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"Già sordi al grido, ch'ora invan  gli 

acqueta .."

 

 

 

« ... non vi era mestiere più labile di quello dell’attore. Il destino dell’attore non concedeva lasciti: il gesto svaniva, la voce si spegneva, l’atmosfera si dissolveva. Nulla rimaneva di quanto veniva creato ogni sera sulla scena perché nulla di più vero poteva giustificare la finzione. Ma quando accadeva che l’interprete superava il diaframma della finzione per fare apparire il vero, allora il ricordo era destinato a sfiorare il mito e quel nome poteva entrare liberamente nell’empireo della memoria comune. Così l’attore diveniva protagonista del suo tempo perché aveva testimoniato d’aver superato l’interpretazione di una stagione.  Eleonora Duse è stata certamente protagonista del suo tempo. » (in "L'Arena", 23 settembre 2001)

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"spavento, ..."

Antonio Morrochesi:

Lezioni di declamazione, 1832

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..... E tuttavia qualcosa si può capire di questo "fenomeno Duse", pensando alla Callas. Non esiste forse nulla di più vicino ad Eleonora Duse di Maria Kalogeropoulos (Callas), nella vita come nell’arte. Entrambe le “Divine” sono assai sfigate nella vita privata, si legarono ad esseri di alta e di bassa qualità, vengono a contatto con i sommi vertici della cultura, girano un film, sono tacciate di avarizia. Osannate e denigrate, sono di voce non “bella” come pure di aspetto non “appariscente”, non tutte le loro interpretazioni sono di alta qualità, alcune anzi “mancate”, hanno “mariti manager”, e dal punto di vista umano non sono soltanto margheritine ma anche “dragoni”.  Tuttavia coloro che hanno lasciato testimonianze dirette su queste "Divine" fanno sovente riferimento a sensazioni

 "PaRaNoRmAli"...  

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Maria Callas e Pier Paolo Pasolini

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L'anno del Signore 1858 e alle cinque del mese di ottobre alle ore quattro pomeridiane nella Parrocchia di S. Ambrogio Comune di Vigevano è stato presentato alla Chiesa un fanciullo di sesso femminino nato il 3 del mese di ottobre, alle ore 2 antimeridiane, nel distretto di questa Parrocchia, figlia del sig. Duse Vincenzo fu Luigi, di professione artista drammatico, domiciliato a Vigevano, e della signora Angelica Cappelletto, di professione benestante, domiciliata a Vigevano (coniugi Duse), cui fu amministrato il battesimo da me sottoscritto, vice-parroco, e sono stati imposti li nomi di Eleonora, Giulia, Amalia, essendo stato padrino Duse Enrico, di professione artista drammatico, Domiciliato a Vigevano. L'indicazione della nascita con richiesta del battesimo è stata fatta dal padre della neonata.

               FIRMA DEL RICHIEDENTE

               FIRMATO: VINCENZO DUSE

                                                                       FIRMATO: TEOL. PRADIS CARLO

 

«Eleonora Duse nacque a Vigevano, allora appartenente al Regno di Sardegna, nell'albergo Cannon d'Oro, un lusso per i suoi genitori, che avevano lasciato il carrozzone dei comici per una sistemazione appena più decente in vista dell'imminente lieto evento.  

Il padre, che si chiamava Vincenzo, ma aveva optato per un nome d'arte più aulico, Alessandro, era uno dei tanti attori che giravano l'Italia settentrionale, l'Istria e la Dalmazia, interpretando disinvoltamente farse, drammi popolari, commedie e perfino sacre rappresentazioni: erano gli ultimi epigoni della Commedia dell'Arte.  

