

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