Battevano le piccole città in occasione di fiere e mercati, quando i buoni villici, disponendo di qualche svanzica in più, erano disposti a spenderla per vedere i comici, che montavano alla meglio il loro sgangherato palcoscenico un po' dove capitava, in una piazza, un'aia o un camerone. Si s postavano a piedi, su un carro o una barca, come all'epoca di Goldoni. Erano i soliti Italiens che da secoli avevano propagato per tutta l'Europa l'umile arte dei nostri comici recitando, naturalmente a soggetto. Ma quale grande attore non recita a soggetto?  

La madre, Angelica Cappelletto, definita nell'atto di nascita "benestante", non era mai stata tale: ventunesima figlia di una famiglia poverissima, Alessandro l'aveva incontrata durante i suoi eterni vagabondaggi e l'aveva sposata» (Mario Cacciaglia, Eleonora Duse, ovvero vivere ardendo, Milano, Rusconi, 1998).

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Vincenzo 

 Alessandro Duse

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Angelica Cappelletto in Duse (1863)

Una particolare menzione merita il nonno di Eleonora che ai suoi tempi ha  tanto successo nel suo mestiere, da permettersi a Padova un teatro tutto suo (1834), per inciso: dei suoi 4 figli Alessandro è sicuramente il meno dotato.  

«Eleonora, figlia di Alessandro, figlio di Luigi, figlio di Natale. I Duse erano marinai e mercanti: dei figli di Natale, sei maschi e due femmine, chi restò in miseria, chi fece fortuna: Giacomo s'ebbe addirittura il soprannome di Sioreto; e Gaetano, impiegato al tribunale di Padova, potè crescere agli studi il figlio Silvio, che fu avvocato. Piccola borghesia, che dal litorale chioggiotto, dove chissà da quanto salpavano per le navigazioni di pesca e di cabotaggio, rifluiva in terraferma, a tentar d'ancorarsi alle condizioni dei nuovi tempi, dopo il tramonto della Serenissima. Ma Luigi, nato a Chioggia il 15 gennaio 1792, impiegato a Chioggia e cassiere del Monte di Pietà di Padova, diventò filodrammatico, e quindi primo attor giovine nella compagnia di Angelo Rosa: capocomico infine, e inventore della maschera di Giacometto, la maschera nostalgica appunto del borghese settecentesco, la traduzione popolaresca, sullo schema ammodernato  dei personaggi dell'Arte, della moralità goldoniana.  

Allevati nell'artigianato dell'Arte, da un uomo che con tutta la famigliola viveva sul palcoscenico con la spontaneità di chi si trova fra le quattro pareti domestiche, e fuor del palco con l'allegria caricata d'una perpetua commedia, i suoi figliuoli, Eugenio, Giorgio, Alessandro, Enrico, furono tutti e quattro artisti. drammatici, avessero o non avessero la vocazione: il primogenito Eugenio interruppe gli studi quando il padre passò all'Arte; e il terzogenito Alessandro, il padre di Eleonora, era dotato per la pittura: buoni attori gli altri, che avevano attitudini per obbedire senza strazi alla dittatura patema, che non vedeva altra salvezza che in teatro. Alessandro nacque a Chioggia nel 1820, fu primo attore, nella compagnia patema, sposò Angelica Cappeletto, o Copelletti, da Vicenza». (Mario Apollonio, La Duse, Firenze, Fussi, 1948)

Un piccolo inciso: questo a destra è Giuseppe Primoli, il conte, amicissimo devoto di Eleonora,  fotografo “quasi” ufficiale della Duse privata, fonte più o meno “autorevole” di ricordi vari sull’attrice, press-agent e mentore e destinatario di molte missive della “divina” : «E’ nata su un treno il 3 Ottobre 1859 [sic!] da padre repubblicano e da madre veneziana, figlia della gaiezza e della poesia. I suoi genitori erano poveri attori d'infimo ordine che giravano per la provincia, spesso senza trovare nè pane nè alloggio. Ha sofferto il freddo e la fame. ..........

La nostra calca le scene sin dalla prima infanzia, e pare non manifesti doti di partlicolare precocità: il primo "ruolo" di cui si ha notizia è quello di Cosetta nei "Miserabili" di Victor Hugo (1863).

Eleonora Duse  (1874)

Nel maggio del 1873 interpreta a Verona la parte della protagonista nel “Giulietta e Romeo” di Shakesperare: chi scrive sull'episodio dice lo abbia fatto con “inequivocabile talento”. Ma la sua ascesa prende il via intorno al 1875-76, anche perché è a quest’epoca che comincia la “documentazione storica”: Eleonora passa da una compagnia all'altra e accumula collaborazioni con formazioni sempre migliori

Martino Cafiero

Nel 1978-79 è nella compagnia stabile del teatro dei Fiorentini di Napoli, di cui fa parte anche la grande Giacinta Pezzana, ed è con la Pezzana che ottiene  la sua prima grande affermazione nella "Teresa Raquin" di Zola.  

A Napoli oltre a Matilde Serao, conosce anche Martin Cafiero, direttore de "Il Mattino di Napoli", dal quale ha un figlio che vive solo poche settimane.  

Viene poi ingaggiata come seconda donna, sempre su intervento di Giacinta Pezzana, nella compagnia Città di Torino, diretta da Cesare Rossi.  

Ma il momento in cui realizza di essere qualcuno è nel 1881, all’età di 23 anni, quando decide, col parere sfavorevole del suo capocomico Cesare Rossi, di recitare la “Principessa di Bagdad” di Dumas, una  novità che è stata già fatale a quattro grandi attrici (Virginia Marini, Adelaide Tessèro, Pia Marchi, Giacinta Pezzana): il successo ha addirittura rilevanza nazionale secondo la vulgata dusiana …. la stessa Adelaide Ristori se ne ricorda allorquando, sollecitata, da’ un giudizio sulla giovane collega.  

Ha una relazione con Tebaldo Checchi, generico primario della compagnia di Rossi, e lo sposa il 7 settembre 1881. Il 7 gennaio del 1882 nasce la figlia Enrichettae nel 1885 , nel corso di una tournée in Sudamerica, il matrimonio si dissolve, ufficialmente a causa di una relazione tra Eleonora e il collega Flavio Andò.  

Nel mese di febbraio 1882 ha inizio nella città di Torino la fortunatissima tournée italiana di Sarah Bernhardt: si è favoleggiato in seguito dello spirito di emulazione - competizione che avrebbe spinto la giovane Eleonora a cercare un determinato rinnovamento personale.  

Da allora comincia l’ascesa, non particolarmente rapida, ma stabile e costante, che la conduce in pochi anni a diventare l'attrice del momento nonchè l'esponente principale di uno stile recitativo rivoluzionario.  

Nel 1884, anno in cui porta al trionfo "Cavalleria rusticana" di Verga, entra in contatto con i circoli della scapigliatura milanese e conosce Arrigo Boito. Arrigo sveglia in lei la curiosità per la cultura e il gusto per la raffinatezza: la loro storia d'amore incomincia però solo nel 1987 e, a differenza di quella Duse-D'Annunzio, rimarrà praticamente sconosciuto ai contemporanei.  

Alla fine dell'anno comico 1886-87, Eleonora lascia la compagnia di Cesare Rossi per diventare a sua volta "capocomico" assieme a Flavio Andò: nasce la "Compagnia Drammatica della Città di Roma". Con questa formazione l'attrice compie numerosissime tourné all'estero, secondo le abitudini del tempo.  

Conosce D'Annunzio nel 1894 a Venezia, è stanca di interpretare drammi naturalistici, e l'incontro con il Vate - di cui conosce e ammira le opere - è per lei un "coup de foudre" in tutti i sensi.  

Nel 1897 la Duse è a Parigi, alla Renaissance, il teatro di Sarah Bernhardt.

La prova deve essere stata evidentemente notevole, aver cioè richiesto una certa dose di coraggio: gettarsi così nella tana di una "leonessa", e affrontare tutte le aspettative sollevate nel pubblico parigino:

 «Possono dare un'idea della febbre suscitata dal solo annuncio che la Duse avrebbe recitato a Parigi alcune letterine conservate dal conte Robert de Montesquiou nei suoi monumentali incartamenti, e inviategli da alcune sue amiche altolocate (la cosa non era da poco, rischiava di essere scombussolata, nei suoi salotti, la vita intellettuale della città).  

La contessa di Wolkenstein, ambasciatrice d'Austria, al conte Robert de Montesquieu:

 

Caro conte,

se avete il tempo di venire da me mercoledí, dopodomani, sareste sicuro di incontrare la Signora Duse, che sarà incantata di fare la vostra conoscenza

 

Caro conte,

ho appena visto la Signora Duse, che desidererebbe molto incontrarvi domani verso le 5 da me. Volete e potete venire? Spero di sí ».

 

Caro poeta e vicino

Madame Duse è qui e sarebbe molto contenta di rivedervi. Potete venire da me alle quattro? Vi sta bene?

Grazie, grazie dei vostri versi, cosí profondi e elevati.

 

La signora Madeleine Lemaire (titolare di uno dei piú scelti ed esclusivi salotti di Parigi, una dei modelli di Madame Verdurin di Proust) prega il conte di Montesquiou di convincere la Duse a spostare il giorno della prima per non danneggiare il suo salon.

 

Caro Poeta ed Amico,

avete prodigato la vostra influenza, sempre cosí efficace, per cercar di convincere la Signora Duse a non dare la sua prima martedí? lo sono estremamente interessata alla cosa, perché questo mi darebbe la speranza di avervi

 

Madalcine Lemaire

(La quale rischiava, quel martedí, di far conversazione con le sedie).

 

La Marchesa di Casa Fuerte nata Flavia di Balsorano al conte di Montesquiou: non può accettare un invito il trenta, perché il trenta, desolata, ma ha già comprato i biglietti per la Duse. Due contesse in lutto stretto: la Contessa di Wolkenstein ambasciatrice d'Austria al Conte Robert de Montesquiou:

 

Caro conte,

la contessa de Greffuhle viene domani sera da noi per vedere la Signora Duse.

 

Noi siamo soli, perché a causa della morte di... io non posso invitare nessuno e non posso andare da nessuna parte... Per almeno quindici giorni io sono reclusa. Ora vi domando se volete passare la serata di domani da noi (saremo in quattro o cinque persone) o se preferite vedere e parlare alla Signora Duse in téte à téte sabato o domenica. Forse domenica alle 3: vi va? decidete e scegliete.

Con amicizia ecc.

 

Qualche giorno dopo:

La Contessa Edinond de Pourtalès a Robert de Montesquiou.

 

Mio caro Amico,

Il pensiero che la Duse viene a Parigi mi entusiasma. Quindi nonostante la regola che mi sono imposta di un ritiro completo, quest'anno tuttavia non posso decidermi a rinunciare ad andare a sentire il gran genio.

Ieri ho visto a lungo la cara contessa Wolkenstein e abbiamo deciso fra noi che tutte e due, avvolte dei nostri funebri pepli, vi domanderemo di aiutarci a soddisfare la nostra legittima curiosità.

La contessa m'ha scritto che voi le avete promesso di parlare con Sarah (Bernhardt) sulla possibilità di farla passare in uno dei palchi muniti di grate. lo vi domando di fare lo stesso per me, in tal caso noi andremmo insieme, l'ambasciatrice ed io, ma nascoste, con la massima tranquillità, prima o dopo gli altri».  (Gherardo Guerrieri, ED e il suo tempo, Treviso, 1974 )

   

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la Gioconda E.G.Craig in "Casa Rosmer" Hofmannsthal

Dal 1898 al 1904, sei anni all'incirca  dura la relazione con Gabriele D'Annunzio, un legame che dal punto di vista produttivo si concretizzerà solo con alcune realizzazioni teatrali: "La Gioconda", "La città morta", "Francesca da Rimini", "Il sogno di un mattino di primavera".

Nel 1906 la Duse prende contatti con Edward Gordon Craig, perchè è interessata alle idee registiche, ma la collaborazione si limita alla messa in scena di "Rosmersholm" di Ibsen e ad un progetto per le scene e i costumi dell’Elektra di Hofmannsthal.

Nel 1909 la Duse si ritira dalle scene, durante una tournée all'estero, con la rappresentazione de "La donna del mare" di Ibsen a Berlino.  

«Gli anni lontani dal teatro prendono dapprima la configurazione di un periodo di riposo protratto a tempo indefinito, poi di una distanza colma di repulsione, ma anche di tentativi di recuperare non il mondo delle scene, ma l'essenza di quel ch'ella ora chiama "lavoro». Del 1916 è il suo unico film, Cenere, di Febo Mari, dal romanzo di Grazia Deledda. Frequenta pochissimo il teatro, e molto invece artisti d'altri generi, in particolare scrittori e scrittrici. Tra gli uomini di teatro è in corrispondenza più con esponenti del nuovo teatro (in particolare Copeau) che con gli attori suoi coetanei. Nel corso del 1920 decide di tornare al teatro e prende in considerazione diverse ipotesi di rientro. In quest'occasione conosce Silvio d'Amico, giornalista, e teorico d'una riforma che adeguasse il teatro italiano a canoni europei». (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, Il Mulino, 1992 )

Nel 1921, torna al teatro, spinta da impellenti necessità economiche e, forse, dalla noia.

«I progetti sono molteplici, le realizzazioni meno, comunque forma una compagnia con Ermete Zacconi e il 5 maggio del 1921 la Duse rientra ufficialmente al Teatro Balbo di Torino, con "La donna del mare" di Ibsen , sempre impegnata nel tentativo di realizzare IL rinnovamento del teatro italiano ... Il mondo teatrale in cui ella torna è sconvolto tanto dalle difficoltà concrete del dopoguerra, quanto da nuove teorie teatrali che non riescono a farsi pratica. Benché successivamente sia stato ridimensionato dagli stessi amici dell'attrice in una risposta a necessità economiche, il rientro della Duse ha, agli inizi, il valore simbolico di una partecipazione a questo sforzo di trasformazione, e le sue modalità sono quindi studiate con grande cura da lei.

Dopo circa un anno la Duse sembra abbandonare ogni idea di collaborare ad una trasformazione o comunque alla vita teatrale italiana, ed intraprende una serie di fortunate tournées all'estero (Londra, Vienna e Stati Uniti), con una piccola compagnia di cui fa parte il giovane Memo Benassi. Il 21 aprile del 1924 muore a Pittsburg, in seguito ad una polmonite, nel corso della tournée. La sua ultima rappresentazione è dei 5 aprile, "La porta chiusa" di Marco Praga. Le sue ultime parole in scena sono, pare "Sola... sola", una versione modificata della battuta finale di Praga. Le sue ultime parole nella vita, stando alla sua cameriera, sono "Partire... agire... copritemi ...." La bara attraversa gli Stati Uniti tra impressionanti manifestazioni di partecipazione e di dolore da parte della popolazione. E' imbarcata sulla nave Duilio e portata in Italia. Dopo i funerali di Stato a Roma, è sepolta ad Asolo, dove la Duse aveva fissato la sua ultima casa» (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, Il Mulino, 1992 )

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l'ultima immagine conosciuta di Eleonora Duse

I funerali a New York

I funerali ad Asolo

La chiesa di S.Anna ad Asolo

Eleonora

dal 1863 al 1924

Un po' di leggenda ...

 

Eleonora e Gabriele: la fine in un racconto semi-serio

una delle tante testimonianze postume